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A Sante Caserio, o La ballata di Sante Caserio

Pietro Gori
Lingua: Italiano


Pietro Gori

Lista delle versioni e commenti

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Les Anarchistes / Marco Rovelli: A Sante Caserio


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[1894]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Pietro Gori
Musica / Music / Musique / Music: A. Capponi (?) /
"Suona la mezzanotte" (Canzone Popolare toscana)

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Quella che è nota come “Ballata di Sante Caserio” reca in realtà il semplice titolo di: “A Sante Caserio”, quello dato dall'autore dei versi, Pietro Gori. La scrisse immediatamente dopo l'esecuzione capitale del giovane anarchico lombardo, nella seconda metà del 1894, poco prima del suo primo esilio. Pietro Gori aveva conosciuto personalmente Sante Caserio a Milano, ricordandolo con parole di affetto; fu proprio dopo il suo gesto a Lione, che Pietro Gori, accusato di esserne stato l' “ispiratore”, dovette fuggire dall'Italia e riparare in Svizzera. La musica del canto è attribuita ad un non meglio precisato “A. Capponi”; con tutta probabilità, è però ripresa dalla melodia di una canzone popolare toscana, “Suona la mezzanotte”. Della ballata non è generalmente cantata la versione completa; le sue ultime due strofe sono di solito omesse facendola terminare con il “Viva l'Anarchia!” (che furono le ultime parole di Caserio prima della decapitazione). Si esegue talvolta come “coda” la quartina finale della quarta strofa (“Dormi Caserio...”); la versione integrale con cinque strofe, a mia conoscenza, è stata recentemente eseguita soltanto da Mara Redeghieri, l'ex cantante degli Üstmamò, nell'album “Attanadara” del 2016. Nella sua versione a tre strofe è stata interpretata un po' da chiunque: se ne ricordano le versioni di Daniele Sepe e Auli Kokko (nell'album “Jurnateri”) e de Les Anarchistes (nell'album “Figli di origine oscura”, con la voce di Marco Rovelli). [RV]

L'attentatio di Lione. Illustrazione di Costantini.
L'attentatio di Lione. Illustrazione di Costantini.
Sante Ieronimo Caserio, giovane anarchico, era nato a Motta Visconti, in provincia di Milano, l'8 settembre 1873. Il padre era morto in manicomio, probabilmente per malattie fisiche e non mentali (ma sappiamo cos'erano i manicomi, soprattutto a quei tempi). Per non pesare sulla madre, avendo molti fratelli, scappò di casa a 10 anni e si trasferì a Milano, dove fece il garzone di un fornaio. Qui, col suo stipendio miserrimo, compì azioni di grande altruismo: Pietro Gori lo ricordava mentre distribuiva pane e opuscoli anarchici ai disoccupati davanti alla Camera del Lavoro. Per non fare il servizio militare scappò in Svizzera ma poi, per sfuggire alla caccia all'anarchico, scappò ancora in Francia. Continuò a fare il garzone fino a quando litigò col fornaio e perse il lavoro. Allora coi suoi ultimi risparmi comprò un coltello dal manico rosso e nero (i colori dell'Anarchia), lo incartò in un giornale e fece un viaggio in treno diretto a Lione, ove il presidente Carnot era in visita all'Esposizione Internazionale. Fece l'ultimo pezzo di viaggio a piedi e senza mangiare, perchè aveva il denaro. Raggiunto il luogo, vide Carnot, scavalcò le transenne e pugnalò il presidente nel cuore. Ma non tentò di scappare: corse in cerchio attorno al suo carrozzone urlando "viva l'Anarchia!". Motivazione dell'omicidio era la punizione per aver negato la grazia a Auguste Vaillant, anch'egli anarchico condannato a morte e ghigliottinato il 3 febbraio 1894 per aver ferito alcuni deputati con una bomba, il 9 dicembre 1893. Sante Caserio venne processato e non tentò mai di negare il fatto; gli fecero capire che, se avesse fatto i nomi dei suoi compagni anarchici, lo avrebbero risparmiato facendolo passare per pazzo. Rispose con una frase divenuta celebre: "Caserio fa il fornaio, non la spia". Disse al giudice che anche i capi di stato uccidono. Venne condannato e, di fronte alla ghigliottina, urlò: "forza compagni, viva l'Anarchia!".

