Moor und Heide nur ringsum.
Vogelsang uns nicht erquicket,
Eichen stehen kahl und krumm.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Hier in dieser öden Heide
Ist das Lager aufgebaut,
Wo wir fern von jeder Freude
Hinter Stacheldraht verstaut.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Morgens ziehen die Kolonnen
In das Moor zur Arbeit hin.
Graben bei dem Brand der Sonne,
Doch zur Heimat steht der Sinn.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Heimwärts, heimwärts jeder sehnet,
Zu den Eltern, Weib und Kind.
Manche Brust ein Seufzer dehnet,
Weil wir hier gefangen sind.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Auf und nieder gehn die Posten,
Keiner, keiner, kann hindurch.
Flucht wird nur das Leben kosten,
Vierfach ist umzäunt die Burg.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Doch für uns gibt es kein Klagen,
Ewig kann's nicht Winter sein.
Einmal werden froh wir sagen:
Heimat, du bist wieder mein!
Nicht mehr mit dem Spaten
Ins Moor!
Dann ziehn die Moorsoldaten
Nicht mehr mit dem Spaten
Ins Moor!
inviata da Riccardo Venturi
0a. Die Toten Hosen's version [2012]
La versione interpretata dai Toten Hosen è contenuta in tre album: il primo, Die Geister wir riefen (“Gli spiriti che chiamammo”) è del 2012.
Del 2012 anche il secondo album dove è contenuta, Ballast der Republik (“Zavorra della Repubblica”):
Del 2015 invece il terzo, Entartete Musik (“Musica degenerata”, con riferimento alla Entartete Kunst, “arte degenerata”, che formò l'oggetto di una famosa mostra durante il regime nazista). L'album è stato registrato assieme all'Orchestra Sinfonica del Liceo Musicale “Robert Schumann” di Düsseldorf. L'album, pur uscito nel 2015, è la registrazione dal vivo di un concerto tenuto a Düsseldorf nel 2013.
Nel testo, la versione dei Toten Hosen non si differenzia da quella originale se non per una lieve modernizzazione di alcune parole (“blickt”,”erquickt” al posto di “blicket”, “erquicket”). Non viene però cantata l'ultima strofa (la quinta).
Wohin auch das Auge blickt,
Moor und Heide nur ringsum.
Vogelsang uns nicht erquickt,
Eichen stehen kahl und krumm.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Hier in dieser öden Heide
Ist das Lager aufgebaut,
Wo wir fern von jeder Freude
Hinter Stacheldraht verstaut.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Morgens ziehen die Kolonnen
In das Moor zur Arbeit hin.
Graben bei dem Brand der Sonne,
Doch zur Heimat steht der Sinn.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Heimwärts, heimwärts jeder sehnet,
Zu den Eltern, Weib und Kind.
Manche Brust ein Seufzer dehnet,
Weil wir hier gefangen sind.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Auf und nieder gehn die Posten,
Keiner, keiner, kann hindurch.
Flucht wird nur das Leben kosten,
Vierfach ist umzäunt die Burg.
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
Wir sind die Moorsoldaten,
Und ziehen mit dem Spaten,
Ins Moor!
inviata da Riccardo Venturi - 22/1/2023 - 09:33
1a. Italian (literal) translation by Riccardo Venturi
1a. Italienische (buchstäbliche) Übersetzung von Riccardo Venturi
1a. Traduction (littérale) italienne de Riccardo Venturi
1a. Riccardo Venturin (kirjallinen) käännös
28-6-2005
Ovunque l’occhio guardi
Attorno ci son solo pantani e brughiera.
Il canto degli uccelli non ci rallegra,
Le querce stanno nude e torte.
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Siamo i soldati del pantano,
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Qui, in questa brughiera desolata
E' stato costruito il lager,
Dove noi, lontani da ogni gioia
siamo ammassati dietro al filo spinato.
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Siamo i soldati del pantano,
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Al mattino le colonne si trascinano
Al lavoro, nel pantano.
Scavano sotto il sole cocente,
Ma la mente è rivolta a casa.
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Siamo i soldati del pantano,
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Di casa, di casa ognuno ha nostalgia,
Dei genitori, della moglie e del figlio.
Molti petti lacera un sospiro
Perché siamo rinchiusi qui.
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Siamo i soldati del pantano,
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Avanti e indietro van le guardie,
Nessuno, nessuno può scappare.
La fuga è solo a costo della vita!
La fortezza ha un quadruplo recinto.
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Siamo i soldati del pantano,
Scaviamo con le vanghe
nel pantano!
Ma noi non ci lamentiamo,
Non potrà sempre essere inverno.
Una volta diremo allegri:
Patria, sei di nuovo mia!
Non scaveranno più con le vanghe
Nel pantano!
E allora i soldati del pantano
Non scaveranno più con le vanghe
Nel pantano!
1b. Canto dei deportati: The Italian traditional version.
1b. Canto dei deportati: Italienishe traditionelle Version
1b. Canto dei deportati: Version traditionnelle en italien
1b. Canto dei deportati: Italiankielinen perinteinen versio
"Il canto non è di anonimo, almeno per quanto riguarda l'originale, scritto e musicato nel 1933 nel lager di Borgemoor, da deportati tedeschi: Johann Esser e Wolfgang Langhoff per le parole, Rudi Goguel per la musica. Il canto, in tedesco, venne eseguito dai deportati davanti agli altri deportati e alle guardie del campo, nell'agosto del '33, e subito proibito.Ma il canto assieme ai deportati che cambiavano lager o che scappavano o che venivano liberati attraversò tutti i campi di concentramento in Europa, tradotto in tutte le lingue. La versione italiana fu tradotta dalla versione francese da anonimi e comunicata in Italia da Maria Montuoro, detta Mara, sopravvissuta del campo di Ravensbruck."
(Francesco Giuffrida)
"Questo canto nacque nel 1933, in lingua tedesca, nel Lager di Papenburg [sic], ove vennero confinate le prime vittime del regime nazista, quali democratici, comunisti, omosessuali, soldati insubordinati e renitenti. Titolo originale era “die Moorsoldaten (I soldati delle paludi)” perchè i prigionieri erano occupati a bonificare e prosciugare paludi. Un internato poi fuggito all’estero ne pubblicò la prima versione già nel 1935. In breve si diffuse in tutti i campi di concentramento, nei quali fu cantata in varie lingue e versioni (Tedesca, italiana, francese, cecoslovacca, ecc.)"
(si veda in realtà l'introduzione generale)
Fosco è il cielo sul livore [1]
Di paludi senza fin.
Tutto intorno è già morto o muore,
Per dar vita agli aguzzin.
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Sul suolo desolato
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Una rete spinosa serra
Il deserto in cui moriam.
Non un fiore su questa terra,
Non un trillo in ciel udiam!
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Sul suolo desolato
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Suon di passi, di spari e schianti, [2]
Sentinelle notte e dì;
Colpi, grida, lamenti e pianti
E la forca a chi fuggì.
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Sul suolo desolato
Con ritmo disperato,
Zappiam!
Pure un giorno la sospirata
Primavera tornerà;
Dei tormenti la desiata
Libertà rifiorirà!
Rinascerà la vita
Doman!
Dai campi del dolore
Rinascerà la vita
Doman!
[2] Var.:
Sentinelle notte e dì;
Suon di passi, di mitra e schianti
E la morte a chi fuggì.
inviata da Riccardo Venturi - 7/8/2005 - 00:08
1c. Il canto dei deportati: Italian version by Rosso Maltese (1995)
1c. Il canto dei deportati: Italienische Version von Rosso Maltese (1995)
1c. Il canto dei deportati: Version italienne de Rosso Maltese (1995)
1c. Il canto dei deportati: Rosso Maltesen italiankielinen versio (1995)
Dall'album collettivo Materiale resistente (1995), di cui è l'ultima traccia. L'album nacque da un progetto del Comune di Correggio (RE) per festeggiare il 50° anniversario della Liberazione d'Italia dal nazifascismo, "insieme ad artisti, partigiani e istituzioni: prevedeva un cd in studio e un doppio concerto, il 25 aprile 1995. A questo si aggiunsero, per iniziativa del regista Davide Ferrario, un documentario e un libro fotografico dedicati all'appuntamento, che portano quasi lo stesso nome di disco e concerto: Materiale resistente (senza “1945-1995”) il film, e Materiali resistenti (al plurale) il volume. Il titolo Materiale resistente si deve a Fabrizio Tavernelli, della band correggese A.F.A. - Acid Folk Alleanza, fra gli ideatori dell'intero progetto, il cui intento fu di unire idealmente due generazioni, quella del rock e quella dei partigiani, che difficilmente si sarebbero incontrate in una giornata di celebrazioni rituali: « Resistenza e rock: un’intuizione formidabile per mettere insieme vecchi e giovani." - it.wikipedia
«Canto di lavoro che in origine serviva unicamente ad accompagnare la dura fatica quotidiana dei deportati scandendone il greve ritmo, la sua storia, pur nella drammaticità degli eventi, è invero singolare. Scritto nel 1933, con il titolo di Börgemoorlied, o Wir Sind Die Moorsoldaten, I Soldati della Palude, il testo venne redatto nel campo di concentramento di Börgemoor/Esterwegen (Staatlicher Preussischer Konzentrationslager) da due deportati di fede comunista, il minatore Johann Esser e l'attore Wolfgang Langhoff, su base musicale composta da Rudi Goguel, impiegato. Börgermoor/Papenburg era stato uno dei primissimi lager istituiti dal regime nazista per rinchiudervi gli oppositori politici, cui veniva ancora concesso un barlume di vita sotto forma di attività ricreative di puro e semplice svago. Costoro ne approfittarono per costituire una piccola compagnia cabarettistica, denominata Zirkus Konzentrazani, nella quale il suffisso -ani si deve alla presenza di alcuni nostri connazionali fra gli artisti partecipanti.
In occasione di una festività i carcerieri proposero agli internati di esibirsi davanti ai loro compagni di prigionia ed agli stessi odiati secondini. I detenuti, dovendo fare buon viso a cattiva sorte, accettarono l'offerta e lo spettacolo ebbe così luogo, concludendosi con l'esecuzione corale di Wir Sind Die Moorsoldaten, con tanto di pantomima e sberleffo finale, per mostrare con fierezza agli aguzzini come nessuna privazione e tortura, né tantomeno le disumane condizioni di prigionia, potessero mai piegare la cosciente solidarietà dei reclusi o spezzare il loro morale.
A causa della deficitaria capacità intellettiva della razza autoproclamatasi superiore, le SS non compresero al volo il recondito significato del testo, solamente dopo un paio di giorni cominciarono a nutrire dei seri dubbi, affrettandosi subito a censurarlo e distruggerne ogni traccia residua. Ma ormai era troppo tardi perchè nel frattempo alcune copie manoscritte del brano erano rocambolescamente uscite dalle tetre mura del carcere e cominciavano già a circolare clandestinamente per il resto d'Europa.
Da allora in poi, fino al termine del tragico conflitto, il testo sarà tradotto dai deportati in tutte le lingue del mondo, nello specifico la versione italiana venne ripresa da quella francese nel campo di concentramento di Ravensbruck. E fu così che Die Moorsoldaten evase dalle cupe baracche di un lager, oltrepassò le gelide acque della palude e volò alto sulle speranze di libertà dei popoli in catene, divenendo ben presto l'inno sommesso e autentico della vittoriosa Resistenza internazionale contro il nefando nazi-fascismo, dall'eroica Guerra di Spagna alla definitiva caduta di Berlino. La sua odissea non è una favola, nessuna morale da leggervi fra le parole, bensì un severo monito vergato con il sangue di milioni d'innocenti: chi dimentica il proprio passato sarà un giorno condannato a riviverlo.» [ΔR-PLU]
Fosco è il cielo sul lividore
Di paludi senza fine.
Tutto intorno è già morto e muore,
Per dar gloria agli assassini.
Una rete spinosa serra
Il deserto in cui moriamo.
Non un fiore su questa terra,
Non un trillo in cielo udiamo,
Non un suono in cielo udiamo,
Non un suono in cielo udiamo.
Con ritmo disperato,
Sul suolo desolato
Con ritmo disperato,
Un canto.
