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Riccardo Tesi & Banditaliana: Tre sorelle

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Lingua: Italiano (Toscano pistoiese)


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Riccardo Tesi & Banditaliana, Tre sorelle


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rtesiband
Canzone popolare pistoiese
Arrangiamento di Riccardo Tesi, Maurizio Geri e Claudio Bonafé
Album: Riccardo Tesi e Banditaliana (1998)
A folksong from Tuscany (Pistoia)
Arranged by Riccardo Tesi, Maurizio Geri and Claudio Bonafé
Album: Riccardo Tesi e Banditaliana (1998)


Antonio Boatto: Tre sorelle (1992)
Antonio Boatto: Tre sorelle (1992)


Una serata qualsiasi

In una serata qualsasi di solito me ne vado, e in una serata qualsiasi ritorno. Non che la cosa rivesta una qualche importanza, compreso ai fini di questo sito (che va avanti perfettamente anche senza il sottoscritto); è solo perché, specialmente in certe serate qualsiasi, si ha voglia di chiacchierare con le nuvole. E, a dire il vero, di conversazioni con le nuvole, qua dentro, ne ho fatte parecchie.

Quando me ne vado da qualche posto, me ne vado sul serio. Scompaio. Inutile scrivermi o comunque cercarmi. Da alcuni luoghi sono scomparso definitivamente, senza più nessuna intenzione di ritornare; da "Canzoni contro la guerra" scompaio invece, sempre, per tornarvi. Il legame che ho con questo luogo va oltre ogni cosa, e anche se periodicamente sento il bisogno di allontanarmi, il desiderio di ritornare non viene e non verrà mai meno. Da un po' di tempo, i miei ritorni qua dentro sono segnati da "extra"; andrà a finire che diventeranno una specie di "percorso" a se stante, i "ritorni di RV" o roba del genere. Scherzo, naturalmente; però, prima di ributtarmi per un po' nella mischia, bisogna che mi faccia una specie di viatico. E stavolta tocca a "Tre sorelle".

Questa canzone popolare pistoiese, arrangiata mirabilmente da Riccardo Tesi e la Banditaliana (con un saluto particolare a Maurizio Geri, se per caso mi legge, e un abbraccio), ha tutta una sua storia particolare per me. La voglio quasi quasi dedicare a Marco Valdo, che ha con me, se ben mi ricordo, una cosa in comune: quella di conoscere bene la città svizzera di Friburgo. A Friburgo ho abitato per alcuni anni, e proprio da Friburgo, il 26 settembre 2004, "piombai" su questo sito dopo che per un anno e rotti ne ero stato amministatore fantasma. La storia friburghese di "Tre sorelle" è una storia di code alle casse dei supermercati.

Ma la storia friburghese di questa canzone è anche una storia di lontananza e di pensieri, perché il clima dell'altopiano elvetico non è quello delle colline del Chianti, e l'architettura delle case non è quella, e niente è come hai negli occhi e nella mente. So di esprimere concetti piuttosto banali, ma da quando sono tornato dove sono nato non ne ho più la minima voglia di allontanarmene ancora. Ho compiuto i miei viaggi e il mio vagabondare, che non è stato poi poi così vasto; ma mi sono accorto che per sentirsi veramente un "cittadino del mondo" bisogna avere radici ben salde a terra. Senza radici si corre il rischio di essere soltanto cittadini del nulla.

Un giorno che pioveva, ero appunto in coda alla cassa del piccolo supermercato Migros dietro casa. Da quando sto in piedi, penso, ho l'abitudine di cantare in coda alla cassa. All'Esselunga di via dell'Argingrosso, a volte, le cassiere mi chiedono di mettermi a cantare qualcosa, ed ammannisco loro le cose più improbabili (riprese spesso e volentieri da questo sito). Quel giorno che pioveva, mi venne da cantare "Tre sorelle". Così, senza pensarci. In quel giorno infame, freddo, ero andato a ripigliare qualcosa che mi riportava da dove venivo; ma non la solita canzone napoletana o siciliana che, in Svizzera, probabilmente tutti associano all'emigrante italiano. Non credo che avessero mai sentito, alla Migros di Beauregard, una canzone toscana. E la dovetti cantare particolarmente bene, se tutti si misero a ascoltarmi; un'anziana signora con le borse della spesa disse persino "quelle merveille". Guardavano. Non ho propriamente l'aspetto dell'emigrante italiano, forse. Capelli scuri, barba rossiccia sbiancata inesorabilmente, alto quasi due metri.

