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Το μεγάλο μας τσίρκο

Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης


Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης

Lista delle versioni e commenti


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xlfTo megalo mas tsirko
[1973]
Στίχοι: Ιάκωβος Καμπανέλλης
Μουσική: Σταύρος Ξαρχάκος
Ερμηνεία: Νίκος Ξυλούρης, Τζένη Καρέζη
Από Το μεγάλο μας τσίρκο
Testo di Iakovos Kambanellis
Musica di Stavros Xarchakos
Interpreti: Nikos Xylouris e Jenny Karezi

Dal musical "Il nostro grande circo"

megalomas

Στο «Μεγάλο μας τσίρκο» ο συγγραφέας Ιάκωβος Καμπανέλλης κατέγραψε όλη την ιστορία της νεότερης Ελλάδας, ενώ ο Σταύρος Ξαρχάκος προσέθεσε τη μελοποίηση και ο Νίκος Ξυλούρης συνέβαλε με τη μοναδική ερμηνεία του.
Το έργο ανέβηκε το 1973 από το θίασο της Τζένης Καρέζη και του Κώστα Καζάκου στο θέατρο «Αθήναιον». Εκτός από τον Νίκο Ξυλούρη, τα τραγούδια του Σταύρου Ξαρχάκου απέδιδαν και τα μέλη του θιάσου.
Πρωταγωνιστικούς ρόλους είχαν οι Διονύσης Παπαγιαννόπουλος, Στέλιος Κωνσταντόπουλος, Νίκος Κούρος, Τίμος Περλέγκας.
Μαζί τους τραγουδούσαν και όλοι οι θεατές: «Φίλοι και αδέρφια» (Ν. Ξυλούρης, Τ. Περλέγκας), «Καλήν εσπέραν», «Τ' Ανάπλι», (Νίκος Ξυλούρης), «3η Σεπτεμβρίου» (Καζάκος - Καρέζη), το περίφημο «Προσκύνημα» με τον Νίκο Δημητράτο κ.ά.

Nel “Nostro grande circo”, lo scrittore Iakovos Kambanellis descrisse tutta la storia della Grecia moderna, mentre Stavros Xarchakos compose la musica e Nikos Xylouris ne fu l'unico interprete.
L'opera fu messa in scena nello stesso 1973 dalla compagnia di Jenny Karezi e Kostas Kazakos, al teatro “Athinaion”. Oltre che da Nikos Xylouris, le canzoni di Stavros Xarchakos furono eseguite dai membri del coro.
Ruoli da protagonisti ebbero Dionysis Papagiannopoulos, Stelios Konstandopoulos, Nikos Kouros e Timos Perlengas.
Assieme a loro, tutti gli spettatori furono chiamati a cantare Φίλοι και αδέρφια (Xylouris-Perlengas), Καλήν εσπέραν αφεντάδες, T' Ανάπλι (Xylouris), [[|3η Σεπτεμβρίου]] (Kazakos-Karezi), il celebre Προσκύνημα con Nikos Dimitratos e altre canzoni.
Le canzoni erano intervallate da brani di prosa recitata. [RV]

La rivolta del Politecnico di Atene, 14-17 novembre 1973.
La rivolta del Politecnico di Atene, 14-17 novembre 1973.

Una canzone, proveniente da un celebre musical che ripercorreva -su testi di Iakovos Kambanellis!- tutta la recente storia della Grecia, dedicata in forma amaramente ironica e metaforica alla rivolta del Politecnico di Atene del 17 novembre 1973. La rivolta degli studenti che chiedevano la fine della dittatura fascista dei colonnelli e il ritorno della democrazia in Grecia fu soffocata nel sangue, ma segnò anche la pietra tombale del regime.

