[...] Viva quel comunista
che la fece così bella
impugnò la rivoltella
contro Casalini [...]
[...] Applausi noi faremo
a quell’eroe di comunista
che ci levò dal mondo
l’infamia di un fascista [...]
che la fece così bella
impugnò la rivoltella
contro Casalini [...]
[...] Applausi noi faremo
a quell’eroe di comunista
che ci levò dal mondo
l’infamia di un fascista [...]
inviata da Bernart Bartleby - 1/1/2014 - 00:32
Giovanni Corvi, Un irregolare dell'antifascismo
Di M. Rossi e R. Carocci dell'Archivio Antifascista.
Da «’l Gazetin, giornale indipendente di cronaca civile», dicembre 2010.
Ci sono donne e uomini che appaiono fuori dalla storia, nonostante che le loro scelte e la loro stessa vita siano state radicalmente dentro e contro la storia. Sovente il loro essere senza-storia coincide con l’essere stati dei senza-partito. Uno di questi “cancellati” ha nome Giovanni Corvi e nel 1924 - anno terzo dell’Era fascista - finì su tutti i giornali.
La sua vicenda appare strettamente legata all’assassinio del deputato socialista Matteotti, sequestrato da squadristi al servizio del Viminale nel giugno di quell’anno.
La feroce liquidazione dello scomodo quanto irriducibile avversario di Mussolini destò un’ondata di proteste popolari tali da mettere in pericolo la nascente dittatura.
In varie zone dell’Italia centro-meridionale si verificarono agitazioni e sollevazioni spontanee. A Roma vi fu un esteso sciopero nei cantieri edili mentre in alcune fabbriche furono esposte bandiere rosse e foto del deputato socialista. A Napoli durante lo sciopero degli operai metalmeccanici si verificarono scontri di piazza tra fascisti e antifascisti; a Bari furono attuati analoghi scioperi operai, mentre a Catania, Foggia e Messina furono tenuti cortei e comizi.
Nella Capitale, inoltre, numerose migliaia di antifascisti armati legati al movimento Italia Libera si mobilitarono nottetempo in vista di uno sciopero generale insurrezionale che i comunisti di Gramsci e gli anarchici di Malatesta cercarono, invano, di far proclamare ai sindacati e al resto della sinistra.
Persa dall’antifascismo l’occasione senz’altro propizia, Mussolini poté superare la crisi istituzionale ed avviò anzi la trasformazione del suo governo in regime. Poco tempo prima della sua tragica scomparsa, Matteotti – rivedendo le sue precedenti posizioni legalitarie – aveva scritto: «C’è tanto bisogno di energia, di coraggio, di arditezza!», ma se tale invito non fu raccolto dall’antifascismo ufficiale, non mancarono le iniziative spontanee e individuali, dalle scritte murali agli attentati.
Pochi mesi dopo, il 12 settembre a Roma, l’operaio carpentiere Giovanni Corvi, su un tram, uccise a rivoltellate il deputato fascista (ex-segretario del Partito repubblicano) Armando Casalini con la dichiarata intenzione di vendicare Matteotti. Mentre gli squadristi si scatenavano nelle rappresaglie, la morte di Casalini, importante esponente delle Corporazioni, fu solennemente commemorata dallo stesso Mussolini ed entrò nel martirologio della cosiddetta Rivoluzione fascista come vittima della “rivoltella comunista”.
Dalla schedatura compiuta dalla polizia si apprende che Corvi era nato il 31 maggio 1898 a Teglio (So). Quindi, avendo prestato servizio militare durante la Prima guerra mondiale, era stato congedato solo nel 1920, dopo di che si era trasferito a Roma in cerca di lavoro. A suo carico non risultava alcuna attività politica precedente ma solo qualche reato minore contro il patrimonio e le persone; comunque la polizia e la stampa lo schedò come comunista, seppure la memorialistica comunista (così come quella anarchica) non lo avrebbe mai rivendicato come proprio aderente ed anzi talvolta è stato ritenuto solo un “esaltato”.
