[1975]
Scritta da Franco del Prete e James Senese
Album: Napoli Centrale
Riproposta nel 2010 da Daniele Sepe
nell'album Fessbuk
Written by Franco del Prete and James Senese
Album: Napoli Centrale
Reproposed 2010 by Daniele Sepe
in the album Fessbuk
“Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita" (James Senese)
I Napoli Centrale sono stati forse l’unica band italiana la cui esistenza è dipesa essenzialmente da quella di una grande metropoli, la Napoli degli anni Settanta, quella del via vai culturale, della condizione dei lavoratori e dei sacrifici della vita di campagna. Il loro omonimo album, registrato nel 1975, è una scheggia che perfora dritta al cuore, tematiche riflessive sotto un incessante stuzzicar a livello musicale.
Una combriccola di “suonatori” (chi italiano, chi straniero, chi mezzo italiano mezzo straniero) tutti di grandissimo livello, capace... (continua)
La versione interpretata dalla band di Daniele Sepe nell'album Fessbuk (2010) è particolare. Si tratta, credo, di una delle ultime interpretazioni della grande Auli Kokko, che ha preferito poi ritirarsi dall'attività artistica; del testo viene però cantata solo una parte, che riproduciamo qui. La particolarità di questa versione è però un'altra, e importante: la canzone, infatti, è interpretata prima (quasi interamente, per quanto ho potuto intendere, in lingua araba (da Marzuk Mejiri). Sul valore e sul significato di tale cosa non è necessario fornire troppe spiegazioni: basta soltanto pensare a Rosarno (cosa, del resto, sottolineata nel libretto "simil-Facebook" dell'album). Nel medesimo libretto è riportata una parte della versione araba, ma non ci è stato possibile riprodurla (vi si parla, però, di "busta paga" e "contributi", in italiano).
Chiove o jesce 'o sole, chi è bracciante a San Nicola (continua)
Ascoltando più volte sia la versione originale che alcuni live, sono certo che ci sia un errore nella trascrizione del verso "d'acqua strutt' e culo rutto"
Ritengo con ragionevole certezza che dica "stracquo strutto e culo rutto", dove "stracquo" è il normale corrispettivo napoletano per "stanco", anche nell'espressione "stracquo e strutto" (ovvero stanco e strutto (da struggere) = molto stanco).
In alcune versioni live passate in tv, piuttosto, il "culo rutto" diventa per ovvi motivi "tutto rutto".
Infatti nella foto è la band di Pino Daniele, riunitasi nel 2008 per un megaconcerto in piazza del Pebiscito
In alto Toni Esposito e Pino
in basso Joe Amoruso Tullio de Piscopo James Senese e Rino Zurzolo
Giusta osservazione. Abbiamo sostituito la foto! (CCG Staff)
Chanson napolitaine – Campagna – Napoli Centrale – 1975
Écrite par Franco del Prete et James Senese
Album: Napoli Centrale
Reproposée en 2010 par Daniele Sepe
Dans l'album Fessbuk
[1975]
Parole di Franco Del Prete
Musica di James Senese
Nell’album eponimo del gruppo napoletano
Trascrizione del testo a cura di Giuseppe Tretola, da YouTube
Bucciano è un piccolo Comune nel beneventano...
Ce stà gente 'o nord proveniente 'a Bucciano (continua)
[1994]
Con James Senese, Savio Riccardi, Gigi De Rienzo e Agostino Marangolo
La traccia che dà il titolo all’album del 1994
I' nun ce 'a faccio proprio cchiù (continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/6/2016 - 20:14
Cercata a lungo, Campagna dei Napoli Centrale è finalmente parte del sito col suo testo completo. Il bracciantato in tutta la sua crudezza contro il falso idillio rurale, prerogativa del padronato e della media e piccola borghesia. E una musica tra la migliore.
Scritta da Franco del Prete e James Senese
Album: Napoli Centrale
Riproposta nel 2010 da Daniele Sepe
nell'album Fessbuk
Written by Franco del Prete and James Senese
Album: Napoli Centrale
Reproposed 2010 by Daniele Sepe
in the album Fessbuk
“Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita" (James Senese)
I Napoli Centrale sono stati forse l’unica band italiana la cui esistenza è dipesa essenzialmente da quella di una grande metropoli, la Napoli degli anni Settanta, quella del via vai culturale, della condizione dei lavoratori e dei sacrifici della vita di campagna. Il loro omonimo album, registrato nel 1975, è una scheggia che perfora dritta al cuore, tematiche riflessive sotto un incessante stuzzicar a livello musicale.
Una combriccola di “suonatori” (chi italiano, chi straniero, chi mezzo italiano mezzo straniero) tutti di grandissimo livello, capace... (continua)