E da Genova
il Sirio partivano,
per l'America,
varcare, varcare i confin.
Ed a bordo
cantar si sentivano
tutti allegri
del suo, del suo destin.
Ed a bordo, lerì
cantar si sentivan, lerà
tutti allegri, lerì
del suo destin.
Urtò il Sirio
un orribile scoglio
di tanta gente
la mise-, la misera fin.
Padri e madri
bracciava i suoi figli
che si sparivano
tra le onde, tra le onde del mar.
E tra loro lerì
un vescovo c'era lerà
dando a tutti lerì
la sua benedizion.
E tra loro lerì
un vescovo c'era lerà
dando a tutti lerì
la sua benedizion.
il Sirio partivano,
per l'America,
varcare, varcare i confin.
Ed a bordo
cantar si sentivano
tutti allegri
del suo, del suo destin.
Ed a bordo, lerì
cantar si sentivan, lerà
tutti allegri, lerì
del suo destin.
Urtò il Sirio
un orribile scoglio
di tanta gente
la mise-, la misera fin.
Padri e madri
bracciava i suoi figli
che si sparivano
tra le onde, tra le onde del mar.
E tra loro lerì
un vescovo c'era lerà
dando a tutti lerì
la sua benedizion.
E tra loro lerì
un vescovo c'era lerà
dando a tutti lerì
la sua benedizion.
inviata da Riccardo Venturi - 4/5/2007 - 20:57
Lingua: Italiano
Una versione leggermente differente del canto, proveniente sempre dal sito della Società Capitani e Macchinisti di Camogli:
E da Genova il Sirio partiva
Per l'America al suo destin
Ed a bordo cantar si sentivano
Ma tutti allegri a varcare il confin
Il quattro agosto, alle cinque di sera
Nessun sapeva del triste destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri con le onde lottar
Abbracciavano i cari lor figli ma,
ma poi sparivano tra le onde del mar
Fra i passeggeri un vescovo c'era
Con nel cuore l'angoscia ed il duol
Porgeva a tutti aiuto amoroso
E dava a tutti la benedizion!
Per l'America al suo destin
Ed a bordo cantar si sentivano
Ma tutti allegri a varcare il confin
Il quattro agosto, alle cinque di sera
Nessun sapeva del triste destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri con le onde lottar
Abbracciavano i cari lor figli ma,
ma poi sparivano tra le onde del mar
Fra i passeggeri un vescovo c'era
Con nel cuore l'angoscia ed il duol
Porgeva a tutti aiuto amoroso
E dava a tutti la benedizion!
inviata da Riccardo Venturi - 4/5/2007 - 21:26
Lingua: Italiano
Io conosco la versione dei Romantici Vagabondi, un gruppo folk valtellinese della provincia di Sondrio che ha un testo con delle strofe in più di quello che ho trovato. L'ho dovuto trascrivere durante l'ascolto. Spero di non violare nessun diritto d'autore proponendovelo....
Nel ringraziarti per questo contributo, Roberto, ti invito a dormire sonni tranquilli: sarà ben difficile che tu violi qualsiasi "diritto d'autore" per un testo della tradizione popolare. Ad ogni modo, gli eventuali "violatori" saremmo noi che pubblichiamo i testi, non chi li propone; e noi, notoriamente, siamo piuttosto indifferenti alla cosa :-P Saluti e grazie ancora, RV.
IL SIRIO
E da Genova il Sirio partivano
per l’America varcare, varcare il confin
E da bordo cantar si sentivano
tutti allegri del suo, del suo destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
di tanta gente la mise, la misera fin
Padre e madri bracciare i suio figli
che si sparivano fra le onde, le onde del mar
E fra loro un vescovo c’era
dando a tutti la sua be, sua benedizion
E fra loro un vescovo c’era
dando a tutti la sua be, sua benedizion
E fra loro lerì un vescovo c’era lerà
dando a tutti lerì la sua benedizion
E fra loro lerì un vescovo c’era lerà
dando a tutti lerì la sua benedizion
Quattro barche da pesca correvano
in aiuto dei nostri, dei nostri fratel
E da baldi con l’onde lottarono
e li han portati sul fermo, sul fermo terren
Ci fu pure un vapore straniero
che da lungi vide il Sirio, il Sirio perir
Con destrezza di ver marinaio
molti naufraghi dall’acqua, dall’acqua levar
Con destrezza di ver marinaio
molti naufraghi dall’acqua, dall’acqua levar
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
E da Genova il Sirio partivano
per l’America varcare, varcare il confin
E da bordo cantar si sentivano
tutti allegri del suo, del suo destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
di tanta gente la mise, la misera fin
Padre e madri bracciare i suio figli
che si sparivano fra le onde, le onde del mar
E fra loro un vescovo c’era
dando a tutti la sua be, sua benedizion
E fra loro un vescovo c’era
dando a tutti la sua be, sua benedizion
E fra loro lerì un vescovo c’era lerà
dando a tutti lerì la sua benedizion
E fra loro lerì un vescovo c’era lerà
dando a tutti lerì la sua benedizion
Quattro barche da pesca correvano
in aiuto dei nostri, dei nostri fratel
E da baldi con l’onde lottarono
e li han portati sul fermo, sul fermo terren
Ci fu pure un vapore straniero
che da lungi vide il Sirio, il Sirio perir
Con destrezza di ver marinaio
molti naufraghi dall’acqua, dall’acqua levar
Con destrezza di ver marinaio
molti naufraghi dall’acqua, dall’acqua levar
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
Piu di 100 lerì e 50 annegati lerà
chi mai nessuno lerì trovarli potrà
inviata da Roberto Bianchini - 10/10/2007 - 13:58
Lingua: Italiano
Questa è invece la versione che canta il Coro Bajolese di Bajo Dora, frazione di Borgofranco d'Ivrea (TO). Il coro è diretto, dalla sua fondazione, da Amerigo Vigliermo, uno dei più grandi ricercatori ed etnomusicologi del Nord Italia, che dagli anni 60 s'impegna a salvare e riproporre l'immenso repertorio popolare delle valli del Canavese (e non solo).
