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Рафенсбрюклид

anonimo
Lingua: Russo


Lista delle versioni e commenti


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Kje si, mati?
(Karel “Kajuh” Destovnik)
Kopf Hoch!
(anonimo)
O bittre Zeit
(Eva Lippold)


Rafensbrjuklid
[1942 o 1943]
Scritta nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück, Meclemburgo, da una prigioniera russa, forse tale Zina o Zinaida, sicuramente non sopravvissuta.
Sulla melodia di una canzone popolare russa.
Testo trovato su questa pagina dedicata alle canzoni provenienti dall’universo concentrazionario (prigioni, ghetti, lager) nazista.
Nella raccolta in 3 CD “O bittre Zeit - Lagerlieder 1933-1945”, interpretata da Jefrosinia Tkačova e Nadja Kalnitzkaja.

OBittreZeit

Anche nel volume con CD intitolato “Europa im Kampf 1939–1944. Internationale Poesie aus dem Frauen-Konzentrationslager Ravensbrück” a cura di Constanze Jaiser e Jacob David Pampuch, Berlino, 2005. (Bernart Bartleby)





Мы живем близ столицы – Берлина
Островок окруженный водой,
А на нем небольшая равнина
И концлагерь стоит за стеной.

32 деревянных барака,
Бункер, кухня, ревир и бетриб ...
Ходят девушки наши без яков,
Хоть еще март холодный стоит.

На дворе ночь, а нас поднимают,
Пьем поллитра горячей воды,
А потом на аппель выгоняют,
А потом на работу иди.

Мы работы никак не боимся,
Но работать для них не хотим,
Мы танцуем, поем, веселимся,
А в душе слезы горя таим.

Жуткий холод рыдать заставляет,
Ведь на нас только платья одни,
Но сознание напоминает,
Что сейчас весь мир в страшном огне.

Что сейчас плачут братья и сестры,
Плачет муж, плачет мать и отец,
Но на фронте бои очень остры, -
Нашим мукам приходит конец.

Ничего, дорогие подруги,
Больше мужества, пойте смелей!
Еще две – три большие натуги –
Прилетит дорогой соловей.

Он откроет нам двери за браму,
Сбросит платья в полоску с плечей
Успокоит сердечную рану,
Вытрет слезы несчастья с очей.

Больше мужества, русские девы!
Будьте русскими всюду и везде!
Скоро лагерь оставим и все мы
Будем снова на Русской земле!

inviata da Bernart Bartleby - 11/2/2014 - 10:00




Lingua: Tedesco

Traduzione tedesca di Elke Erb da questa pagina dedicata alle canzoni provenienti dall’universo concentrazionario (prigioni, ghetti, lager) nazista.
Esisterebbe una strofa integrativa che alla pagina citata viene riportata in tedesco ma anch’essa doveva essere originariamente in russo. L’ho riportata tra parentesi perché non si tratta di una quartina, come per il resto del brano…
RAVENSBRÜCKLIED

Nicht weit von Berlin, von der Hauptstadt
ein Stück Erde, das Wasser umgibt,
darauf leben wir hinter der Mauer,
darauf steht das KZ Ravensbrück.

Aus Holz zweiunddreißig Baracken,
Bunker, Küche, “Betrieb” und “Revier”.
Und die Mädchen, sie geh’n ohne “Jacken”,
und wir haben noch März, und es friert.

Sie wecken uns lang, eh es hell ist,
heißes Wasser, das ist unser Mahl,
dann hinaus zum Appell, in die Kälte,
danach geht’s in den Arbeitstag.

Wir fürchten uns nicht vor der Arbeit,
doch für sie schuften wollen wir nicht.
Lustig tanzen und singen wir, aber
unsere Herzen füllt Gramm bitterlich.

Macht die grimmige Kälte uns schluchzen,
denn wir haben ja Kleider nur an,
dann rufen wir uns ins Bewusstsein,
dass die Welt ist voll Feuer und Kampf.

Dass jetzt weinen die Brüder und Schwestern,
Vater, Mutter, die Liebsten daheim,
doch der Kampf an den Fronten ist heftig,
und das Ende naht unserer Pein.

Also Kopf hoch, bleibt stark, Kameradinnen,
kühner singt, haltet durch bis zum Mai!
Nur noch zwei, drei Torturen ertragen,
und die Nachtigall fliegt schon herbei.

Sie wird öffnen das Tor in die Freiheit,
von uns nehmen das Streifenkleid
und die Wunden des Herzens uns heilen
und uns trösten und stillen das Leid.