gorimaniUn Sante Caserio del 2000:

Rimane forse la domanda: "ma tu perchè ti chiami Sante Caserio?". Difficile rispondere, perchè una risposta razionale forse c'è, ma non può che essere incompleta. Cito questo personaggio perchè sono anarchico, libertario, il chè non significa essere anche bombarolo. Ma allora perchè Sante e non uno dei tanti anarchici che non hanno mai fatto male a nessuno? Mah. Per un sentimento di rivolta contro il potere (in ogni sua forma), perchè come anarchico sto automaticamente dalla parte dell'Individuo contro lo stato, anche quando ha torto; con il Debole contro il forte, con il Povero contro il ricco, con il Diverso contro l'omologato, anche quando hanno torto. Può davvero avere torto chi sta male? Sto "dalla parte delle puttane, dei ladri e degli assassini", come disse Fabrizio De André in un'intervista a Rivista Anarchica. Perchè, come disse sempre De Andrè, "c'è ben poca colpa nell'errore e ben poco merito nella virtù", e l'anarchia è "una categoria dello spirito". E noi anarchici siamo dei "santi senza dio". - Federico Razzoli (utente: Sante Caserio)

Da Anarchopedia:

Sulla figura di Caserio si è in seguito sviluppata una tradizione popolare di canti e di memoria collettiva che dura ai giorni nostri. Numerose sono le canzoni a lui dedicate, in parte tramandate oralmente. Esempi sono Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio, o Aria di Caserio, o Il sedici di agosto di Pietro Cini (nota anche come "Aria di Caserio"), "Partito da Milano senza un soldo" di autore anonimo, "La ballata di Sante Caserio" di Pietro Gori, "Il processo di Sante Caserio".

Dal blog Nuralema:

Metto di seguito il testo de La Ballata di Sante Caserio, di Pietro Gori, è quella a cui sono più legato. Quella che (probabilmente) state ascoltando è la versione di Daniele Sepe. Il rasoio è la voce di Auli Kokko. La trovate nel cd Jurnateri...accattatevelo, sparagnatevi una settimana di Repubblica ed ascoltatevi Jurnateri, ne vale la pena, ma assai. Nella rivisitazione della Ballata di Sante Caserio di 'o Sepe vi sembrerà che mancano le ultime due strofe, in realtà non è esattamente così....le canta lui soffiando nel suo sax.

Portoferraio, "Piola Elbana", 27 aprile 2007. L' "Osteria Libertaria". Si trova a 50 metri dall'albergo "L'Ape Elbana", dove Pietro Gori morì nel 1911.
Portoferraio, "Piola Elbana", 27 aprile 2007. L' "Osteria Libertaria". Si trova a 50 metri dall'albergo "L'Ape Elbana", dove Pietro Gori morì nel 1911.




Lavoratori a voi diretto è il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfidò la morte.
A te Caserio ardea nella pupilla
delle vendette umane la scintilla
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto ogni tua speme.

Eri nello splendore della vita
e non vedesti che lotta infinita
la notte dei dolori e della fame
che incombe sull'immenso uman carname.
E ti levasti in atto di dolore
d'ignoti strazi altier vendicatore
e ti avventasti tu sì buono e mite
a scuoter l'alme schiave ed avvilite.

Tremarono i potenti all'atto fiero
e nuove insidie tesero al pensiero
ma il popolo a cui l'anima donasti
non ti comprese, eppur tu non piegasti.
E i tuoi vent'anni una feral mattina
gettasti al vento dalla ghigliottina
e al mondo vil la tua grand'alma pia
alto gridando: Viva l'anarchia!

Ma il dì s'appressa o bel ghigliottinato
che il tuo nome verrà purificato
quando sacre saran le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.

