La Strage delle fonderie
Modena City RamblersOriginale | Poesia di Gianni Rodari dedicata alla strage |
LA STRAGE DELLE FONDERIE Era un freddo mattino di un giorno d'inverno, l'aria era piena di sogni e paure, Renzo Bersani con gli altri operai per un futuro che non sarà mai. Angelo Appiani, di anni trenta, condannato a morte senza sentenza, aveva lottato contro i tedeschi, finiva in un colpo la sua Resistenza. Arturo Chiappelli provò anche a scappare lungo i binari che correvan lontano, ma un mitra bastardo lo prese di netto, di rosso macchiò il suo nero cappotto. Alla Crocetta erano in tanti davanti ai cancelli della fonderia, volevano pane e lavoro per tutti, vennero uccisi e cosi sia. Roberto Rovatti portava un cartello, venne picchiato con il calcio dei fucili, a sangue freddo gli spararono addosso, come una bestia buttato in un fosso. Ennìo Garagnani aveva vent'anni, corse via in fretta per la paura, un colpo solo fermò la sua fuga, pistola vigliacca lo prese alla nuca. Arturo Malagoli guardò verso il cielo, pensava che forse potesse salvarlo, un altro sparo esplose assassino, colpendolo a morte senza avvisarlo. Di quella fabbrica e quel giorno d'inverno restano solo finestre sventrate, restano solo mattoni spezzati, mattoni e ricordi mai cancellati. Alla Crocetta erano in tanti davanti ai cancelli della fonderia, volevano pane e lavoro per tutti, vennero uccisi e così sia. Volevano pane e lavoro per tutti, vennero uccisi e così sia. | BAMBINO DI MODENA Perché in silenzio bambino di Modena, e il gioco di ieri non hai continuato? Non è più ieri: ho visto la Celere quando sui nostri babbi ha sparato. Non è più ieri, non è più lo stesso: ho visto, e so tante cose, adesso. So che si muore una mattina sui cancelli dell’officina, e sulla macchina di chi muore gli operai stendono il tricolore. |