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Sanningens Landsflykt

anonimo
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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[XVI o XVII Secolo / 16th or 17th Century]
Svensk Fornsång / Antico canto svedese / Old Swedish Song / Ancienne chanson suédoise / Ruotsalainen vanha laulu

Si parla in questi giorni delle vie dei canti, cioè dei mondi in cui canti, canzoni, musiche e, non di rado, anche poesie arrivano al nostro sito. Bene, ciò che sto per introdurvi è uno dei casi più tipici, vale a dire il puro purissimo caso innescato dalla curiosità e dalla ricerca in Rete, nonché da un’altra canzone. Proprio oggi, dopo aver inserito una canzone di Mikael Wiehe che parla di verità e menzogna, mi è saltato l’ùzzolo di cercare altre canzoni sul tema. Qui, naturalmente, interviene un po’ la mia “particolarità”, chiamiamola così; con in testa ancora la lingua svedese, che pratico da oltre quarant’anni, non è che mi sia messo a cercare, che so io, “canzoni su verità e giustizia” o “songs on truth and lie”. No, su Google ho impostato “sånger och visor om sanning och lögn”, in svedese, appunto. E così, il motore di ricerca mi ha dato i suoi responsi, rimandandomi -tra le altre cose- a una raccolta di antichi canti svedesi che, sempre per puro caso, avevo a suo tempo utilizzato per ritrovare il testo di una mia “fissa” dei lontani tempi universitari: Gamble man han lijknas widh Barkelösa Ek. La ponderosissima raccolta, ancor oggi famosa in Isvezia e riprodotta integralmente dal bravo “Gògol”, si chiama Svenska Fornsånger. En Samling af Kämpavisor, Folk-Visor, Lekar och Dansar, samt Barn- och Vall-Sånger ["Antiche canzoni svedesi. Una raccolta di canti di battaglia canti popolari, giuochi e danze, assieme a canzoncine per bambini e canti pastorali"] , a cura di Adolf Ivar Arvidsson; fu pubblicata a Stoccolma nel 1842 dalla Regia Libreria e Stamperia di P.A. Norstedt & Söner. 1842; quindi, la raccolta si occupa di canti che erano già antichi centoottantadue anni fa. Ammetto facilmente che, queste, sono cose in cui sguazzo come un pesce.

svenfornNel terzo volume dell’opera si trova appunto la nostra antica canzoncina sulla Verità e sulla Menzogna, intitolata Sanningens Landsflykt “L’esilio della Verità”. In una breve nota, il sig. Arvidsson (a pag.90, canto n° 38) avverte che essa proviene dal Wisbok di Gyllenmärs, med förandrad ortografi, cioè “con ortografia modificata”. E’ comprensibile: il Wisbok (“Canzoniere”) di Bröms Gyllenmärs (morto nel 1679), che aveva servito come alfiere (fänrik) nella Guerra dei Trent’Anni e che aveva raccolto una serie di 105 canti popolari e di guerra cinque- e seicenteschi (pubblicata da Erik Benzelius nel 1705), era redatto nell’ortografia svedese del tempo, che è molto lontana non solo da quella attuale, ma anche da quella del 1842. L’Arwidsson avverte però che la sua versione è riprodotta in realtà da una versione “modernizzata” di un “calendario poetico” (Poetisk Calender) per l’anno 1816. Insomma, qualcosa che ci proviene nientepopodimeno che dall’ “Anno Senza Estate”, o “Eighteen Hundred and Frozen to Death” che dir si voglia. Però è da ribadire che la canzone è cinque-seicentesca, e probabilmente persino anteriore se si considerano certi particolari che non sto a dire.