Macht dem Herzen Mut, russische Frauen!
Denkt daran, dass ihr Russinnen seid!
Habt vor Augen, bald werden wir schauen
unsere russische Erde erneut!

[Wir haben keine Angst vor Pest und Peitschen,
wir haben keine Angst vor ihren riesigen Hunden.
Man wird nicht das sowjetische Mädchen brechen
und man wird ihr nicht die lebendige Schönheit töten.
wir werden uns aufrichten auf unseren Liedern und Märchen,
die wir auch hier laut singen.]

inviata da Bernart Bartleby - 11/2/2014 - 10:01




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
(Dal testo russo)
11 febbraio 2014

Prigioniere al lavoro a Ravensbrück.
Prigioniere al lavoro a Ravensbrück.

La presente traduzione è stata condotta direttamente sul testo russo, con l'intento di renderlo quanto più letteralmente possibile; laddove non è stato possibile, se ne è dato conto nelle Note esplicative, che naturalmente si occupano anche di altri aspetti del testo. Il confronto con la Traduzione tedesca di Elke Erb è stato costantemente fatto, per rivelare che si tratta di una (bella) “traduzione d'arte” che si allontana in parecchi punti dal testo originale; ma questo riguarda, ovviamente, solo chi è tedesco o conosce il tedesco. Qui abbiamo preferito attenerci al testo russo per far vedere che cosa veramente esprima; e si può dire tranquillamente che, pur nelle terribili e particolari condizioni del lager, si tratta in gran parte di un canto patriottico. [RV]
RAVENSBRÜCKLIED
CANTO DI RAVENSBRÜCK 1

Viviamo vicino alla capitale, Berlino,
Un pezzo di terra circondato dall'acqua. 2
Su di esso, una piccola pianura,
E il lager 3 sta dietro a un muro.

Trentadue baracche di legno, 4
Bunker, cucina, uffici, infermeria... 5
Le ragazze vanno senza giacchette, 6
E anche se è già marzo, si gela. 7

Fuori è ancora notte, e ci fanno alzare,
Beviamo mezzo litro d'acqua calda.
Poi ci portano all'appello 8
E, dopo, si va al lavoro. 9

Non abbiamo nessuna paura del lavoro,
Ma lavorare per loro non vogliamo.
Balliamo, cantiamo, ci divertiamo,
Ma nell'anima nascondiamo una pena ardente.

Il freddo spaventoso ci fa singhiozzare
E ci abbiamo addosso solo un vestito;
Ma la nostra coscienza ci ricorda
Che ora tutto il mondo è a ferro e fuoco; 10

Che ora piangono i fratelli e le sorelle,
Piange il marito, piangono la madre e il padre,
Ma che al fronte la battaglia infuria, 11
E che delle nostre pene la fine sta arrivando.

Non fa nulla 12, care compagne,
Coraggio ancora, cantate più a sfida!
Sopportare ancora due o tre torture,
E tornerà a volare l'adorato usignolo. 13

Ci aprirà la porta della gabbia,
Ci toglierà di dosso i vestiti a strisce
Ci guarirà le ferite che abbiamo nel cuore,
Ci asciugherà le lacrime di pena dagli occhi.

Coraggio ancora, donne russe!
Siate russe ovunque, in ogni luogo!
Presto lasceremo il lager e tutte noi
Saremo di nuovo in terra russa!
NOTE Esplicative

[1] Da notare il titolo in tedesco (traslitterato nell'alfabeto cirillico). Credo che la cosa, pienamente voluta, si iscriva nel solco dei “Lieder” scritti (in tedesco) nei vari campi di concentramento: Börgermoorlied, Dachaulied eccetera.

[2] Il lager di Ravensbrück era situato 90 chilometri a nord di Berlino, nella regione del Meclemburgo, sulle rive del lago di Fürstenberg-Havel. È tristemente noto per essere stato il “lager delle donne”: in prevalenza era destinato a prigioniere utilizzate come schiave e cavie. La sua costruzione fu ordinata da Heinrich Himmler in persona, che aveva là una sua proprietà personale “gentilmente messa a disposizione”; il 25 novembre 1938, cinquecento prigionieri del lager maschile di Sachsenhausen vi vennero trasferiti per i lavori; il campo di Ravensbrück fu aperto il 15 maggio 1939.

Le 32 baracche di Ravensbrück.
Le 32 baracche di Ravensbrück.


