Una rivisitazione dei miti greci ai tempi della cosiddetta "crisi", sia essa di carattere economico, politico, climatico nonché culturale.
La crisi... un termine utilizzato per addolcire le ripercussioni causate dal libero mercato. Anch'esso un mito, altro non è che la libertà capitalistica di poter impunemente originare contraccolpi finanziari, provocare guerre ed emigrazione, appropriarsi dei mezzi di produzione di un popolo e sfruttare i suoi lavoratori, le sue risorse, il suo territorio. La libertà incontrastata di poter aggirare le costituzioni, corrompere, disinformare e considerare l'essere umano come un individuo su cui trarre un profitto, anziché un cittadino a cui assicurare beni e servizi. La libertà di imporre consumi effimeri e di spianare la strada alla moderna spettacolarizzazione della cultura, del corpo e delle aspirazioni di ognuno. La libertà di normalizzare e illudere... (continua)
Gea ha una febbre da cavallo, (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 5/7/2019 - 20:04
Siamo in tanti oggi a volere la pace, la libertà, salari adeguati per tutti, il rispetto per la Terra, la fine delle ingiustizie e della sperequazione economica. Tuttavia coloro che imperano sanno benissimo come tenere salde le redini: basta munirsi di una maschera dal carattere etico ed umanitario. Ragion per cui, nella "democratica" globalizzazione occidentale, anche i guerrafondai ostentano pacifismo, gli schiavisti umanitarismo, gli sfruttatori diritti civili, i lobbisti ecologismo, i corrotti legalità e i banksters* progressismo.
Costoro, oltre a riaccreditarsi e a demonizzare gli Stati che non stanno al gioco, si assicurano che le aspirazioni popolari vengano considerate in modo superficiale e improduttivo, al fine di limitare i diritti sociali e neutralizzare qualunque percorso che abbia un autentico carattere socialista ed internazionalista.
*bankster: termine che deriva dalla fusione tra banker e gangster
Straddling a white dove (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 21/5/2019 - 18:22
Ivan Guillaume Cosenza (2018)
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it
Il brano si concentra sulla progressiva involuzione della sinistra e del pacifismo di fronte al deterioramento delle condizioni sociali, alla guerra sia militare che economica, principale causa di povertà e flussi migratori, ed alla conseguente ascesa delle destre, in Italia così come nel resto dell'Occidente. L'unica risposta che l'odierna società civile è in grado di fornire sono le vuote e "spettacolari" campagne di sensibilizzazione, in cui si rimuovono le cause e si considerano esclusivamente le conseguenze.
I nomi dei fautori della guerra e dello sfruttamento vengono così sostituiti con la retorica e con azioni simboliche, i metodi classici di dibattito e di lotta vengono soffocati da autorevoli hashtag e da cortei carnevaleschi, mentre la difesa dei popoli e dei rispettivi Paesi di origine viene... (continua)
Come mai ci è mancato il coraggio di mostrargli le colpe (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 15/7/2018 - 18:48
"Ballata di lotta e di essere" affronta il tortuoso percorso dell'individuo moderno nella ricerca di sé, fornendo una chiave di liberazione nella lotta collettiva basata su teorizzazione politica, indipendenza e autodeterminazione dei popoli nell'attuale realtà dei rapporti fra Stati. Ne scaturisce una forte denuncia del grave scenario internazionale, in cui la disinformazione su scala globale giustifica la guerra imperialista omettendo la distinzione tra aggressori e aggrediti, in cui la "società dello spettacolo" fa le veci del potere, perpetuando così lo sfruttamento dei singoli individui e del loro tempo, ora come non mai quantificato esclusivamente in denaro o, più precisamente, in Dollari statunitensi.
To hit the wall once for all (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 16/1/2017 - 16:53
Grazie per il contributo, Ivan, davvero. Se non hai nulla in contrario ne faremmo anche una traduzione italiana, a meno che non la hai già pronta tu. Saluti cari e non esitare a mandarci altri tuoi pezzi...noi siamo qui!
Ciao! Sì, ne ho già una pronta, la aggiungo. Grazie per l'apprezzamento su un tema così importante, invierò sicuramente altri pezzi man mano che li registro.
Grazie anche per la traduzione, Ivan! Una sola cosa, per cortesia: per il futuro, traduci anche il titolo. Qui abbiamo provveduto noi, ma se per caso nella tua traduzione fosse differente, segnalacelo e lo metteremo nella tua forma. Ancora: dovresti, per cortesia, specificare l'anno di composizione e eventuali altri credits (se ci sono). Un'ultima cosa: se hai anche iconografia attinente a questa e a tue altre canzoni, mandaci pure quella. Il link mp3 è stato spostato nell'apposito box. Saluti cari ancora!
Brano scritto nel 2008 in omaggio a Woodstock e alla controcultura
hippie in cui si sottolinea lo stretto legame tra musica e questione sociale, tra antimilitarismo e slancio collettivo, tra consapevolezza e nonsense.
Registrazione effettuata a Radio Ramingo nella puntata di Stradenote dedicata al duo Cila Guillaume del 25-06-2015 - Associazione Ramingo.blogspot.it
C’è uno sguardo in chi ha suonato e celebrato (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 4/12/2015 - 17:39
Canzone scritta nel 2011 durante il bombardamento NATO ai danni della Libia, ennesima invasione militare mascherata da missione umanitaria dopo Afghanistan e Iraq. Il brano critica le insostenibili spese per gli armamenti militari e i paradossali tagli agli investimenti su lavoro, scuola, sanità e cultura.
Non ne posso più di finanziare guerre (continua)
inviata da Ivan Guillaume Cosenza 27/9/2012 - 12:53
La crisi... un termine utilizzato per addolcire le ripercussioni causate dal libero mercato. Anch'esso un mito, altro non è che la libertà capitalistica di poter impunemente originare contraccolpi finanziari, provocare guerre ed emigrazione, appropriarsi dei mezzi di produzione di un popolo e sfruttare i suoi lavoratori, le sue risorse, il suo territorio. La libertà incontrastata di poter aggirare le costituzioni, corrompere, disinformare e considerare l'essere umano come un individuo su cui trarre un profitto, anziché un cittadino a cui assicurare beni e servizi. La libertà di imporre consumi effimeri e di spianare la strada alla moderna spettacolarizzazione della cultura, del corpo e delle aspirazioni di ognuno. La libertà di normalizzare e illudere... (continua)