La canzone viene qui, probabilmente, riprodotta per la prima volta in assoluto in un testo liberamente fruibile in Rete. Come si può vedere, si tratta di un testo dove la Menzogna e la Verità sono decisamente personificate, così come molto reale e combattuta è la loro lotta. Si sente chiaramente che proviene dall’atmosfera della guerra dei Trent’Anni (guerra a cui, come detto, il Gyllenmärs aveva preso parte), e che la “Verità” è interpretata verosimilmente da un qualche potente (locale?) osteggiato da un altro (la “Menzogna”) che lo persegue con ogni mezzo per mandarlo in rovina. A nulla vale, per la Verità, rifugiarsi prima in un castello dal quale deve fuggire di soppiatto, poi in una città e, infine, in una fattoria presso un contadino. La Menzogna è implacabile: per avere la meglio sulla Verità, giunge a minacciare il contadino di imporgli tasse pesantissime, in modo che vada in rovina anche lui. Qui la canzone si interrompe, e non sapremo mai se abbia prevalso la Menzogna o la Verità. Non è certamente una canzone allegorica o filosofica: si parla dello scontro di due potenti nel quale uno dei due ha la peggio. Naturalmente, l’anonimo autore (o la “musa popolare”, come si diceva un tempo) è schierato, e lo si vede dal fatto stesso che il potente che perde il suo potere e viene perseguitato sia qualificato come “Verità”, mentre il persecutore, che ha assunto il potere, è la “Menzogna”. Si tratta di qualcosa di pressoché eterno: come è stato detto (credo da Antonio Gramsci ma potrei sbagliarmi), la verità è sempre rivoluzionaria però ha anche il vizio di cambiare molto spesso schieramento, partito e anche rivoluzione, magari tenendo pochissimo conto della realtà oggettiva dei fatti e degli eventi. Con tutto questo ragionamento, invero piuttosto terra-terra, vi saluto con una grande notizia: mi è venuto in mente, infatti, di istituire un percorso sulla “Verità e Menzogna”, nel quale saranno ospitate esclusivamente canzoni che parlano di questo conflitto che va avanti da qualche annetto. Saluti e salute a tutte e tutti! [RV]
I fordom tid var sanningen mägtig och båld,
Afhållen i alla måtta,
Öfver all verlden hade hon våld,
Och ingen gjorde henne vånda;
Men nu är lögnen vorden henne vred,
Hon gitter henne hvarken höra eller se,
Och vill henne platt fördrifva.

Sanningen drager till herra slott,
Hon aktar der borgläger fånga,
Så snart hon var kommen der uppå,
Så klagade hon sin vånda;
Men der kom lögnen ridandes i gård,
Med riddare och svenner så väldig hon var,
Med blanka svärd uti händer.

Lögnen var hållen i herra ståt,
De månde henne hedra och ära,
Sanningen fick det spörja så brådt,
Stor sorg månde det henne göra.
Sanningen skrider sig genom porten ut,
Det hon utkom hon tackade Gud,
Att lögnen skulle henne ej finna.

Sanningen gaf sig i köpstaden in,
Den köpstads rätt att njuta,
Lögnen fick det så i sinn,
Hon ville henne det förbjuda.
Lögnen skrifver till borgmästar och råd,
Och beder dem sanningen ihjäl att slå,
Hon skulle icke hos dem blifva.

Sanningen måtte om midnatts tid,
De köpstads män undvika;
Förthy de lade derom sin flit,
De ville henne besvika.
Sanningen drager sig i bondens gård,
Hon akta der blifva i några år,
Att lögnen skulle henne ej finna.

Lögnen skrifver bref till alle ting,
Hon beder dem sanningen gripa,
Och föra henne till slottet igen,
Hon ville dem gåfva gifva;
Eller skulle lögnen bonden beskatta så,
Med dagelig ve och mycken omhug,
Att bonden skulle intet trifvas.

inviata da Riccardo Venturi - 13/3/2024 - 03:03




Lingua: Italiano

Traduzione italiana in prosa / Italian translation into prose / Traduction italienne en prose / Italiankielinen käännös proosaksi:
Riccardo Venturi, 13-3-2024 03:09

Il manoscritto di Bröms Gyllenmärs con la raccolta di canti (XVII secolo)
Il manoscritto di Bröms Gyllenmärs con la raccolta di canti (XVII secolo)
L’esilio della Verità

Nei tempi andati, la Verità era possente e ardita, e ogni mezzo veniva usato per rattenerla; su tutto il mondo ella dominava, e nessuno osava recarle fastidio. Ma ora la Menzogna con lei s’è adirata, e ha abbastanza forza da impedirle di udire e vedere; detto in soldoni, vuole rovinarla.

La Verità va al castello d’un signore, intendendo rifugiarvisi; non appena fu giunta lassù, cominciò a lamentarsi della violenza che le veniva usata. Ma arrivò a spron battuto la Menzogna, e entrò a corte con cavalieri e scudieri al seguito, lucenti spade alla mano.

Alla Menzogna fu riservato il riguardo dovuto a un signore, e dovevano usarle tutti gli onori; la Verità dovette rendersene conto alla svelta, e ciò le causò grande pena. La Verità allora se la svignò e uscì alla chetichella dal portone; una volta uscita fuori, ringraziò e pregò Iddio che la Menzogna non riuscisse a trovarla.

La Verità si recò nella città mercatale per avvalersi del diritto cittadino; la Menzogna si mise in mente di proibirglielo. E così la Menzogna scrive al borgomastro e al consiglio, e chiede loro di colpire la Verità a morte affinché non rimanga a stare in mezzo a loro.

Se andava in giro in piena notte, la Verità doveva evitare la gente di quella città, poiché facevano veramente di tutto per ingannarla. E allora la Verità se ne andò alla fattoria d’un contadino, ed intendeva restarvi per qualche anno in modo che la Menzogna non la trovasse.

La Menzogna scrive lettere a tutte le Istanze, chiedendo di catturare la Verità e di riportarla al castello con la promessa di far loro gran doni; altrimenti, la Menzogna avrebbe gravato il contadino di tasse, procurandogli pene quotidiane e talmente tante preoccupazioni da impedirgli di prosperare.

