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Merav pal e parochňa

anonimo
Lingue: Romanes, Slovacco



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[194?]
Anonima autrice romaní slovacca internata nel Zigeunerlager di Auschwitz–Birkenau, la sezione destinata agli zingari.
Testo trovato su Memoria in scena



"Il Terzo Reich avviò nei confronti del popolo romaní (comunemente definito roma, o gypsies in inglese, cigány per gli ungheresi, zigeuner in tedesco), una politica fortemente discriminatoria, mediante persecuzioni e deportazioni. I primi roma arrivarono ad Auschwitz nel 1941; da fine febbraio 1943 numerose famiglie roma furono alloggiate presso lo Zigeunerlager in Auschwitz–Birkenau. Numerosi roma di Amburgo, Cecoslovacchia e Polonia furono deportati a Belzéc e alloggiati presso una tenuta agricola nel campo; il governatore di Lublino Ernst Zörner dispose che Belzéc divenisse il principale lager dei roma. Da Belzéc circa 1.000 roma furono trasferiti presso il campo di lavori forzati di Krychow (Sobibór) e infine a Treblinka. Altri roma furono deportati dai collaborazionisti croati presso Jasenovac.
Si calcola che circa 500.000 roma (prevalentemente appartenenti al gruppo sinti) morirono nei campi del Terzo Reich; il genocidio del popolo romaní è chiamato in lingua romaní Samudaripen oppure Porajmos.
Nella tradizione del popolo romaní la musica è principalmente un esercizio collettivo. Ciò vale anche per le donne, che nei Ghetti e nei Lager si trovarono spesso a collaborare anche con musiciste ebree.
Questa canzone racconta in modo non convenzionale la sofferenza delle donne rom, che erano considerate molto attraenti e spesso destinate dalle autorità militari ai bordelli dei lager. Per questo non venivamo rapate a zero come le donne ebree ma erano comunque sottoposte a un drastico taglio delle chiome che, nella loro cultura, costituisce una gravissima onta.
L’opera di ricostruzione del repertorio concentrazionario del popolo romaní è stato compiuto sulle fonti musicologiche ed editoriali di Jana Belišová, Ursula Hemetek e Mozes Heinschink nonché sugli importanti contributi fonografici di Paula Nardai, Ceija Stojka, Růžena Danielová, Helena Červeňaková, Jarmila Kotlárová e altri."


Libero è il mio canto


Per il Giorno della Memoria 2019, nello spettacolo intitolato "Libero è il mio canto – Musiche di donne deportate", ideato e diretto dal maestro Francesco Lotoro, che da trent'anni si dedica alla raccolta e trascrizione delle musiche composte dagli internati durante la seconda guerra mondiale.
Con il Coro Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Ilse Weber Choir.
Ricerca e scelta dei testi a cura di Viviana Kasam e Marilena Francese.
Merav pal e parochňa,
miro šero strihinena.
Ma strihinen miro šero,
plašinen man pro taboris.

Joj, Devlale, so kerava,
de kaj mro šero, joj, thovava?
Thovav me le šerandeske,
mre čhavore pašal mande.

inviata da Bernart Bartleby - 17/1/2019 - 21:30



Lingua: Italiano

Traduzione italiana da Memoria in scena
MORIRÒ PER L’ONTA DEL TAGLIO DEI CAPELLI

Morirò per l’onta del taglio dei capelli,
me li taglieranno tutti.
Non tagliatemi i capelli.
Mi costringono ad andare al campo.

Oh Signore, cosa farò,
dove poserò la testa?
La adagerò su un cuscino,
con i miei figli stretti a me.

inviata da B.B. - 17/1/2019 - 21:32




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