Botte, grida, e lamenti e pianti,
Sentinelle notte e giorno,
Suoni di passi e di mitra, di schianti
con la morte a chi fuggì.
Pure, un giorno, la sospirata
Primavera tornerà.
E dai tormenti desiderata
La libertà rifiorirà,
La libertà rinascerà.
Con ritmo disperato,
Sul suolo desolato
Con ritmo disperato,
Un pianto.
Dai campi del dolore
Rinascerà la vita
Domani.
inviata da [ΔR-PLU] - 12/12/2015 - 22:10
La traduzione italiana è di Beppe Chierici e Daisy Lumini
1c. Canto dei Lager - The Italian version performed by Voci di Mezzo
Translation by Beppe Chierici and Daisy Lumini
La palude all’infinito,
Mon un solo uccello canta
Sopra l’albero impietrito.
Che noi dobbiamo ancora
Vangar!
Muri di ferro odio e rabbia:
E' il destino che ci aspetta.
E la vita, come sabbia,
Fra le dita scorre in fretta.
Che noi dobbiamo ancora
Vangar!
Forni a gas, decimazioni,
Sentinelle inferocite,
Spari, sangue, invocazioni
E torture inaudite.
Che noi dobbiamo ancora
Vangar!
Che ci importa di morire,
Primavera tornerà
E chi scampa potrà dire:
Noi ti amiamo in libertà!
Che noi possiamo adesso
Amar!
inviata da dq82 - 28/8/2014 - 09:18
1e. I soldati della Palude: The Italian version by Daniele Goldoni.
Dall'album Voci dal profondo inferno
Concerto registrato il 27 gennaio 2017 presso l’Auditorium di Muggiò
Fino a dove l’occhio giunge
Non si vede che palude
Un uccello qui non canta
Spogli gli alberi son qui
Del fango siam soldati
E con le vanghe in mano
Marciam
Nel deserto della palude
Sorge il lager abbandonato
Dove noi siamo ammassati
Dietro al reticolato
Del fango siam soldati…
La mattina in colonna
Alla palude a lavorar
E scaviamo sotto il sole
Casa nostra dov’è ormai?
Del fango siam soldati…
Qui si sogna di tornare
Dalle mogli abbandonate
Chi sospira disperato
Perché noi siam prigionieri
Del fango siam soldati…
Sentinelle ad ogni muro
Qui nessuno può fuggire
Per chi scappa è morte certa
C’è l’abisso oltre al filo
Del fango siam soldati…
Mentre giunge anche l’inverno
Qui per noi non c’è pietà
Ma un giorno grideremo
Patria amata nostra sei
E allora ce ne andremo
Senza le vanghe in mano
A marciar
inviata da Dq82 - 25/8/2024 - 10:28
2a. Soldados del pantano: The Spanish traditional version.
La versione (modificata e abbreviata) cantata anche dai repubblicani spagnoli nella loro lingua, al pari di molte altre canzoni delle Brigate Internazionali ("Jarama Valley", "Cookhouse", "Bandiera Rossa", "Die Thälmann-Brigade"...).
Después del incendio del Reischtag en Berlín, en febrero de 1933, empezaron a crearse los campos de concentración en Alemania y se utilizaron prisioneros políticos para cultivar las grandes zonas pantanosas de la región de Emsland, en la Baja Sajonia. Con este fin se construyeron 15 campos. Uno de los primeros fue el KZ Börgermoor, en donde fueron encerrados unos 5.000 alemanes, en su mayoría militantes socialistas y comunistas. Al estar prohibidas las tradicionales canciones izquierdistas, un grupo organizado de prisioneros intento componer una nueva canción que inspirara al resto de detenidos. El resultado fue "Die Moorsoldaten" (Los Soldados del Pantano) con texto de Johann Esser y Wolfgang Langhoff y música de Rudi Goguel. En el verano de 1934, 16 prisioneros que formaban parte de un colectivo cultural llamado sarcásticamente "Circo Konzentrazani" interpretaron la canción por primera vez y su estribillo fue tarareado por mas de 1.000 prisioneros del campo, alcanzando tal popularidad que a los dos días fue prohibida la canción. Fueron los prisioneros de Esterwegen, que construían los grandes campos de exterminio, quienes transmitieron y popularizaron esta canción que se convirtió en el himno de todos los deportados y un testimonio de la resistencia antifascista. El compositor socialista Hanns Eisler escribió en 1935: "Yo considero esta canción una de las mas bellas canciones revolucionarias del movimiento internacional de la clase obrera. Es un documento revolucionario de gran significación". El tenor alemán Ernst Busch grabó una versión de Hans Eisler de esta canción, en Barcelona, con el batallón Thaelmann de la XI Brigada internacional, en un disco que se tituló "Seis canciones para la democracia". Las seis canciones, cantadas en alemán y español, fueron "Hans Beimler", "La columna Thaelmann", "La canción de las Brigadas Internacionales", "Los soldados del pantano", "La canción del Frente Unido" y "Los cuatro generales".
(Die Moorsoldaten)
Todo cuanto el ojo abarca
Está muerto no hay amor
Ni un pájaro nos alegra
Los robles desnudos nos dan temor.
Las palas en la mano.
¡Ya no!
Nos vigila la guardia dura
¿Quién podrá escapar?
Huir es la muerte segura
Si disparan es para matar.
las palas en la mano.
¡Ya no!
De nada nos sirven los lamentos
El invierno pronto pasará
Llegará el día que gritemos contentos
Por fin la patria nuestra será.
sufriendo en el pantano.
¡Ya no!
inviata da Riccardo Venturi
di Riccardo Venturi (2000)
Italian translation of the Spanish version
by Riccardo Venturi (2000)
Tutto quel che lo sguardo abbraccia
E’ morto. Non c’è amore,
Nessun uccellino che ci rallegri.
Le querce spoglie ci fanno paura.
Soldati nel pantano,
Pale in mano,
Mai più!
Ci sorveglia una dura guardia.
Chi potrà mai fuggire?
Fuggire è morte sicura:
Se sparano, è per ammazzare.
Soldati nel pantano,
Pale in mano,
Mai più!
A nulla ci serve lamentarci,
L’inverno finirà presto.
Verrà il giorno in cui grideremo contenti,
La Patria finalmente sarà nostra.
E non ci saranno più soldati
Che soffrono in un pantano.
Mai più!
3a. The Peat-Bog Soldiers: The English version
"Peat Bog Soldiers" (German: Die Moorsoldaten) is one of Europe's best-known protest songs. It exists in countless European languages and became a Republican anthem during the Spanish Civil War[citation needed]. It was a symbol of resistance during the Second World War and is popular with the Peace movement today. It was written, composed and first performed in a Nazi concentration camp by prisoners.
This song was written by prisoners in Nazi moorland labour camps in Lower Saxony, Germany. The Emslandlager ("Emsland camps") – as they were known – were for political opponents of the Third Reich, located outside of Börgermoor, now part of the commune Surwold, not far from Papenburg. A memorial of these camps, the Dokumentations- und Informationszentrum (DIZ) Emslandlager, is located at Papenburg.
In 1933, one camp, Börgermoor, held about 1,000 Socialist and Communist internees. They were banned from singing existing political songs so they wrote and composed their own. The words were written by Johann Esser (a miner) and Wolfgang Langhoff (an actor); the music was composed by Rudi Goguel and was later adapted by Hanns Eisler and Ernst Busch.
It was first performed at a Zirkus Konzentrazani ("concentration camp circus") on 28 August 1933 at Börgermoor camp. Here is Rudi Goguel's description of it:
The song has a slow simple melody, reflecting a soldier's march, and is deliberately repetitive, echoing and telling of the daily grind of hard labour in harsh conditions. It was popular with German refugees in London in the Thirties and was used as a marching song by the German volunteers of the International Brigades during the Spanish Civil War. It was soon picked up by other nationalities and it appears in almost all the collected anthologies of Spanish Civil War songs.
The French Foreign Legion use the French version of the song, "Le Chant Des Marais", as one of its marching songs, the sombre tone and timing matching the 88 paces per minute distinctive of the Legion. - en.wikipedia
Far and wide as the eye can wander,
Heath and bog are everywhere.
Not a bird sing out to cheer us.
Oaks are standing gaunt and bare.
Marching with our spades
To the moor.
Up and down the guards are marching,
No one, no one can get through.
Flight would mean a sure death facing,
Guns and barbed wire block our view.
Marching with our spades
To the moor.
But for us there is no complaining,
Winter will in time be past.
One day we shall rise rejoicing.
Homeland, dear, you're mine at last.
Will march with our spades
To the moor.
inviata da Riccardo Venturi - 30/11/2005 - 13:53
3b. The Bog Battalion- Frank Pine's English version (1960)
(Die Moorsoldaten)
Any directions you might see,
Bog and heath is everywhere.
Here are no birds to sing for me
The oaks, they stand twisted and bare.
On spade instead of stallion,
In bog.
In such a deserted landscape
Just for us, this compound dire.
Far from friends and with no escape
We are cached behind barbed wire.
On spade instead of stallion,
In bog.
Columns long, we head for the bog
To dig the early morning.
We sweat in sun, work like a dog,
And think of loved ones mourning.
On spade instead of stallion,
In bog.
Thought to home and hearth do return,
To parents, wife and children.
Many a breast may sigh and yearn
To leave this prison, when, oh when?
On spade instead of stallion,
In bog.
The patrols guard us day and night,
Escape is a losing sport.
Your life's not worth attempted flight,
Four rings of wire fence the fort.
On spade instead of stallion,
In bog.
Complaining will not set us free;
Winter can't last forever.
The time will come when we will see,
Our homeland ours, together.
No spade instead of stallion
In bog.
inviata da Riccardo Venturi
4a. Le chant des marais: The French version
Le Chant des Marais, hymne européen de la déportation, est une oeuvre collective créée en juillet-août 1933 dans le camp de concentration nazi de Boergermoor. Il y fut chanté quelques jours plus tard devant près de 1000 détenus, qui en reprirent aussitôt le refrain. Avant même le déclenchement de la guerre, il était connu, parfois sous des variantes, en Europe entière, chanté dans les prisons et camps d'internement de France créés par le régime de Pétain. Il illustre à jamais les premières ténèbres concentrationnaires, la souffrance des "bagnards des marais", leur refus de l'avilissement. Il délivre un message, une exhortation. Chant de détresse et pourtant de résistance, de dignité et d'espérance, le Chant des Marais est né de la boue dans laquelle la barbarie nazie voulait anéantir des hommes.
NAISSANCE DU "BÖRGERMOORLIED"
Selon une coutume militaire, les SA, puis les SS, exigeaient que les détenus chantent : sur le chemin conduisant le camp au marais qu'ils devaient assécher, en pelletant, lors des appels. Dans cette communauté de misère soudée par une forte cohésion, germa rapidement l'idée de créer un chant qui serait celui des bagnards du marais, pelletant sans relâche sous la contrainte tout en continuant à espérer... Au lendemain d'une nuit de brimades et de sévices, un ouvrier mineur de Marienburg nommé Esser, "homme d'un certain âge, calme et réfléchi", qui avait déjà publié des poèmes dans le journal l'Echo de la Ruhr, promis d'y réfléchir. Un autre détenu, Rudy Goguel, en composa l'air. Mais comment créer une musique dans ces conditions infernales ?
(Patriote Résistant, mensuel de la FNDIRP, n 446.):
"Mes camarades jugèrent possible de me soustraire du travail dans le marais à condition de m'infliger une blessure volontaire...Ce qui fut fait. Ainsi, pouvais-je entrer à l'infirmerie qui était en cours d'installation et commençait à fonctionner... Les camarades me procurèrent une guitare, objet rare à Börgermoor. J'avais également quelques feuilles de papier, un crayon et, bien entendu, le texte du poème.... Au premier matin, une équipe de détenus faisant office de couvreurs et de peintres, commandée par un SS, se mit au travail autour. Le SS forçait les détenus à chanter toute la journée des chansons de soldats : il criait, hurlait, frappait. Des coups de marteaux étaient frappés sur les parois, sur le toit. Toutes sortes de bruits. Pas une minute de silence. Et j'étais là, sur mon lit, essayant de trouver des notes que je copiais, raturais, surchargeais, sur mes feuilles. Je m'étais mis du papier mâché dans les oreilles. Cependant, le soir venu, tout rentrait dans le calme. C'est donc finalement au cours des deux nuits suivantes que j'ai composé la mélodie. Le poème ne comportait que des couplets, j'ai donc repris dedans pour trouver les paroles nécessaires au refrain. Voilà comment le "Börgermoorlied" a été composé en trois jours avec le rythme et le choeur à quatre voix chanté quinze jours plus tard..."