Mi deve essere rimasta impressa, questa canzone qua, che nelle sue prime strofe sembra quasi la traduzione di Vive la République, Vive la Liberté; proviene probabilmente dallo stesso "filone" popolare europeo vecchio di secoli e, forse, di millenni. Tempo fa, addirittura, su questo sito ne feci una parodia, invero una delle cose più orrende che abbia mai scritto. Ora, ritornando, è il momento di farla conoscere nell'originale. Sono giorni che sono tornato a cantarmela, chissà perché. Compreso alle casse del supermercato. Forse non sono io che ritorno, ma sono le canzoni che mi prendono per mano e mi riaccompagnano da dove sono venuto. Succede, credo, così sempre. [RV]
Erano tre sorelle, e tutte e tre d'amor
Erano tre sorelle, e tutte e tre d'amor

La più piccina di quelle si mise a navigar
La più piccina di quelle si mise a navigar

E il navigar che fece, l'anello cascò in mar
E il navigar che fece l'anello cascò in mar

"Bel pescator dell'onda, vieni a pesca' più in qua
Bel pescator dell'onda, vieni a pesca' più in qua

Ripescami l'anello che mi è caduto in mar
Ripescami l'anello che mi è caduto in mar"

"Quando l'avrò pescato, che cosa mi vòi dar?
Quando l'avrò pescato, che cosa mi vòi dar?

"Ti darò cento scudi e borsa ricamà'
Ti darò cento scudi e borsa ricamà' "

"Non voglio cento scudi, né borsa ricamà'
Non voglio cento scudi, né borsa ricamà'

Solo un bacin d'amore, se tu me lo vòi dar
Solo un bacin d'amore, se tu me lo vòi dar"

"Ma che diran le genti che ci vedran baciar?
Ma che diran le genti che ci vedran baciar?"

"Si va dietro alle mura, nessuno ci vedrà
Si va dietro alle mura, nessuno ci vedrà."

inviata da Riccardo Venturi - 12/4/2012 - 21:50



Lingua: Francese

Version française – TROIS SOEURS – Marco Valdo M.I. – 2012
Chanson italienne (Toscano pistoiese) – Tre sorelle - Antonio Boatto – 1992
Une chanson populaire toscane (Pistoia)
Mise en musique et arrangement : Riccardo Tesi, Maurizio Geri et Claudio Bonafé
Album: Riccardo Tesi et Banditaliana (1998)


Antonio Boatto: Trois sœurs (1992)
Antonio Boatto: Trois sœurs (1992)


Certains soirs

Certains soirs, je m'en vais ; certains soirs, je reviens. Ce n'est pas que cela ait une quelconque importance, vu de ce site (qui va de l'avant parfaitement, même sans moi) ; c'est que certains soirs, on a envie de parler aux nues. Et , c'est pas pour dire, mais des conversations avec les nues, ici, j'en ai eu pas mal.

Quand je pars de quelque part, je pars pour de vrai. Je disparais. Inutile de m'écrire ou de me chercher. De bien des lieux, j'ai disparu sans aucune intention d'y retourner. Des « Chansons contre la Guerre », par contre, je disparais toujours pour y revenir. Le lien que j'ai avec ce site va au-delà de tout et même, si parfois, je sens le besoin de m'en éloigner, le désir d'y revenir ne faiblit pas. Depuis un certain temps, mes retours ici sont marqués d' »extras » ; cela finira en une sorte de « parcours » en lui-même : « R.V. : le retour » ou quelque chose du genre. Je blague, naturellement, cependant, avant de me replonger dans la mêlée, j'ai besoin de me constituer un viatique. Et cette fois, ce sont ces « Trois sœurs ».

