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Lingua: Spagnolo


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Song for Victor Jara
(Marty Willson-Piper)
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(Alfredo Bandelli)


[1978]
Parole di Gala Torres
Musica basata sul tema strumentale "Caicaivilú" di Víctor Jara (1972)
Ripresa da Isabel Parra con il titolo “Carta de una mujer sola”
Certamente fonte d’ispirazione per They Dance Alone (Cueca Solo) di Sting




“No había modo de imaginar que el austero acto con el que, el 8 de marzo de 1978, debutó en vivo el conjunto folclórico de la Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos dejaría una marca tan profunda y de tan extenso alcance geográfico para la cultura chilena reciente. Allí, sobre el escenario del Teatro Caupolicán, en un acto conmemorativo del Día Internacional de la Mujer, se mostró por primera vez un baile de «cueca sola», un concepto artistico acogido y explicado por un país entonces bajo dictadura que combinó códigos de la creación popular y la denuncia. Su síntesis, austeridad y carga dramática produjo un alto impacto, y no sólo en Chile.
La cueca sola fue, primero, un canto. Ése era el título de una composición de Gala Torres que introdujo en la estructura de la cueca una letra de lamento y denuncia como nunca antes se había hecho hasta entonces.
La carga de denuncia de su canto exigía un baile y una disposición corporal diferentes a los habituales en la cueca. Así, la agrupación folclórica de la A.F.D.D. puso al frente a una de sus integrantes, Gabriela Bravo, a seguir el esquema tradicional de la cueca con una distinción crucial: la mujer no tenía con quién bailarla. La foto sobre su pecho era la imagen de un marido detenido y hecho desaparecer por los organismos de represión de la Junta Militar en el poder —en su caso, el médico Carlos Lorca—, y ante cuyo recuerdo la mujer agitaba su pañuelo desde una visible desolación. La cueca ya no era un esquema de conquista y celebración entre dos participantes animosos, sino que la escenificación de una tristeza insoportable. El canto y el baile se levantaban como instrumento de denuncia, pero no como proclama vociferante sino desde una austeridad conmovedora, capaz de transmitirles de inmediato su mensaje, sin necesidad de explicaciones ni discursos, a audiencias de Chile y el extranjero […]”
(Marisol García, da Cueca Chilena)



“Non c'era modo di immaginare che l’austero spettacolo con cui, l’8 marzo del 1978, debuttò dal vivo il gruppo folklorico dell'Associazione dei Familiari dei Detenuti Desaparecidos avrebbe lasciato un segno così profondo nella cultura cilena. Lì, sul palco del teatro Caupolicán, in una cerimonia per commemorare la Giornata internazionale della donna, venne mostrata per la prima volta una danza di "Cueca sola", un nuovo atto artistico che combinava cultura popolare e denuncia, perfettamente adatto ad un paese sotto dittatura. Una sintesi di austerità e carica drammatica insieme che produsse un forte impatto, e non solo in Cile.
La “Cueca sola” fu all’inizio solo un canto, titolo di una composizione di Gala Torres [cantautrice che fece parte della “peña folclórica” clandestina “El Yugo”, fondata da René Bravo Torres, ndr] che introdusse nella struttura tradizionale parole di lamento e di denuncia, come non era mai stato fatto prima.
La carica di denuncia del canto esigeva un ballo diverso da quello della cueca tradizionale. Così, il gruppo folk del A.F.D.D. mise avanti sulla scena una dei suoi membri, Gabriela Bravo, come ad eseguire una cueca come tante, ma con una distinzione cruciale: la donna non aveva nessuno con cui ballare. Appuntata sul petto la foto del marito detenuto e scomparso nei centri di tortura della giunta militare al potere - nel suo caso, il medico Carlos Lorca - che la donna ricordava agitando un fazzoletto, mossa da una visibile desolazione. La cueca non era più una vivace schermaglia tra due amanti, ma la messa in scena di una tristezza e di una solitudine insopportabili. Il canto e la danza si ergevano a strumento di denuncia, ma non come un proclama altisonante bensì con una commovente compostezza in grado di trasmettere immediatamente il suo messaggio senza spiegazioni o discorsi al pubblico, in Cile come all'estero […]”
(tentativo di traduzione italiana di Bernart Bartleby)
En un tiempo fui dichosa
apacibles eran mis días,
mas llegó la desventura
perdí lo que más quería.

Me pregunto constante,
¿dónde te tienen?
Y nadie me responde,
y tú no vienes.

Y tú no vienes, mi alma,
larga es la ausencia,
y por toda la tierra
pido conciencia.

Sin ti, prenda querida,
triste es la vida.

inviata da Bernart Bartleby - 16/9/2014 - 16:25


L’interpretazione della Isabel Parra cui accennavo in introduzione risale al 1981 nel disco con il fratello Ángel intitolato semplicemente con i loro due nomi e realizzato in Francia, dove erano esuli.

Isabel et Ángel Parra

Il testo della “Cueca sola” viene qui attribuito ad autore anonimo.
La musica viene attribuita a Víctor Jara, precisamente il tema strumentale “Caicaivilú” ma, ascoltandolo, non mi pare proprio che sia lo stesso dell’originaria “Cueca sola”... Credo quindi che Gala Torres, autrice del testo, abbia utilizzato la melodia di una cueca tradizionale arrangiandola per l’occasione.

Bernart Bartleby - 16/9/2014 - 21:41


Biografia di Gala Torres Aravena (1925-2002), autrice della "Cueca sola" e membro della Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos in Cile, a cura del cantautore e ricercatore folklorico René Bravo Torres.

Bernart Bartleby - 16/9/2014 - 22:52




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