La canzone parla degli avvenimenti successivi alla fuga del re Costantino I di Grecia, che dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967 aveva dapprima sostenuto il regime per poi tentare di sbarazzarsene goffamente. La giunta (cioè gli "alleati" della canzone) lo aveva quindi spedito in esilio (in Italia, dove occupò a lungo le cronache rosa) e instaurato la repubblica (termine che, in lingua greca, curiosamente si dice dimokratía; lo stato dittatoriale greco si chiamava quindi Ellinikí Dimokratía). Naturalmente nulla cambia: restano il palazzo, i pretoriani che mantengono l'ordine, il potere del denaro straniero, l'asservimento dei "sensali greci" che fissano il prezzo per la (s)vendita di ogni cosandolo ovviamente a dismisura e affamando la gente. Il destino, il solito destino di "tamburi, parate e fescennini" di ogni regime militare, viene scritto dai preti ("Grecia dei Greci cristiani", era il motto della giunta militare, inventato da Papadopoulos in persona) e dagli "scribacchini", cioè dai giornalisti della stampa di regime. Com'è potuto succedere tutto questo?

Al popolo, che patisce la fame (o la "ostenta" come un vanto, almeno secondo le intenzioni del regime che privilegiava la "povera e sana vita di campagna"), non resta che versare il proprio sangue per la libertà; dal palazzo, chi stava a aspettare guarda muto la libertà che "tira fuori il martello". E' la rivolta. Ma la lotta è inutile se quel sangue che viene versato non viene ripagato; l'alternativa è vivere per sempre nella fame, nella paura e nella schiavitù. Siamo al novembre del 1973.


La rivolta del Politecnico (Εξέγερση του Πολυτεχνείου)



Il 14 novembre 1973 gli studenti del Politecnico di Atene entrarono in sciopero ed avviarono una forte protesta contro la Giunta. Nelle prime fasi della protesta non vi fu alcuna reazione da parte del governo militare cosicché gli studenti poterono barricarsi all'interno degli edifici e mettere in funzione una stazione radio (usando materiale trovato nei laboratori) che trasmetteva nell'area di Atene. Migliaia di lavoratori e di giovani si unirono alla protesta sia dentro che fuori l'università.

Nelle prime ore del 17 novembre Papadopoulos ordinò all'esercito di porre fine alla protesta. Un carro armato Amx 30 abbatté i cancelli del Politecnico, che era stato completamete privato di illuminazione attraverso lo spegnimento della rete elettrica cittadina, travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra.

Secondo le indagini svolte dopo la caduta della Giunta nessuno studente rimase ucciso dall'azione del carro armato anche se i feriti furono moltissimi, ed alcuni di essi rimasero poi invalidi. Negli scontri che seguirono l'intervento dell'esercito rimasero uccisi 24 civili, tra i quali almeno uno ucciso a sangue freddo da un ufficiale.

Novembre 1973: Nikos Xylouris tra gli studenti del Politecnico in rivolta.
Novembre 1973: Nikos Xylouris tra gli studenti del Politecnico in rivolta.


Nikos Xylouris, l'interprete di questa canzone assieme a Jenny Karezi, era tra gli studenti del politecnico in rivolta.

Λαέ, μη σφίξεις άλλο το ζωνάρι
η πείνα το καμάρι είναι του κιοτή
του σκλάβου που του μέλλει να θαφτεί!


[RV]


Μεγάλα νέα φέρνω από 'κει πάνω
περίμενε μια στάλα ν' ανασάνω
και να σκεφτώ αν πρέπει να γελάσω
να κλάψω, να φωνάξω, ή να σωπάσω

Οι βασιλιάδες φύγανε και πάνε
και στο λιμάνι τώρα, κάτω στο γιαλό
οι σύμμαχοι τους στέλνουν στο καλό

Καθώς τα μαγειρέψαν και τα φτιάξαν
από 'ξαρχής το λάκκο τους εσκάψαν
κι από κοντά οι μεγάλοι μας προστάτες
αγάλι-αγάλι εγίναν νεκροθάφτες

Και ποιος πληρώνει πάλι τα σπασμένα
και πώς να ξαναρχίσω πάλι απ' την αρχή
κι ας ήξερα τουλάχιστον γιατί

Το ριζικό μου ακόμα τι μου γράφει
το μελετάνε τρεις μηχανογράφοι
Θα μας το πουν γραφιάδες και παπάδες
με τούμπανα, παράτες και γιορτάδες

