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Dicke Luft!

Aleksander Kulisiewicz
Lingua: Polacco


Lista delle versioni e commenti


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(Aleksander Kulisiewicz)


Sachsenhausen 1943
Lyrics and music: Aleksander Kulisiewicz
kulisbroad
Testo e musica: Aleksander Kulisiewicz

Es gibt dicke Luft! (“thick air coming!”) was the byword at Sachsenhausen when authorities threatened to break up a liaison between homosexual inmates. The persecution of gay prisoners peaked in the summer of 1942 when the Gestapo systematically delivered “registered homosexuals” -those marked by a pink triangle- to the Strafkompanie (punishment unit), an often fatal assignment. Homosexual activity nevertheless remained a fixture of life, notably among the so-called “asocial” (black triangle) and “criminal” (green triangle) prisoners. Of these, certain Prominents -privileged and protected inmates- managed to organize occasional get-together at their cell-blocks, complete with music and dancing. Kulisiewicz reports that in early November 1943, he was approached by a “green badge” prisoner who was also a camp Prominent:

“He ordered me to write some sort of 'real' camp foxtrot, rousing and full of energy. He even proposed the title, 'Dicke Luft'. My honorarium: one-and-a-half portions of bread. I came up with a melody overnight -a friend transcribed it into notation the next day to give me the polish of a real composer- and the following evening I presented myself to my employer […] He requested only that I introduce short pauses to the rhythm to give the tune some 'bounce'. I wasn't quite sure what he wanted, so he corrected it himself.”

Kulisiewicz later learned that this dance tune had been featured at a secret social gathering of gay Prominents. For his own first performance, on New Year's Eve 1943, he added words to the melody, transforming “Dicke Luft” into a cartoonish vignette about two dubious characters: rabid, gluttonous “Kommandant Woof-Woof” and insolent “Kitty”. Achtung, Attention, Vnimanie, Pozor mean “Attention” in German, French, Russian and Czech. Rather than “Achtung”, however, Kulisiewicz sings the sound-alike “achtzehn” (“eighteen”), prisoner's code for “Achtung”.

pinktriangle


Es gibt dicke Luft! (“c'è aria pesa!”) veniva detto a Sachsenhausen quando le autorità tentavano di interrompere una relazione tra prigionieri omosessuali. La persecuzione dei prigionieri gay ebbe un picco nell'estate del 1942, quando la Gestapo consegnava sistematicamente gli “omosessuali registrati” (contrassegnati da un triangolo rosa) alla Strafkompanie (compagnia punitiva), consegna che spesso si rivelava fatale. L'attività omosessuale rimase comunque un segno di vita, specialmente tra i prigionieri cosiddetti “asociali” (triangolo nero) e i “criminali” (triangolo verde). Tra costoro, alcuni Prominenti -che godevano di privilegi e protezioni- riuscirono ad organizzare delle feste nei loro blocchi, complete di musica e ballo. Kulisiewicz racconta che, agli inizi di novembre del 1943, fu avvicinato da un prigioniero col triangolo verde, uno dei Prominenti del campo:

“Mi ordinò di scrivere una specie di reale 'foxtrot da campo', eccitante e pieno di energia. Me ne propose persino il titolo, 'Dicke Luft'. Il mio onorario: una porzione e mezza di pane. Il motivo lo scrissi in una notte, e un amico ne trascrisse la notazione il giorno dopo per dargli la raffinatezza di un vero compositore; la sera dopo, mi presentai di persona a chi mi aveva assunto […] Mi chiese solo di introdurre brevi pause nel ritmo per dare al motivo un po' di “vivacità”, ma non ero sicuro di quel che volesse, e così ci pensò da solo a correggerlo.”

Kulisiewicz seppe dopo che il ballabile era stato suonato a una riunione gay segreta di Prominenti. Quando lo eseguì per la prima volta, la vigilia di capodanno del 1943, aggiunse delle parole alla melodia, trasformando 'Dicke Luft' in una macchietta stile cartoni animati con due personaggi equivoci: il “Comandante Bau-Bau”, violento e ingordo, e l'insolente “Micio Micetto”. Achtung, Attention, Vnimanie, Pozor significano “Attenzione” in tedesco, francese, russo e ceco. Invece di “Achtung”, però, Kulisiewicz dice “achtzehn” (“diciotto”), che per i progionieri era, in codice, “Achtung”.