Nul doute que le bruit cadencé des coups de marteaux du jour évoquait le rythme des bêches dans le marais et que la composition de Rudy Goguel en est un écho profond. Le Börgermoorlied (le Chant des Marais) était né. "Dites-nous qui l'a écrit ?" questionnèrent les autres détenus ? "Oh il n'a pas été fait par un seul. Nous l'avons pour ainsi dire composé tous ensemble... Nous ne voulions pas, par prudence, faire connaître l'auteur", relate encore Wolfgang Langhoff, qui y apporta sans doute sa propre pierre.
UNE INTERDICTION IMMEDIATE
Wolfgang Langhoff relate que les jours suivants, des détenus répétèrent le chant au retour des marais, dans la salle des lavabos de la baraque 8. Sous la direction de Wolfgang Langhoff, ils constituèrent un cirque baptisé par dérision le "Konzentrazani" (allusion au cirque ambulant Sarrasini, alors très populaire en Allemagne), et donnèrent une représentation devant les quelque mille prisonniers du camp de Börgermoor. Langhoff déclara : "Camarades, nous allons maintenant vous chanter le "Chant de Börgermoor", la chanson de notre camp. Ecoutez-le bien et reprenez le refrain en choeur".
Seize chanteurs se présentèrent, en uniforme militaire vert (à l'époque, la tenue rayée de bleu n'avait pas encore cours dans les camps), la bêche sur leur épaule. Le choeur commença, en allemand évidemment, d'une voix lente et grave à un rythme de marche : "Partout où porte le regard on ne voit que le marais et la lande... " Les 1000 détenus observaient un profond silence, comme pétrifiés ; le choeur poursuit : "nous sommes les soldats de Börgermoor et nous marchons la bêche sur l'épaule dans le marais". Dès la deuxième strophe, près des mille détenus reprirent le refrain. Les voix continuèrent en sourdine : "Les sentinelles font leurs rondes ; personne ne peut passer; la fuite nous coûterait la vie". Puis les choristes entonnèrent la dernière strophe d'une voix rude, forte : "Mais pas de plainte dans nos bouches ; l'hiver ne saurait être éternel; un jour, nous nous crierons joyeusement. Oh ma maison, je te revois. Alors les soldats de Börgermoor ne marcheront plus la bêche sur l'épaule dans le marais". Sur ces derniers mots, ils plantèrent leurs bêches dans le sable et quittèrent la scène. Aussi incroyable que cela puisse paraître, la voix des soldats allemands avait rejoint le choeur des bagnards : sans doute n'avaient-ils pas compris immédiatement le sens profond de ce chant; à leurs yeux, les soldats de Börgermoor, c'était eux.
Deux jours après, la version originale du Börgermoor est officiellement interdite dans le camp... Ce qui ne l'empêche pas de voyager dans l'Europe entière, notamment en France sous le nom de Chant des Marais. D'autres chants furent créés dans les camps : mais aucun autre n'eut la même postérité.
Loin vers l’infini s’étendent
Des grands prés marécageux.
Pas un seul oiseau ne chante
Sur les arbres secs et creux.
Où nous devons sans cesse
Piocher!
Dans ce camp morne et sauvage
Entouré de murs de fer
Il nous semble vivre en cage
Au milieu d’un grand désert
Où nous devons sans cesse
Piocher!
Bruit des pas et bruit des armes,
Sentinelles jours et nuits,
Et du sang, des cris, des larmes,
La mort pour celui qui fuit.
Où nous devons sans cesse
Piocher!
Mais un jour dans notre vie,
Le printemps refleurira.
Liberté, liberté chérie
Je dirai: « Tu es à moi !».
Où nous pourrons sans cesse
Aimer!
inviata da Riccardo Venturi
5a. De moorsoldaten: Dutch version
In Börgermoor in Emsland dicht bij de Nederlandse grens werden onder meer politieke tegenstanders van het naziregime, Jehova's getuigen en homoseksuelen gevangengezet. Met eenvoudig gereedschap, zoals een spade, moest men in het veen (Duits: Moor) kanalen graven en ontginningswerkzaamheden verrichten.
Om de lange werkdagen wat te verlichten zong men liederen die soms zelf gemaakt werden. Mijnwerker Hans Esser en acteur Wolfgang Langhoff waren verantwoordelijk voor de tekst van het lied over de dwangarbeid in het veen, terwijl Rudi Goguel de melodie schreef. Het lied sprak de gevangenen direct aan omdat het hun gezamenlijk lot beschreef en de hoop op een toekomst in vrijheid bezong. Op 28 augustus 1933 tijdens een ontspanningsavond voor en door gevangenen genaamd "Zirkus Konzentrazani" (Circus concentratiekamp) werd het lied voor het eerst gezongen. Twee dagen later werd het door de kampleiding verboden.
Wolfgang Langhoff werd in 1934 vrijgelaten. Hij vluchtte naar Zwitserland. In 1935 werd het lied door Hanns Eisler in Londen bewerkt. Het Moorsoldatenlied werd internationaal bekend via de Internationale Brigades tijdens de Spaanse Burgeroorlog.
Voor sommige Duitsers heeft het lied een waarde die te vergelijken is met het belang dat het gedicht "De achttien dooden" van Jan Campert heeft voor veel Nederlanders.
Waarheen wij ook mogen kijken,
Zien wij veen en hei rondom.
Vogelzang kan ons niet verblijden,
Bomen staan er kaal en stom.
En zwoegen heelder dagen,
In 't veen.
Heen en weer zo gaan de posten,
Niemand kan er langs voorbij.
Vluchten kan ons 't leven kosten,
Prikkeldraad, vier op een rij.
En zwoegen heelder dagen,
In 't veen.
Toch zal voor ons ook 't uur weer komen
't kan niet eeuwig winter zijn.
Dan roepen en zingen w'in alle tonen
Land van mij, ge zijt weer vrij.
En zwoegen heelder dagen,
In 't veen.
inviata da Riccardo Venturi - 10/6/2005 - 15:20
6a. Болотные солдаты: Russian version 1
The author of the first Russian version here included is unknown. The version is complete and very close to the German original (among others, it is reproduced in the relevant page of ru.wikipedia). No recording is available.
Болотные солдаты (нем. Die Moorsoldaten) — одна из самых известных протестных песен Европы, написанная и впервые исполненная в концентрационном лагере нацистской Германии «Бергермор» (Börgermoor), расположенного на территории Нижней Саксонии неподалёку от города Папенбург. В 1933 году в лагерь было заключено около 1000 узников — в основном представителей левых партий, коммунистов и социал-демократов, которых обвиняли в организации поджога Рейхстага. Лагерь находился в болотистой местности, и узникам приходилось копать рвы для осушения болот. Охрана же лагеря, состоявшая из отрядов СА и позже СС, заставляла узников петь, возвращаясь с работы — чтобы они продемонстрировали, так сказать, «бодрость духа». Авторами слов были шахтер Йоганн Эссер и театральный режиссер Вольфганг Лангхофф. Лангхофф вспоминал, что однажды к нему подошел рабочий Эссер и показал свое сочиненное стихотворение из шести строф, спрашивая мнения более образованного товарища. Лангхофф обработал стихотворение, придал ему форму, написал рефрен и решил, что из этого может получиться лагерная песня. Существует множество вариаций текста на различных европейских языках. - ru.wikipedia
Нас не тешат птичьи свисты,
Здесь лишь топь да мокрый луг,
Да молчащий лес безлистый,
Как забор, торчит вокруг.
С лопатами в болота — идем.
Солдат болотных рота,
С лопатами в болота — идем.
Здесь бесплодное болото,
И построен лагерь наш,
Мы в дали от счастья снова,
Разместил колючкой страж.
С лопатами в болота — идем.
Солдат болотных рота,
С лопатами в болота — идем.
Утром тянутся колонны,
На работы средь болот,
Под палящим солнцем стоны,
Мысль к Родине встаёт.
С лопатами в болота — идем.
Солдат болотных рота,
С лопатами в болота — идем.
Скоро, скоро все вернутся,
К женам, детям, матерям,
Вздохи грудью издаются,
В заточеньях плохо нам.
С лопатами в болота — идем.
Солдат болотных рота,
С лопатами в болота — идем.
Мы застряли безвозвратно,
За побег ты жизнь отдашь,
Обведен четырехкратно,
Частоколом лагерь наш.
С лопатами в болота — идем.
Солдат болотных рота,
С лопатами в болота — идем.
Не томись тоской бесплодной,
Ведь не вечен снег зимы,
Будет родина свободной,
Будем с ней свободны мы!
В болото мы лопаты — швырнем!
Болотные солдаты,
В болото мы лопаты — швырнем!
Nas ne tešat ptići svisty,
Zdeś liś' top' da mokryj lug,
Da mołčašćij les bezlistyj,
Kak zabot, torčit vokrug.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Zdeś bespłodnoe bołoto,
I postroen lageŕ naš,
My v dali ot sčasťja snova,
Razmestił koljučkoj straž.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Utrom tjanutsja kołonny,
Na raboty sreď bołot,
Pod paljašćim sołncem stony,
Mysl k Rodine vstaët.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Skoro, skoro vse vernutsja,
K ženam, detjam, materjam,
Vzdoxi gruďno izdajutsja,
V zatočeńjax płoxo nam.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
My zastrjali bezvozvratno,
Za pobeg ty žizń otdaś',
Obveden četyrexkratno,
Častokołom lageŕ naš.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Sołdat bołotnyx rota,
S łopatami v bołota – idëm.
Ne tomiś toskoj bespłodnoj,
Veď ne večen sneg zimy,
Budet rodina svobodnoj,
Budem s nej svobodny my!
Bołotnye sołdaty,
V bołoto my łopaty – švyrnem!
Bołotnye sołdaty,
V bołoto my łopaty – švyrnem!
inviata da Riccardo Venturi - 17/1/2014 - 11:31
6b. Болотные солдаты - Russian version by Olga Anikina [Ольга Аникина], 2020
Слова Йоганн Эссер и Вольфганг Лангхофф
Музыка Руди Кугел, Ханс Айслер и Эрнс Буш
Song History (in Russian)
Перевод на русский язык: Ольга Аникина
Исполняет Элечка
Из серии "Песни Холокоста"
Птичий голос в небе стынет
Там где топь и редкий лес
Мы шагаем по трясине
Мы солдаты этих мест
Идём мы взяв лопаты
Вперёд
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
В этой яме в том овраге
Где трудился наш отряд
Cкоро будет новый лагерь
Для таких как мы солдат
Идём мы взяв лопаты
Вперёд
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
Жилы рвём ломаем спины
Там охранник тут конвой
Друг далёкий друг любимый
Не заплачет надо мной
Идём мы взяв лопаты
Вперёд
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
Милый дом я помнить буду
Чтобы зубы сжав опять
Строить чёртову запруду
И в грязи маршировать
Идём мы взяв лопаты
Вперёд
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
Здесь забор в четыре ряда
Сверху снизу часовой
А кому на волю надо
Тот заплатит головой
Идём мы взяв лопаты
Вперёд
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
Но не вечен холод зимний
Стихнет ветер ледяной
Ты далёкая скажи мне
Ждёшь ли ты меня домой
Мы выбросим лопаты
Вот-вот
Болотные солдаты
Рабочие проклятых
Болот
inviata da Riccardo Venturi - 17/1/2023 - 20:52
6c. Болотные солдаты – Russian version by Čërnaja Aura [Чëрная Аура], 2013
Как ни глянь всюду пустошь леса
И лишь видно злой туман.
Пенью птиц здесь давно не место
Крики страж да стон от ран
Берем с собой лопаты... идëм!
Болотные солдаты
Берем с собой лопаты... идëм!
Здесь земля вся одно болото
И не даст плодов она
Здесь стоят лагеря, ворота
Наше счастье лишь во снах.