Το σύνταγμα βαστούν χωροφυλάκοι
και στο παλάτι μέσα οι παλατιανοί
προσμένουν κάτι νέο να φανεί

Στολίστηκαν οι ξένοι τραπεζίτες
ξυρίστηκαν οι Έλληνες μεσίτες
Εφτά ο τόκος πέντε το φτιασίδι
σαράντα με το λάδι και το ξύδι

Κι αυτός που πίστευε και καρτερούσε
βουβός φαρμακωμένος στέκει και θωρεί
τη λευτεριά που βγαίνει στο σφυρί

Λαέ, μη σφίξεις άλλο το ζωνάρι
μην έχεις πια την πείνα για καμάρι
Οι αγώνες που' χεις κάνει δεν 'φελάνε
το αίμα το χυμένο αν δεν ξοφλάνε

Λαέ, μη σφίξεις άλλο το ζωνάρι
η πείνα το καμάρι είναι του κιοτή
του σκλάβου που του μέλλει να θαφτεί

inviata da Riccardo Venturi - 18/9/2008 - 02:39




Lingua: Greco moderno (Romanized)

Il testo in trascrizione semifonetica:
Lyrics in a semi-phonetic Romanization:
TO MEγALO MAS TSIRKO

Meγála néa férno apó'kji páno
perímene mja stála n'anasáno
kje na skjeftó am brépi na jeláso
na klápso, na fonáxo, i na sopáso.

I vasiljáδes fýgane kje páne
kje sto limáni tóra, káto sto jialó
i sýmaçi tus stélnun sto kaló

Kaθós ta majerépsan kje ta ftjáxan
apó'xarçís to láko tus eskápsan
kji apó kondá i meγálji mas prostátes
aγálji-aγálji ejínan nekroθáftes.

Kje pjos plirónji páli ta spasména
kje pós na xanarçíso pálji ap'tin arçí
kji as íxera tuláçiston jiatí

To rizikó mu akóma ti mu γráfji
to meletáne tris mihanográfji
θa mas to pun γrafjáδes kje papáδes
me túmbana, parátes kje jiortáδes

To sýndaγma vastún horofylákji
kje sto paláti mésa i palatjanjí
prosménun káti néo na fánji

Stolístikan i xénji trapezítes
xyrístikan i Éljines mesítes
eftá o tókos pénde to ftjasíδi
saránda me to láδi kje to xýδi

Kji aftós pu písteve kje karterúse
vuvós farmakoménos stékji kje θorjí
ti lefterjá pu vjénji sto sfyrjí.

Laé, mji sfíxis álo to zonárji
min éçis pja tim bína jia kamárji
I aγónes pu'çis kánji δen 'feláne
to éma to çyméno an δen xofláne.

Laé, mji sfíxis álo to zonári
i pína to kamárji íne tu kjotjí
tu sklávu pu tu mélji na θaftjí.

inviata da Riccardo Venturi - 18/9/2008 - 05:20




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
19 settembre 2008

In una notte senza sonno ho provato, per questa canzone, a tirare giù una traduzione in versi -seppure a volte irregolari e che probabilmente non rendono la canzone cantabile in italiano. Un tentativo. In alcuni punti mi sono un po' allontanato dal testo originale sforzandomi però di non travisarlo mai. Una canzone che, spero, troverà prima o poi anche un'adeguata traduzione francese da parte del "nostro" grande Marco Valdo M.I., al quale la voglio dedicare.
IL NOSTRO GRANDE CIRCO

Grandi notizie da là io porto ora,
Dammi respiro, aspetta un poco ancora.
Fammi pensar se devo sghignazzare,
o piangere, tacere oppure urlare.

I re son scappati e se ne vanno via
e al porto adesso, e giù in riva al mare
gli alleati li mandano a cacare.

Li han cucinati, bene li han sistemati,
fin dall'inizio la fossa gli han scavato.
I nostri gran protettori, da vicini
pian piano son sembrati dei becchini.

Chi pagherà quel ch'è stato spezzato?
Come potrò ricominciar daccapo?
Sapessi almeno come mai c'è stato.