Subito dopo l’arresto - così come accadde a molti altri invisi al regime (da Argo Secondari, fondatore degli Arditi del Popolo, a Ida Valser, moglie rinnegata dal duce) - ne fu disposto l’internamento presso il manicomio provinciale di Roma, da dove venne temporaneamente dimesso il 23 luglio 1927 per «non provata psicosi» in quanto più volte risultato sano di mente. Sempre sottoposto alle attenzioni della polizia e dalla Milizia fascista, fu assolto dall’imputazione di omicidio, per «totale infermità mentale», per cui a seguito di questa sentenza del Tribunale fu di nuovo rinchiuso nel manicomio criminale di Aversa, dal quale uscì nel 1937 quando gli vennero comminati 4 anni di confino di polizia «trattandosi di elemento manifestatosi estremamente pericoloso».
Nel maggio del 1941, allo scadere della sua detenzione, fu ugualmente trattenuto al confino delle Tremiti, «per tutto il periodo della guerra». Nel settembre del 1943, il «provvedimento di internamento [...] è revocato» e Corvi poté tornare a Sondrio dai suoi familiari, ma nel maggio dell’anno seguente fu qui arrestato dai repubblichini, in quanto «il Corvi costituisce un pericolo per l’ordine pubblico in questo delicato momento».
San Nicola delle Tremiti, dove venivano confinati gli antifascisti
Le autorità di Salò ne decisero l’internamento «nelle contingenze belliche» ed infatti fu trasferito al campo di concentramento di S. Martino Rosignano, in provincia di Alessandria. Il 24 ottobre 1944 venne però prelevato, insieme agli altri detenuti, dalla polizia tedesca e trasferito «per ignota destinazione», ovvero verso un lager. Allo stato attuale delle ricerche, le sue tracce si perdono quindi nell’universo concentrazionario nazista; ma appare opportuno ritrovarle per consegnare alla memoria dell’antifascismo la vita di questo “irregolare” che aveva anticipato di vent’anni la lotta armata dei Gruppi d’azione patriottica.
Questo breve profilo di Giovanni Corvi è stato redatto in gran parte sulle informazione desunte dal suo fascicolo conservato nel Casellario Politico centrale.
Aggiornamento al 28 febbraio 2011.
Cercando di ricostruire la vita (e la morte) dell'antifascista Giovanni Corvi, si è giunti all'ultima tappa. Presso il comune di Cocconato d'Asti è stato trovato il suo certificato di morte, ivi avvenuta il 31 dicembre 1944.
In tale località Corvi fu deportato dalla polizia nazista e si sa che, durante la guerra, vi erano stati internati degli ebrei non italiani.
Resta quindi da indagare che tipo di struttura concentrazionaria vi era nel 1944, sotto la RSI, e ovviamente conoscere le circostanze del suo decesso.
Di M. Rossi e R. Carocci dell'Archivio Antifascista.
Da «’l Gazetin, giornale indipendente di cronaca civile», dicembre 2010.
Ci sono donne e uomini che appaiono fuori dalla storia, nonostante che le loro scelte e la loro stessa vita siano state radicalmente dentro e contro la storia. Sovente il loro essere senza-storia coincide con l’essere stati dei senza-partito. Uno di questi “cancellati” ha nome Giovanni Corvi e nel 1924 - anno terzo dell’Era fascista - finì su tutti i giornali.
La sua vicenda appare strettamente legata all’assassinio del deputato socialista Matteotti, sequestrato da squadristi al servizio del Viminale nel giugno di quell’anno.
La feroce liquidazione dello scomodo quanto irriducibile avversario di Mussolini destò un’ondata di proteste popolari tali da mettere in pericolo la nascente dittatura.
In varie zone dell’Italia centro-meridionale si verificarono agitazioni e sollevazioni spontanee. A Roma vi fu un esteso sciopero nei cantieri edili mentre in alcune fabbriche furono esposte bandiere rosse e foto del deputato socialista. A Napoli durante lo sciopero degli operai metalmeccanici si verificarono scontri di piazza tra fascisti e antifascisti; a Bari furono attuati analoghi scioperi operai, mentre a Catania, Foggia e Messina furono tenuti cortei e comizi.
Nella Capitale, inoltre, numerose migliaia di antifascisti armati legati al movimento Italia Libera si mobilitarono nottetempo in vista di uno sciopero generale insurrezionale che i comunisti di Gramsci e gli anarchici di Malatesta cercarono, invano, di far proclamare ai sindacati e al resto della sinistra.