Il testo non è molto diverso dalla versione di Camogli; non so a livello di melodia...
Il testo non è molto diverso dalla versione di Camogli; non so a livello di melodia...
IL SIRIO
E da Genova il Sirio partiva
Per l’America il suo destin
Ed a bordo cantar si sentiva
Tutti allegri varcando il confin
Il quattro agosto le cinque di sera
Nessuno vedeva il rio destin
Urtava il Sirio terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Tra i passeggeri un vescovo c’era
Come tutti aveva l’angoscia nel cuor
Porgeva aiuto e molto amoroso
E dando a tutti la benedizion
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri tra l’onde invocar
Abbracciavano i cari lor figli
E sparivano tra l’onde del mar
E da Genova il Sirio partiva
Per l’America il suo destin
Ed a bordo cantar si sentiva
Tutti allegri varcando il confin
Il quattro agosto le cinque di sera
Nessuno vedeva il rio destin
Urtava il Sirio terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Tra i passeggeri un vescovo c’era
Come tutti aveva l’angoscia nel cuor
Porgeva aiuto e molto amoroso
E dando a tutti la benedizion
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri tra l’onde invocar
Abbracciavano i cari lor figli
E sparivano tra l’onde del mar
inviata da Giulia Taccagni - 19/11/2011 - 01:51
Lingua: Italiano
Il Sirio – canzonetta a due voci
Raoul Romito (tenore) E. Palma (baritono)
Columbia 14369 F (1921)
Raoul Romito (tenore) E. Palma (baritono)
Columbia 14369 F (1921)
E da Genova il Sirio partiva
per l’America al suo destin
e da bordo di cantar si sentiva
tutti allegri e contenti del solcare il confin.
Quattro agosto, le cinque di sera,
niun sapeva il suo destin.
Urta il Sirio un terribile scoglio,
tanta povera gente fece misera fin.
Si sentivano le grida strazianti.
Madri e padri sulle onde a lottar
abbracciando ad i cari lor figli
che sparivan fra l’onde, fra le onde del mar.
Ed a bordo un vescovo stava
con angoscia nel grande dolor
che dava a tutti i suo aiuto amoroso
ed a tutti impartiva la sua benedizion.
Quattro barche da pesca accorrevan
in aiuto dei nostri fratel
e da baldi sulle onde battevan
e portandoli salvi sopra il fermo terren.
Io di scrivere or tralascio che il pianto
mi dà angoscia e dolore e soffrire mi fa.
per l’America al suo destin
e da bordo di cantar si sentiva
tutti allegri e contenti del solcare il confin.
Quattro agosto, le cinque di sera,
niun sapeva il suo destin.
Urta il Sirio un terribile scoglio,
tanta povera gente fece misera fin.
Si sentivano le grida strazianti.
Madri e padri sulle onde a lottar
abbracciando ad i cari lor figli
che sparivan fra l’onde, fra le onde del mar.
Ed a bordo un vescovo stava
con angoscia nel grande dolor
che dava a tutti i suo aiuto amoroso
ed a tutti impartiva la sua benedizion.
Quattro barche da pesca accorrevan
in aiuto dei nostri fratel
e da baldi sulle onde battevan
e portandoli salvi sopra il fermo terren.
