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Vladslo

Willem Vermandere
Lingua: Neerlandese


Willem Vermandere

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Willem Vermandere, Vladslo


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[1995]
Testo e musica di Willem Vermandere
Woorden en muziek van Willem Vermandere
Album: Mijn Vlaanderland

mijnvlaanderland


Per il suo argomento, la canzone può essere considerata come una sorta di "gemella" fiamminga della celeberrima canzone di Eric Bogle, The Green Fields Of France (No Man's Land).

IL CIMITERO DI VLADSLO E IL FIGLIO DI KÄTHE KOLLWITZ

Käthe Kollwitz, Sorgende Eltern (I genitori in lutto). Cimitero Militare Germanico di Yprès/Vladslo.
Käthe Kollwitz, Sorgende Eltern (I genitori in lutto). Cimitero Militare Germanico di Yprès/Vladslo.
Presso il villaggio fiammingo di Vladslo, a nord di Ypres (in fiammingo Ieper, la città tristemente nota per aver dato nome all’yprite, il gas paralizzante che proprio là fu utilizzato per la prima volta con effetti devastanti durante una delle più sanguinose battaglie della I guerra mondiale) e vicino alla città di Diksmuide, sorge il principale cimitero di guerra tedesco della cosiddetta “grande guerra”. In una delle poche quercete della zona sono allineate centinaia di pietre quadrate nere con i nomi dei soldati là sepolti. Il trattato di pace di Versailles aveva negato ai tedeschi sconfitti l’uso di pietre bianche, in segno di disonore. Nessun fiore decora quelle semplicissime tombe.

Ogni pietra reca venti nomi, venti gradi militari e venti date di morte.
Ad esempio: Hermann Kames, Seesoldat [marinaio], +25.12.1914.
L’età non è mai indicata, né esiste alcun’altra iscrizione sulle pietre.

Sul retro del cimitero sorge la scultura di Käthe Kollwitz intitolata “I genitori in lutto”.
Käthe Kollwitz era un’importante e dotata scultrice tedesca. Suo figlio Peter era morto in guerra ed era sepolto a Vladslo; per lui realizzò la scultura che rappresenta un padre e una madre inginocchiati e chini a pregare per il figlio morto. Le due figure hanno i volti di Käthe Kollwitz e di suo marito.
Gli occhi del padre sono rivolti verso la nona pietra davanti a lui, quella che reca il nome di suo figlio Peter.

Peter Kollwitz, come tanti altri ragazzi, era partito volontario da Berlino non appena era scoppiata la guerra. Due mesi dopo, nell’ottobre del 1914, fu ucciso in una delle prime maggiori campagne della guerra. La madre, Käthe Kollwitz, oltre ad essere una delle più importanti artiste tedesche era anche una socialista, una femminista e una pacifista.

Käthe Kollwitz fu informata della morte del figlio il 30 ottobre 1914. Nel dicembre dello stesso anno decise di creare un memoriale per il figlio. Dodici anni più tardi, nel 1931, la sua scultura fu inaugurata e posta, come aveva promesso, vicino alla tomba del ragazzo.
Questa bellissima canzone di Willem Vermandere parla di Vladslo, del soldato Peter Kollwitz e dei suoi genitori che pregheranno sempre per lui guardando la sua tomba.
Peter Kollwitz aveva diciannove anni.

Maggiori informazioni su Käthe Kollwitz si possono trovare su Artsy
THE VLADSLO WAR CEMETERY AND KÄTHE KOLLWITZ'S SON

Käthe Kollwitz, Sorgende Eltern (The Mourning Parents). German War Cemetery of Yprès/Vladslo.
Käthe Kollwitz, Sorgende Eltern (The Mourning Parents). German War Cemetery of Yprès/Vladslo.
The most important German cemetery from the First World War lies in the village of Vladslo, north of Ypres (Ieper in Flemishg) and close to the city of Diksmuide. In one of the few oak-tree woods in the area lie hundreds of square black stones with the names of the buried soldiers. The peace treaty of Versailles denied the losers of the war the use of white stone.
The stones lie in rigid lines in the grass under the trees. No flowers decorate the burial grounds.

Each stone carries twenty names , twenty rank specifications, twenty death dates :
Hermann Kames, Seesoldat [sailor], + 25.12.1914.
No age indications.
No consoling words.

At the back of the cemetery stands the Käthe Kollwitz sculpture ' The Mourning Parents'.
This German sculptress made the work of art as a remembrance monument for her son Peter who lies buried on this cemetery.
The faces of both the man and the woman resemble the face of Käthe and her husband. The eyes of the father-figure look towards the ninth stone in front of him on which the name of their son Peter is written.

Peter Kollwitz was a student from Berlin who volunteered as soon as the war broke out. Two months later, in October 1914, he was killed in one of the war's first major campaigns. His mother, Käthe Kollwitz, was a prominent German artist and sculptor, a socialist, feminist and pacifist.
Käthe Kollwitz was informed of her son's death in action on 30 October. By December 1914, Käthe had formed the idea of creating a memorial to her son. Twelve years later, in April 1931, her sculpture was dedicated. Her work was placed, as she had promised, adjacent to her son's grave.