Voi che la vita e l'avvenir fatale
offriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
Martiri ignoti o schiera benedetta
già spunta il giorno della gran vendetta
della giustizia già si leva il sole
il popolo tiranni più non vuole.

inviata da Riccardo Venturi - 18/5/2007 - 22:31




Lingue: Inglese, Francese

Nuova riscrittura in lingua inglese (con chiusa finale in franco-canadese del Québec) di Riccardo Venturi
14 dicembre 2015
The song adapted into English (with the final stanza in Canadian French) by Riccardo Venturi
December 14, 2015



Performed in Italian by Sandra Mantovani.


Mi sono immaginato questa versione con un dato arrangiamento musicale molto ripreso dalla musica tradizionale franco-canadese (e per questo il "dormi Caserio" finale è in francese del Québec come omaggio, ripetuto però in inglese), e accompagnata dal violino di Jamie Lazzara, che saluto se legge. Purtroppo, come sono solito dire, so suonare solo il campanello di casa e male pure quello. Ma chissà. Ad ogni modo la versione consta solo delle tre strofe comunemente cantate della ballata, più, appunto, il "dormi Caserio" finale. Si tratta, e lo ribadisco, di una riscrittura, così come mi è venuta in mente una sera qualsiasi.
THE BALLAD OF SANTE CASERIO

Come on all ye, this song is for all workers,
A song made up in toil and bitter tears,
A song about a strong and brave young man
Who dar'd to face death all for the love of you.
Your eyes, Caserio, gleam'd in deepest darkness
Seeking revenge for all mankind's distress,
And to the proletarians living in hardest toil
You gave all your warm love and all your hopes.

You still were in your prime, in the bloom of youth,
Yet you saw nothing but endless struggle and fight,
The dark night of sorrow, of hunger and pain
That threatens the human masses struggling in vain.
And then you insurged like in act of contrition,
As the proud avenger of unknown people's toils,
And you rushed, you, who were so mild and meek,
To rouse the slaves, the humble out of dullness.

The Power trembled, frighten'd by your bold action,
New traps were set against the freedom of thought.
But the people to whom you'd given all your life
Refus'd to join your struggle, yet you didn't give up.
Your life was blown away upon a fatal morning,
They took you to be beheaded in the guillotine.
But to the coward world you shouted in the face
So loud: Long live Anarchy!, for the Human Race.

Tu dors Caserio sous la terre frouède
où tu entendras rugir la guerr' sans trève.
La grand' bataille contre les oppresseurs,
d's explouetès contr' l's exploueteurs.

And now you sleep Caserio in the cold earth
Hearing the final war shake the ground and roar,
The battle for the right against oppression,
No more injustice, no more exploitation!

14/12/2015 - 21:38




Lingua: Francese

Version française, en rime et chantable, par Riccardo Venturi
22 mai 2007

Les paroles françaises ont dû être adaptées en quelques points pour respecter le mètre.


Interprétée en italien par Margot Galante Garrone
LA CHANSON DE SANTE CASERIO

Ce chant est pour vous, les travailleurs,
cette chanson à moi au goût de pleurs
qui nous rappelle un jeune hardi et fort
qui pour l’amour de vous défia la mort.
Et dans tes yeux, Caserio, brillait l’étincelle
des vengeances humaines et rebelles
et au peuple qui travaille dans la souffrance
tu as donné ton amour, tes espérances.

Tu étais dans la fleur de ta jeunesse
mais n’as vu que la lutte et la détresse,
la nuit de la faim, de la peine, de la haine
qui planent sur l’immense masse humaine.
Tu t’es levé avec ton acte de douleur,
pour être de ces tourments le fier vengeur
et tu as frappé, toi, qui étais si bon et cher
pour réveiller des âmes prisonnières.

Pour ton geste si fier les puissants tremblent
et des nouveaux pièges aux idées ils tendent,
le peuple pour qui ta vie tu l’as donnée
n’a pas compris, mais tu n’as pas cédé.
Et tes vingt ans, à une aube de tourment
sur la guillotine tu les as jetés au vent,
et à ce monde vil ton âme infinie
a crié à voix haute: Vive l’Anarchie!