Cette chanson populaire pistoiaise , admirablement arrangée par Riccardo Tesi et la Banditaliana, un salut au passage à Maurizio Geri, s'il me lit..., est tout particulière pour moi. Je veux la dédier à Marco Valdo, qui a avec moi, si je me rappelle bien , une chose en commun: de bien connaître la ville suisse de Fribourg. À Fribourg, j'ai habité quelques années, et c'est précisément de Fribourg, le 26 septembre 2004, que « je tombai »sur ce site après que pendant un an et des poussières, j'avais été administrateur fantôme. L'histoire fribourgeoise des "Trois sœurs" est une histoire de file aux caisses des supermarchés.

Mais l'histoire fribourgeoise de cette chanson est aussi une histoire d'éloignement et de pensées, car le climat du haut plateau helvétique n'est pas celui des collines du Chianti, et l'architecture des maisons n'est pas la même, et rien n'est comme dans tes yeux et dans ton esprit. Je sais que j'exprime des idées plutôt banales, mais de quand je suis revenu où je suis né je n'ai plus la moindre envie de m'en éloigner à nouveau. J'ai accompli mes voyages et mon vagabondage, qui n'a pas été si vaste; mais je me suis aperçu que pour se sentir vraiment un "citoyen" du monde, il faut avoir racines bien attachées à la terre. Sans racines, on court le risque d'être seulement des citadins du néant.

Un jour qu'il pleuvait, je faisais la queue à la caisse du petit supermarché Migros derrière chez moi. De quand je reste debout, je pense, j'ai l'habitude de chanter dans la file à la caisse. À l'Esselunga de la rue de l'Argingrosso, parfois, les caissières me demandent de me mettre à chanter quelque chose, et je leur concocte les choses les plus improbables, bien souvent reprises par ce site. Ce jour-là où il pleuvait, il m'arriva de chanter "Trois sœurs." Ainsi, sans y penser. Dans ce jour infâme, froid, j'étais allé retrouver quelque chose qui me ramenait d'où je venais; mais ce n'était pas la chanson napolitaine ou sicilienne habituelle qu'en Suisse, tous associent à probablement l'Italien émigrant. Je ne crois pas qu'ils eussent jamais entendu, au Migros de Beauregard, une chanson toscane. Et je dus la chanter particulièrement bien ; tous se mirent à m'écouter; une dame âgée avec ses sacs des courses déclara : « Quelle merveille ! ». Ils regardaient. Je n'ai pas exactement l'aspect de l'Italien émigrant. Cheveux sombres, barbe rougeâtre inexorablement blanchie, haut de presque deux mètres.

Elle doit m'être resté gravée, cette chanson, qui dans premières strophes semble presque la traduction de Vive la République, Vive la Liberté vient probablement de la même "veine" populaire européenne vieille de plusieurs siècles et, peut-être, de millénaires. C'est, justement, sur ce site que j'en fis une parodie, en vérité une des choses les plus horribles que j'aie jamais écrites. Maintenant, en y revenant, c'est le moment de faire connaître l'original. Ce sont des jours où je me suis mis à me la chanter, qui sait pourquoi. Y compris aux caisses du supermarché. Ce n'est peut-être pas moi qui y revient, mais ce sont les chansons qui me prennent par la main et me ramènent d'où je suis venu. C'est toujours ainsi que ça se passe, je crois. [RV]

*

Ah, ce cher Ventu, nous étions en ces mêmes années sur les bords des mêmes fleuves et rivières : la Sarine, bien évidemment, qui coule à Fribourg et l'Escaut qui passe à Condé et Valenciennes . Et peut-être même en Toscane, l'autre année. Et tellement souvent, ici-même.

Et ces Trois Sœurs, ont un air de déjà vu... Du côté de Tchékov, me semble-t-il. Avec ce petit goût doux amer qu'a la vie quand elle s'enlise dans le réel, et ce petit parfum d'ennui et de désespérance.