Aleksander Kulisiewicz: Ballads and Broadsides - Songs from Sachsenhausen Concentration Camp 1940-1945


La chitarra di Alex Kulisiewicz a Sachsenhausen. Alex Kulisiewicz's guitar in Sachsenhausen.
La chitarra di Alex Kulisiewicz a Sachsenhausen. Alex Kulisiewicz's guitar in Sachsenhausen.


"This compact disc focuses exclusively on Kulisiewicz’s own song repertoire from Sachsenhausen. These recordings, preserved on reel-to-reel tapes by Kulisiewicz after the war, are of variable quality, reflecting the conditions in which they were produced, from home recordings to studio or concert hall productions. The selections are arranged chronologically and are intended to provide both a representative sample of Kulisiewicz’s artistic output and a sense of his personal reactions to the realities of life in a Nazi concentration camp"


1. Muzulman-Kippensammler
2. Mister C
3. Krakowiaczek 1940
4. Repeta!
5. Piosenka niezapomniana
6. Erika
7. Germania!
8. Olza
9. Czarny Böhm
10. Maminsynek w koncentraku
11. Heil, Sachsenhausen!
12. Pożegnanie Adolfa ze światem
13. Tango truponoszów
14. Sen o pokoju
15. Dicke Luft!
16. Zimno, panie!
17. Moja brama
18. Pieśń o Wandzie z Ravensbrücku
19. Czterdziestu czterech
20. Wielka wygrana!


Aleksander Kulisiewicz (1918–1982) was a law student in German-occupied Poland in October 1939 when the Gestapo arrested him for antifascist writings and sent him to the Sachsenhausen concentration camp near Berlin. A talented singer and songwriter, Kulisiewicz composed 54 songs during five years of imprisonment. After liberation, he remembered his songs as well as ones he had learned from fellow prisoners and dictated hundreds of pages of them to his nurse in a Polish infirmary. As a “camp troubadour,” Kulisiewicz favored broadsides—songs of attack whose aggressive language and macabre imagery mirrored his grotesque circumstances. But his repertoire also included ballads that often evoked his native Poland with nostalgia and patriotic zeal. His songs, performed at secret gatherings, helped inmates cope with their hunger and despair, raised morale, and sustained hope of survival. Beyond this spiritual and psychological importance, Kulisiewicz also considered the camp song to be a form of documentation. “In the camp,” he wrote, “I tried under all circumstances to create verses that would serve as direct poetical reportage. I used my memory as a living archive. Friends came to me and dictated their songs.” Haunted by sounds and images of Sachsenhausen, Kulisiewicz began amassing a private collection of music, poetry, and artwork created by camp prisoners. In the 1960s, he joined with Polish ethnographers Józef Ligęza and Jan Tacina in a project to collect written and recorded interviews with former prisoners on the subject of music in the camps. He also inaugurated a series of public recitals, radio broadcasts, and recordings featuring his repertoire of prisoners’ songs, now greatly expanded to encompass material from at least a dozen Nazi camps. Kulisiewicz’s monumental study of the cultural life of the camps and the vital role music played as a means of survival for many prisoners remained unpublished at the time of his death. The archive he created, the largest collection in existence of music composed in the camps, is now a part of the Archives of the United States Holocaust Memorial Museum in Washington, D.C.