Le jour s’approche, le beau guillotiné,
où ton nom sera enfin purifié,
où la vie humaine sera sacrée, et enfin
tous auront droit à la science et au pain.
Mais dors, Caserio, sous la terre glaciale
où tu entendras rugir la guerre finale,
la grande bataille contre les oppresseurs,
des exploités contre les exploiteurs.

Vous, qui votre vie, votre avenir fatal
avez offert sur l’autel de l’idéal,
phalanges de travailleurs qui êtes morts
pour nourrir l’oisiveté des requins d’or,
vous, martyrs inconnus, soldats de la souffrance
le jour se lève de la grande vengeance,
et déjà le soleil de la justice se lève,
guerre aux tyrans le peuple mène sans trève!

22/5/2007 - 16:35




Lingua: Spagnolo

Traducción al castellano de Gustavo Sierra.

sancaser


He preferido hacer una versión literal, lo cual no supone demasiado problema con la métrica. Probablemente tenga algún error. La publiqué junto a otra aquí
LA BALADA DE SANTE CASERIO

Trabajadores os dirijo el canto
de esta canción mía que sabe del llanto
y que recuerda a un audaz joven fuerte
que por amor a vosotros desafió a la muerte.
En ti Caserio arde en la pupila
de las venganzas humanas la chispa
y a la plebe que trabaja y gime
les diste a todos tu afecto, a todos tu esperanza.

Estabas en el esplendor de la vida
y no viste que lucha infinita
la noche de los dolores y del hambre
que se avecina sobre la inmensa masa humana.
Y te levantaste en acto de dolor
de desconocidos lamentos fiero vengador
y tú golpeaste, que eres tan bueno y gentil
a incitar a las almas esclavas y a los caídos.

Temblaron los poderosos ante el acto feroz
y nuevas trampas tendieron al pensamiento
pero el pueblo al que el alma diste
no te comprende, pero no te doblegaste.
Y tus veinte años, una fiera mañana
arrojaste al viento de la guillotina
y al mundo vil tu gran alma piadosa
alto gritando: ¡Viva la anarquía!

Pero el día se acerca oh bello guillotinado
en que tu nombre será purificado
cuando sagradas sean las vidas humanas
y el derecho de todos a la ciencia y al pan.
Duerme, Caserio, bajo la fría tierra
donde rugir oirás la final guerra
la gran batalla contra los opresores
la lucha entre los explotados y los explotadores.

Vosotros que la vida y el futuro fatal
ofrecisteis en el altar del ideal
oh falange de la muerte en el trabajo
víctimas del ajeno ocio y del oro,
mártires desconocidos oh hueste bendita
ya despunta el día de la gran venganza
de la justicia ya se alza el sol
el pueblo más tiranos no quiere.

inviata da Gustavo Sierra - 16/7/2011 - 13:23




Lingua: Russo

La versione russa (con ultima strofa in italiano) della Gruppa Arkadij Koc.



L'ultima strofa, recitata, è in italiano; la traduzione è di Kirill Medvedev, membro e cantante del gruppo. Nel video è presetata in sovrimpressione l'intera storia di Sante Caserio. [RV]
БАЛЛАДА О САНТЕ КАЗЕРИО

Рабочие, хочу чтоб услыхали
Вы эту песню, полную печали
О человеке сильном и отважном
Из-за любви к вам гордо жизнь отдавшем
Твой огонь, Касерио, всё пылает
Благородство в нас пробуждает
Ради изможденных трудом и болью
Ты прожил с надеждой с любовью

Весной своей горя и расцветая
Ты видел только ночь и тьму без края
Ночь голода страданий и увечий
Нависшую над массой человечьей
И твое мучительное восстание -
Это месть за чье-то страдание
Ты был кротким, но звал к борьбе упорно
Всех живущих вяло, покорно

Твой подвиг растревожил власть имущих
Посеял ярость в их умах и душах
А люди, за которых ты сражался
Тебя не поняли, но ты не сдался
И, прощаясь с жизнью, двадцатилетний
Ты встречал рассвет свой последний
Сострадая миру на эшафоте крикнул ты:
"Держитесь братья! Да здравствует анархия!"

Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.
Voi che la vita e l'avvenir fatale
offriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
Martiri ignoti o schiera benedetta
già spunta il giorno della gran vendetta
della giustizia già si leva il sole
il popolo tiranni più non vuole.

inviata da Riccardo Venturi - 12/3/2014 - 00:52




Lingua: Occitano

Versione Occitana / Occitan version / Version occitane / Okitaniankielinen versio: Du Bartàs
Tant que vira (2013)

>
tant que vira


SANTE GERONIMO CASERIO

Trabalhadors, es per vos que la canti,
la cançon de lagremas e de lagui,
que d'un valent plan jove se rementa.
Per l'amor de vos, la mórt morgada.

A tu, Caserio, lo fuòc dins la pupilha,
de venjanças umanas, ne scintilha.
Lo pichon pòble que trima dins la pena,
ton amor li balhères, e ton espèra.

Èras dins la belesa de la vida,
e vesiás pas que la nuèit infinida;
la nuèit de las sofrenças aganidas,
cachant l'imensa caraunha umana.

Te siás levat dins un acte de dolor,
encara inconeguda, fier venjaire.
E secodères, tu, tant pasible e bon,
las armas avilidas e trimairas.

Los potents a l'acte fièr tremolèron,
e pas gaire de monde comprenguèron.
Praquò d'idèias novas se levavan,
alara, al pòble ta vida balhavas.

E, tu e tos vint ans, un matin funèbre,
dejós la guilhotina t'escampèron.
DINS aquel monde coard, ta beLa arma piosa
ne bramèt plan naut .« Visca l'anarquia ! »

Dormís Caserio. Dal prigond de la tèrra,
ausiràs la rumor de l'ultima guèrra.

inviata da Dq82 - 6/10/2016 - 08:04


Potrei anche sbagliarmi, ma mi pare che la persona ritratta nella foto sia Errico Malatesta, e non Sante Caserio.

Ti sbagli: è Sante Caserio. Qui la URL estesa della foto:

http://www.dhnet.org.br/memoria/letras...

E questo è invece Errico Malatesta in giovane età:

errikmal


Saluti! [RV]


PS. Per me assomiglia tremendamente a Andrea Parodi (quello giusto). [RV]

18/5/2007 - 23:03


A rischio di fare una figura barbina, mi trovo costretto a ribadire la mia sensazione che la foto in questione ritragga Malatesta. Anarchopedia (e Wikipedia) sostengono che l'immagine reperibile su http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:... ritragga Sante Caserio; non trovo somiglianza con nessuna delle due foto presenti ora come ora in questa pagina, che invece mi sembrano ritrarre la stessa persona. Senza contare che entrambe le immagini mi sono sono relativamente familiari, e le ho sempre viste associate al nome di Malatesta.

P.S. visto che ho deciso di insistere: sono il "compagno giovane", che ha inopinatamente deciso di impuntarsi :-)

caseriosegnUn benvenuto particolare, allora al Compagno Giovane! Questo al di là che la foto ritragga o meno Sante Caserio (che qui comunque vediamo in una foto da carcerato, prima dell'esecuzione). Cogliamo anzi l'occasione della presenza del Compagno Giovane per dedicare sentitamente tutte le canzoni su Caserio al neoeletto presidente francese Sarkozy. Molto sentitamente, direi. Saludos Compañero Joven! [RV]





20/5/2007 - 22:46


The Young Comrade was right

Era Malatesta. Lo si vede anche qui, nella medesima foto. A questo punto non resta che cospargermi il capo di cenere e sostituire la foto; ed accettare che i fantasmi di Caserio e Malatesta, da me inopitamente scambiati, mi vengano a tormentare la notte. Mal me ne incolse! [RV]

Riccardo Venturi - 21/5/2007 - 11:42


Mi piace pensare che il fantasma di Caserio, dovesse decidere di fare tutta quella strada giusto per andare a trovare Riccardo Venturi, limiterebbe la sua visita a un semplice abbraccio di quelli con la pacca sulla schiena. Come fa qualcuno cui non è più concesso provare amore, ma riesce ancora a godere dei gesti ispirati dall'amore.
(Il Compagno Giovane)