Берем с собой лопаты... идëм!
Болотные солдаты
Берем с собой лопаты... идëм!
Утром вновь поползут колонны
На работы средь болот
Боль и крик но мы неприклонны
Дух о Родине зовет
Берем с собой лопаты... идëм!
Болотные солдаты
Берем с собой лопаты... идëм!
Что есть мир мы давно не знаем
Там война а мы рабы
Все по близким мы скучаем
Как мешают кандалы
Берем с собой лопаты... идëм!
Болотные солдаты
Берем с собой лопаты... идëм!
Там и тут стережет охрана
И никак нам мне сбежать.
Смерть увидишь слишком рано,
Остается только ждать
Берем с собой лопаты... идëм!
Болотные солдаты
Берем с собой лопаты... идëм!
Не грусти друг угнетенный
Растает снег , придет весна
Будет Родина свободной
Будет жить твоя страна.
Бросают прочь лопаты долой...!
Болотные солдаты
Бросают прочь лопаты долой...!
inviata da Riccardo Venturi - 20/1/2023 - 12:21
7a. Mocsárdal: Piroska Szalmás's traditional Hungarian version
Hungarian Radio and Television Chorus, 1969
Directed by Ferenc Sapszon
Ólmos, baljós ég felettünk,
Köröskörül sár, mocsár,
Némaság rabjai lettünk,
Hűl a szív és kék a száj.
Szájáig érő sárban
Így vár…
Hajnaltájt, mikor fény se rezdül,
Indul egy sápadt csapat.
Szenvedés útján keresztül
Új kínok felé halad.
Most vágnak a mocsárnak
És várnak…
Tüskés drót mögött a tábor,
Égő napban görnyedünk
S őrző fegyverek zajában
Sorsunkra emlékezünk.
Egy jobb jövőt remélve
Így vár.
Alkonyattájt meggyötörten ballag,
Elsötétült már az ég.
Ám fölötte fényes csillag,
Vértanúk csillaga ég.
A barna mocsárnak
Így várnak.
Futni nem lehet még innen,
Égő szívvel vár a rab.
Bilincsét lerázza egyszer,
Szabad életet arat.
A barna mocsárnak
Így várnak.
inviata da Riccardo Venturi - 16/1/2014 - 12:20
7b. Mocsárdal: Hungarian alternative version by István Nemes.
Nézd meg jól ezt a puszta tájat,
Megfojt minket a halál.
Szürkén néznek a görbe ágak,
Nincs zöld lomb és nincs madár.
Most vágnak a mocsárnak,
És várnak…
Itt nőtt ki ez a deszka tábor,
Messze minden kedves arc.
Póznák vállán szögesdrót táncol,
Őrség, fegyver fogva tart.
A barna mocsárnak,
Így várnak…
Nappal puska csövébe nézünk,
Éjjel fényszóró figyel.
Őrtornyok közt a sárban élünk,
Meghal az, ki szökni mer.
A barna mocsárnak,
Így várnak…
Még a reggel is sípra ébred,
Munkára a lápon át.
Áss, csak áss, míg a nap szétéget
És álmodd, hogy még várnak rád.
Új szebb hazát remélve
Így vár…
inviata da CCG/AWS Staff - 17/1/2014 - 08:30
8a. Keskitysleirilaulu: First Finnish version by Elvi Sinervo
This first Finnish version by Elvi Sinervo was released in mid 1930s. To be mentioned a recording by the ensemble JOS-Agit, included in the 1976 album Työkansan Lauluja ("Songs of the Working People").
Suot ja nummet ympärillä
Loputtomat leviää
Ei soi täällä linnun laulu
Puut vain paljaat törröttää
Päin nummia ja soita
Käy tie
Ankeassa maisemassa
Leiri kolkko kohoaa
Elämästä, ystävistä
Piikkiaidat erottaa
Päin nummia ja soita
Käy tie
Aamuin marssii kolonnamme
Turvesuolle raatamaan
Kuokat kolkkaa, päivä polttaa
Aika kulkee kulkuaan
Päin nummia ja soita
Käy tie
Patukoilla, pistooleilla
Kulkuamme ohjataan
Eivät murru piikkiesteet
Pako päättyy kuolemaan
Päin nummia ja soita
Käy tie
Mutta usko elää meissä
Näin ei aina olla voi
Kerran halki suon ja nummen
Riemukkaana laulu soi
Kun kohti päivää uutta
Käy tie.
inviata da Juha Rämö - 5/3/2015 - 17:15
8b. Vangin kehä: Alternative Finnish version by Elvi Sinervo
Elvi Sinervo was a member and activist of the Finnish Communist Party (SKP). She suffered political imprisonment from 1941 to 1944. She wrote this second version of the Börgermoorlied, titled Vangin kehä (“The Prisoner's Circle”) in 1943, during her imprisonment. We mention here a recording from 1983 for KOM-Teatteri's song show Kuivin jaloin (“With dry feet”), with Kaj Chydenius.
Kehään käymme, sodan pauhut
Päivän päältä pilveen saa
Nälkä lasten, itku, kauhu
Öisin unta ahdistaa.
Ei päivänsarastusta
Vain näy.
Päivät, viikot vuosiin vaihtuu
Tiellä varjo ristikon
Kauas kaukaisuuteen haihtuu
Vangin kehä loputon.
Ei päivänsarastusta
Vain näy.
Mutta usko elää meissä
Ei voi aina olla näin
Nähkää, siskot, kaltereissa
Päivä hehkuu kimmeltäin.
Uus laulu huulillansa
Jo soi.
inviata da Juha Rämö - 7/5/2015 - 10:51
9a. Kan ar geunioù: The traditional Breton version, based upon Chant des marais
Pell e weler o'n em astenn
Pradoù, maezioù lagennek
Eno ne glever evn ebet ken
War ar gwez sec’h krabosek
Ma rankomp-ni dibaouez
Marrat, marrat
Er c’hamp-mañ ken gouez ken euzhus
Gant he mogerioù houarn
Emaomp en ur gaoued spontus
Vel paourkaezh loened treut-karn
Ma rankomp-ni dibaouez
Marrat, marrat
Trouz kammedoù ha trouz armoù
Gwarded klever noz ha deiz
Gwad ha gloaz, daeroù ha garmoù
Hag ar marv d’an dud keizh
Ma rankomp-ni dibaouez
Marrat, marrat
Met un deiz kaer en hon buhez
E savo an heol c’hoazh
Frankiz karet, ha levenez
A splanno en neñvoù glas
Ma c’hallimp bevañ en-dro
Ha karout
Karout
inviata da Riccardo Venturi - 8/5/2015 - 00:45
Soudarded ar geunioù: Alternative Breton version nearer to the German original
Pell e weler o'n em astenn
Pradoù, maezioù lagennek
Eno ne glever evn ebet ken
War ar gwez sec’h krabosek
ya d'hon devezh gant palioù
war hor skoaz.
Er c’hamp-mañ ken gouez ken euzhus
Gant he mogerioù houarn
Emaomp en ur gaoued spontus
Vel paourkaezh loened treut-karn
ya d'hon devezh gant palioù
war hor skoaz.
Trouz kammedoù ha trouz armoù
Gwarded klever noz ha deiz
Gwad ha gloaz, daeroù ha garmoù
Hag ar marv d’an dud keizh
ya d'hon devezh gant palioù
war hor skoaz.
Met un deiz kaer en hon buhez
E savo an heol c’hoazh
Frankiz karet, ha levenez
A splanno en neñvoù glas
Ne gerzhimp ken gant palioù
war hor skoaz!
inviata da Riccardo Venturi - 8/5/2015 - 00:56
10a. Bagienni my żołnierze: Polish version
Wolfgang Langhoff opowiada, jak napisana potajemnie pieśń „Bagienni żołnierze" została po raz pierwszy wykonana w 1933 r. przez więźniów obozu koncentracyjnego Börgermoor pod Papenburgiem (fragment książki Wolfganga Langhoffa Wir sind die Moorsoldaten, Stuttgart 1974, s. 190 nn.). W obozie koncentracyjnym Börgermoor pod Papenburgiem pewnej nocy 1933 roku strażnicy z SS nieludzko skatowali więźniów. Po tej „nocy długich kijów” rodzi się wśród więźniów plan, by zrobić coś dla własnego honoru. W jedną z niedziel zamierzają wystawić przedstawienie teatralne, „Zirkus Konzentrazani”, żeby pokazać dręczycielom, że nie stracili chęci do życia. Jako część tego przedstawienia powstaje potajemnie pieśń „Bagienni żołnierze". Po raz pierwszy rozbrzmiewa na zakończenie przedstawienia. Jeden z autorów, Wolfgang Langhoff, tak to wspomina: „I wtedy więźniowie obozu usłyszeli po raz pierwszy »Pieśń z Börgermoor«, która stała się tymczasem popularna niczym piosenka ludowa. Któryś powiedział: »Koledzy, zaśpiewamy wam teraz pieśń z Börgermoor, naszą pieśń obozową. Posłuchajcie, a potem zaśpiewajcie refren razem z nami«. I chór zacząłśpiewać w ciężkim, ciemnym rytmie marszowym: »Gdziekolwiek zwrócisz oczy...« Głęboka cisza! Wszyscy siedzieli jak skamieniali, niezdolni włączyć się do śpiewu, i wysłuchali jeszcze raz refrenu: »My, bagienni żołnierze, ruszamy ze szpadlem na bagna...« Niektórzy koledzy zaczęli melancholijnie nucić cicho do wtóru. Nie patrzyli na lewo ani na prawo. Oczy wszystkich zwrócone były przed siebie, ponad drutem kolczastym – tam, gdzie niebo stykało się z bezkresnym wrzosowiskiem. (...) Spojrzałem na komendanta. Siedział ze spuszczoną głową i grzebał stopąw piasku. SS-mani siedzieli nieruchomo, milczeli. Popatrzyłem na kolegów. Wielu płakało. (...) »Straże pilnują grodu, Nie wymknie siężywy duch. Ucieczkę przypłacisz życiem...« Tę zwrotkę koledzy śpiewali bardzo cicho, lecz potem nagle zabrzmiała głośno i z mocą ostatnia zwrotka: »Lecz my się nie skarżymy,Zima nie może wiecznie trwać! Kiedyś powiemy radośnie: Ojczyzno, znowuś jest ma! Wtedy bagienni żołnierzeNie ruszą ze szpadlem Na bagna!« (...) Tak skończyło się nasze przedstawienie i baraki jeden za drugimwróciły spokojnie i zdyscyplinowanie do swoich kwater. W dwa dni później komendant obozu zabroniłśpiewania pieśni o bagiennych żołnierzach. Ale SS-mani przychodzi ciągle do nas i pytali:‘Nie macie tej piosenki?’ Często ją przepisywaliśmy. W stolarni pocięliśmyna skos belki i na nich, na tych drewnianych krążkach, pisaliśmy słowa pieśni. W ogóle ta pieśń bardzo nam pomogła. Kiedy wypadała jakaśimpreza, kiedy żegnaliśmy kolegę, którego zwalniano z obozu, śpiewaliśmy dla niego pierwszą i zazwyczaj także ostatnią zwrotkę". (Wolfgang Langhoff: Wir sind die Moorsoldaten, Stuttgart 1974, s. 190 nn.)
Gdzie nie sięgnie wzrok nasz błędny,
Błoto, bagna wokół nas.
Nawet ptaków głos już zamilkł,
Został niemy, martwy las.
I niechaj zawsze strzeże
nas Bóg!
Bagienni my żołnierze
I niechaj zawsze strzeże
nas Bóg!
Bladym świtem mkną komanda,
Pośród razów aż do krwi.
Wystukują rytm saboty,
Tęskniąc do wolności dni.
Czy ktoś cię zapamięta
w zły czas?
O, ziemio ty przeklęta
Czy ktoś cię zapamięta
w zły czas?
Wokół rozciągnięte druty,
W każdym śmiercionośny prąd.
Kiedyż koniec naszej męki,
Kiedyż wreszcie wyjdziem stąd!
Pod batem tej przemocy
nasz los!
Od świtu aż do nocy
Pod batem tej przemocy
nasz los!