Persa dall’antifascismo l’occasione senz’altro propizia, Mussolini poté superare la crisi istituzionale ed avviò anzi la trasformazione del suo governo in regime. Poco tempo prima della sua tragica scomparsa, Matteotti – rivedendo le sue precedenti posizioni legalitarie – aveva scritto: «C’è tanto bisogno di energia, di coraggio, di arditezza!», ma se tale invito non fu raccolto dall’antifascismo ufficiale, non mancarono le iniziative spontanee e individuali, dalle scritte murali agli attentati.
Pochi mesi dopo, il 12 settembre a Roma, l’operaio carpentiere Giovanni Corvi, su un tram, uccise a rivoltellate il deputato fascista (ex-segretario del Partito repubblicano) Armando Casalini con la dichiarata intenzione di vendicare Matteotti. Mentre gli squadristi si scatenavano nelle rappresaglie, la morte di Casalini, importante esponente delle Corporazioni, fu solennemente commemorata dallo stesso Mussolini ed entrò nel martirologio della cosiddetta Rivoluzione fascista come vittima della “rivoltella comunista”.
Dalla schedatura compiuta dalla polizia si apprende che Corvi era nato il 31 maggio 1898 a Teglio (So). Quindi, avendo prestato servizio militare durante la Prima guerra mondiale, era stato congedato solo nel 1920, dopo di che si era trasferito a Roma in cerca di lavoro. A suo carico non risultava alcuna attività politica precedente ma solo qualche reato minore contro il patrimonio e le persone; comunque la polizia e la stampa lo schedò come comunista, seppure la memorialistica comunista (così come quella anarchica) non lo avrebbe mai rivendicato come proprio aderente ed anzi talvolta è stato ritenuto solo un “esaltato”.
Subito dopo l’arresto - così come accadde a molti altri invisi al regime (da Argo Secondari, fondatore degli Arditi del Popolo, a Ida Valser, moglie rinnegata dal duce) - ne fu disposto l’internamento presso il manicomio provinciale di Roma, da dove venne temporaneamente dimesso il 23 luglio 1927 per «non provata psicosi» in quanto più volte risultato sano di mente. Sempre sottoposto alle attenzioni della polizia e dalla Milizia fascista, fu assolto dall’imputazione di omicidio, per «totale infermità mentale», per cui a seguito di questa sentenza del Tribunale fu di nuovo rinchiuso nel manicomio criminale di Aversa, dal quale uscì nel 1937 quando gli vennero comminati 4 anni di confino di polizia «trattandosi di elemento manifestatosi estremamente pericoloso».
Nel maggio del 1941, allo scadere della sua detenzione, fu ugualmente trattenuto al confino delle Tremiti, «per tutto il periodo della guerra». Nel settembre del 1943, il «provvedimento di internamento [...] è revocato» e Corvi poté tornare a Sondrio dai suoi familiari, ma nel maggio dell’anno seguente fu qui arrestato dai repubblichini, in quanto «il Corvi costituisce un pericolo per l’ordine pubblico in questo delicato momento».
San Nicola delle Tremiti, dove venivano confinati gli antifascisti
Le autorità di Salò ne decisero l’internamento «nelle contingenze belliche» ed infatti fu trasferito al campo di concentramento di S. Martino Rosignano, in provincia di Alessandria. Il 24 ottobre 1944 venne però prelevato, insieme agli altri detenuti, dalla polizia tedesca e trasferito «per ignota destinazione», ovvero verso un lager. Allo stato attuale delle ricerche, le sue tracce si perdono quindi nell’universo concentrazionario nazista; ma appare opportuno ritrovarle per consegnare alla memoria dell’antifascismo la vita di questo “irregolare” che aveva anticipato di vent’anni la lotta armata dei Gruppi d’azione patriottica.
Questo breve profilo di Giovanni Corvi è stato redatto in gran parte sulle informazione desunte dal suo fascicolo conservato nel Casellario Politico centrale.
Aggiornamento al 28 febbraio 2011.
Cercando di ricostruire la vita (e la morte) dell'antifascista Giovanni Corvi, si è giunti all'ultima tappa. Presso il comune di Cocconato d'Asti è stato trovato il suo certificato di morte, ivi avvenuta il 31 dicembre 1944.