[3] “Vi furono subito rinchiuse oltre 2000 donne fra austriache e tedesche provenienti dal primo campo di concentramento femminile di Lichtenburg, una fortezza del XVI secolo riattata a prigione, che venne chiuso sempre nel maggio del '39. Le prime deportate ad esservi internate erano comuniste, socialdemocratiche, Testimoni di Geova, antinaziste in genere ma anche "ariane", accusate di reato grave per aver violato le Leggi di Norimberga sulla purezza razziale, avendo avuto rapporti sessuali con una razza "Untermensch" cioè sub-umana, inferiore a quella tedesca.

Ravensbrück, fino alla definitiva caduta del regime hitleriano nell'aprile 1945, rimase il principale lager femminile FKL (Frauen Konzentrationslager) della Germania nazista.
Il campo era edificato su un terreno formato da una duna sabbiosa e desolata, talmente fredda da essere chiamata “la piccola Siberia del Meclemburgo”. Era circondato da un bosco di conifere e betulle; vi erano 32 baracche per gli alloggi delle prigioniere, uffici per l'amministrazione, case per le SS ed una fabbrica della Ditta Siemens Werke di Berlino per il lavoro schiavo delle deportate. Ravensbrück era circondata da un muro alto 4 metri su cui correvano i fili spinati dell'alta tensione; agli angoli torrette di guardia con le mitragliatrici.
All'interno una megalopoli di baracche ripetitiva e compressa, completamente priva d'erba e di alberi, con gli edifici essenziali: cucina, ospedale da campo, prigione e crematorio e le due grandi aree industriali periferiche.

Il 29 giugno 1939 giunsero al campo, provenienti dall'Austria, 440 deportate zingare insieme ai loro figli: entro il 1945 il numero delle zingare salirà a 5.000 unità.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale e la successiva invasione tedesca della Polonia, il 23 settembre 1939, le prime deportate polacche giunsero al campo. Entro il termine del conflitto vennero internate a Ravensbrück provenienti dalla Polonia e dagli altri territori occupati dell'est circa 40.000 donne. Queste donne erano usate per il lavoro nei campi.
Le donne deportate che popolano il campo aumentano a ritmo crescente: oltre 3.000 nell'aprile 1940, oltre 4.000 in agosto.
Il 6 giugno 1941 sorse a Ravensbrück un piccolo campo di concentramento maschile, (Männerlager) separato da quello femminile, eretto da 300 deportati provenienti da Dachau. Vi transitarono in totale circa 20.000 uomini. I detenuti di Dachau installano nel Lager una grande sartoria di proprietà delle SS, la fabbrica “TexLed”, nella quale le prigioniere erano addette al confezionamento di divise militari e calzature per i soldati della Wehrmacht e per i reparti delle SS. Lo stabilimento resterà la più grande sartoria per la produzione di vestiario militare tedesco (Industriehof).

Ad agosto '41 scoppia un'epidemia nel lager e il campo viene abbandonato a sé stesso, guardato a distanza dalle SS. Nonostante le epidemie a settembre viene attribuita la matricola 7.935.

Il campo di Ravensbrück fornì anche circa il 70% delle donne impiegate come prostitute nei bordelli interni di altri campi di concentramento; nel 1942, ad esempio, i tedeschi inviarono circa cinquanta prigioniere politiche in vari bordelli di campi di sterminio tra cui Mauthausen e Gusen. Molte di loro erano partite volontarie per sfuggire alle terribili condizioni di vita del campo.

A partire dal dicembre 1941 le SS iniziano il sistema delle “Selezioni” per i famigerati "Trasporti neri"; il medico eugenista del campo, Friedrich Mennecke, sceglie le deportate fisicamente più debilitate e inabili al lavoro da eliminare, inviandole in altri lager o centri, attrezzati per lo sterminio.
Nel 1942 Ravensbrück conosce un grande sviluppo produttivo; la Siemens apre una filiale appena fuori la cinta del campo; utilizzerà la mano d'opera schiava del lager; vengono costruiti nuovi blocchi, capannoni e magazzini. Ravensbrück si espande e diventa una città concentrazionaria, circondata da sottocampi e kommandos di lavoro esterni (saranno più di 40 nel 1945) oppure affitta la manodopera coatta ad altre industrie. Nel 1942 la popolazione reclusa nel campo passa dalle 7.000 alle 10.000 unità effettive, ma le matricole toccano il numero 15.558 in dicembre. Le circa 5000 di disavanzo vanno ricercate tra l'alta mortalità nel campo e gli invii delle detenute ebree e zingare ad Auschwitz.