Wszędzie stoją posterunki,
Zdolne strzelić prosto w łeb
Trudno myśleć o ucieczce,
Mając w myśli tylko chleb.
Pilnuje wściekła sfora
tych psów!
Od rana do wieczora
Pilnuje wściekła sfora
tych psów!
Pada deszcz, czy słońce świeci,
Katorżnicza praca wre
Szpadel, kilof, czy łopata,
Czy to już nie skończy się?
Idziemy z łopatami
bez tchu!
My wszyscy tacy sami
Idziemy z łopatami
bez tchu!
Wynędzniałe my postacie,
Siły całkiem brak już nam
Nogi nas już nie chcą nosić,
Wszędzie mokry, grząski szlam.
Mężczyźni i kobiety
o tak!
Więźniarskie my szkielety.
Mężczyźni i kobiety
o tak!
Lecz pewnego dnia się skończy
Czas pogardy, ból i trud
Wróci na ojczyste ziemie
Wolny już więźniarski lud.
Koszmarny sen skończony
i znój!
Żegnajcie, wrogie strony
Koszmarny sen skończony
i znój!
inviata da Krzysiek - 8/5/2015 - 10:30
La traduzione letterale del testo cantato dal gruppo Die Toten Hosen, i quali però lo abbreviano di una strofa centrale.
Da tekstowo.pl
10b. Żołnierze bagien: Polish translation by Anian. A literal translation of the song as sung by the band Die Toten Hosen, which however does not include the central verse. From tekstowo.pl
Gdzie nie spojrzysz
Tam tylko bagna i step
Śpiew ptaków nie pokrzepia nas nigdy
Dęby stoją bezlistne i krzywe
I ruszamy ze szpadlem
W bagna
Tutaj na opustoszałym stepie
Zbudowany jest nasz obóz
Tu oddalamy się od każdej radości
Umieszczeni za drutem kolczastym
I ruszamy ze szpadlem
W bagna
Każdego rana ruszamy w kolumnach
Na bagna do pracy
Kopiemy przy żarze słońca
Marzymy jednak o ojczyźnie
I ruszamy ze szpadlem
W bagna
W górę i w dół chodzą wartownicy
Nikt, nikt nie może się prześlizgnąć!
Ucieczka kosztowałaby nas życie
poczwórnie ogrodzony jest nasz gród
I ruszamy ze szpadlem
W bagna
Jednak nie skarżymy się
Zima przecież nie może trwać wiecznie!
Któregoś dnia powiemy radośnie
Ojczyzno znów jesteś moja!
Ze szpadlem
Na bagna
inviata da Krzysiek - 8/5/2015 - 10:45
11. Το άσμα των εξόριστων. Greek version by Dimitris Bogdis (Δημήτρης Μπόγδης)[2018]
Greek version originating from the French “Chant des Marais”, but including the last stanza from the German original. Composed by Dimitris Bogdis (Δημήτρης Μπόγδης) in October 2018. Dimitris Bogdis is known in Greece for his excellent versions of Georges Brassens' songs.
Version grecque à partir du "Chant des Marais" avec, en plus, le deuxième couplet de la version d'origine (allemande), faite par Dimitris Bogdis (Δημήτρης Μπόγδης) en octobre 2018. Dimitris Bogdis est connu en Grèce pour ses excellentes versions de chansons de Georges Brassens.
Όσο κι αν μακριά κοιτάμε,
Στείρα γης με λασπουριά
Που πουλιά δεν κελαïδάνε
Στα ξερά νεκρά κλαριά.
Σκάβουμε λασπωμένοι
Διαρκώς.
Το στρατόπεδο χτισμένο
Εκεί κοντά στα τέλματα,
Τέσσερεις σειρές ζωσμένο
Με συρματοπλέγματα.
Σκάβουμε λασπωμένοι
Διαρκώς.
Μεσα εκεί εμείς κλεισμένοι
Κι η χαρά που να φανεί ;
Στο κλουβί φυλακισμένοι,
Σε μιάν έρημο αχανή.
Σκάβουμε λασπωμένοι
Διαρκώς.
Άρματα απ’ άκρη σ’ άκρη,
Μέρα νύχτα ο φρουρός
Κι αίμα και κραυγές και δάκρυ.
Όποιος φύγει είναι νεκρός.
Σκάβουμε λασπωμένοι
Διαρκώς.
Μα ο καθένας περιμένει :
Η Άνοιξη θα ξαναρθεί.
Η λευτεριά η αγαπημένη
«Σας ανοίκω» θα μας πεί.
Θα ζούμε αγαπημένοι
Διαρκώς.
inviata da Dimitris Bogdis - 3/4/2019 - 14:01
12. U cantu di i pantani: Corsican version by Ghjuvan Ghjaseppu Franchi
Interpretata da A Tramula
Performed by A Tramula
So pianure distese
Di fangosu pantanu
Duve mai s'intese
L'acellu di veranu
Sottu à lu celu neru
Zappà! Zappà!
Com'è morsu di tenaglie
In lu trimendu disertu
So di ferru le muraglie
Di sta gabbia à celu apertu!
Sottu à lu celu neru
Zappà! Zappà!
Sangue, brioni e fracassu
Longu à la notte e lu dì
Di lu suldatu lu passu
A chi scappa ferma qui!
Sottu à lu celu neru
Zappà! Zappà!
Hà da vene quellu ghjornu
Di la sacra libertà
E l'ora di lu ritornu
Chi l'acellu hà da cantà!
À stu mondu rinatu
Amà! Amà
Son pianure, distese
Di fangoso acquitrinio
Dove mai si è sentito
L'uccello in primavera
Terre della disperazione
Sotto al cielo nero
Zappare! Zappare!
Come un morso di tenaglie
Nel tremendo deserto
Son di ferro le muraglie
Di questa gabbia a cielo aperto!
Terre della disperazione
Sotto al cielo nero
Zappare! Zappare!
Sangue, lamenti e fracasso
Per tutta la notte e il giorno
Del soldato il passo
Alt a chi scappa!
Terre della disperazione
Sotto al cielo nero
Zappare! Zappare!
Verrà quel giorno
Della sacra libertà
E l'ora del ritorno
Che l'uccello canterà.
Terra del rifiato
Per questo mondo rinato
Amare! Amare!
inviata da paul - 9/9/2019 - 23:00
13. Soldats del pantà: Traditional Catalan version
A dire il vero, pare che il testo della versione catalana sia contenuto anche qui -che poi è “La Vida en Música”, la fanzine proprio delle edizioni Delantal. Però la pagina è riservata agli abbonati. Si tratta, come era presumibile, di una versione del tutto aderente a Soldados del pantano. [RV]
NB. A dire il vero, le edizioni Delantal hanno pubblicato sul Tubo non uno, ma ben tre video contenenti diversi arrangiamenti: per coro infantile (la versione qui riportata), mezzo e alto. Ne risulta che gli arrangiamenti sono della prof. Julia Collado di Alicante e della sua classe Sonia Megias.
Les pales a la mà,
Soldats, soldats.
El nostre rostre alça la vista
Tot és mort, no hi ha amor
Ni un pardal ens alegra,
Els roures despullats ens fan por.
Les pales a la mà,
Soldats, soldats.
Ens vigila la guardia dura,
Qui podria escapar?
Fugir és la mort segura,
Si disparen és per a matar.
Les pales a la mà,
Soldats, soldats.
De res serveixen els laments,
L'hivern enjorn passarà.
Arribarà el dia en què cridem contents,
Por fin la pàtria nostra serà!
Patint en el pantà,
Soldats, soldats!
inviata da Riccardo Venturi - 3/2/2023 - 16:06
13a. Cant dels deportats: Catalan version by Josep Tero and Marina Rossell
Lluny d’aquí, a l’horitzó s’estenen
Prats i prats entre aiguamolls.
Mai no hi canten ocells, si hi vénen,
Sota els arbres secs i buits.
Que ens llevaràs la vida
A tots!
En els camps, erms i molt salvatges,
Encerclats de fil punxant,
Ens sentim com dins d’una gàbia,
Dins la immensitat del mal.
Que ens llevaràs la vida
A tots!
So dels passos dels sentinelles,
De les armes i del crim,
Ens recordes la mort valenta
Dels qui van voler fugir.
Que ens llevaràs la vida
A tots!
Però s’acosta la primavera
I el bon temps farà florir
LLibertat on abans hi havia
Crits d’angoixa i negra nit.
Terra, ens fas reviure
L’amor.
inviata da Bernart Bartleby - 15/2/2016 - 10:50
13a. Spanish translation by Marina Rossell of her own Catalan version
Lejos de aquí, en el horizonte se ven
Prados y prados desde el pantano.
Nunca cantan los pájaros, si acaso van,
en esos árboles tan secos.
Que nos vas a arrebatar
La vida.
En los campos, yermos y salvajes,
cercados entre alambre de espino,
nos sentimos enjaulados
en la gran inmensidad del mal.
Que nos vas a arrebatar
La vida.
Suenan los pasos de centinelas,
las armas… y el crimen,
nos recuerdas la muerte valiente
de los que intentaron huir.
Que nos vas a arrebatar
La vida.
Pero se acerca la primavera
y con el buen tiempo florecerá la libertad
donde antes sólo había
gritos de angustia y noche negra.
Tierra, nos haces
Revivir.
inviata da Bernart Bartleby - 15/2/2016 - 10:51
14. Myras slaver [Myrsoldatene]: Arnulf Øverland's Norwegian version
Il testo disponibile per questa versione è incompleto: è quel che ho potuto ricostruire sia direttamente all'ascolto, sia mediante ricerche in Rete. Esiste una registrazione del canto eseguito da un coro, Sosialistisk Kor i Oslo (“Coro Socialista di Oslo”) il 1° maggio 1978, Oslo Konserthus (arrangiamento: Sosialistisk Opplysningsforbund), nell'album Mot strømmen (“Controcorrente”):
The lyrics here available for this version are incomplete: it is what I have been able to reconstruct both by direct listening and through searching in the web. There is a recording of the song sung by a choir, Sosialistisk Kor i Oslo, on May 1, 1978, Oslo Konserthus, arranged by Oslo Sosialistisk Opplysningsforbund and recorded in the album Mot strømmen:
I versi in nota non sono cantati in questa versione: sono stati riprodotti da questa fonte. Ricostruire un testo ascoltando direttamente qualsiasi cosa cantata da un coro è pressoché impossibile (anche per dei madrelingua, penso). Un'altra ed assai più chiara incisione proviene dalla colonna sonora della serie TV norvegese Gutta på Skauen (dedicata alla Resistenza dei partigiani norvegesi durante la II guerra mondiale). Una cospicua parte del testo è stata ottenuta ascoltando direttamente questa versione (interpretata dal cantante Trond Granlund), con l'aiuto di questa fonte scritta (il libro De sang for livet -”Cantavano per la vita”- di Per Vollestad). Il volume, dedicato specificamente alla Resistenza norvegese ed alle canzoni illegali e proibite cantate dai partigiani, contiene probabilmente l'intero testo della canzone, ma sono disponibili solo le prime due strofe (più il ritornello).
The verses included in the note are not sung in this version; they have been reproduced from this source. Reconstructing a text by listening to anything sung by a choir is virtually impossible (even for native speakers, I think). Another, much clearer recording is available through the soundtrack of the TV series Gutta på Skauen (focused on Norwegian resistance partisans during WW2). A consistent part of the lyrics has been obtained through listening of this version (sung by the singer Trond Granlund), helped by this written source (the book De sang for livet by Per Vollestad). The book, specially dedicated to the Norwegian resistance and to the illegal and prohibited songs sung by the partisans, includes probably the whole lyrics of the song, but only the first two stanzas (plus refrain) are available.