Io di scrivere or tralascio che il pianto
mi dà angoscia e dolore e soffrire mi fa.
inviata da Giovanni Bartolomei da Prato - 10/10/2015 - 18:56
Lingua: Italiano
Versione di Fabrizio Poggi & Turututela, da "Canzoni popolari" del 2002
E da Genova il Sirio partiva
Per l'America al suo destin
Ed a bordo cantar si sentivano
Ma tutti allegri a varcare il confin
Il quattro agosto, alle cinque di sera
Nessun sapeva del triste destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri con le onde lottar
Abbracciavano i loro car figli, ma
Ma poi sparivano tra le onde del mar
Io descrivo tra lode ed il pianto
Mi dà pena e soffrire mi fa
Che del mare la furia angosciante
Non ha mai pace, non ha pietà
Per l'America al suo destin
Ed a bordo cantar si sentivano
Ma tutti allegri a varcare il confin
Il quattro agosto, alle cinque di sera
Nessun sapeva del triste destin
Urtò il Sirio un terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin
Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri con le onde lottar
Abbracciavano i loro car figli, ma
Ma poi sparivano tra le onde del mar
Io descrivo tra lode ed il pianto
Mi dà pena e soffrire mi fa
Che del mare la furia angosciante
Non ha mai pace, non ha pietà
inviata da Alberto Scotti - 27/6/2021 - 02:58
Lingua: Inglese
English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
La Serpe d'Oro - Toscani randagi
"The story of an italian steamliner: in 1906, it left Genoa to reach South America, but sank off the coast of Spain. Those who died were more than 500, many of which were emigrants: and among them, José de Camargo Barros, São Paulo’s bishop who is mentioned in the last part of the lyrics."
La Serpe d'Oro - Toscani randagi
"The story of an italian steamliner: in 1906, it left Genoa to reach South America, but sank off the coast of Spain. Those who died were more than 500, many of which were emigrants: and among them, José de Camargo Barros, São Paulo’s bishop who is mentioned in the last part of the lyrics."
THE TRAGIC SHIPWRECK OF STEAMLINER SIRIO
And from Genoa,
Sirio boat was leaving
to America…
reaching the shores
From the boat,
you might hear people singing
happy and joyful
because of their own destiny
From the boat, lerì
you might hear people singing, lerà
happy and joyful, lerì
because of their own destiny.
The Sirio stroke
a horrible rock
a lot of people’s
terrible death
Fathers and mothers
were hugging their children
who disappeared
among the waves
And among them, lerì
there was a bishop, lerà
blessing everyone, lerì
blessing them all.
And among them, lerì
there was a bishop, lerà
blessing everyone, lerì
blessing them all.
And from Genoa,
Sirio boat was leaving
to America…
reaching the shores
From the boat,
you might hear people singing
happy and joyful
because of their own destiny
From the boat, lerì
you might hear people singing, lerà
happy and joyful, lerì
because of their own destiny.
The Sirio stroke
a horrible rock
a lot of people’s
terrible death
Fathers and mothers
were hugging their children
who disappeared
among the waves
And among them, lerì
there was a bishop, lerà
blessing everyone, lerì
blessing them all.
And among them, lerì
there was a bishop, lerà
blessing everyone, lerì
blessing them all.
inviata da Riccardo Venturi - 28/8/2019 - 18:17
Lingua: Portoghese
Versione portoghese di Pino Ulivi da L'Italia in Brasile
O TRÁGICO NAUFRAGIO DO SIRIO
E de Genova
no Sírio partiam
para a América transpor,
transpor os confins.
E a bordo
cantar se ouviam,
todos alegres
por seu, por seu destino.
E a bordo, lerí
cantar se ouviam, lerá
todos alegres, lerí
por seu destino.
Bateu o Sírio
num horrível arrecife,
De tanta gente o misero,
o misero fim.
Pais e mães
abraçavam seus filhos
que desapareciam
entre as ondas, as ondas do mar.
E entre eles, lerí
um bispo havia, lerá
dando a todos, lerí
a sua bênção.
E entre eles, lerì
um bispo havia, lerá
dando a todos, lerì
a sua bênção!
E de Genova
no Sírio partiam
para a América transpor,
transpor os confins.
E a bordo
cantar se ouviam,
todos alegres
por seu, por seu destino.
E a bordo, lerí
cantar se ouviam, lerá
todos alegres, lerí
por seu destino.
Bateu o Sírio
num horrível arrecife,
De tanta gente o misero,
o misero fim.
Pais e mães
abraçavam seus filhos
que desapareciam
entre as ondas, as ondas do mar.
E entre eles, lerí
um bispo havia, lerá
dando a todos, lerí
a sua bênção.