Sante Jeronimo Caserio sarebbe uno di quelli che vorrei a una piola. Ma forse non importa nemmeno usare il condizionale: semplicemente, c'è. Assieme a tutti gli insuscettibili di ravvedimento. Anche lui è un compagno giovane, e sarà giovane per sempre. Forever young! [RV]

21/5/2007 - 22:18


"Signori giurati, non è la mia difesa che vi voglio esporre"

sacas«Signori giurati, non è la mia difesa che vi voglio esporre, ma una semplice esposizione del mio atto. Dopo la mia prima giovinezza, ho cominciato a conoscere che la nostra Società è mal organizzata e che tutti i giorni ci sono degli sfortunatiche, spinti dalla miseria, si suicidano, lasciando i loro figli nella più completa miseria. A centinaia e centinaia, gli operai cercano lavoro e non ne trovano: invano la loro povera famiglia richiede del pane e durante il freddo, soffre la più crudele miseria. Ogni giorno i poveri figli domandano alla loro sfortunata madre del pane che quest’ultima non può dare loro, perché a lei manca di tutto: i vecchi abiti che si trovavano in casa sono stai giù venduti od impegnati al Monte di Pietà: sono allora ridotti a chiedere l’elemosina ed il più delle volte vengono arrestati per vagabondaggio. Quando tornavo al paese dove sono nato, è là soprattutto dove spesso mi mettevo a piangere, vedendo dei poveri bambini di appena otto o dieci anni, obbligati a lavorare 15 ore al giorno per la miserabile paga di 20 centesimi: dei ragazzi di 18 o 20 anni o delle donne in età più avanzata, lavorare ugualmente 15 ore al giorno, per un paga irrisoria di 15 soldi. E questo succede non solo ai miei compatrioti, ma a tutti i coltivatori del mondo intero. Obbligati a restare tutto il giorno sotto i raggi di un sole cocente, e mentre col loro lavoro ingrato, producono il sostentamento per migliaia e migliaia di persone, non hanno, tuttavia, mai niente per loro stessi. Sono per questo obbligati a vivere nella miseria più dura ed il loro nutrimento giornaliero consiste in pane nero, in qualche cucchiaiata di riso e dell’acqua, per cui arrivano a malapena all’età di 30 o 40 anni sfiniti dal lavoro, muoiono negli ospedali. Inoltre, come conseguenza di questa cattiva nutrizione e dell’eccessivo e faticoso lavoro, questi sfortunati, a centinaia e centinaia, finiscono per morire di pellagra, una malattia che i medici hanno riconosciuto colpire coloro che nella vita, sono soggetti a cattiva nutrizione ed a numerose sofferenze e privazioni. Riflettendo io mi dicevo che se ci sono tante persone che soffrono di fame e di freddo, e vedono soffrire i loro piccoli, non è per mancanza del pane o dei vestiti: poiché io vedevo numerosi e grandi negozi pieni di vestiti, di stoffe e di tessuti di lana: come dei grandi depositi di farina, di granoturco e frumento, per tutti quelli che ne hanno bisogno. Mentre, d’altra parte vedevo migliaia e migliaia di persone che non facendo nulla e non producendo nulla, vivono sul lavoro degli Operai, spendendo tutti i giorni migliaia di franchi per i loro divertimenti ed i loro piaceri, deflorando le ragazze del povero popolo, possedendo dei palazzi di 40 o 50 camere, 20 o 30 cavalli, numerosi domestici, in una parola tutti i piaceri della vita. Ahimè! come soffrivo vedendo questa Società così mal organizzata!... e molte volte maledicevo coloro che accumulavano i loro patrimoni, che sono attualmente alla base di questa ineguaglianza sociale. Quando ero un ragazzo, mi hanno insegnato ad amare la patria ma quando ho visto migliaia e migliaia di operai lasciare il loro paese, i loro cari figli, le loro mogli, i loro genitori, nella più spaventosa miseria, ed emigrare in America, in Brasile, o in altri paesi, per trovare il lavoro, è allora che mi sono detto: “La Patria non esiste per noi poveri operai: la Patria per noi è il mondo intero. Coloro che predicano l’amore per la patria, lo fanno