Difatti tra il 1942 ed il 1943 continuarono i trasferimenti di deportate ebree e zingare in seguito agli ordini pervenuti dall'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich che prevedevano, in particolare, l'internamento di tutti i deportati di origine ebraica nel campo di Auschwitz-Birkenau, al fine di rendere il territorio, così vicino alla capitale e ai centri di potere (dove Ravensbrück si trovava), Judenrein, ovverosia "liberato dagli ebrei".

Oltre ad essere un KL, Ravensbrück fu anche campo di preparazione per ausiliarie SS-Aufseherinnen, donne addette alla sorveglianza dei block femminili nei KL. Reclutatate con appelli e giornali patriottici e dalla prospettiva di un buon stipendio si presentarono a migliaia all'esame di ammissione. Si calcola che tra il 1942 e il 1945 fossero state addestrate a Ravensbrück circa 3500 di queste ausiliarie, inviate poi, soprattutto in altri lager. Avevano stipendio e uniforme delle SS ma non avevano gli stessi diritti dei membri maschi. La loro ferocia sbalordì le stesse SS. Molte, a guerra finita, furono processate e condannate a morte o a svariati anni di reclusione per crimini contro l'umanità; molte la fecero franca. In particolare a Ravensbrück il servizio di sorveglianza femminile era svolto da 150 Aufseherinnen, alle dipendenze di una Oberaufseherin.

Il 20 luglio 1942, iniziarono i criminali esperimenti "medici" su internate (principalmente polacche), effettuati dal medico delle SS Karl Gebhardt. Altri medici coinvolti furono l'SS-Obersturmführer Dr. Fritz Fischer, i dottori Gerhard Schiedlausky, Richard Trommer, Herta Oberheuser e persino Ludwig Stumpfegger chirurgo personale di Himmler e Hitler, i quali seguivano con particolare aspettativa e interesse queste orribili prove su cavie umane dopo averle ordinate. La genesi di tali ricerche risale principalmente al 5 giugno 1942, quando a seguito a un'infezione di gangrena gassosa era morto il giorno prima il capo della sicurezza del Reich, Reinhard Heydrich ma anche perché il tasso di mortalità tra i soldati tedeschi, sempre per la gangrena gassosa era molto alto; occorreva trovare il farmaco e le dosi giuste per debellarla, provandolo su cavie umane infettate appositamente.

Il "dottor" Karl Gebhardt mentre viene portato alla forca, il 2 giugno 1948 nella fortezza di Landsberg.
Il "dottor" Karl Gebhardt mentre viene portato alla forca, il 2 giugno 1948 nella fortezza di Landsberg.


Nel 1943, in aprile, viene immatricolata la 19.244 prigioniera e viene costruito il crematorio.

Nel 1944 l'immatricolazione delle nuove prigioniere passa dal n. 38.818 di aprile al n. 91.748 di dicembre (questi dati sono stati conservati grazie a prigioniere francesi addette agli uffici di registrazione). Allo sfruttamento intenso con il lavoro ne segue un grande aumento della mortalità, comprensiva anche dell'eliminazione fisica dei soggetti considerati inabili e improduttivi come anziane, donne incinte, prigioniere con problemi psicologici, oppositrici.

In quegli anni, le percentuali etniche delle prigioniere internate nel KZ di Ravensbrück, in base ad una lista incompleta, Zugangsliste, salvata clandestinamente nel lager, contenente i nomi di 25.028 donne deportate dai nazisti nel campo, risultano approssimativamente essere:

- 24,9% polacche
- 19,9% tedesche
- 15,1% ebree
- 15,0% russe
- 7,3% francesi
- 5,4% zingare
- 12,4% altre (nel campo vennero internate un totale di oltre 20 nazionalità)

La Gestapo distinse inoltre le detenute come segue[senza fonte]:

- 83,54% politiche
- 12,35% asociali
- 2,02% criminali comuni
- 1,11% Testimoni di Geova
- 0,98% altro

La Zugangsliste superstite è uno dei più importanti documenti conservati a memoria dell'Olocausto e venne salvata negli ultimi istanti di vita del campo dai membri dell'unità Mury dello Szare Szeregi, un movimento di resistenza dell'associazione Scout polacca nato durante la guerra in contrapposizione all'invasione tedesca. Il resto dei documenti del campo vennero bruciati dalle SS.