E entre eles, lerì
um bispo havia, lerá
dando a todos, lerì
a sua bênção!
inviata da DoNQuijote82 - 1/2/2012 - 14:13
è il disco più vecchio che ho sentito
R.Romito & E. Palma - Il Sirio - Italian Song - 78rpm
R.Romito & E. Palma - Il Sirio - Italian Song - 78rpm
andrea - 4/10/2011 - 00:07
bravi! Io, modestamente e provando sempre commozione, la canto spesso in piccoli spettacoli che faccio sui canti popolari di Toscana e oltre. Abbiamo fatto anche una versione con arrangiamento per banda(Filarmonica G.Verdi di Loro-AR). Molti canti sono belli e struggenti...ma "Il Sirio"! E' sempre unico. Ciao, Lorenzo.
Lorenzo Michelini - 10/9/2012 - 16:12
Salve,
si dice che il comandante Piccone si comporto' secondo i suoi doveri.
Tuttavia mi preme indicare che su Wikipedia inglese (al contrario di quella italiana) la versione e' completamente diversa.
Si indica che il capitano fu tra i primi ad abbandonare la nave e che inoltre era coinvolto nel traffico di emigranti, probabile causa della rotta radente e del naufragio.
In realta' questa versione e' basata su trafiletti dei giornali dell'epoca che potrebbero essere stati influenzati dal possibile clima anti-emigranti.
Se vi sono testimonianze, prove che non sia cosi', consiglerei di modificare la relativa pagina wikipedia aggiungendole.
si dice che il comandante Piccone si comporto' secondo i suoi doveri.
Tuttavia mi preme indicare che su Wikipedia inglese (al contrario di quella italiana) la versione e' completamente diversa.
Si indica che il capitano fu tra i primi ad abbandonare la nave e che inoltre era coinvolto nel traffico di emigranti, probabile causa della rotta radente e del naufragio.
In realta' questa versione e' basata su trafiletti dei giornali dell'epoca che potrebbero essere stati influenzati dal possibile clima anti-emigranti.
Se vi sono testimonianze, prove che non sia cosi', consiglerei di modificare la relativa pagina wikipedia aggiungendole.
Antonio - 4/10/2013 - 07:22
Lingua: Italiano
Versione dedicata al naufragio della nave Principessa Mafalda
Canzone popolare interpretata da Gipo Farassino
Una canzone per ricordare che c'è stato un tempo in cui gli emigranti eravamo noi, e sempre noi eravamo i naufraghi.
Canzone popolare interpretata da Gipo Farassino
Una canzone per ricordare che c'è stato un tempo in cui gli emigranti eravamo noi, e sempre noi eravamo i naufraghi.
Il Principessa Mafalda, dal nome della principessa di Casa Savoia, è stato un piroscafo del Lloyd Italiano varato nel 1908 e noto per essere stato il più grande transatlantico costruito per una compagnia italiana. Dopo quasi vent'anni di servizio è affondato il 25 ottobre 1927 a poche miglia dalla costa del Brasile; il naufragio provocò almeno 314 morti secondo i dati forniti dalle autorità italiane dell'epoca, mentre i giornali sudamericani ne riportarono 657, un numero di vittime più che doppio.
La Mafalda affonda: ci sono incertezze sull'ora, sul numero dei morti, sulle responsabilità. Il capitano affonda con la nave: delle sue responsabilità e della sua dignità si fa un uso retorico per coprire sgradevoli particolari come il sovraccarico, la cattiva manutenzione, le inadeguate misure di sicurezza, le scialuppe insufficienti, il ritardo nella richiesta di S.O.S..... con qualche giustificazione e capro espiatorio come gli scogli, la notte, il panico dei naufraghi, gli squali, la stazione telegrafica della costa chiusa o un gruppo di negri, gente di colore che si impadronisce delle scialuppe anzi tempo. I giornali vi dedicano un'attenzione abbastanza limitata, poi le notizie sull'affondamento della Mafalda scompaiono velocemente dalla prima pagina per far posto alle notizie sui fasti del Regime Fascista: lo sposalizio del Duca delle Puglie, le Grandi Opere come la Direttissima Roma-Napoli, la celebrazione del V anniversario della Marcia su Roma: è il secondo naufragio della Mafalda in cui fa capolino, oltre alla notizia della nomina della Commissione di Indagine, quella significativa delle facilitazioni ferroviarie per il rientro degli emigranti, un'epopea da cancellare. Certo la canzone della Mafalda è un motivo condizionato dal clima del Regime e ha tanto della retorica dell'epoca, ma è anche una canzone che sopravvive al suo tempo, entrata a far parte di una tradizione orale che risulta più vitale e persistente della carta stampata, tanto che se non fosse per la canzone, oggi della Mafalda non sapremmo più nulla.
