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Jessie från Psagot

Jan Hammarlund
Lingua: Svedese


Jan Hammarlund

Lista delle versioni e commenti


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[2003]
Text och Musik: Jan Hammarlund
Testo e musica di Jan Hammarlund
Lyrics and music by Jan Hammarlund
Album: Röda Linjen [2006]
På Jans hemsida / Sul sito ufficiale di Jan / On Jan's official page:
janhammarlund.se

cagnoneritagliato


"L'altro giorno ho trovato, presso amici, un bellissimo cane dal lungo pelo bianco. L'hanno chiamato Jessie. Quando ho chiesto loro dove l'avessero preso, hanno detto che era scappato da Psagot, la colonia ebraica costruita sulla collina tra Ramallah ed al-Bireh, confiscata ai palestinesi. La colonia e' circondata da tripla cintura di filo spinato, torrette di controllo, perimetro elettrico, guardie in assetto da guerra e fari con luci rotanti anche di notte. I pullman che escono dalla colonia, sempre con pochissimi passeggeri, hanno vetri antiproiettile e sono scortati da veicoli corazzati avanti e dietro. Adesso capite perche' Jessie e' scappata da una vita simile?"
(Da La resistenza dell'umorismo)

Jag läste i Palestina Nu om en stor vit tik som hette Jessie och som växt upp i Psagot, en judisk bosättning på en kulle utanför Ramallah. Jessie hade rymt från Psagot, berättade notisen, och bosatt sig med palestinierna i Ramallah, staden där palestinierna efter Osloavtalet 1993 försökt bygga upp en nationell myndighet som förhandlingspartner åt israelerna. Myndighetsbyggnaderna raserades dock av israeliska schaktmaskiner, men de fyra stenlejonen som palestinierna beställt från Kina, också för att fira Osloavtalet, stod kvar i korsningen Al-Manara mitt i staden, fast de farit illa i skottlossningen, enligt International Herald Tribune.

(Jan Hammarlund, Alla mina sånger, p. 98)

Ho letto sul "Palestina Nu" di una grossa cagnona da guardia tutta bianca, chiamata Jessie, che era cresciuta a Psagot, un insediamento israeliano su una collina subito fuori Ramallah. Jessie era scappata da Psagot, raccontava la notizia, e si era stabilita assieme ai palestinesi a Ramallah, la città dove, dopo gli accordi di Oslo del 1993, i palestinesi avevano cercato di costruire un'autorità nazionale come partner per i negoziati con gli israeliani. Gli edifici dell'Autorità Nazionale erano però stati rasi al suolo dai bulldozer israeliani; ma, secondo lo International Herald Tribune, i quattro leoni in pietra che i palestinesi avevano ordinato dalla Cina, anche per festeggiare gli accordi di Oslo, erano ancora in piedi all'incrocio Al-Manara nel centro cittadino, sebbene gravemente danneggiati dalle sparatorie [trad. rv]
Det är morgon i Ramallah,
barnen leker, Jalla! Jalla!*
Plötsligt hörs en matte kalla:
Jessie! Jessie!

Stor och vit med päls som glänser,
svansen lång och nosen våt,
vänligheten utan gränser,
Jessie, Jessie, Jessie från Psagot.

Jessie hade oftast längsel,
tröttnade på höga stängsel,
för Psagot var som ett fängsel,
tyckte Jessie.

Husse läste Moseboken,
ilskna rop och klagolåt
gjorde voven moloken,
Jessie, Jessie, Jessie från Psagot.

Jessie rymde oväntat
från sitt valpdomshem
Grindarna stod öppna
och hon la' på en rem

passa' på och sprang som vinden
med en obeskrivlig fart,
slicka en arab
på kinden snart,

Inte särskilt väldresserad,
ganska sekulariserad,
palestinierallierad
numer, Jessie

Trots bomber och schaktmaskiner,
krypskyttar i lömsk försåt,
klarar sig när kulor viner,
det gör Jessie, Jessie från Psagot.