perché qui essi trovano i loro interessi ed il loro benessere. Anche gli uccelli difendono il loro nido, perché lì si trovano bene.” Io credevo in un Dio, ma quando ho visto tale disuguaglianza fra gli uomini, è allora che ho riconosciuto che non è Dio che ha creato l’uomo, ma sono gli uomini ad aver creato Dio: non come dicono quelli che hanno interesse a far credere all’esistenza di un Inferno e di un Paradiso, nell’intento di far rispettare la proprietà individuale e per mantenere il Popolo nell’ignoranza. Per questo motivo sono diventato ateo. Dopo gli avvenimenti del primo maggio 1891, cioè quando tutti i lavoratori del mondo domandavano una festa internazionale, tutti i Governi, non importa di quale colore, sia i monarchici che i repubblicani, hanno risposto con dei colpi di fucile e con la prigione: causando dei morti e dei feriti in gran numero, così come numerosi incarcerati. È a partire da questo anno che sono diventato anarchico, perché ho constatato che l’idea anarchica corrisponde alle mie idee. È fra gli anarchici che ho trovato degli uomini sinceri e buoni, che sapevano combattere per il bene dei lavoratori: fu così che cominciai a fare della propaganda anarchica, e non ho tardato a passare dalla propaganda ai fatti, considerato ciò che abbiamo avuto dai Governi. Non è tanto che mi trovo in Francia, e tuttavia questo tempo mi è stato sufficiente per riconoscere che tutti i Governi sono uguali. Ho visto i poveri minatori del Nord, che non prendevano una paga sufficiente per le loro famiglie, protestare contro i loro padroni, facendo lo sciopero: dopo una lotta di più di tre mesi, sono stati obbligati a riprendere il lavoro con la stessa paga, avendo bisogno di mangiare. Ma i Governanti non si sono occupati di queste migliaia di minatori, perché essi erano occupati in grandi banchetti ed in grandi feste date a Parigi, Tolone e Marsiglia, per l’alleanza fra la Francia e la Russia. I deputati hanno dovuto votare delle nuove tasse, per pagare i milioni di franchi spesi per quelle feste, e questi qui hanno venduto le loro penne e le loro coscienze alla borghesia (intende dire i giornalisti) scrivendo dei bellissimi articoli per far credere che l’alleanza fra la Francia e la Russia avrebbe portato grandi benefici per i lavoratori; nel frattempo noialtri poveri lavoratori ci troviamo sempre nella stessa miseria, obbligati a pagare delle nuove tasse, per saldare il conto di queste grandi feste dei nostri governanti. E se poi noi domandiamo del pane o del lavoro, ci rispondono con dei colpi di fucile e con la prigione, com’è capitato ai minatori del Nord, ai coltivatori della Sicilia, ed a migliaia d’altri. Non è da molto che Vaillant ha lanciato una bomba alla Camera dei Deputati, per protestare contro questa infame Società. Egli non ha ucciso nessuno, non ha ferito nessuno, e malgrado ciò, la Giustizia borghese l’ha condannato a morte: non soddisfatti d’aver condannato il colpevole, cominciano a dare la caccia a tutti gli anarchici, arrestando a centinaia coloro che non avevano neanche conosciuto Vaillant, colpevoli unicamente di aver assistito ad una conferenza, o di aver letto dei Giornali o dei volantini anarchici. Ma il Governo non pensa che tutta questa gente ha mogli e bambini, e che durante il loro arresto e la loro detenzione in prigione per quattro o cinque mesi, seppure innocenti, non sono i soli a soffrire: [il Governo] non ha figli che chiedono del pane. La Giustizia borghese non si occupa di questi poveri innocenti, che non conoscono ancora la Società e che non sono colpevoli se il loro padre in trova in prigione: essi non domandano altro che di mangiare quando hanno fame, mentre le mogli piangono i loro mariti. Si continua dunque a fare delle perquisizioni, a violare il domicilio, a sequestrare giornali, volantini, la stessa corrispondenza, ad aprire