La Mafalda affonda: ci sono incertezze sull'ora, sul numero dei morti, sulle responsabilità. Il capitano affonda con la nave: delle sue responsabilità e della sua dignità si fa un uso retorico per coprire sgradevoli particolari come il sovraccarico, la cattiva manutenzione, le inadeguate misure di sicurezza, le scialuppe insufficienti, il ritardo nella richiesta di S.O.S..... con qualche giustificazione e capro espiatorio come gli scogli, la notte, il panico dei naufraghi, gli squali, la stazione telegrafica della costa chiusa o un gruppo di negri, gente di colore che si impadronisce delle scialuppe anzi tempo. I giornali vi dedicano un'attenzione abbastanza limitata, poi le notizie sull'affondamento della Mafalda scompaiono velocemente dalla prima pagina per far posto alle notizie sui fasti del Regime Fascista: lo sposalizio del Duca delle Puglie, le Grandi Opere come la Direttissima Roma-Napoli, la celebrazione del V anniversario della Marcia su Roma: è il secondo naufragio della Mafalda in cui fa capolino, oltre alla notizia della nomina della Commissione di Indagine, quella significativa delle facilitazioni ferroviarie per il rientro degli emigranti, un'epopea da cancellare. Certo la canzone della Mafalda è un motivo condizionato dal clima del Regime e ha tanto della retorica dell'epoca, ma è anche una canzone che sopravvive al suo tempo, entrata a far parte di una tradizione orale che risulta più vitale e persistente della carta stampata, tanto che se non fosse per la canzone, oggi della Mafalda non sapremmo più nulla.
Principessa Mafalda
E da Genova, Mafalda partiva
con migliaia e più passegger
L’equipaggio solerte obbediva
al comando di un vecchio destrier
Capitano Gorì siciliano
intelligente vero lupo di mar
L’altruista dal cuore più umano
che la storia potrà ricordar.
Navigava Mafalda maestoso
e dal bordo si udiva cantar
le canzoni dal ritmo gioioso
che l’Italia soltanto sa far.
Dopo quindici giorni di viaggio
sotto poppa una falla si aprì
poi accorse l’intero equipaggio
ma il destino il suo fato compì
Fra i passeggeri, un vescovo c’era
ed anch’egli, l’angoscia nel cuor,
porgeva a tutti parole amorose
poi donava la benedizion.
Le scialuppe in mar fe’ calare
per salvare prima donne e i bambin
poi la marcia Real fe’ suonare
per sfidare il tremendo destin.
L’acqua entrava ma il buon comandante
col telegrafo soccorso implorò;
poi con voce, con voce sonante
lancia un grido: “Si salvi chi può!”
Nella notte in mezzo ai marosi
il capitano e i suoi prodi ufficial
“Viva l’Italia!” più volte han gridato
poi scomparvero nei gorghi fatal.
E da Genova, Mafalda partiva
con migliaia e più passegger
L’equipaggio solerte obbediva
al comando di un vecchio destrier
Capitano Gorì siciliano
intelligente vero lupo di mar
L’altruista dal cuore più umano
che la storia potrà ricordar.
Navigava Mafalda maestoso
e dal bordo si udiva cantar
le canzoni dal ritmo gioioso
che l’Italia soltanto sa far.
Dopo quindici giorni di viaggio
sotto poppa una falla si aprì
poi accorse l’intero equipaggio
ma il destino il suo fato compì
Fra i passeggeri, un vescovo c’era
ed anch’egli, l’angoscia nel cuor,
porgeva a tutti parole amorose
poi donava la benedizion.
Le scialuppe in mar fe’ calare
per salvare prima donne e i bambin
poi la marcia Real fe’ suonare
per sfidare il tremendo destin.
L’acqua entrava ma il buon comandante
col telegrafo soccorso implorò;
poi con voce, con voce sonante
lancia un grido: “Si salvi chi può!”
Nella notte in mezzo ai marosi
il capitano e i suoi prodi ufficial
“Viva l’Italia!” più volte han gridato
poi scomparvero nei gorghi fatal.
inviata da dq82 - 22/1/2015 - 20:06
Spero che una critica sia accolta. Della versione più famosa del IL SIRIO ho sempre detestato il finale, che veniva cantato in tono di scherno (?!): "E fra loro - lerì- un vescovo c'era - lerà - dando a tutti - lerì - la sua benedizion"... Spuntano dei lerì lerà totalmente immotivati; evidente presa in giro del vescovo e della benedizione... Come ascoltatrice e come musicologa contesto questa strumentalizzazione della disgrazia e della bella canzone, che ne esce rovinata.