Però mi scrive ancor qualcosa il fato
da tre scrittori a macchina è aiutato.
Ce lo diranno preti e scribacchini
con tamburi, parate e fescennini.

L'ordine lo tengono i pretoriani
ed a palazzo tutti i cortigiani
ne aspettano di nuove per domani.

I banchieri stranieri si son agghindati,
i ruffiani greci si sono sbarbati.
Interesse al sette e cinque d'aumento,
quaranta se c'è anche il condimento.

E chi credeva, e chi stava a aspettare
stordito e muto sta lì a guardare
la Libertà mettersi a martellare.

Popolo, la cinghia non devi più tirare
non aver più la fame da ostentare.
Le lotte tue sono tempo sprecato
se non ci rendono il sangue versato.

Popolo, la cinghia non devi più tirare,
sennò avrai una fame da impaurito,
da schiavo che dev'esser seppellito.

18/9/2008 - 04:22




Lingua: Francese

Version française – LE GRAND CIRQUE – Marco Valdo M.I. – 2013
d'après la version italienne de Riccardo Venturi d'une chanson grecque
To megalo mas tsirko
[1973]
Texte de Iakovos Kambanellis
Musique de Stavros Xarchakos
Interprètes: Nikos Xylouris e Jenny Karezi

Une nuit sans sommeil j'ai tenté, pour cette chanson, d'accoucher d'une traduction en vers – parfois irréguliers et qui ne rendent probablement pas la chanson chantable en italien. Une tentative. Sur quelques points, je me suis un peu éloigné du texte original en me forçant cependant de ne jamais le déformer. Une chanson qui, j'espère, trouvera tôt ou tard aussi une traduction française adéquate de la part de « notre » grand Marco Valdo M.I., auquel je veux la dédier. [R.V.]

Nous voici presque au solstice d'été de l'an 2013 après Zéro et je découvre cette chanson qui s'était perdue dans le labyrinthe des CCG ou peut-être, était-ce moi qui m'y étais égaré... Le résultat en finale est le même. Je suis en retard. J'agite mes grandes oreilles blanches, je balance mon réveil et je salue celui qui m'avait tel un ami laudatif accolé l'épithète de « grand », moi qui ne suis rien d'autre qu'un pauvre rimailleur (un pauvre rimailleur tout couvert de rimées... Je signale pour nos amis qui n'eurent pas l'heur de la récitation française, que Jean de La Fontaine – 1621-1695, un vrai « grand » – avait écrit : « Un pauvre bûcheron tout couvert de ramée » ; c'est un tic hérité de l'enfance que de paraphraser le brave Jean et bien d'autres) atteint de graphomanie digitale chronique. Je le salue et je le remercie cependant, car venant de lui, c'était quand même un compliment... Mais l'on sait aussi que la Suisse est le plus grand pays du monde... Quand on la déplie... Sans doute, Venturi m'a-t-il déplié... Et je suis très heureux de sa dédicace s'agissant d'une chanson de Nikos Xylouris, d'une chanson dont le titre nous ravit Lucien l'âne et moi... Un texte Iakovos Kampanellis... Le Grand Cirque... Tout un programme de réjouissances. Et d'une traduction italienne de sa main, qui m'a servi à établir une version française – laquelle aussi et à son tour s'éloigne un peu de son modèle et que j'espère cependant à la hauteur de l'auteur et de son primo-traducteur.

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
LE GRAND CIRQUE

Je vous rapporte de grandes nouvelles de là-bas
Je respire, attendez un peu, laissez-moi
Dites-moi si je dois ricaner
Ou pleurer ou me taire ou hurler

Nos souverains partent, ils s'enfuient
Au port, la mer, le rivage qui fuit
Leurs alliés les chassent du pays.

Ils les ont cuits, ils les ont bien eus,
Ils ont creusé leur fosse dès le début.
Nos grand protecteurs, hier encore
Sont devenus nos croque-morts.

Qui paiera ce qui a été ravagé ?
Comment de zéro tout recommencer ?
Savez-vous au moins comme ce fut jamais été ?