All'inizio del '44 vi sono deportazioni più massicce nel campo. Tra il 2 e il 30 agosto vi sono numerosi arrivi di migliaia di deportate evacuate dai lager dell'est, da Varsavia, di cui 14.000 solo da Auschwitz-Birkenau per l'arrivo dell'esercito sovietico. Mentre il numero delle deportate aumenta in modo esponenziale, i posti di lavoro rimangono uguali e anche le richieste di manodopera. Ravensbrück si trova così iperaffollato con decine di migliaia di prigioniere in eccedenza. Viene allestita un enorme tenda militare (Block 25) in una zona paludosa, per far posto ai nuovi arrivi; la vita da bestie e la promiscuità in questa tenda, la mancanza di igiene pressoché totale crea una moltitudine sporca, infestata di parassiti, coperta di stracci, destinata a diventare in brevissimo tempo vittima di furiose epidemie e dissenteria. La tenda, con soddisfazione delle SS, si scopre un involontario efficace strumento di sterminio.

Tanto piacque agli sterminatori SS l'effetto mortale della tenda che ripetono l'esperimento nel vicino sottocampo di Uckermark, affollato per lo scopo da grossi spostamenti di deportate inutilizzabili per il lavoro. Uckermark con i suoi 6 blocchi diventò, dalla fine del 1944, campo di eliminazione, attuata con metodi vari (promiscuità, avvelenamento, inedia, assideramento e abbandono) e con invii alla camera a gas del campo principale.
Una delle forme di resistenza di Ravensbrück fu l'organizzazione, nascosta all'autorità del campo, di lezioni scolastiche realizzata dalle prigioniere in favore delle compagne più sfortunate. Tutti i gruppi nazionali ebbero una qualche forma di insegnamento: le deportate polacche riuscirono ad organizzare lezioni universitarie con insegnanti qualificate.
Dopo una visita di Himmler alla fine del 1944, si stabilì l'eliminazione giornaliera di un gruppo cinquanta-sessanta donne. Ciò faceva parte dei piani di evacuazione del lager in vista dell'arrivo dell'Armata Rossa. Si doveva liquidare la popolazione del campo in fretta sterminando, oltre alle detenute inabili al lavoro, anche quelle che non potevano camminare per lunghe marce, le intrasportabili, testimoni delle atrocità naziste o donne politiche scomode.

I "Trasporti neri" non potevano più essere effettuati poiché i centri di sterminio come Hartheim erano stati chiusi o in via di smantellamento e le vie di comunicazioni poco agibili perché disastrate dalla guerra ormai vicina. Quindi le prigioniere condannate a morte, negli ultimi mesi, dovevano essere soppresse a Ravensbrück. Le esecuzioni iniziarono ad essere effettuate in uno stretto passaggio tra due alti muri chiamato "Corridoio della fucilazione" situato tra il Bunker e il crematorio, con un colpo alla nuca e alla presenza del medico del campo; molte non morivano subito e il medico provvedeva con iniezioni di veleno al cuore a finirle. Poi i corpi venivano cremati. Furono inviati da Berlino specialisti del "colpo alla nuca" ad organizzare il massacro.

Al principio del 1945 il comandante del campo, per riuscire ad eliminare tutte le numerose deportate selezionate per lo sterminio, scontento del rendimento delle esecuzioni con colpo alla nuca o di altri sistemi nonostante la loro micidialità, decise di usare il gas. Fece iniziare in tutta fretta la costruzione di una camera a gas, azionata a Zyklon B (acido cianidrico), nello "Jugendlager" (Campo delle giovani, destinato a ragazze tedesche deportate). Lo specialista-capo dell'intera organizzazione era l'SS Johann Schwarzhuber, già comandante ad Auschwitz fino all'ottobre del 1944 e trasferito a Ravensbrück nel gennaio del '45. La camera a gas era installata in una baracca di legno vicino, per ovvie ragioni logistiche, al crematorio. Quest'ultimo si trovava a metà strada tra il Lager e il lago Schwed (dove venivano versate le ceneri) ed era già in funzione dal 1943. Era composto da due forni Kori TII "Reform" a doppia porta, che pur tenuti continuamente accesi giorno e notte, si rivelarono insufficienti a incenerire l'elevato numero dei corpi dovuto anche allo sterminio sistematico in atto. La grande morìa di prigioniere però era soprattutto dovuta allo sfinimento fisico per lavoro, dissenteria, fame e alle epidemie che infuriavano nel campo e perciò nel '44 fu aggiunto un terzo forno crematorio del tipo Kori "Mobile" a olio combustibile, privo del rivestimento esterno di mattoni refrattari.

A gennaio '45 nel campo vi erano 46.000 deportate; ad aprile il loro numero si era ridotto a 11.000.