Carissima Marina Valmaggi, sempre che sia tu l'autrice del commento critico (che ci è pervenuto anonimo e che abbiamo comunque pubblicato), permettici prima di tutto di dire che il diritto di critica è sacrosanto, e che non siamo certo adusi a conculcarlo ancorché rivolto verso un componimento popolare. La cosiddetta “Musa popolare”, come senz'altro ben saprai, non si cura granché dei riempitivi che debbono adattarsi alle melodie e alla struttura del verso in musica, tanto più che la quasi totalità delle melodie sulle quali sono cantati tali componimenti è di derivazione precedente, che va a formare come un sostrato nel quale, sovente, trasmigrano anche i “lerì lerà”, i “trallallà” o quant'altro. Ferma restando la tua critica, in tutta sincerità non crediamo che si tratti affatto di una forma di scherno, di presa in giro o quant'altro; se ti qualifichi come musicologa, dovrebbe peraltro trattarsi di cose perfettamente a tua conoscenza. Il “lerì lerà” -che è presente in tutta la struttura della versione più nota di questo canto- non rappresenta, a nostro parere, nessuna “mancanza di rispetto” nei confronti di chicchessia, e né tantomeno nei confronti del povero vescovo di San Paolo del Brasile, José de Camargo Barros, che -come certamente saprai- era effettivamente a bordo del “Sirio” e che rimase vittima del naufragio. Si potrebbe anzi intendere (a parte la struttura poetica e musicale del canto) tutto questo come un tragico contrasto tra l'allegrezza della prima parte del canto, con gli emigranti che cantano “allegri del suo destin”, e la tragicità della fine del vescovo, che pur anch'egli in punto di morte, sente l'imperativo umano e cristiano di impartire una benedizione ai poveri suoi compagni di sventura. Il contrasto tra la felicità che si trasforma in tragedia e morte, sottolineato dal medesimo “lerì lerà”, è anzi tra quelle cose che fanno di questo canto uno dei più belli della tradizione popolare italiana. Ti inviteremmo quindi, naturalmente se lo desidererai, a tenerne conto; il canto popolare, ad ogni modo, non “strumentalizza”, ma descrive secondo una sensibilità collettiva che non di rado può apparire ingenua o addirittura leggera, ma mai dissacrante in modo gratuito. Questo neppure nei canti dichiaratamente dissacranti, come questo senz'altro non è. Saluti cari.
Riccardo Venturi - 1/9/2018 - 22:13
"La nave passeggeri Nord America della Soc. genovese “Veloce” era naufragata su quelle secche ventitrè anni prima. Purtroppo quella pagina nera , scritta col sangue di tanta gente, fu troppo presto dimenticata!"
Riguardo questo, questa Nord America sopraccitata non'è stata quella della La Veloce, ma quella della Lavarello Line.
D'accordo con la pagina "Novo Milênio":
Della stessa pagina:
"Nel gennaio 1883, il Nord America fu naufragato sulle scogliere delle isole Hormiga, al largo della costa di Cabo Palos, in Spagna, e sebbene tutti i passeggeri fossero stati salvati, la nave e il carico di 20.000 sacchi di zucchero vennero persi."
Il secondo Nord America (della La Veloce) è il "Galileo" del libro "Sull'oceano" di Edmondo De Amicis, chi ha viaggito in 1884 a Montevideo in questa nave.
Riguardo questo, questa Nord America sopraccitata non'è stata quella della La Veloce, ma quella della Lavarello Line.
D'accordo con la pagina "Novo Milênio":
"Vapore di 2.175 tonnellate lorde, costruito nel 1872 dal cantiere Wigham Richardson di Walker-on-Tyne, in particolare per la linea sudamericana del Brasile e Silver di Lavarello, Nord America naufragò sulle stesse rocce delle isole Hormiga (Formiche), vicino a Capo Palos (nel sud della Spagna), dove un altro piroscafo italiano, il Sirio, allora della NGI, doveva essere naufragato in un disastro epico.
Questo primo vapore di nome Nord America non deve essere confuso con il Nord America che è l'oggetto del presente studio, e che è stato acquisito in Inghilterra nel 1883 dal nuovo costruttore navale Matteo Bruzzo & Co. Questa nuova società è apparsa sulle rovine finanziarie di Lavarello perché era il sig. Matteo Bruzzo, co-fondatore di Lavarello, che ha deciso di acquisire le attività finanziarie di questa società in difficoltà. Fu sostenuto dal marchese Marcello Durazzo, una nobile e tradizionale famiglia genovese."
Questo primo vapore di nome Nord America non deve essere confuso con il Nord America che è l'oggetto del presente studio, e che è stato acquisito in Inghilterra nel 1883 dal nuovo costruttore navale Matteo Bruzzo & Co. Questa nuova società è apparsa sulle rovine finanziarie di Lavarello perché era il sig. Matteo Bruzzo, co-fondatore di Lavarello, che ha deciso di acquisire le attività finanziarie di questa società in difficoltà. Fu sostenuto dal marchese Marcello Durazzo, una nobile e tradizionale famiglia genovese."