Cependant le destin écrit encore quelque chose
Aidé de trois écrivains, ça impose
Diront les prêtres et les scribouillards
Roublards, vantards et paillards.

L'ordre est maintenu par les prétoriens
Et au palais tous les malins
Attendent les nouvelles de demain

Les banquiers étrangers se sont concertés,
Les ruffians grecs se sont rasés.
Intérêts de sept et cinquante augmentés,
À sept quarante, ça peut s’arranger.

Celui qui croyait reste là sans broncher
Abasourdi et muet à regarder
La Liberté qui soudain se met à marteler.

Peuple, il ne faut plus te serrer la ceinture
Ni te laisser manquer de nourriture .
Tes luttes sont du temps gaspillé
Si elles ne te rendent pas le sang versé.

Peuple, il ne faut plus te laisser atterrer
Sinon tu auras une peur d'affamé,
D'esclave vivant encore et déjà enterré.

inviata da Marco Valdo M.I. - 4/6/2013 - 23:30




Lingua: Inglese

A crude attempt of an English translation from the Greek by an Englishman.
[OUR GREAT CIRCUS]

Great news I bring from up there
Wait a moment while I breathe
And I think whether to laugh
To cry, to shout or to be silent

The kings fled and they go
Now to the port down by the shore
The comrades send them away

As they manipulated them and fixed them up
From the outset they dug their pit
And close up our great protectors
Bit by bit became grave- diggers

And who foots the bill?
And how can I start again from the beginning?
If only I knew why

What do my roots now leave for me?
Three computers calculate it
Priests and clerks will tell us it
With drums, parades and celebrations

Gendarmes hold the constitution
And inside the palace the courtiers
Await the appearance of something new

Foreign bankers are bejeweled
Greek agents are shaved
Seven the interest five the make- up
Forty with the oil and the vinegar

And he who believed and had patience
Dumb and drugged he stands and stares
At the freedom that is auctioned

People, do not tighten the belt anymore
Hunger for glory is the quitter’s
It is the slave’s and it will bury him

3/2/2009 - 07:27




Lingua: Inglese

Versione inglese di vagvaf
English translation by vagvaf

"Some changes to English edition which solve some issues of meaning"
[OUR BIG CIRCUS]

Great news I bring from up there
Wait a moment to catch my breathe
And to think whether to laugh
To cry, to shout or to be silent

The kings fled and they go
Now to the port down by the shore
The allies send them away

As they manipulated them and fixed them up
From the outset they dug their pit
And close up our great protectors
Bit by bit became grave-diggers

And who foots the bill?
And how can I start again from the beginning?
And if only I knew why

What does the future hold for me?
Three computers are calculating it
Priests and clerks will inform us
With drums, parades and celebrations

Policemen hold the Syntagma square
And inside the palace the courtiers
Await the appearance of something new

Foreign bankers are dressing up
Greek real estators are shaving clean
Seven for the interest five for the bribe
Forty with the oil and the vinegar

And he who believed and was patient
Dumb and drugged he now stands and stares
As freedom is put forth in auction

People, do not tighten your belt anymore
do not think of hunger as pride
all the struggles you've made mean nothing
if they do not avenge the spilled blood

People, do not tighten the belt anymore
Hunger is the quitter’s pride,
the slave's that he is destined to be burried

inviata da vagvaf - 19/6/2012 - 17:48


La navigazione nel Mar di Xylouris si ferma per qualche giorno all' "Isola del Nostro Grande Circo" di Kambanellis e Xarchakos. Mentre [gpt] fa le "paginone", il qui presente ha sempre preferito suddividere canzone per canzone; entrambi i metodi hanno la loro precisa ragion d'essere, e data la libertà totale che qui viene lasciata a tutti, ognuno procede nel modo che gli è più congeniale. Solo che Το μεγάλο μας τσίρκο era rimasto finora una serie di pagine totalmente slegate l'una dell'altra, e questo non va affatto bene. Durante la sosta in quest'isola si cercherà di rimediare, a cominciare da questa canzone ed inserendo anche tutte le altre che sono rimaste per ora pie intenzioni. La sosta non sarà brevissima.