le lettere, ad impedire le conferenze, le riunioni, ad esercitare la più infame oppressione contro noi anarchici. Oggi stesso stanno in prigione in centinaia, per aver tenuto nient’altro che una conferenza, o per aver scritto un articolo su qualche giornale, o per aver esplicitato idee anarchiche in pubblico: e sono in attesa che la Giustizia borghese pronunci le loro condanne per Associazione a delinquere. Se dunque i Governi impiegano i fucili, le catene, le prigioni, e la più infame oppressione contro noi anarchici, noi anarchici che dobbiamo fare? Cosa? Dobbiamo restare rinchiusi in noi stessi? Dobbiamo disconoscere il nostro ideale che è la verità? No!... Noi rispondiamo ai Governi con la Dinamite, con il Fuoco, con il Ferro, con il Pugnale, in una parola con tutto quello che noi potremo, per distruggere la borghesia ed i suoi governanti. Emile Henri ha lanciato una bomba in un ristorante, ed io mi sono vendicato con il pugnale, uccidendo il Presidente Carnot, perché lui era colui che rappresentava la Società borghese. Signori Giurati, se volete la mia testa, prendetela: ma non crediate che prendendo la mia testa, voi riuscirete a fermare la propaganda anarchica. No!.. Fate attenzione, perché colui che semina, raccoglie. Quando i Governi cominciarono a fare dei martiri (vi voglio parlare degli impiccati di Chicago, dei garrotati di Jerez, dei fucilati di Barcellona, dei ghigliottinati di Parigi) le ultime parole pronunciate dagli stessi martiri, intanto che andavano alla morte, furono queste: “Viva l’Anarchia, Morte alla borghesia”. Queste parole hanno attraversato i mari, i fiumi, i laghi: sono entrate nelle città, nei paesi, e sono penetrate nelle teste di milioni e milioni d’operai, che oggi si ribellano contro la Società borghese. È la stessa massa di lavoratori che finora si sono lasciati guidare da coloro che si proclamano partigiani delle otto ore di lavoro, della festa del 1º maggio, delle Società operaie, delle Camere sindacali, e da altre mistificazioni, che hanno servito solamente le loro ambizioni, per farsi nominare Deputati o Consiglieri Municipali, con la mira di poter vivere bene senza fare nulla. Ecco i Socialisti!... Ma essi hanno finito ora per riconoscere che non sarà che una rivoluzione violenta contro la borghesia, che potrà riconquistare i diritti dei lavoratori. Quel giorno, non ci saranno più gli operai che si suicideranno per la miseria, non ci saranno più gli Anarchici che soffriranno la prigione per anni e anni, non ci saranno più anarchici che saranno impiccati, garrotati, fucilati, ghigliottinati: ma saranno i borghesi, i Re, i Presidenti, i Ministri, i Senatori, i Deputati, i Presidenti delle Corti d’Assise, dei Tribunali, ecc. che moriranno sulla barricate del popolo, il giorno della rivoluzione sociale. È da lì che splenderanno i raggi d’una Società nuova, cioè dell’Anarchia e del Comunismo. Sarà solamente allora che non ci saranno più né sfruttati, né sfruttatori, né servi, né padroni: ciascuno darà secondo la propria forza e consumerà secondo i propri bisogni».

Sante Ieronimo Caserio.
Motta Visconti (Milano), 8 settembre 1873
Lione (Francia), 16 agosto 1894.

Riccardo Venturi - 16/8/2015 - 09:56


Tra le interpretazioni non si può omettere quella di Dodi Moscati, che la interpretò e incise trenta anni prima di Les Anarchistes o Daniele Sepe (nel 1973 nel suo primo disco con Stefano Gragnani intitolato "Con i pugni alzati camminano" contenente dodici canzoni tutte assolutamente meritevoli di stare nel sito)

Flavio Poltronieri - 8/5/2017 - 15:40


Una cosa affine cantata da Dodi

krzyś - 12/5/2017 - 18:49


Il brano qui intitolato "La canzone di Caserio" altro non è che un medley tra Quando l'anarchia verrà e Inno dei malfattori, o Canto dei malfattori

Dq82 - 12/5/2017 - 19:48




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