Il Sonderkommando, addetto alla camera a gas e ai forni crematori, viene ucciso dalle SS il 25 aprile 1945, per non lasciare testimoni scomodi dei loro criminali massacri; ma da testimonianze giurate di sopravvissuti e delle stesse SS risulta che nella camera a gas di Ravensbrück, nei pochi scarsi mesi che funzionò (Gennaio-Aprile 1945), vennero uccise circa 6000 persone.

Per non lasciare ulteriori prove di sterminio, venne anche distrutta dalle SS, ai primi di aprile, un'altra camera a gas in muratura in costruzione. Questa camera era basata su un progetto complesso, simile a quelle di Birkenau o di Hartheim, anche se di minor ampiezza.

Il 23 aprile 1945, con l'avvicinarsi della fine per il regime nazista, sperando in agevolazioni personali, Heinrich Himmler, grazie alla felice ed eroica mediazione del suo medico personale olandese, il Dott.Felix Kersten, trattò con il conte svedese Folke Bernadotte la liberazione di più di 70.000 internati tra i vari lager e 7000 donne di Ravensbrück tra francesi, norvegesi, belghe e olandesi, vennero trasferite dalla Croce Rossa svedese al sicuro.

Il 26 aprile, le SS ordinarono l'evacuazione delle restanti deportate e deportati del campo maschile, che furono costrette ad una terribile marcia della morte diretta a nord, durante la quale molte persero la vita.

Il 30 aprile 1945 il campo di Ravensbrück fu finalmente liberato dalle forze sovietiche.

I russi vi trovarono 3.000 prigioniere scampate all'evacuazione, e circa 300 prigionieri uomini, per la maggior parte gravemente ammalati e completamente denutriti. Poche ore dopo le unità sovietiche in avanzata, salvarono anche le scampate alla marcia della morte. Le superstiti vengono raggiunte e liberate dall'Armata Rossa a Schwerin.

Si stima che tra il 1939 e il 1945 il campo di Ravensbrück abbia ospitato circa 130.000 deportati, dei quali 110.000 donne. I documenti sopravvissuti alla distruzione da parte delle autorità del campo indicano circa 92.000 vittime.”

[È stata qui riprodotta la quasi totalità dell'articolo proveniente da it.wikipedia ].

[4] Come si è visto, il numero delle baracche di cui si componeva il lager di Ravensbrück era esattamente quello. Ciò significa anche che le prigioniere e i prigionieri avevano un'idea precisa della conformazione del campo.

[5] Qui si ha un'idea del “gergo” del campo che, ovviamente, era basato sulla lingua tedesca. In russo, il termine bunker era già esistente normalmente; non così revir (tedesco Revier), che indica genericamente un “reparto”, ma che si usa anche per “commissariato interno” e “infermeria” (questa la mia scelta, visti i crimini commessi dai “medici” e dalle “infermiere” di Ravensbrück) e betrib (tedesco Betrieb, genericamente “servizio, gestione”, e che qui ho tradotto con “uffici”). Il restante termine, kuchnja “cucina”, è espresso in russo.

[6] Anche per le “giacchette” delle deportate si usa il termine tedesco, jak (da Jacke).

[7] Come detto, la zona dove sorgeva Ravensbrück aveva un particolare clima, assai gelido.

[8] Altro esempio di termine tedesco russizzato: appel'. Si può osservare che tutti i termini relativi all'organizzazione e alla disciplina del campo venivano mantenuti in tedesco da tutte le internate e gli internati.

[9] Nel testo russo, alla lettera, l'impersonale viene reso con l'imperativo, con grande efficacia e rilevanza stilistica: “e poi vai al lavoro”.

[10] Ho reso così ciò che nel testo originale è, alla lettera, “tutto il mondo è in un terribile [spaventoso, orrendo] fuoco”.

[11] Nel resto russo, alla lettera: “la battaglia [la lotta] è asperrima”.

[12] Una delle parole dell'anima russa, quel ničevò che esprime sia rassegnazione, sia sopportazione estrema per andare avanti.

[13] In questo caso la traduzione tedesca si prende molte libertà, introducendo cose non presenti nel testo russo. Dal riferimento al mese di maggio (haltet durch bis zum Mai “resistete fino a maggio”) si capisce come sia stata effettuata ben dopo gli avvenimenti (la liberazione di Ravensbrück avvenne il 30 aprile 1945, lo stesso giorno dell'ingresso dei sovietici a Berlino e del suicidio di Hitler). Ho tradotto qui con “tornerà a volare” il presente-futuro perfettivo russo priletit “arriverà in volo”.