Riccardo Venturi - 13/6/2012 - 12:46


Quello che a me manca molto, del Grande Circo, è il testo delle parti recitate, e recitate con pesante cadenza plebea, che si ascoltano nel CD: io sarei felice di poterle tradurre per completare l'opera: ma non so proprio dove e come recuperarle.
Quando, armenizondas sta pelaga, approderai all'arcipelago di Markopoulos potrai invece sistemare i recitativi dei Liberi Assediati ognuno al suo posto e non più come appendice, perché quelli ero riuscito a procurarmeli.

Gian Piero Testa - 13/6/2012 - 17:39


Φίλε, da questo indirizzo puoi scaricare un documento .doc col testo completo del "Grande circo", parti recitate comprese. Buon lavoro! :-P Ti informo poi che il mar di Markopoulos sarà il prossimo dopo quello di Xylouris; y sigo armenizando en los pélagos (dopo il "Greeklish" ecco lo "Spangreek").

PS Ma quanto sarà bello lo Psaronikos in camicia e stivali che entra in scena dietro al cartello con la scritta del 3 settembre 1843...?

Riccardo Venturi - 13/6/2012 - 23:37


"Tha se xanavrò stous baxédes
tris tou Septemvri na pernàs
ke tsikoudià stous kafenédes
ta palikaria ta palikaria na kernàs"...

Sarà bellissimo, come Makriyannis!

Purtroppo il tuo link non mi porta a nulla. Mi puoi scrivere per esteso l'indirizzo?

Gian Piero Testa - 14/6/2012 - 11:16


Volevo solo fare timidamente presente che il governo Samaras ha improvvisamento chiuso l'emittente pubblica Ελληνική Ραδιοφωνία Τηλεόραση (ERT).
Oltre al fatto che ha mandato a spasso più di 2.500 dipendenti, il governo greco ha mandato la polizia a "neutralizzare" i ripetitori principali...
Una cosa del genere non si vedeva dall'epoca dell'invasione nazista dell'aprile 1941, quando i soldati hitleriani interruppero le emissioni radiofoniche elleniche...
Nemmeno all'epoca della dittatura, benchè la radiotelevisione fosse controllata dall'esercito e usata come grancassa della propaganda di regime, nemmeno allora i colonnelli fascisti avevano osato tanto...




Oggi comunque sono scesi in piazza a decine di migliaia in tutto il paese per protestare... è stato proclamato lo sciopero generale... e giornalisti e tecnici non hanno abbandonato il loro posto ma cercano di continuare le trasmissioni via Internet...

Bernart - 13/6/2013 - 23:22


Hai fatto benissimo a far notare "timidamente" questo fatto, Bernart. Anzi, mi piacerebbe proprio far notare che cosa si dice nello striscione che si vede nella foto. Dice, precisamente: ABBASSO LA GIUNTA - LA ERT NON CHIUDE. Metto l'accento sul termine utilizzato per definire il "governo" di schiavi di Samaras: "Giunta". Esattamente lo stesso, Χούντα, che viene da tutti, in Grecia, usato per definire il gruppo di militari fascisti che prese il potere col colpo di stato del 21 aprile 1967; i famosi "Colonnelli", insomma. Il "governo" greco è oramai, e a pieno titolo, assimilato al regime fascista militare, anche nel senso comune; stessa schiavitù, stesso asservimento (alla CIA o all' "Europa" dei banchieri ha scarsa importanza, con l'avvertenza che, forse e terribilmente, per parecchi greci neppure la giunta dei colonnelli era arrivata a tanto nei confronti dei propri cittadini, pur in mezzo a torture e repressioni). E questi qui continuano imperterriti; ma si renderanno conto di che cosa rischiano, ammazzando il proprio paese?

Riccardo Venturi - 14/6/2013 - 17:54


Tout le monde le sent, tout le monde le suppute, tout le monde commence à mieux le comprendre... ce qui se passe en Grèce est la répétition générale de ce qui se passera demain en Europe; le but est clair, il faut que toute l'Europe soit pareillement domestiquée... Bien évidemment, il s'agit simplement de mettre les "pauvres" au pas et même, d'en créer de nouveaux... Comme on disait dans le temps : "Taillables et corvéables à merci !".

