Riccardo Venturi, invece Brassens, con tutto il bene che gli vogliamo, omette di cantare “je m’en vais déserter”,censura radiofonica dell'epoca?
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri 10/3/2020 - 12:37
Può darsi; ma va tenuto conto che, note autobiografiche alla mano (lunghissima intervista al suo fan prete giornalista don André Sève, ad esempio), Brassens ribadiva sempre di avere grandissime difficoltà nel ricordarsi i testi delle canzoni, ivi comprese e soprattutto le proprie...certo che l'epoca della registrazione autorizzerebbe anche l'ipotesi della censura, del resto Le Déserteur è stata censurata anche in tempi ben più recenti e in anni con un "2" in cima...
Traduzione italiana della lettera di Annie Ernaux a Macron
Cergy, 29 marzo 2020
In piena facoltà, egregio Presidente, le scrivo la presente che spero leggerà. A lei che è un appassionato di letteratura, una simile introduzione evoca certamente qualcosa. E’ l’inizio della canzone di Boris Vian, “Il disertore”, scritta nel 1954, tra la guerra di Indocina e quella d’Algeria. Oggi, benché lei lo proclami, noi non siamo in guerra, qui il nemico non è umano, non è un nostro simile, non ha pensiero né volontà di nuocere, ignora le frontiere e le differenze sociali, si riproduce alla cieca saltando da un individuo a un altro. Le armi, visto che lei tiene a questo lessico guerresco, sono i letti d’ospedale, i respiratori, le mascherine e i test, è il numero dei medici, degli scienziati, dei sanitari. Ora, da che lei dirige la Francia, è rimasto sordo al grido d’allarme del mondo sanitario e... (continua)
Esiste in Bretagna una curiosità sul tema: il gruppo Hamon Martin Quintet inserì nel proprio CD del 2014 "Les vies que l'on mène", una canzone che porta il titolo "Le Déserteur" e del brano di Vian conserva le due quartine finali. Il resto della canzone narra di un soldato disertore che mentre se ne torna verso la sua bella attraversa i valloni e incontra il suo capitano che gli intima di raggiungere il battaglione perchè uno scontro lo aspetta. Il soldato allora punta la sua arma sul capitano e lo ammazza e poi va incontro alla fucilazione implorando di mettere, una volta morto, il suo cuore in un fazzoletto e di consegnarlo alla ragazza ma di non dire la verità alla propria madre ma di riferire, affinchè soffra meno, che lui si trova a Bordeaux prigioniero degli inglesi e per questo non può rivederlo.
Parodia nella parlata di Prato della canzone LE DÈSERTEUR di Boris Vian (1954), ricalcata sulla traduzione di Giorgio Calabrese (Il disertore - 1971). Grazie alla chitarra di Andrea
Carissimo Maurizio, abbiamo visto che avevi messo in approvazione la versione italiana del "Disertore" di Giorgio Calabrese e Ivano Fossati. Non la abbiamo potuta approvare per il semplicissimo motivo che c'è già in questa pagina (vedi il link). Non solo: in questa, che è cronologicamente la pagina n° 1 di tutto il sito, la versione di Calabrese e Fossati è la versione n° 1, la prima in assoluto di tutte le 51.730 che abbiamo a tutt'oggi. Ci ha fatto comunque piacere che tu abbia voluto sottoporcela, seppure con una ventina d'anni di comporto. Torna a trovarci e buon anno!
Brazilian Portuguese version by Roger Araújo, translated in February 2023. An effort was made to be as faithful as possible to the original lyrics and meaning while retaining the rhyme structure.
Una prima versione di Le déserteur venne registrata insieme ad Erica Boschiero e subito pubblicata su YouTube, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Erica ed io – racconta Lariccia - eravamo sconvolti dalla leggerezza con cui, nel dibattito pubblico, veniva affrontata la questione della guerra, del rifornimento di armi ad una delle fazioni (ad entrambe le fazioni se si considerano le armi vendute ai russi negli anni precedenti) e, in definitiva, del coinvolgimento attivo dell’Italia e dell’Europa stessa in un conflitto nel continente.