13/3/2024 - 03:10




Lingua: Francese

Version française - L’EXIL DE LA VÉRITÉ – Marco Valdo M.I. – 2024
d’après la traduction italienne L’esilio della Verità de Riccardo Venturi – 2024
d’une ancienne chanson suédoise - Sanningens Landsflykt - Anonyme du XVI o XVII Siècle

Dialogue maïeutique
 LES CYGNES<br />
Blanc – noir<br />
Hilma af Klint - ca. 1915
LES CYGNES
Blanc – noir
Hilma af Klint - ca. 1915


Il y a bien longtemps, commence ainsi Marco Valdo M.I., le sieur Riccardo Venturi, encore jeune et vert, était dans sa fleur de l’âge et par le monde, s’en allait étudiant les langues du Nord. Espécialement, le suédois tel qu’on le pratiquait et l’orthographiait en ces temps lointains. Et hier à peine, voici qu’un retour de flamme l’amena à proposer d’abord une chanson suédoise que je me propose de te faire connaître futurement et dans la foulée, après quelques recherches d’archéologie chansonnière, cette chanson-ci qui raconte l’exil de la Vérité. À voir les deux personnages en confrontation mortelle : Vérité et Mensonge, on songe immédiatement aux contes et jeux de théâtres moyenâgeux en usage de par chez nous, où les personnages sont des entités personnifiées.

Oui, répond Lucien l’âne, je me souviens de tous ces pantins. C’était au temps des fabliaux et des soties.

Oui, dit Marco Valdo M.I., ou quelque chose comme ça. Tout ça est bien lointain et la mémoire commence à me faire défaut ; faut dire qu’à présent, l’école est un monde lointain perdu dans des brumes de marais fangeux de bord de Mer du Nord ou de l’Enfer dantesque. Bref, j’ai vu, j’ai lu et j’ai fait ce que j’ai pu ; ainsi, je te présente ici même une version française de cette chanson populaire anonyme venue de Suède par la grâce du sieur Ventu. Ce qu’elle raconte est assez traditionnel, une sorte de variation sur la lutte entre le Bien (Vérité) et le Mal (Mensonge). Curieusement, je la trouve d’actualité encore dans l’actualité.

Voilà qui est dit, conclut Lucien l’âne. Alors tissons le linceul de ce vieux monde binaire, divisé, rapiné, assiégé et cacochyme.

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
L’EXIL DE LA VÉRITÉ

Dans le passé, forte et féroce était Vérité ;
Elle régnait sur le monde entier ;
Personne ne la mettait en colère.
Maintenant contre elle, fou de pouvoir,
Mensonge déchaîne sa guerre.
Il veut l’empêcher d’entendre et de voir,
Et brutalement la chasser de la terre.

Vérité chez un prince se réfugie,
À l’abri en son château,
Dès qu'elle est arrivée là-haut,
Une terrible angoisse la supplicie.
Mensonge arrive soudain
Avec ses cavaliers et tout son train,
Épées brillantes à la main.

Mensonge fut accueilli en grand seigneur
On le glorifiait, on lui faisait honneur.
Vérité à l’instant entrevit son destin.
Elle en ressentit un grand chagrin.
Vérité s’éclipse par la petite grille.
À peine sortie, elle remercie et prie
Dieu que Mensonge ne la trouve point.

Vérité se rend à la ville,
Demande le droit d’asile.
Mensonge là aussi est arrivé.
Pour la faire bannir,
Mensonge écrit au maire, aux conseillers.
Il leur demande de tuer Vérité,
Qu’elle ne puisse jamais revenir.

Vérité se meut à la minuit,
Le jour, elle fuit les gens du pays ;
Ils font tout pour l’attraper,
Ils cherchent à la piéger.
Vérité se cache chez un fermier,
Elle entend y rester des mois,
Que Mensonge ne la trouve pas.

Mensonge écrit aux Autorités,
Il leur demande d’arrêter Vérité,
Et de la ramener au château ;
Il promet de grands cadeaux.
Sinon Mensonge le paysan obérera,
De tant de peines, d’ennuis, de tracas ;
Tant le tourmentera qu’il le ruinera.

inviata da Marco Valdo M.I. - 13/3/2024 - 19:09


Marco Valdo M.I. et Lucien Lâne

Cher Marco Valdo, Cher Lucien Lâne, je vous remercie beaucoup pour le véritable chef-d'œuvre que vous avez créé avec votre version française. Hier soir, j'ai aussi essayé de faire quelque chose de similaire en italien, mais j'ai vite compris que c'était pitoyable. Vous avez véritablement recréé l’ancienne chanson suédoise en français. Tack så mycket!

Riccardo Venturi - 13/3/2024 - 22:04




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