Della stessa pagina:
"Nel gennaio 1883, il Nord America fu naufragato sulle scogliere delle isole Hormiga, al largo della costa di Cabo Palos, in Spagna, e sebbene tutti i passeggeri fossero stati salvati, la nave e il carico di 20.000 sacchi di zucchero vennero persi."
Il secondo Nord America (della La Veloce) è il "Galileo" del libro "Sull'oceano" di Edmondo De Amicis, chi ha viaggito in 1884 a Montevideo in questa nave.
Vicente Seppi Bresolin - 24/2/2019 - 16:53
chiedo se esiste l'elenco nominativo delle persone inbarcate sul piroscafo SIRIO affondato il 4-08-1906
azzoni amilcare - 3/10/2019 - 19:05
In base alla storia della famiglia si sa che mio nonno Salvatore Livi si salvò dal naufragio del Sirio, si salvò sugli scogli e fu trovato stremato dopo oltre 12 ore dall'accaduto. Sto facendo ricerche sulla vicenda ma non si trova l'elenco dei passeggeri.Il nonno viaggiava spesso dall'Italia verso il Brasile e viceversa. Infatti altri suoi figli nacquero in Brasile nel 1908 e nel 1910. Esiste la possibilità di conoscere l'elenco? Grazie
Maria Luisa Livi - 17/4/2020 - 18:29
×
Interpretata da Caterina Bueno
da Francesco De Gregori e Giovanna Marini ne "Il fischio del Vapore"
dalle De' Soda Sisters in "Amore Ribelle tra Ficattole e Zonzelle"
dal sito della Società Capitani e Macchinisti di Camogli
L'iconografia è tratta interamente da Odissee Migranti - Italiani sulle rotte del sogno e del dolore, il sito di Gian Antonio Stella.
Il piroscafo italiano Sirio scese in mare dal Cantiere Napier di Glasgow il 24 marzo 1883. Lo scafo era in ferro, stazzava 3.635 tonn. ed aveva una macchina alternativa da 3.900 cav. capace d'imprimergli una velocità di 15 nodi. La sua linea snella e affilata rappresentava uno stile innovativo nell'architettura navale del tempo, quando sugli oceani andava in scena lo scontro duro tra due epopee: quella della tradizione velica giunta al suo apice, e quella nascente del vapore.
I due fumaioli sottili e ravvicinati esprimevano la nuova potenza meccanica, i tre alberi a goletta ricordavano le attrezzature dei velieri e in qualche modo rassicuravano i passeggeri dalle eventuali avarie della macchina alternativa. Il Sirio disponeva a poppa di 48 posti di prima classe, un ampio salone da pranzo, un auditorio e sala per signore con fumatoio. La seconda classe era situata a proravia del ponte di comando e disponeva di 80 posti. Gli altri, la suburra della terza classe, i poveri che avevano venduto tutto per pagarsi il viaggio, erano invece sistemati in grandi cameroni ricavati nei corridoi delle stive per un totale di 1290 posti.
Il Sirio lasciò Glasgow il 19 giugno 1883, comandato dal cap. Sebastiano Rosasco, arrivò a Genova il 27 giugno e ripartì il 15 luglio 1883 per il suo viaggio inaugurale al Plata. Quel maiden voyage fu il primo di una lunghissima serie di viaggi legati per lo più alla storia della nostra emigrazione, che terminarono, purtroppo, su quella famigerata scogliera di Capo Palos.
Quanto segue, è la deposizione rilasciata all'Autorità competente dall'unico testimone della sciagura, il Cap. Vranich, comandante del piroscafo austro-ungarico Buda che si trovava a poca distanza dal Sirio:
Il naufragio ebbe dell'incredibile e le critiche furono a dir poco aspre, perché la giornata era bella, il mare in bonaccia e buona la visibilità. La nave, proveniente da Genova e diretta verso lo Stretto di Gibilterra, correva a tutta velocità quando andò a schiantarsi su una delle secche più note del Mediterraneo.
Il Sirio era rimasto come un cavallo mentre salta l'ostacolo, con la prua che guarda il cielo e la poppa poggiata sugli scogli a tre metri di profondità. Aveva a bordo 120 passeggeri di prima e seconda classe e oltre 1200 emigranti che durante il giorno prendevano il sole a proravia. Gran parte di loro, a causa dell'urto improvviso, fu scagliata in mare e morì annegata.
All'epoca si disse: “Avrebbero potuto salvarsi quasi tutti, perchè il Sirio non andò subito a fondo, ma rimase in agonia ben sedici giorni, prima di spaccarsi in due ed affondare. Purtroppo le operazioni di salvataggio furono così caotiche e disperate che ci furono 293 morti, (riconosciuti ufficialmente secondo i Registri del Lloyd's di Londra) ma secondo la stampa, e non fu mai smentita, le vittime superarono le 500 unità, gran parte delle quali fu pietosamente composta lungo il molo del porto di Cartagena e poi tumulata nei cimiteri della zona. Le lapidi sono ancora leggibili e portano nomi e cognomi italiani “.