In tale località Corvi fu deportato dalla polizia nazista e si sa che, durante la guerra, vi erano stati internati degli ebrei non italiani.
Resta quindi da indagare che tipo di struttura concentrazionaria vi era nel 1944, sotto la RSI, e ovviamente conoscere le circostanze del suo decesso.
Bernart Bartleby - 1/1/2014 - 20:13
Salve, nel complimentarmi per l'operazione culturale -e non solo- portata avanti da questo sito vorrei domandare più informazioni su questo canto. Non mi sembra di aver visto infatti la fonte da cui è stato riportato... credo che indicarla sempre possa solo aggiungere valore e affidabilità a Canzoni Contro la Guerra.
vorrei dunque domandare se qualcuno sa qualche riferimento bibliografico x aiutarmi.
grazie e buone cose e todos
vorrei dunque domandare se qualcuno sa qualche riferimento bibliografico x aiutarmi.
grazie e buone cose e todos
Effe - 29/8/2024 - 18:10
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Trattandosi di un frammento di canzone popolare facilmente ormai perduta, mi sono preso la libertà di intitolarla dal suo primo verso noto.
In memoria di Giovanni Corvi, l’unico che subito vendicò - occhio per occhio, dente per dente - l’assassinio di Giacomo Matteotti.
Scaricato dalla sinistra (anche perchè il dirigente fascista vittima della vendetta era stato un repubblicano ed amico di Nenni), considerato un esaltato, Giovanni Corvi si fece 20 anni di manicomio, di galera e di confino, per poi essere ammazzato a Cocconato d’Asti nel 1944, in un ultimo dell’anno come oggi, dalle guardie repubblichine che lo stavano trasferendo in qualche campo di prigionia. Le circostanze precise della sua morte non sono mai state chiarite.
«Nemmeno nei pochi versi, arrivati in qualche modo fino a noi, di questa canzone, probabilmente scritta a caldo, si fa menzione del nome di Giovanni Corvi. Destino comune, con ogni probabilità, a chi è un senza-partito ("cani sciolti", verranno chiamati più tardi, in un'altra epoca, quelli come lui) e che per questo, forse, continuerà a rimanere un senza-storia.
A fare una ricerca, oggi nel web, accade di leggere che la qualifica, "comunista" o "socialista", è stato il "nemico", ad affibbiargliela. I comunisti, gli anarchici, i socialisti hanno preferito - ogni volta che ne accennano - considerarlo un esaltato, se non propriamente uno squilibrato.
Per lo più, è stato cancellato Giovanni Corvi, operaio, carpentiere, nato a Teglio, in provincia di Sondrio, nel maggio del 1898. S'era fatta tutta la Grande Guerra, e oltre. Congedato nel 1920, si era trasferito a Roma in cerca di lavoro. Si vede che all'inizio non gli era andata proprio benissimo, la ricerca, tant'è che, dalla schedatura della polizia, risulta qualche reato minore contro patrimonio e persone. E' il 12 settembre del 1924, quando assurge agli onori della cronaca. Su un autobus estrae una pistola e fa fuoco, uccidendolo, contro Armando Casalini, deputato fascista e importante esponente delle Corporazioni. Arrestato, dichiara di aver voluto così vendicare Giacomo Matteotti. Definito "comunista" dalla stampa, nessun partito politico od organizzazione di sinistra se ne farà carico, così come nessun partito politico od organizzazione di sinistra s'era fatta carico di dare seguito alle proteste popolari che, in tutta Italia, erano seguite spontaneamente all'assassinio del deputato socialista.
Un irregolare, incontrollabile che aveva anticipato di vent'anni le azioni dei gappisti. Farà la fine di altri irregolari che avevano sfidato il regime. Ne viene disposto l'internamento presso il manicomio provinciale di Roma [o forse Aversa, ndr]. Assolto dall'imputazione di omicidio "per totale infermità mentale", continuerà ad essere dimesso ed internato. Fra manicomi criminale e confino di polizia, fino a quando sparirà, dopo essere stato prelevato dalla polizia nazista, in uno dei tanti campi di concentramento repubblichini, per essere trasferito "verso ignota destinazione". Giovanni Corvi.» (articolo di Francesco Senia)