Aleksander Kulisiewicz (1918-1982) era uno studente di giurisprudenza nella Polonia sotto occupazione tedesca quando, nell'ottobre 1939, la Gestapo lo arrestò per i suoi scritti antifascisti e lo inviò al campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Kulisiewicz era un cantautore di talento: durante i suoi cinque anni di prigionia compose 54 canzoni. Dopo la liberazione si ricordò non solo delle sue canzoni, ma anche di quelle che aveva imparato dai suoi compagni di prigionia, e dettò centinaia di pagine alla sua infermiera in un ospedale polacco. In quanto “cantastorie del campo”, Kulisiewicz prediligeva le ballate descrittive, usando un linguaggio aggressivo e brutale per riprodurre le circostanze grottesche in cui si trovava assieme agli altri; ma il suo repertorio comprendeva anche ballate che, spesso, evocavano la Polonia natia con nostalgia e patriottismo. Le sue canzoni, eseguite durante riunioni segrete, aiutarono i prigionieri a far fronte alla fame e alla disperazione, sostenendo il morale e le speranze di sopravvivenza. Oltre a rivestire un'importanza spirituale e psicologica, Kulisiewicz riteneva che le canzoni del campo fossero anche una forma di documentazione. “Nel campo”, scrisse, “ho cercato sempre di creare versi che servissero da reportage poetico diretto. Ho usato la mia memoria come un archivio vivente. Gli amici venivano da me e mi recitavano le loro canzoni.” Quasi ossessionato dai suoni e dalle immagini di Sachsenhausen, Kulisiewicz cominciò a raccogliere una collezione privata di musica, poesia e opere d'arte create dai prigionieri. Negli anni '60 si unì agli etnografi polacchi Józef Ligęza a Jan Tacina in un progetto di raccolta di interviste scritte e registrate con ex prigionieri a proposito della musica nei campi di concentramento. Cominciò anche a tenere una serie di spettacoli, trasmissioni radiofoniche e incisioni del suo repertorio di canzoni di prigionia, che si ampliarono fino a comprendere materiale proveniente da almeno una dozzina di campi. L'enorme studio di Kulisiewicz sulla vita culturale nei campi e sul ruolo decisivo che la musica vi svolgeva come strumento di sopravvivenza per molti prigionieri rimase inedito fino alla sua morte. L'archivio da lui creato, la più vasta raccolta esistente di musica composta nei campi di concentramento, fa ora parte degli archivi dell'United States Holocaust Memorial Museum a Washington.

Miał, miał Ober-hau-hau
Wybite zęby dwa;
Wył, wył-ł, obżarty był,
Z pyska mu ślina szła...
I był sobie Kiciu mały,
Taki mały, mały Kić...
Spał, spał, robił “miau-miau” -
I nie chciał wcale wyć,
I nie chciał wcale wyć.

Dididi, didi didi,
Dididi...di-cke Luft!
Dididi, didi didi,
Dididi...di-cke Luft!

Uwaga! Achzehn! Attention!
Wniemanje! Pozor! Pst!
Verboten ist zu schieben,
Verboten “miau miau” wird!

Dididi, didi didi,
Dididi...di-cke Luft!
Dididi, didi didi,
Dididi...di-cke Luft!

inviata da Riccardo Venturi - 8/8/2020 - 11:50




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 8-8-2020 11:52
Aria pesa

Al comandante Bau-Bau
Mancavano un par di denti,
Urlava, berciava pieno come un porco,
Gli colava la bava dal muso.
E poi c'era Micio Micetto,
Proprio una troietta, Micio Micetto,
Faceva la nanna e gnaulava miao miao,
Lui proprio non voleva berciare,
Lui proprio non voleva berciare.

Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!
Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!

Caution! Achtung! Attention!
Vnimanie! Pozor! Psst!
Vietato far cosine sconce,
E pure fare miao miao!

Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!
Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!

8/8/2020 - 11:53




Lingua: Inglese

Traduzione inglese dal Libretto dell'album
English translation from the Album booklet
Thick Air

Commandant Woof-Woof
With two teeth knocked out,
Howled, howled, stuffed like a pig,
Saliva dribbled from his mug.
And then there was little Kitty,
Such a bitch, little Kitty,
He napped, napped and yapped “meow-meow”
He didn't want to howl at all,
He didn't want to howl at all.

Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!
Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!

Caution! Achtung! Attention!
Vnimanie! Pozor! Psst!
Funny business not allowed!
No “meow-meowing” either!

Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!
Di-didi, didi, didi,
Di-didi, di-cke Luft!

8/8/2020 - 11:54




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