Je le disais depuis longtemps Marco Valdo M.I. mon ami, mais c'est de plus en plus évident : "REGARDEZ CE QU'ILS FONT AUX GRECS; ILS VOUS LE FERONT DEMAIN !"



Ainsi Parlaient Marco valdo M.I. et Lucien Lane

Marco Valdo M.I. - 14/6/2013 - 20:19


Che, dalla sera alla mattina, un Paese chiuda la propria emittente nazionale, è una cosa sconvolgente. Non c'è dubbio che la ERT, come molti altri organismi pubblici greci e non solo greci, abbia dato dato da mangiare e da bere a schiere di incapaci e di immeritevoli di varia obbedienza politica: ma per la ERT, intesa sia come televisione sia come radiofonia, sono anche passati profondi flussi culturali, nei quali hanno avuto voce artisti e intellettuali locali e del mondo, grazie ai quali la Grecia non è una sperduta e marginale provincia in nessun campo, e nello stesso tempo riesce a coltivare la propria specificità e la propria identità. Spazzare via tutto senza riguardo è cosa delittuosa e, come bene dice Riccardo, semplicemente suicida. Capisco che i Greci si sentano ancora una volta in uno stato d'assedio, e temo che un simile esempio possa allettare, anche nel nostro Paese, chi al posto di un servizio pubblico e pluralistico di informazione e di cultura, godrebbe assai che tutto fosse affidato alla mano privata. Da noi, progetti in tal senso, e i soggetti capaci di realizzarli sia sul piano politico, sia su quello pratico non mancano di certo. E il nostro è un governo che dichiara di non avere più quattrini per scongiurare il soffocamento dell'economia, ma non si accorge di quanti ne spende e ne abbia impegnati nelle faccende militari. Attenzione, perché come sempre ripete Marco Valdo, quello che fanno alla Grecia lo faranno anche a noi.

Gian Piero Testa - 14/6/2013 - 20:50


Andrebbe anche detto che la decisione di chiudere la ERT da un momento all'altro non è di un "Paese", ma di una singola persona, il capo del governo Samaras, che lo ha fatto da un momento all'altro per decreto (o meglio, per diktat) senza consultare minimamente il parlamento e, a quanto mi risulta, nemmeno tutti i membri del proprio governo. Un atto autoritario degno, appunto, di una dittatura. La ERT aveva cinque canali televisivi e 29 radiofonici, e a quanto mi risulta il resto delle emittenti greche sono, più o meno, paccottiglia privata o tv locali tipo Tele Lomazzo o roba del genere. Un'annotazione che sembra marginale, ma vorrei farla: in questo sito sono presenti, nelle varie pagine della Sezione Greca, decine di video provenienti da una famosa trasmissione della ERT, Στην υγεία μας ("Alla nostra salute"), condotta da Spyros Papadopoulos. Si tratta di una trasmissione storica, nella quale, sotto forma di "chiacchierata fra amici", è passata letteralmente tutta la canzone e tutta la musica greca: dai cantautori alla musica colta, dalla canzone popolare al rebetiko, dai testi politici a quelli più leggeri. Letteralmente tutti, e la cosa è testimoniata precisamente anche qui. A leggere il programma dettagliato degli anni di trasmissione, si vede come sia stata una vera enciclopedia della musica greca. Bene, se non intervegono fatti nuovi nei prossimi giorni, addio anche a Στην υγεία μας. Tra le tante cose. E addio ad un'informazione nazionale, soprattutto; più che un suicidio mi sembra un assassinio, e dalle conseguenze incalcolabili. Samaras dice che la tv nazionale sarà presto "rifondata" con la classica "emittente snella" (non più di 400 dipendenti), la cosiddetta NERIT ("Nuova Radiotelevisione Greca e Internet", o roba del genere); ma si vede precisamente l'intento, vale a dire la privatizzazione di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico. Direi che ce n'è abbastanza per capire la portata spaventosa di questo atto dittatoriale: la Grecia come "laboratorio" di scenari che, in un prossimo futuro, potrebbero riguardare tutti. Quante volte abbiamo sentito parlare, anche in Italia, di privatizzazione della RAI? Direi che una cosa del genere, che è tragica e pazzesca, dovrebbe fare anche piazza pulita di tutte le emerite cazzate sullo "spegnimento della televisione" (tipica frase idiota: "spegni la televisione e accendi il cervello", o roba del genere). Ecco l'eccelso risultato di uno spegnimento reale; bisognerebbe pensarci prima, e questa è anche un'autocritica. Riflettere su una cosa del genere, e sulle circostanze di sistema che la hanno prodotta, è salutare anche per far piazza pulita di tante cretinate che siamo andati dicendo. A "televisione spenta" non si leggono certo più libri o si "sta con la famiglia", ma si hanno invece di fronte scenari catastrofici e dissoluzioni di paesi interi.