Questa versione norvegese dei Moorsoldaten ha avuto origine nella Resistenza norvegese durante la II guerra mondiale. La traduzione, che è discretamente fedele, è del poeta e scrittore Arnulf Øverland (1889-1968), comunista, antinazista e membro della Resistenza egli stesso. Le sue poesie contribuirono ad ispirare la Resistenza norvegese durante l'occupazione tedesca della Norvegia. Il testo deve trovarsi stampato in libri, raccolte, ecc., ma non mi è possibile accedere a tali fonti. [RV]
This Norwegian version of Moorsoldaten originated in the Norwegian resistance during the Second world war. The translation, which appears to be quite faithful, is by the Norwegian poet and writer Arnulf Øverland (1889-1968), a communist and a anti-Nazist member of the Norwegian resistance movement. His poetry served to inspire the Norwegian resistance during the German occupation of Norway. Of course, the complete poem must have been printed somewhere in books, collections &c., but access to such sources goes beyond my possibilities. [RV]
Myr og hede ser vi her,
Hører aldri fuglekvidder,
I de gamle eiketrær.
Vi sliter og vi graver
I myr.
Rundt om denne øde hede
Står det tykke piggtråd-hegn.
Utenfor er livets glede,
Her er dødens egen egn.
Vi sliter og vi graver
I myr.
Morgen, dagen [...] er sikker,
Utom myra og inn i,
Grav og slit, men sola stikker
Og mot hjemme lengter vi. [1]
Vi sliter og vi graver
I myr.
Våkten her går, strammet, stivet,
Ingen kommer den forbi.
Fluktforsøk vil koste livet,
Alle vet hva flukt vil si.
Vi sliter og vi graver
I myr.
Men […] vel vår klage,
Efter vinter [...] vår.
Efter mørke, lyse dage,
En gang frihetsklokken slår.
Ikke mer vil grave
I myr.
til de kjære tanken går.
inviata da Albatross795 - 29/10/2021 - 13:52
15. 沼泽士兵之歌 [Zhăozé shìbīng zhī gē] - Chinese version
Score and Lyrics
四处是沼泽荒野地
这里听不到小鸟歌唱,
光秃的树枝在哭泣。
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
我们是沼泽士兵,
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
在这寂静的荒野地上,
搭着我们牢房,
在那铁丝网的后面,
是我们安身的地方。
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
我们是沼泽士兵,
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
天明又要列队出发,
无论日晒暴雨下,
被追在沼泽地上劳动,
魂萦梦牵想老家。
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
我们是沼泽士兵,
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
哨兵持枪来回巡逻,
碉堡森严难逃脱,
逃亡的弟兄们断送了性命,
呼啸的枪弹穿胸过。
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
我们是沼泽士兵,
在沼泽中扛着铁锨前进!
我进!
我们绝不哀叹、失望,
冬天过去是春光。
总有一天自由来到,
我们又能回家乡。
再也不用扛着铁锨前进!
再进!
再不是沼泽士兵,
再也不用扛着铁锨前进!
再进!
sìchù shì zhăozé huāngyě dì
zhèlĭ tīng bù dào xiăo niăo gēchàng,
guāng tū de shùzhī zài kūqì.
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Zài zhè jìjìng de huāngyě dìshàng,
dāzhe wŏmen láofáng,
zài nà tiěsīwăng de hòumiàn,
shì wŏmen ānshēn dì dìfāng.
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Tiānmíng yòu yào lièduì chūfā,
wúlùn rì shài bàoyŭ xià,
bèi zhuī zài zhăozé dìshàng láodòng,
hún yíng mèng qiān xiăng lăojiā.
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Shàobīng chí qiāng láihuí xúnluó,
diāobăo sēnyán nán táotuō,
táowáng de dìxiōngmen duànsòngle xìngmìng,
hūxiào de qiāngdàn chuān xiōngguò.
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Wŏmen shì zhăozé shìbīng,
zài zhăozé zhōng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Wŏ jìn!
Wŏmen jué bù āitàn, shīwàng,
dōngtiān guòqù shì chūnguāng.
Zŏng yŏu yītiān zìyóu lái dào,
wŏmen yòu néng huí jiāxiāng.
Zài bu shì zhăozé shìbīng,
zài yě bùyòng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Zài jìn!
Zài bu shì zhăozé shìbīng,
zài yě bùyòng kángzhe tiěxiān qiánjìn!
Zài jìn!
inviata da Albatross795 - 29/10/2021 - 15:49
16. পিট বগ সেনাদল [Piṭa baga sēnādala]: Bengali version
১৯৩৩সালে জার্মানির ক্ষমতায় এসে হিটলার দেশ জুড়ে বহু কনসেনট্রেশন ক্যাম্প তৈরি করেন । পাপেনবার্গে এরকম একটি ক্যাম্পে প্রায় ৫০০০্জন বন্দী ছিলেন । রোজ সকালে তাদের কোদাল হাতে ৭ মাইল হাঁটিয়ে নিয়ে গিয়ে নিজেদের কবর খোঁড়ার কাজে লাগানো হত । অনেক অত্যাচারের মধ্যেও বন্দীরা য়াতায়াতের পথে মুখে মুখে একটি গান তৈরি করেছিলেন । সেই গানে বিদ্রোহের কথা না থকলেও এক অদ্ভুত মুক্তির আবেদল ছিল । দ্রুত গানটি বিভিন্ন ক্যাম্পে আগুনের মত ছড়িয়ে পড়ে এবং অবশেষে নিষিদ্ধ হয় । জার্মানির প্রখ্যাত গণসংগীতকার হানস আইসলার গানটি সংগ্রহ করেন । এর ইংরাজি অনুবাদে হাত লাগান বিশ্ব বরেণ্য চার্লি চ্যাপলিন এবং আমেরিকা থেকে প্রকাশিত রেকর্ডে কণ্ঠদান করেন বিশ্ব শিল্পী পল রোবসন । ২০০০সালে একটি প্রতিনিধি দলের সদস্য হিসাবে আমাদের জার্মানি সফরের সুযোগ হয়েছিল ।সেই সময় অন্য একটি কনসেনট্রেশন ক্যাম্পের অবশেষ পরিদর্শনেরও সুযোগ হয় । অনুদিত গানটির ভিডিওতে সেই ছবি ব্যবহার করা হল ।
Quando Hitler salì al potere in Germania nel 1933, costruì molti campi di concentramento in tutto il paese. Uno di questi campi a Papenburg ospitava circa 5.000 prigionieri. Ogni mattina venivano portati a percorrere 7 miglia con le vanghe e usati per scavare le proprie fosse. Nonostante le numerose torture, i prigionieri hanno creato una canzone con il passaparola lungo la strada. Sebbene la canzone non contenesse parole di ribellione, c'era uno strano appello di liberazione. La canzone si diffuse rapidamente a macchia d'olio in vari campi e alla fine fu bandita. Hanns Eisler, un famoso musicista folk tedesco, ha raccolto la canzone. La sua traduzione in inglese è stata fatta dal famosissimo Charlie Chaplin e l'artista mondiale Paul Robeson ha dato voce al disco uscito in America. Nel 2000 abbiamo avuto l'opportunità di visitare la Germania come membri di una delegazione e in quel periodo abbiamo anche avuto l'opportunità di visitare i resti di un altro campo di concentramento. Quella foto è stata usata nel video della canzone tradotta.
When Hitler came to power in Germany in 1933, he built many concentration camps across the country. One such camp at Papenburg housed about 5,000 prisoners. Every morning they were taken to walk 7 miles with spades and used to dig their own graves. Despite the many tortures, the prisoners created a song by word of mouth on the way. Although the song did not contain the words of rebellion, there was a strange appeal of liberation. The song quickly spread like wildfire in various camps and was eventually banned. Hanns Eisler, a famous German folk musician, collected the song. Its English translation was done by the world famous Charlie Chaplin and the world artist Paul Robeson gave voice to the record released from America. In 2000, we had the opportunity to visit Germany as a member of a delegation. At that time, we also had the opportunity to visit the remains of another concentration camp. That picture was used in the video of the translated song.
inviata da Albatross795 - 22/11/2021 - 13:30
17. Cântecul Jiului - Romanian version by Raia Vidrascu
Jiule, tu curgi departe,
Du salutul de la noi,
Mii de oameni prin barâci,
Se zbat în chinuri și nevoi.
Ca suferinţa-l mare
La Jiu, la Jiu!
Depărtați suntem de casă,
De părinți și de copii.
Adunați din toată țară,
Suntem sute, suntem mii!
Ca suferinţa-l mare
La Jiu, la Jiu!
Jiule, tu curgi departe,
Du salutul de la noi;
Veșnic iarnă n-o să fie,
Vom scăpa și de nevoi.
Scumpă noastră țară
Atunci, atunci.
inviata da Albatross795 - 26/1/2022 - 14:37
18. El cant di deportatǝ – A version into Carrara dialect by Davide Giromini. 2017
Fosc è'l tsielǝ int el lividorǝ
De paludǝ senśa fin
Tutt intornǝ i è mortǝ o i morǝ
Per dar gloriǝ a i aśaśin.
Una reta śpinośa sèra
El deśertǝ vev a murìm,
Non un sónǝ in ghesta tèra
Non un tril in tsielǝ a sentìm
Non un tril in tsielǝ a sentìm
Un cant al deportatǝ,
Int el sól ch'i è desolatǝ
Un cant al deportatǝ,
A fiàm.
Bòtǝ e gridǝ, lamenti, pianti,
Sentinèlǝ notǝ e dì,
Śon de paśi, de mitra e śchianti,
Pre dà mortǝ a chi fuzì.
Forś un dì la sośpirata
Primavera a rtornǝrà,
Da i lamenti deśiderata
Libǝrtà a rfiorirà,
Libǝrtà a rfiorirà.
A rsorzǝrà la vita
Da i campi del dolorǝ
A rsorzǝrà la vita
Dumàn.
inviata da Riccardo Venturi - 20/1/2023 - 21:21
19. La marĉsoldatoj – Esperanto version by Manfred Ratislav [1986]
Kien ajn okulo vidas,
Marĉo estas ĉirkaŭ ni.
De nenie birdoj ridas,
Kverk’ nur staras tie ĉi.
Kaj marŝas kun la ŝpatoj
Al marĉ’!
Loĝas ni en soleco,
En barita koncentrej’.
For la ĝojo kaj gajeco
En dezerta erikej’.
Kaj marŝas kun la ŝpatoj
Al marĉ’!
En kolonoj ni marŝadas,
Sub brilanta sunradi’.
En marĉo ni fosadas,
Sed hrimlanden volas ni.
Kaj marŝas kun la ŝpatoj
Al marĉ’!
La gardistoj ĉirkaŭiras,
Vin motigasper' pafil’,
Se eskapi vi deziras,
tra kvaropa la baril’.
Kaj marŝas kun la ŝpatoj
Al marĉ’!
Ne lamentu ni, ĉar ĉiam
Ja ne daŭros tio ĉi.
Kaj ni ĝoje diros iam:
Ree estos hejme ni!
Ne plu la marĉssoldatoj
Al marĉ’!
Ekmarŝas kun la ŝpatoj
Ne plu la marĉssoldatoj
Al marĉ’!
inviata da Riccardo Venturi - 20/1/2023 - 21:50
La versione tradizionale italiana da te proposta, compreso il commento dal sito del Coro Pane e Guerra, è presente in questo sito fin dal 7 agosto 2005. Per questo è stata rifiutata. Colgo l'occasione per raccomandare a tutti i collaboratori di controllare che una canzone o una versione non sia già presente prima di effettuare una proposta di inserimento. Grazie!
Riccardo Venturi - 5/4/2009 - 19:02
La raccolta è parte di un progetto ideato e curato dal Consorzio Produttori Indipendenti a partire da una richiesta del Comune di Correggio per festeggiare il cinquantenario della Festa della Liberazione con l'intento di unire idealmente due generazioni, quella del rock e quella dei partigiani, che difficilmente si sarebbero incontrate in una giornata di celebrazioni rituali. Oltre al CD musicale, furono prodotti e pubblicati un libro e un documentario e il 25 Aprile del 1995 fu organizzato un concerto nella campagna intorno a Correggio, vicino ai luoghi dove avevano agito i gruppi partigiani.