La registrazione del violino di Francesco Fry Moneti, violinista dei Modena City Ramblers, risale invece all’estate del 2022 quando, in tour in Italia, Lariccia ha avuto il piacere di ospitarlo in alcuni suoi concerti.
Il risultato è una ballata che, fra reminiscenze... (continua)
RUSSO / RUSSIAN / RUSSE [5] - Benjamin Sire - Daria Nelson
2022
La chanson "Le Déserteur" traduite en russe en réponse à la mobilisation lancée par Poutine
Composé en Février 1954, Le Déserteur se voulait un hymne antimilitariste au moment où la Guerre d’Indochine entrait dans sa phase la plus tragique, et où la se profilait la Guerre d’Algérie, d’où un grand nombre de jeunes Français effectuant leur service militaire ne reviendraient jamais. Enjambant les pays et les époques, la chanson de Vian apparaît donc particulièrement adaptée alors que Vladimir Poutine engage sa jeunesse dans une guerre aussi injustifiée que cruelle contre le peuple ukrainien.
Написанная в феврале 1954 года Борисом Вианом, песня «Дезертир» стала негласным пацифистским гимном в момент, когда Индокитайская война вошла в самую трагическую фазу и война за независимость Алжира вот-вот начиналась. Множество французских... (continua)
Huw Jones è nato il 5 maggio 1948 a Manchester (in gallese: Manceinion). E’ l’autore di Dŵr, una delle più famose canzoni di protesta in lingua gallese (cimrica). Di famiglia e lingua gallese, fu scoperto a Cardiff nel 1968 da Meic Stevens; nel 1969 fondarono la casa discografica Sain, che pubblicava esclusivamente in gallese. Huw Jones pubblicò soltanto sei brani tra il 1968 e il 1973, prima di dedicarsi alla gestione della casa discografica. Tra questi sei brani, la sua versione gallese del “Déserteur” di Boris Vian, intitolata Y ffoadur (Propriamente: “Il fuggitivo”).
Huw Jones was born on 5 May 1948 in Manchester (Manceinion in Welsh). He is the author of Dŵr, a most renowned protest song in Welsh. Huw Jones comes from a Welsh and Welsh-speaking family. He was discovered in Cardiff by Meic Stevens and in... (continua)
Dans un album dédié à Boris Vian [Fais-moi mal, Boris!, 2014], Carmen Maria Vega fait une reprise contenant la fin original du poème. Elle avait déjà interprété cette version l'année dernière sur Sud Radio :
Ho scoperto oggi che René Zosso, uno dei tanti autori che nelle nostre mille peregrinazioni musicali di questo sito ci siamo trovati a contattare, e che gentilmente ci ha risposto, è morto nel luglio 2020
Mi sembra terribile che non si possa ascoltare questa canzone. Conosco questa interpretazione che avevo sentito in Bretagna, credo tra il 2013 e il 2014, l'arrangiamento stupendo di Ronan Pellen la rende contemporanea anche musicalmente, all'epoca la immaginai con la voce di Gabriel Yacoub...nessuno potrebbe dubitare che si tratti di un tradizionale, fino alle ultime strofe, naturalmente...dal cantato si evince chiaramente che nella traduzione di Riccardo va tolto il punto tra le frasi "per tutta quanta la città. C'erano delle vedove"
Anch'io sono d'accordo sul fatto che entrambe le interpretazioni di gorgées siano accettabili: anche se la punteggiatura indicherebbe come uso corretto il verbo, il sostantivo mi pare che dia un immagine più "poetica".
Quello che invece non capisco è perché abbia tradotto "cuivre chaud" in "bronzo caldo", avrei magari capito "piombo caldo", ma bronzo...
Flavio Poltronieri