Lingua   

I muri del ventuno

Lucio Dalla
Lingua: Italiano


Lucio Dalla


Sono le otto di sera
quando appare la prima bandiera rossa
sui muri della Fiat.
C’è questo nuovo settembre dentro al vecchio settembre
e va a picco con tutta la vita il vecchio dolore che dura.
A Genova e a Milano a Torino una chiave apre il destino.
Sono le nove di sera
quando appare una seconda bandiera rossa
sui muri della Fiat.
La gente è sulla strada, la gente non vuole aspettare.
La gente ha di brace le dita, la gente non vuole più parlare.
La vecchia rabbia dura spacca la giornata e diventa terribile, ordinata.
Sono le dieci di sera
quando appare una quarta bandiera rossa
sui muri della Fiat.
Si chiudono i cancelli e i tetti sono occupati.
Gli operai hanno gli elmetti, c’è un grande silenzio in giro.
Tutti sono soldati, lavorano lavorano e trattengono il respiro.

E intanto cento bandiere
si alzano nel vento
cantano e ridono sulle ciminiere.
Quando il sole dal giorno cala nella sera
la fabbrica è illuminata, gli operai lavorano al tornio;
oppure sopra i cuscini dormono dormono come bambini.
Alla Fiat-Centro Parodi parla agli amici che ha intorno:
“la vigilanza sia armata, continuare sempre il lavoro,
i turni si svolgano esatti, unità compattezza anche durante notte”.
A un giorno succede un altro giorno
e la gente sta dentro alla lotta;
a una lotta tremenda, che scotta.
Questa è la situazione dovunque si guardi o si vada:
dalla Diotto a Garavini, da Moncenisio ai Cantieri,
Subalpina o Dubox, Ansaldo Westinghouse o San Giorgio.
Sopra rotaie piegate
i giorni diventano anni;
si ricorderà la memoria.
Non c’è ancora la vittoria, ma badate: unità, compattezza.
Si riaprono i cancelli, tornano cauti i padroni.
Si ammainano le bandiere dai tetti, dai muri e dalle ciminiere.
Ma queste giornate di ferro
queste giornate di gloria
si sono fatte leggenda,
sono ormai nella storia.



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