1.Üstmamò - Siamo i ribelli della montagna - 4:53
2.Officine Schwartz - Ciao bella - 3:33
3.Umberto Palazzo e Il Santo Niente - Wir sind partisanen! - 3:23
4.A.F.A. - Con la guerriglia - 3:55
5.Settore Out - Amore ribelle - 1:45
6.Consorzio Suonatori Indipendenti - Guardali negli occhi - 4:55
7.Corman & Tuscadu - Complainte du partisan - 3:25
8.Disciplinatha - Vi ricordate quel 18 aprile - 3:20
9.Yo Yo Mundi - I banditi della Acqui - 3:19
10.Mau Mau - Resistenza, marzo '95 - 4:56
11.Gang - Eurialo e Niso - 5:38
12.Lou Dalfin - Lo pal - 3:25
13.Coro "I 101" di Fabbrico - Spara Jurij - 1:40
14.Modena City Ramblers - Bella Ciao - 3:15
15.Marlene Kuntz - Hanno crocifisso Giovanni - 3:20
16.Skiantos - Fischia il vento - 2:41
17.Africa Unite - Il Partigiano John - 3:41
18.Rosso Maltese - Il Canto dei Deportati - 4:43
DQ82 - 23/8/2012 - 16:51
Intanto mi pare poco rispettoso liquidare i crediti con "Popular" quando i nomi degli autori del testo e della musica originali sono ben noti.
Poi, non vedo tanto il senso di offrire oggi una cover di un canto come questo riscrivendone quasi completamente il testo.
Ma tant'è...
B.B. - 15/2/2016 - 11:36
Nous, qui sommes sans passé les femmes,
nous qui n'avons pas d'histoire,
depuis la nuit des temps, les femmes,
nous sommes le continent noir.
Levons nous, femmes esclaves
Et brisons nos entraves,
Debout! Debout !
Asservies, humiliées, les femmes
Achetées, vendues, violées ;
Dans toutes les maisons, les femmes,
Hors du monde reléguées
Levons nous, femmes esclaves
Et brisons nos entraves,
Debout! Debout !
Seules dans notre malheur, les femmes
L'une de l'autre ignorée,
Ils nous ont divisées, les femmes,
Et de nos sœurs séparées.
Levons nous, femmes esclaves
Et brisons nos entraves,
Debout! Debout !
Reconnaissons-nous, les femmes,
Parlons-nous, regardons-nous,
Ensemble on nous opprime, les femmes,
Ensemble révoltons-nous.
Levons nous, femmes esclaves
Et brisons nos entraves,
Debout! Debout !
Le temps de la colère, les femmes
Notre temps est arrivé
Connaissons notre force, les femmes
Découvrons-nous des milliers
inviata da Albatross795 - 7/7/2021 - 12:04
歴史に刻まれる こともないまま
いにしえより、女 暗闇の中
※ くりかえし
たちあがれ、女 鎖を断ち切れ
たて、たて!
2.
あらゆるところで 辱めうけ
売られ買われ、女 隅に追われて
※ くりかえし
3.
孤独の苦しみに 互いも見えず
分断されし、女 ただ立ちすくむ
※ くりかえし
4.
今や怒りの時 機は熟したり
力示さん、女 光もとめて
※ くりかえし
5.
互いに認め合い 見つめ、語らん
抑圧の中より 反旗掲げん
※ くりかえし
たて、われら女 自由を勝ちとらん
たて、たて、たて!
inviata da Albatross795 - 7/7/2021 - 12:15
Testo / Lyrics / Worte / Paroles / Sanat:
Johann Esser - Wolfgang Langhoff
Rielaborato da/ Reworked by/ Bearbeitet von / Réélaboré par / Tekstin muokkasi: Hanns Eisler
Musica / Music / Weise / Musique / Sävel: Rudi Goguel
Ai deportati nel lager dell'Emsland, all'inizio, era ancora permessa qualche attività di svago e di intrattenimento. A Börgermoor istituirono una specie di circo-cabaret, che chiamarono ironicamente Zirkus Konzentrazani, da Konzentration cui era stato aggiunto il suffisso –ani dal vago sapore italiano, come i cognomi di molti circensi. In realtà, tutto derivava dalla consuetudine delle SA e delle SS di far cantare i prigionieri mentre venivano condotti ai lavori forzati (naturalmente, furono gli stessi deportati a costruire i loro luoghi di prigionia sul terreno paludoso della regione, e molti già vi trovarono la morte); furono le stesse SA ad autorizzare attività culturali, di svago e sportive nel “tempo libero” della domenica. Per quanto incredibile possa sembrare, nei primi mesi dei lager ai prigionieri era concesso il riposo domenicale.
Il “Circo Konzentrazani” fu costituito i primi d'agosto del 1933. Il lager di Börgermoor era allora amministrato e gestito dalle SA di Ernst Röhm (che sarebbero state liquidate da Hitler, assieme al suo capo, nella “Notte dei Lunghi Coltelli” tra il 30 giugno e il 1° luglio 1934); ma vi si trovavano anche drappelli delle “rivali” SS. Vi si trovavano rinchiusi perlopiù prigionieri politici detenuti in base alle leggi speciali emanate il giorno dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933); tra di essi si trovavano il minatore Johann Esser (1896-1971), l'attore e regista Wolfgang Langhoff (1901-1966) e Rudi Goguel (1908-1976), che di lavoro faceva l'addetto alle vendite in una ditta commerciale, ed era un musicista dilettante. Tutti e tre erano membri del Partito Comunista Tedesco.
Quando le SA proposero al “Circo Konzentrazani” di esibirsi sia davanti ai detenuti che ai guardiani, vi furono molte discussioni tra i deportati. Infine, fu deciso di accettare la proposta; uno degli argomenti fu proprio il modo in cui dimostrare alle SA che, nonostante le durissime condizioni di vita, le privazioni e le torture e i lavori forzati cui erano sottoposti, i deportati non si erano piegati né spezzati. Fu quindi deciso di scrivere una canzone “teatrale”, da eseguire e rappresentare durante lo spettacolo; il testo fu scritto da Johann Esser (in un linguaggio un po' arcaico: "blicket", "erquicket") e riveduto da Wolfgang Langhoff -che, in quanto regista professionista, decise anche la “messa in scena”. La musica fu composta alla bell'e meglio da Rudi Goguel.
La canzone scaturiva da episodi di violenza gratuita sui prigionieri perpetrati dalle SS, avvenuti negli stessi giorni; non è improbabile che, autorizzando lo “spettacolo” dei prigionieri, le SA avessero voluto anche fare una specie di sgarbo alle SS, emanazione diretta di Hitler e del suo “delfino” Himmler. Die Moorsoldaten (ma il titolo originale era Wir sind die Moorsoldaten) era strutturata in modo da descrivere perfettamente quel che i prigionieri erano costretti a vivere: l'isolamento e il lavoro di bonifica delle paludi e di estrazione della torba (ritornello e strofe 1-2); le grida, i colpi, le violenze, le lacrime e la certezza di essere uccisi se avessero tentato la fuga (strofe 3-4-5) e, infine, la resistenza e la speranza che, un giorno, tutto questo sarebbe finito (strofa 6 e ultimo ritornello). Si arrivò a domenica 27 agosto 1933, il giorno dello spettacolo pomeridiano accordato al “Circo Konzentrazani”. Die Moorsoldaten fu la canzone di chiusura al termine della rappresentazione. Molti anni dopo, lo stesso Rudi Goguel, il compositore della musica della canzone, raccontò con queste parole quella prima e drammatica esecuzione della canzone:
“I sedici deportati cantori, tra i quali vi erano diversi membri della Corale Operaia di Solingen, entrarono in scena con le loro divise verdi di polizia, che allora servivano da divise anche per i detenuti, e con delle vanghe sulle spalle. Io li precedetti vestito di una tuta blu, con un manico rotto di vanga a mo’ di bacchetta da direttore. Il ritornello veniva eseguito dopo ogni strofa; all’ultima strofa comparvero anche le SS coi loro comandanti, che si misero incredibilmente a cantare apertamente il ritornello assieme ai detenuti, poiché anche loro si consideravano dei ‘soldati del pantano’. Alle parole ‘…Dann ziehn die Moorsoldaten nicht mehr mit den Spaten ins Moor’, i sedici cantori piantarono le vanghe nella sabbia ed uscirono dal palco, lasciando le vanghe piantate nel terreno paludoso in modo che sembrassero le croci di un cimitero.”
Le SS e le SA non avevano evidentemente ben compreso all’inizio di che cosa davvero parlasse il canto; se ne resero però conto rapidamente, e già due giorni dopo, esso fu severamente proibito. Ne erano però state fatte alcune copie (sia del testo che dello spartito), che furono fatte uscire clandestinamente dal lager per opera del deportato Otto Gaudig, di Mühlheim, che lavorava come calzolaio nel campo. Riuscì ad infilare alcuni fogli contenenti il testo e la musica del canto tra la suola e la tomaia delle scarpe, per essere sicuro che qualcuno le potesse far uscire. Wolfgang Langhoff fu rilasciato nel 1934; come molti altri, scelse di andare in esilio ed emigrò in Svizzera. A Zurigo, nel 1935, pubblicò un libro-testimonianza, intitolato Die Moorsoldaten. 13 Monate Konzentrationslager: unpolitischer Tatsachenbericht (“I soldati della palude. 13 mesi di campo di concentramento: un resoconto non politico dei fatti”), che fece scalpore e fu tradotto in diverse lingue, tra cui il francese e l'inglese. Il libro conteneva anche il racconto della canzone Die Moorsoldaten e della sua esecuzione, e ne conteneva il testo e lo spartito. Fu proprio a Londra che il compositore antinazista tedesco Hanns Eisler, collaboratore musicale di Bertolt Brecht, ne venne a conoscenza nel 1936, probabilmente proprio leggendo il libro di Wolfgang Langhoff (tra le altre cose, è possibile che l'autore della notissima versione inglese, The Peat-Bog Soldiers, sia proprio il traduttore del libro di Langhoff in inglese).
Hanns Eisler rielaborò quindi la musica scritta fortunosamente dall'addetto alle vendite (in pratica: un piazzista) Rudi Goguel in condizioni terribili, e la affidò al canto del tenore proletario Ernst Busch. Era nel frattempo arrivata anche nella Francia del 1936, del Front Popu', verosimilmente per tramite della traduzione francese del libro di Langhoff: era nato il Chant des marais, che sarebbe divenuto uno dei principali canti di Resistenza durante l'occupazione nazista tra il 1940 e il 1944. 1936: scoppia la guerra civile in Spagna dopo il pronunciamiento di Francisco Franco e degli altri generali il 18 luglio. Il 3 ottobre 1936, Ernst Busch arriva in Spagna per combattere nella Brigata Internazionale “Ernst Thälmann” (formata quasi interamente da fuoriusciti antinazisti tedeschi), e registra la canzone sia nell'originale tedesco che in una versione spagnola – che diviene immediatamente uno dei principali canti di lotta antifranchisti: è Soldados del pantano. Le versioni vengono registrate da Ernst Busch in un disco intitolato Seis Canciones para la Democracía. In breve la canzone divenne uno degli inni della Resistenza europea al nazifascismo; tutte le brigate internazionali ne prepararono una versione nella loro lingua: oltre a quelle in francese e in inglese, già esistenti, compaiono quella in italiano (il Canto dei deportati), in olandese (De moorsoldaten; da notare che molti olandesi erano stati detenuti nei lager dell'Emsland e anche a Börgermoor) e in ungherese (Mocsárdal). Altre versioni in altre lingue ne sarebbero nate, e diverse ne nascono ancora ai giorni nostri. Die Moorsoldaten appartiene ai principali e migliori canti della Resistenza antifascista europea.
Interpretata da Ernst Busch (incisione del 1938)
Resta da vedere, almeno per sommi capi, che cosa ne fu dei tre autori del canto dei “soldati del pantano” di Börgermoor. Tutti e tre sopravvissero al tragico periodo nazista. Johann Esser (il cui cognome significa, curiosamente, “mangiatore”), faceva il minatore. Dopo essere stato rilasciato dal lager di Börgermoor, subì diverse altre incarcerazioni e, più che altro, gli fu impedito di trovare un lavoro. Poiché la sua famiglia pativa letteralmente la fame, e per evitare ulteriori persecuzioni, si ridusse a scrivere alcune poesie per delle pubbicazioni naziste ed anche in lode di Adolf Hitler (le poesie hanno titoli come Wir kapitulieren nicht!; ne scrisse una anche per magnificare la corazzata Bismarck). Dopo la guerra ricominciò a lavorare in una ditta commerciale; già con lo stalinismo degli anni '50 si era del tutto allontanato dal comunismo. Andò in pensione nel 1960 e ricominciò a pubblicare qualche poesia su dei giornali.Morì il 2 settembre 1971 a Moers; presso la sua tomba, però, l'associazione Erinnern für die Zukunft ("Ricordare per il Futuro") di Rheinhausen ha fatto sistemare, nel 2013, una lapide commemorativa della canzone Die Moorsoldaten.