Riccardo Venturi - 15/6/2013 - 08:38


15 giugno 2013. L’ultimo concerto dell’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione greca... immagini che stringono il cuore.

Riprendo da it.wikipedia:

“A causa della crisi economica che attanaglia il Paese, l'11 giugno 2013, alle ore 23.11, la ERT venne chiusa dal governo: le trasmissioni radiotelevisive cessarono sull'intero territorio greco e tutti i 2.800 dipendenti vennero licenziati.
Tale iniziativa era stata intrapresa ufficialmente nel quadro del piano di contenimento della spesa pubblica attuato dal governo, che addusse a motivazione i costi elevati dell'emittente stessa, rendendo nota altresì l'intenzione di rifondare l'ente, con meno dipendenti e un nuovo nome: NERIT (Νέα Ελληνική Ραδιοφωνία, Ίντερνετ και Τηλεόραση - Nuova Radio, Televisione e Internet ellenica). Tale nuovo ente cominciò effettivamente a trasmettere ad interim con un canale televisivo e due reti radiofoniche da luglio 2013.
Dopo lo spegnimento del segnale, andando contro l'obbligo di lasciare l'edificio, i giornalisti e lo staff di ERT continuarono le trasmissioni radiotelevisive sul sito web dell'azienda (sui canali NET ed ET3, giacché ET1 venne completamente spento) ed attraverso le frequenze digitali dell'emittente 902 TV. Dal pomeriggio del 12 giugno 2013 anche il sito web istituzionale ert.gr fu posto offline, ma le trasmissioni radiotelevisive continuarono, grazie al contributo dell'EBU - UER, che decise di ritrasmettere il segnale radiotelevisivo via satellite e in streaming sul suo sito istituzionale, cessando però il servizio a partire dal 20 agosto. La redazione, nel frattempo, aprì un nuovo sito web, ertopen.com, su cui vennero resi disponibili i vari canali in streaming e le notizie scritte dai redattori.

ERT non si vende!


Il Consiglio di Stato greco decise, il 17 giugno 2013, l'annullamento della decisione governativa di chiudere l'azienda, ingiungendo l'immediata ripresa delle attività di ERT, in attesa di una riforma del settore. Tale annuncio non ebbe tuttavia seguito: la ERT continuò ad operare solo sui canali "clandestini". Il 7 novembre 2013 la polizia fece irruzione nella sede aziendale di Atene, sgomberandola da tutti i dipendenti e arrestandone alcuni, scatenando violenti tafferugli all'interno e all'esterno dell'edificio. Le trasmissioni del canale NET tuttavia proseguirono all'esterno dell'edificio, con mezzi di fortuna, per poi fermarsi definitivamente l'indomani. La sede periferica di Salonicco continuò invece a trasmettere senza interruzioni sul canale ET3, l'unico a restare ancora attivo. Egualmente continuarono a trasmettere sette canali radiofonici, cinque irradiati a carattere regionali (Atene, Salonicco, Giannina, Larissa, Egeo), più il secondo e terzo programma.
Nel 2014 NERIT ha sostituito la ERT come membro dell'UER.

Le trasmissioni clandestine della redazione ERT non si sono tuttavia fermate.”

Bernart Bartleby - 18/9/2014 - 22:05




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