De förebar en skyddsmur
och gick fram med schaktmaskin.
Först tog de Ramallah,
sen Nablus och Jenin,

Jessie springer efter bollar,
ligger annars mest och kollar,
ser på all misär de vållar
med sin gud och sina dollar

Skäller när hon ser soldater
aktar sig för handgranater,
letar efter lekkamrater,
Jessie, Jessie…

Löpningstid och solen gassar,
Jessie längtar, drömsk och kåt
efter ljudet av små tassar,
Jessie, Jessie…

Stenlejonen vid Manara,
fyra stycken, skåda bara
den som vaktar dem från fara,
det är Jessie,

Nån har skjutit svansen av dem,
ingenting att göra åt, men
vilken kompis chansen gav dem,
Jessie…

Stenlejonen ifrån Kina
i sin väderbitna ståt
vakar över Palestina,
de och Jessie, Jessie från Psagot.
* arabisk: "Låt oss gå!"

inviata da Riccardo Venturi - 1/11/2007 - 17:38



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
1° novembre 2007
JESSIE DI PSAGOT

E' mattina a Ramallah,
i bambini giocano: Jalla! Jalla!*
All'improvviso si sente il padrone che chiama:
Jessie! Jessie!

Grossa e bianca con il pelo lucido,
la coda lunga e il naso umido,
amicizia sconfinata.
Jessie, Jessie, Jessie di Psagot.

Jessie spesso si annoiava,
si stancava su alte recinzioni
perché Psagot era come una galera,
pensava Jessie.

Quel tizio leggeva la Bibbia,
grida di collera e lamentazioni
la rendevano mogia mogia,
Jessie, Jessie, Jessie di Psagot.

Jessie scappò all'improvviso
dalla sua cuccia,
i cancelli erano aperti
e lei stava alla catena

Si liberò e corse come il vento
a velocità indescrivibile
a leccare alla svelta
un arabo sulle guance,

Senza speciali addestramenti,
del tutto laicizzata
e alleata dei palestinesi
è ora Jessie

Malgrado le bombe e i bulldozer,
i sicari e i vili agguati,
se la cava quando fischiano le pallottole
Jessie, Jessie, Jessie di Psagot

Vennero con la scusa di un muro di protezione
e continuarono con i bulldozer.
Prima presero Ramallah
e poi Nablus e Jenin

Jessie corre fra i proiettili,
sennò va altrove con attenzione,
vede tutta la miseria che provocano
col loro dio e coi loro dollari

Abbaia quando vede i soldati,
sta attenta alle bombe a mano,
cerca i suoi compagni di gioco
Jessie, Jessie…

E' ora di correre, il sole brucia,
Jessie ha voglia, sognante e vagabondo
del rumore di piattini,
Jessie, Jessie…

I leoni in pietra di Al-Manara,
quattro pezzi, solo danni…
Chi li protegge dal pericolo
è Jessie…

Qualcuno ha sparato alla loro coda,
niente da fare, ma
un loro compagno ha dato loro qualche chance,
Jessie…

I leoni in pietra dalla Cina
gloriosi e bruciati da sole
vegliano sulla Palestina,
loro e Jessie, Jessie di Psagot.
* Arabo: "Andiamo! Andiamo!"

1/11/2007 - 18:09


"Si fa in fretta a dire vivere da cane, morire come un cane. Ma io ti ringrazio, Signore, per il cane che mi hai donato e per le virtù che gli hai insegnato.
Un cane:la festa quotidiana,voglio dire,l'allegria a buon mercato,l'affetto disinteressato,il servizio ambito,la fedeltà assoluta.
Solo un grande poeta cieco saprebbe cantare degnamente l'anima di un cane.
Ho avuto un piccolo bastardo che si puliva ogni mattino nella rugiada del mattino e s'era riservato per i suoi bisogni,un cantuccio, non ho mai scoperto dove.
Mi rubava dagli occhi i sentimenti e li spartiva infallibile con me.
Mi aspettava sulla porta della chiesa e del caffè, traversava sulle strisce pedonali, era il più composto a scuola e a tempo debito giocava con i bambini che lo chiamarono "il Santo".
Dalla sua breve vita se ne andò con l'ultima scondizolata di saluto e con serena dignità come chi non ha rimorsi.
Non vi scandalizzate amici:per la morte di una cane io ho pianto e ho pensato che se gli uomini somigliassero ai cani il mondo sarebbe pieno di santi."

Don Candido Tara

Fatma l'Asciugalunotti - 1/11/2007 - 18:20




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