Su Wolfgang Langhoff è stato già accennato qualcosa. All'epoca del suo internamento a Börgermoor era una figura già abbastanza nota nella regia e nell'allestimento teatrale. Fu liberato dal lager durante l' “Amnistia di Pasqua” del 1934, e andò quasi immediatamente in esilio in Svizzera dove pubblicò il libro che rese noto interzionalmente il canto di Börgermoor. In Svizzera, Langhoff proseguì la sua attività antinazista fondando un “Movimento per la Germania Libera”. Come attore, Langhoff interpretò Eilif nella prima rappresentazione di Madre Coraggio e i suoi Figli di Bertolt Brecht (Zurigo, Schauspielhaus, 19 aprile 1941); il 9 settembre 1943, recitò anche nella prima rappresentazione della Vita di Galileo. Dopo la guerra, si stabilì nella DDR, lavorando sempre per il teatro brechtiano, ma anche come valido attore shakespeariano con alcune esperienze cinematografiche e televisive. Morì a Berlino Est il 26 agosto 1966, curiosamente quasi nell'anniversario della prima rappresentazione e esecuzione di Die Moorsoldaten (27 agosto 1933).
Rudi Goguel (registrato come Gogel all'anagrafe) era nato il 21 aprile 1908 a Strasburgo, che allora faceva parte del Reich tedesco dopo l'annessione dell'Alsazia-Lorena dopo la guerra franco-prussiana del 1870. Lavorava come addetto alle vendite e pubblicitario per un fabbricante di macchinari di Düsseldorf; ma era stato licenziato già nel 1932 per la sua appartenenza al Partito Comunista Tedesco. Arrestato, fu liberato anche lui con l' “Amnistia di Pasqua” del 1934; ma entrò in clandestinità e fu di nuovo arrestato il 27 settembre 1934. Fu sottoposto a torture talmente atroci, da tentare persino il suicidio in carcere. Si fece poi dieci anni di prigione in varie carceri; liberato con precisione teutonica il 27 settembre 1944, fu immediatamente deportato a Sachsenhausen. Nel maggio 1945, il campo fu evacuato ma la sorte di Rudi Goguel non cambiò: fu rinchiuso in navi-galera ancorate nella baia di Lubecca, che furono bombardate dall'aviazione britannica il 3 maggio 1945. Rudi Goguel fu tra i pochi sopravvissuti. Nel dopoguerra, Rudi Goguel si impegna per il Partito Comunista della Germania Occidentale e scrive un'autobiografia intitolata Es war ein langer Weg (“E' stato un lungo cammino”). Nel 1952 si trasferisce nella DDR, a Berlino, ottenendo una cattedra all'Università Humboldt per la “Storia dell'imperialismo”. Muore il 6 ottobre 1976. [RV]
Die Moorsoldaten interpretata in cucina.
Das Lied der Moorsoldaten 1933 bis 2000
"Wohin auch das Auge blicket, Moor und Heide nur ringsum." Kein anderes der vielen Lieder aus den Lagern und Ghettos der Nationalsozialisten ist so bekannt geworden wie das 1933 im emsländischen Konzentrationslager Börgermoor entstandene "Lied der Moorsoldaten". Nicht von ungefähr halten es die singenden Brüder Hein und Oss Kröher für "eines der wichtigsten deutschen Lieder des 20. Jahrhunderts". Herausgegeben vom Dokumentations- und Informationszentrum (DIZ) Emslandlager in Papenburg, ist jetzt, fast 70 Jahre nach seiner Entstehung, eine in Inhalt und Gestaltung einzigartige CD-Dokumentation des Lieds erschienen.
Nachdem es als "Börgermoorlied" im August 1933 seine Uraufführung erlebt hatte, gelangte "Das Lied der Moorsoldaten" in den Jahren bis 1945 auch in viele andere Lager des NS-Regimes, u.a. nach Sachsenhausen und Buchenwald und am Ende bis nach Auschwitz. Gesungen wurde es außerdem von den Internationalen Brigaden im Spanischen Bürgerkrieg, in der englischen Version "The Peat Bog Soldiers" in den USA oder als "Chant Des Marais" in der französischen Widerstandsbewegung. Seit 1945 gehört das "Moorsoldatenlied" zum Repertoire von Gedenkveranstaltungen im In- und Ausland. Zugleich wurde es in die Liste der Arbeiterlieder aufgenommen, wurde je nach politischen Zwecken als Protestlied benutzt und ist bis heute in den verschiedensten Liederheften und Liederbüchern als Volks- oder Friedenslied zu finden. In vielen Fällen sind dabei der historische Entstehungshintergrund und die facettenreiche Liedentwicklung aus dem Blick geraten.
Anhand des "Moorsoldatenlieds" nimmt die neueste DIZ-Veröffentlichung die Hörer mit auf eine besondere "Reise" durch die Zeit- und Musikgeschichte des 20. Jahrhunderts. Auf zwei CDs mit einer Gesamtlänge von zweieinhalb Stunden, ergänzt durch ein reich illustriertes, 64-seitiges Beiheft, führt diese "Reise" von den Konzentrationslagern der Nazis über das Jahr 1945 hinaus zur Geschichte der beiden deutschen Nachkriegsstaaten. Vorbei an den Folk- und Protestbewegungen seit den 1960er Jahren lässt sie uns am Ende sogar Halt in der ARD-"Lindenstraße" machen, denn selbst dort tauchte das Lied auf.
Insgesamt sind auf den CDs 31 verschiedene Bearbeitungen des Lieds aus dem In- und Ausland vertreten, alte und neue, bekannte und unbekannte. Mehrere der Aufnahmen erscheinen zum ersten Mal auf einem Tonträger. Zu hören sind neben anderen die Kölner Saxophon Mafia, Ernst Busch, Eva Busch, Hein & Oss Kröher, Pete Seeger, Paul Robeson, Don Paulin, Perry Friedman, Hannes Wader, Kostas Papanastasiou, die irische Connolly Group, die Schnitter, die Radio Jazz Group Stuttgart (u.a mit Wolfgang Dauner und Albert Mangelsdorff), Ondersteboven aus den Niederlanden, die Reservoir Dogs, der Rundfunkchor Leipzig, das Schalmeien-Orchester "Fritz Weineck", Michael von der Heide, das Kampfgruppenorchester von Radio DDR, Hermann Hähnel, Dany Bober, die Gruppe Carl-von-Ossietzky sowie die Punkgruppe Einsame Stinktiere.
Beachtung verdienen vor allem auch die vielen neueren und "modernen" Aufnahmen, die es von dem Lied gibt, seien sie nun aus den Bereichen Jazz, Rock oder Punk. Das "Lied der Moorsoldaten", so scheint es, ist bis heute, nicht nur in Deutschland, "lebendig" geblieben und weit mehr als "nur" ein Lied, das an Gedenktagen in Erinnerung an die Verbrechen der Nazis gesungen wird. Die von Fietje Ausländer (Weener), der das DIZ-Projekt leitete, Susanne Brandt (Papenburg) und dem Kulturhistoriker Guido Fackler (Würzburg) zusammengestellte Edition belegt dies in eindrucksvoller Weise. Durch die Menge des ausgebreiteten Tonmaterials und Lesestoffs bietet sie vielfältige Angebote und Anregungen, um sich gerade auch mit dieser Frage nach der heutigen Bedeutung des Lieds, etwa im Geschichts- oder Musikunterricht, auseinander zu setzen.
La storica interpretazione di Hannes Wader (1976)
QUICK INDEX OF VERSIONS AVAILABLE [20 languages up to now]
Tedesco (Versione dei Toten Hosen, 2012) - Italiano 1 – Italiano 2 (Canto dei Deportati) – Italiano 3 (Canto dei Lager, Beppe Chierici - Daisy Lumini) – Italiano 4 (Canto dei deportati, Rosso Maltese) - Italiano 5 (I soldati della palude, Daniele Goldoni) - Spagnolo (Soldados del Pantano) – Inglese 1 (The Peat-Bog Soldiers) - Inglese 2 (The Bog Battalion, Frank Pine) – Francese (Le Chant des Marais) – Neerlandese (De Moorsoldaten) – Russo 1 (Болотные солдаты) - Russo 2 (Болотные солдаты, Olga Anikina) - Russo 3 (Болотные солдаты, Čërnaja Aura) - Ungherese 1 (Mocsárdal, Piroska Szalmás) – Ungherese 2 (Mocsárdal, István Nemes) – Finlandese 1 (Keskitysleirilaulu, Elvi Sinervo 1) – Finlandese 2 (Vangin kehä, Elvi Sinervo 2) - Bretone 1 (Kan ar geunioù) - Bretone 2 (Soudarded ar geunioù) - Polacco 1 (Bagienni żołnierze) - Polacco 2 (Żołnierze bagien: traduzione di Anian) - Greco (Το άσμα των εξόριστων, Dimitris Bogdis) - Còrso (U cantu di i pantani, Ghjuvan Ghjaseppu Franchi) - Catalano 1 (Soldats del pantà) - Catalano 2 (Cant dels deportats, Josep Tero - Marina Rossell) - Norvegese (Myras slaver, Arnulf Øverland) - Cinese (沼泽士兵之歌) - Bengalese (পিট বগ সেনাদল) - Romeno (Cântecul Jiului, Raia Vidrascu) - Carrarese (El cant di deportatǝ - Davide Giromini) - Esperanto (La marĉsoldatoj - Mafred Ratislav)
German (Version by Die Toten Hosen, 2012) - Italian 1 – Italian 2 (Canto dei Deportati) – Italian 3 (Canto dei Lager, Beppe Chierici - Daisy Lumini) – Italian 4 (Canto dei deportati, Rosso Maltese) - Italian 5 (I soldati della palude, Daniele Goldoni) - Spanish (Soldados del Pantano) – English 1 (The Peat-Bog Soldiers) - English 2 (The Bog Battalion, Frank Pine) – French (Le Chant des Marais) – Dutch (De Moorsoldaten) – Russian 1 (Болотные солдаты) - Russian 2 (Болотные солдаты, Olga Anikina) - Russian 3 (Болотные солдаты, Čërnaja Aura) - Hungarian 1 (Mocsárdal, Piroska Szalmás) – Hungarian 2 (Mocsárdal, István Nemes) – Finnish 1 (Keskitysleirilaulu, Elvi Sinervo 1) – Finnish 2 (Vangin kehä, Elvi Sinervo 2) - Breton 1 (Kan ar geunioù) - Breton 2 (Soudarded ar geunioù) - Polish 1 (Bagienni żołnierze) - Polish 2 (Żołnierze bagien, translation by Anian) - Greek (Το άσμα των εξόριστων, Dimitris Bogdis) - Corsican (U canto di i pantani, Ghjuvan Ghjaseppu Franchi) - Catalan 1 (Soldats del pantà) - Catalan 2 (Cant dels deportats, Josep Tero - Marina Rossell) - Norwegian (Myras slaver, Arnulf Øverland) - Chinese (沼泽士兵之歌) - Bengali (পিট বগ সেনাদল) - Romanian (Cântecul Jiului, Raia Vidrascu) - Carrara Dialect (El cant di deportatǝ - Davide Giromini) - Esperanto (La marĉsoldatoj - Mafred Ratislav)
Die Moorsoldaten [Börgermoorlied; Das Moorlied] - רבקהלע די שבתדיקע - Άσμα ασμάτων/Cantico dei Cantici - Ο Αντώνης - 'Αμα τελειώσει ο πόλεμος - Ο δραπέτης - Se il cielo fosse bianco di carta - Kołysanka dla synka w krematorium - דער הױפֿזינגער פֿון װאַרשעװער געטאָ - Dieci Fratelli - Oświęcim 45/Auschwitz, o Canzone del bambino nel vento
Interpretata nell'originale tedesco da Pete Seeger
German original performed by Pete Seeger