J'entends aussi une autre voix, celle d'une comédienne de par ici, qui jouait un rôle essentiel, celui de l'Acopleûse, une immigrée elle aussi, venue d'Italie en terre liégeoise. Elle portait le terrible patronyme d' Inverno (Jenny d'Inverno) et était sorcière à ses heures.... Je l'entends encore quand elle disait à l'auteur de la dite « Acopleûse », « Célestine » wallonne, « Madame » expérimentée, marieuse, entremetteuse, paranymphe, autrement dit maquerelle : « À cinq heures, derrière l'église! », à ce moment, simple connivence et souvenirs perdus d'une enfance ou d'une adolescence enfiévrée, parfois. C'est, en effet, à cette heure et à cet endroit que la galanterie retrouvait ses droits et pratiquait ses exploits.

Oh, oui !, dit Lucien l'âne, c'est bien comme ça que ça se passait dans les villages. C'était là que les filles retrouvaient les gars, derrière le mur, le long du cimetière, où la, vie en fleurs retrouvait la mort fleurie, où la vie à venir se faisait sur le dos de la vie passée. J'en ai vu de ces rendez-vous, de ces baisers doux, de ces approches lentes, de ces scènes de cœur et de ces parties de jambes en l'air, à cinq heures derrière l'église et parfois même, selon le temps, se poursuivaient-elles dans l'église.

Gai, gai, marions-nous

Mettons-nous la corde au cou.... était souvent la conclusion de ce genre de performances...

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
TROIS SOEURS

Elles étaient trois sœurs, trois amours
Elles étaient trois sœurs, trois amours

La plus petite se prit à naviguer
La plus petite se prit à naviguer

De naviguer, sa bague tomba à la mer
De naviguer, sa bague tomba à la mer

« Beau pêcheur, viens donc pêcher là »
« Beau pêcheur, viens donc pêcher là »

« Et repêcher ma bague, tombée à la mer »
« Et repêcher ma bague, tombée à la mer »

« Et quand je l'aurai pêchée, que me donneras-tu ? »
« Et quand je l'aurai pêchée, que me donneras-tu ? »

« Je te donnerai cent écus et un sac brodé »
« Je te donnerai cent écus et un sac brodé »

« Je ne veux ni écus, ni sac brodé »
« Je ne veux ni écus, ni sac brodé »

« Un seul baiser d'amour, si tu me le veux donner. »
« Un seul baiser d'amour, si tu me le veux donner. »

« Mais que diront les gens quand ils nous verront baiser ? »
« Mais que diront les gens quand ils nous verront baiser ? »

« Allons derrière le mur, personne ne nous verra. »
« Allons derrière le mur, personne ne nous verra. »

inviata da Marco Valdo M.I. - 17/4/2012 - 15:57


Commentaire complémentaire et essentiel de Lucien Lane.

L'Acopleûse est une pièce de théâtre en wallon de Hesbaye, dont l'auteur est Marcel Hicter. Cette acopleûse (1964) est une des multiples pièces de théâtre qui ont comme origine « La Célestine » (1499) de Fernando De Rojas, auteur espagnol.
Je tenais spécialement à le rappeler car le même Marcel Hicter était aussi un savant latiniste et helléniste qui s'intéressa spécialement à Lucien et à la Métamorphose de l'Âne d'Or, que nous conta Apulée de Madaure, c'est-à-dire à la première histoire où sont rapportés des épisodes de ma propre vie.

Lucien Lane.

Lucien Lane - 17/4/2012 - 17:07


Je prends l'occasion, Marco Valdo et Lucien, de vous remercier pour la chanson que vous avez écrit d'après mon petit "rêve" sur Moody's; j'étos pon (<-- imparfait négatif "chtimi", à propos de l'Escaut et de Valenciennes...) sur ch'site à ce moment-là, et en plus je suis très timide en pas mal d'occasions. Mais j'ai apprecié beaucoup ce que vous avez composé, il n'arrive pas souvent de se "relire" en forme de chanson. La Sarine...ou Saane; le rivage de la Sarine, c'est peut-être la place que j'aimais le plus à Fribourg. La Sarine et, en particulier, les gorges du Gottéron, avec leur forêt vraiment magique...

Riccardo Venturi - 17/4/2012 - 17:34


Versioni Piemontese e Siciliana del gruppo Vincanto

adriana - 9/8/2016 - 11:40




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