11/2/2014 - 11:11




Lingua: Francese

Traduzione francese dal tedesco, a cura del pastore luterano Yves Kéler, dal suo sito Chants Protestants
CHANT DE RAVENSBRÜCK

Non loin de Berlin, la capitale,
Un bout de terre entouré d’eau,
Où nous vivons derrière le mur :
Là se trouve le KZ Ravensbrück.

En bois, trente-deux baraques,
Bunker, cuisine, atelier, hôpital,
Et les filles vont sans casaque.
On est encore en mars, glacial.

Ils nous réveillent tôt, avant le jour.
De l’eau chaude, c’est notre repas.
Puis à l’appel dans le froid,
Et c’est parti pour le travail.

Nous ne craignons pas le travail,
Mais nos ne voulons pas trimer pour eux.
Nos dansons joyeuses et chantons,
Mais nos cœurs sont amers mais chagrins.

L’horrible froid nous fait sangloter,
Car nous n’avons que de simples habits,
Cela nous rappelle à la réalité
Que le monde est plein de guerre et de feu.

Que pleurent les frères et les sœurs,
Père, mère, mes bien aimés à la maison,
Mais les combats sur les fronts sont violents
Et la fin de notre tourment approche.

Tête haute donc, fortes, camarades,
Chantez bien, tenez jusqu’en mai.
Encore deux, trois, tortures à subir
Et le rossignol passe déjà.

Il ouvrira la porte de la liberté,
Nous ôtera l’habit rayé,
Il guérira les blessures du cœur,
Nous consolera et calmera notre Deuil.

Femmes russes, encouragez les cœurs !
Vous êtes russes, pensez-y !
Gardez à l’esprit que nous verrons bientôt
Notre terre russe, à nouveau.

[Nous n’avons pas peur de la peste et des fouets,
Nous n’avons pas peur de leurs gigantesques chiens,
On ne brisera pas la fille soviétique
Et on ne tuera pas en elle la vivante beauté.
Nous nous soutiendrons par nos chants et nos contes
Qu’ici aussi nous chantons à haute voix.]

inviata da Bernart Bartleby - 1/2/2016 - 15:47


Leggendo meglio, scopro che la pubblicazione “Europa im Kampf 1939–1944” altro non è che una delle edizioni dell’antologia intitolata “Europa u boji 1939 – 1944”, realizzata segretamente a Ravensbrück da due prigioniere di nazionalità ceca, Vlasta Kladivová e Vera Hozáková.

Europa u boji 1939 – 1944, la copertina del manoscritto originale.
Europa u boji 1939 – 1944, la copertina del manoscritto originale.


Vlasta Kladivová era stata trasferita da Auschwitz e a Ravensbrück incontrò Vera Hozáková, militante della resistenza comunista, che nel campo lavorava come disegnatore tecnico per i tedeschi. Alla Hozáková non fu quindi difficile (anche se parecchio rischioso) sottrarre dell’inchiostro col quale, su fogli realizzati con la biancheria e rilegati con ago e filo, le due compagne trascrissero poesie e canzoni di resistenza di undici nazioni diverse, tutte poi tradotte in ceco in appendice. Il canzoniere autoprodotto sopravvisse anche lui alla guerra e poi rimase dimenticato per decenni in un’abitazione a Praga.



Dopo la guerra, Vera Hozáková si laureò in architettura e divenne docente universitaria ma venne perseguitata dalle autorità sovietiche, così come molti altri antifascisti cechi. Dopo la Primavera di Praga, fu espulsa dal Partito comunista e licenziata dall’Università, costretta a sopravvivere facendo le pulizie.



Non so nulla invece di Vlasta Kladivová, ma su “Censorship of Historical Thought: A World Guide, 1945-2000” a cura di Antoon de Baets trovo lei (o una sua omonima) come docente di lingua e storia russe in Unione Sovietica, licenziata ed espulsa dal paese nel 1970… Potrebbe davvero trattarsi di lei, perchè il suo nome compare in Rete in relazione a lavori storiografici e la ritrovo all’Università di Olomouc, Repubblica Ceca, dove nel 1994 diede alle stampe il volume intitolato “Konečná stanice: Auschwitz-Birkenau” (“Destinazione finale: Auschwitz-Birkenau”)…

Bernart Bartleby - 11/2/2014 - 13:25


E per finire



Il video qua sopra, girato dalle autorità alleate, testimonia l'impiccagione di un certo numero di criminali nazisti nel carcere-fortezza di Landsberg am Lech, il 28 maggio 1948. Precede di pochi giorni l'altra "mandata" del 2 giugno, durante la quale venne stirato il collino anche al direttore medico di Ravensbrück, Karl Gebhardt.