Nel piccolo museo di Capo Palos dedicato al Sirio, sono tuttora conservati i volantini che pubblicizzavano anche le soste “fuori programma” per caricare i clandestini. La questione non fu mai chiarita, ma si vociferò che senza quelle tappe sottocosta, la nave sarebbe passata al largo della micidiale scogliera denominata Bajo de Fuera.
Fu chiaramente un errore di rotta e siccome furono tante le vittime, tra cui il Vescovo di San Paolo del Brasile, la marineria italiana si fece in quella disavventura una cattiva propaganda che fu subito sfruttata dall'accesa concorrenza straniera.
Si aprirono le inchieste di rito, ma emerse, contrariamente alle tante accuse rivolte contro lo stato maggiore della nave, che il comandante del Sirio Giuseppe Piccone, insieme ai suoi ufficiali, diresse con calma le operazioni d'abbandono nave e fu l'ultimo a porsi in salvo. Fu stabilito, tuttavia, che l'erronea valutazione della posizione della nave e della distanza dalle secche fu causa del grave incidente e delle tragiche conseguenze che ne derivarono.
Il capitano Giuseppe Piccone che aveva 62 anni ed era al comando del Sirio da 27 anni, fu rinviato a giudizio, ma chiuso nel suo dolore, morì a Genova due mesi dopo l'evento descritto.
Un tragico precedente
La nave passeggeri Nord America della Soc. genovese “Veloce” era naufragata su quelle secche ventitrè anni prima. Purtroppo quella pagina nera , scritta col sangue di tanta gente, fu troppo presto dimenticata!
A cavallo del ‘900, con la corsa alla “Merica”, ebbe inizio il secondo esodo di massa e con esso nacquero le prime vere canzoni della nostalgia del paese natio: Ma se ghe pensu, Santa Lucia luntana, Partono ‘e bastimenti, Quando saremo in Merica, Mamma mia dammi cento lire.
Edmondo De amicis, a seguito dell'esperienza “sofferta” durante una traversata a bordo del Sirio, affrontò il tema dell'emigrazione con la sua opera letteraria Sull'oceano.
Il tragico naufragio della nave Sirio colpì molto la fantasia popolare che ispirò una stupenda e drammatica canzone, tratta dal repertorio dei cantastorie.
Nel 2001 il cantautore Francesco De Gregori inserì nel suo album “ Il fischio del vapore ” questa ballata che era conosciuta soltanto nel nord Italia, tra quelle vallate da cui partirono gli sfortunati emigranti del Sirio in cerca di fortuna.
Alla domanda di un giornalista: “ Concorda che ci sia una similitudine drammatica con la situazione attuale dove le bagnarole affondano”?
Il cantautore rispose: “ Questo è proprio il motivo per cui noi la cantiamo, perché la nave Sirio, questa Titanic della povera gente, era una bagnarola di 23 anni, piena di disperati alla ricerca di una nuova vita .
Per la verità, il Sirio non era una pericolosa carretta dei mari. La sua fama di vecchio transatlantico, adattato al trasporto degli emigranti e destinato ad operare su una rotta piuttosto agevole come quella del Sud America, non ha nulla a che vedere con il tragico incaglio sulle Hormigas.
Il Sirio apparteneva ad una grande Società: la Navigazione Generale Italiana (N.G.I), nata nel 1881 all'atto della fusione delle Società Riunite Florio-Rubattino. La gloriosa N.G.I. risultò composta di 81 vapori e detenne il monopolio (quasi incontrastato) del trasporto passeggeri e merci della nostra Marina sino al 1936 quando nacque, per volontà di Mussolini, il gruppo FINMARE.
Storie che si ripetono oggi in direzione opposta…
A cento anni di distanza, purtroppo, la tragedia del Sirio è terribilmente attuale, se pensiamo al traghetto Al Salam-Boccaccio (ex Tirrenia) che affondò il 3 febbraio scorso nel Mar Rosso, trascinando con sé un migliaio di pellegrini islamici diretti alla Mecca.
A questo punto, possiamo chiudere la rievocazione del Sirio con un'amara riflessione: ogni epoca è una pagina di storia dove l'uomo riesce a risolvere tanti problemi tecnologici, ma spesso ripete gli stessi errori del passato perché, nel frattempo, il concetto di sicurezza è stato violato. Tanti enfatizzano la sicurezza, ma nessuno vuole pagarla; tutti parlano dei nuovi “allarmi” del secolo: terrorismo , inquinamento , ecosistema , che tuttavia, per chi conta, non sono ancora motivi d'insonnia.
Carlo Gatti
Presidente della Società Capitani e Macchinisti Navali
Camogli