In questo video, comunque, si può notare l'elevato numero di medici (si notano parecchi "Dr." sulle targhette apposte sulle bare). Si tratta delle esecuzioni comminate a Norimberga nel cosiddetto "processo dei medici", conclusosi il 20 agosto 1947. Praticamente tutti i medici di Ravensbrück furono condannati a morte e giustiziati a Landsberg.

Riguarderà poi la mia coscienza, che non è certamente esente da contraddizioni, conciliare la mia opposizione alla pena di morte con queste immagini; ma mentirei se non dicessi che non posso "licenziare" pagine del genere privandomi del piacere di vedere gente del genere allungata di un pochino.

Forse anche perché si tratta di "medici", senz'altro. Di fronte a persone del genere non sono colto soltanto da orrore: mi vengono conati di vomito anche a stomaco vuoto. Si guardi ad esempio il "serio dottore" con la barba bianca, con l'aria precisa da rigoroso docente tedesco. C'è veramente tutto in quella faccia che viene ricoperta col cappuccio, dopo aver biascicato qualche ultima stronzata.

Ora torno alla mia coscienza complicatamente incoerente. Altri la avranno senz'altro più conseguente; intanto il nazismo in Europa è vivo e vegeto.

Si tratta di immagini molto crude, naturalmente. Se a qualcuno non piaceranno, la prossima volta si guarderà di mettercele cotte.

Riccardo Venturi - 11/2/2014 - 15:30


Bella pagina, Riccardo, anche se alquanto orribile...
Mi accomuna a te la coscienza incoerente rispetto alle immagini delle esecuzioni dei boia nazisti... Se penso poi a quanti di loro l'hanno sfangata, morti serenamente di vecchiaia nei loro letti e circondati dall'affetto dei loro cari, beh, la mia incoerenza non fa che crescere...

Bernart Bartleby - 11/2/2014 - 15:45


A tale riguardo, da nominare almeno uno dei principali assistenti di Gebhardt a Ravensbrück, il dott. Fritz Fischer. Dopo aver partecipato agli "esperimenti" di Gebhardt, fu condannato anch'egli al "processo dei medici" alla pena dell'ergastolo. Da notare che era nello staff medico della Leibstandarte SS "Adolf Hitler", prima di approdare a Ravensbrück. Nel 1951, però, l'ergastolo fu tramutato in 15 anni di carcere; nel marzo del 1954 fu liberato. Gli fu restituita anche l'abilitazione alla professione medica, cui però rinunciò per intraprendere una lucrosa carriera come perito chimico. Sapete dove? Alla Boehringer Ingelheim, ancora adesso una delle principali aziende chimico-farmaceutiche del mondo e attualmente tra le prime 20 multinazionali del farmaco. Fischer è morto nel 2003 alla bella età di anni 91.

Indicativa anche la vicenda dell'unico medico donna di Ravensbrück, la dott.sa Herta Oberheuser. Nel "lager delle donne" questo faro della scienza medica si dedicò, sotto la supervisione di Gebhardt a "esperimenti" su 86 donne, 74 delle quali erano prigioniere polacche. Si distinse anche per avere fatto iniezioni di olio e Evipan a bambini sani, che morirono atrocemente e i cui organi vitali vennero espiantati; si segnala che, in media, per morire con tali iniezioni ci volevano dai tre ai cinque minuti di sofferenze indicibili. Altri "esperimenti" della dott.sa Oberheuser, svolti per simulare le ferite dei soldati tedeschi in combattimento, prevedevano l'inflizione alle cavie umane di gravi ferite, nelle quali venivano poi incollati oggetti estranei (legno, chiodi arrugginiti, schegge di vetro, sporcizia, segatura ecc.)

In considerazione che si "trattava di una donna", alla dott.sa Oberheuser furono inflitti al "processo dei medici" 20 anni di carcere; ma nel 1952 era già libera per "buona condotta". Fu infatti la condotta che recuperò prontamente: riottenuta l'abilitazione medica, divenne medico condotto a Stocksee. Insomma, la cara, buona vecchia dottoressa che curava i bambini; ebbe inoltre un posto anche all'ambulatorio della Pubblica Assistenza "Johanniter" di Plön. Nel 1956, però, una sopravvissuta tedesca al lager di Ravensbrück la riconobbe e piantò un casino epocale; alla fine, nonostante ricorsi e controricorsi, la licenza medica le fu revocata definitivamente nel 1958. Morì il 24 gennaio 1978.

Riccardo Venturi - 11/2/2014 - 17:32




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