This most beautiful song by Willem Vermandere tells us of Vladslo, of the German soldier Peter Kollwitz and of his parents who will forever pray for him looking towards his grave.
Peter Kollwitz was nineteen years old.

You can find further information about Käthe Kollwitz on Artsy
In ‘t Praetbos buiten Vladslo,
van God en mens verlaten,
ligt de jonge Peter Kollwitz,
in een massagraf van soldaten
en ik ken geen vrediger wereld,
van roerlozer bomen,
geen schoner kathedrale,
om te bidden en om te dromen.

Je mag er ook nootjes rapen,
of stilletjes mediteren,
als z’op uw rechterkake slaan
moe’j de linker ook presenteren,
daar komen soms kinders spelen
en geliefden heel teder vrijen,
want ‘t mos is daar zo zacht,
om te slapen en om te schreien.

Schaam je maar niet om je tranen,
je mag daar ook nereknielen,
en prevel de dode namen
van de dertigduizend zielen,
ze kwamen uit Duitsland de moeders
en de vaders in grote getallen,
om zwijgend ‘t hoofd te schudden,
‘ach mein Kind ist hier gefallen.’

Voor al dat nutteloos sterven,
al dat afgeknakt jong leven,
waar is die God van den hemel,
die ons hier vrede kan geven,
waar zijn nu de dwaze officieren,
al die leugens zo lelijk gelogen,
niets dan versteende vaders
en moeders diepe gebogen.

In ‘t Praetbos buiten Vladslo,
op dat massagraf van soldaten,
staan nu Käthe Kollwitz’s beelden,
van God en mens verlaten
en ik ken geen heviger wereld,
geen menselijker bede,
dan die twee donkere stenen,
die zo diepe schreien om vrede.

inviata da Riccardo Venturi - 17/6/2005 - 22:37




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
17 giugno 2005
VLADSLO

Nel bosco fuori Vladslo
abbandonato da Dio e dagli uomini
giace il giovane Peter Kollwitz
in una fossa comune di soldati,
e io non so di un mondo più tranquillo,
di alberi più immobili,
di nessuna cattedrale più bella
per pregare e per sognare.

Ci potete anche cogliere noci,
siete come su sedie a dondolo,
e se mi date un buffetto sulla guancia destra
io vi porgo anche la sinistra.
Qui, talvolta, vengono dei bambini a giocare
e delle coppiette a fare l’amore dolcemente
perché il muschio qui è così morbido
per dormire e per far gridolini.

Ma non vi vergognate di piangere,
potete anche inginocchiarvi
a guardare i nomi morti
di quelle trentamila anime.
Vennero dalla Germania le madri
e i padri in grande quantità,
per scuotere le teste in silenzio:
“Ach, mein Kind ist hier gefallen”. [*]

Per tutta questa morte inutile,
tutte queste giovani vite spezzate,
dov’è dunque Dio del cielo
che ci può dare la pace?
Dove sono gli ufficiali pazzi,
tutte quelle bugie orrende?
Nient’altro che padri impietriti
e madri piegate su se stesse.

Nel bosco fuori Vladslo
sulla fossa comune dei soldati
ci sono adesso le immagini di Käthe Kollwitz
abbandonate da Dio e dagli uomini.
E io non so di un mondo più brutale,
di nessuna preghiera più umana,
di quelle due pietre scure
che gridan così forte di pace.
Nota al testo:

[*] "Oh! Mio figlio è caduto qui" in lingua tedesca.

17/6/2005 - 23:36




Lingua: Inglese

Versione inglese di Riccardo Venturi
English Version by Riccardo Venturi
18 giugno / June 18th, 2005
VLADSLO

In the oak wood near Vladslo
forsaken by God and men
lies young Peter Kollwitz
in a war cemetery of soldiers,
and I know of no quieter world,
of no trees that are so still,
of no more beutiful cathedral
where to pray and to dream.

You may also pluck nuts there,
you feel like on your night chairs;
if you tweak my right cheek
so shall I present you my left.
There come children playing
and young couples making love
for the musk there is a soft carpet
to sleep on, and to cry of pleasure.

But be not ashamed to weep,
you may also kneel down
to look at the dead names
of those thirty thousand souls.
In great number came their mothers
and their fathers from Germany
to shake their heads in silence:
“Ach, mein Kind ist hier gefallen”. [*]

For all this unneeded death,
for all these broken young lives
where is then good God in Heaven
who can give us peace?
Where are the mad officers
with their hideous lies?
There’s nothing but petrified fathers
and deep bowed mothers mourning.

In the oak tree near Vladslo
in the war cemetery of soldiers
stand now Käthe Kollwitz’s images
forsaken by God and men.
And I know of no crueller world,
of no more human prayer
than those two black stones
that cry peace so loud in the sky.
Note:

[*] "Alas! My son has fallen here" in German.

18/6/2005 - 00:37




Lingua: Italiano

Traducanzone in italiano di Andrea Buriani

VLADSLO

C’è un bosco fuori Vladslo da molti scordato.
Vi giace Peter Kollwitz, un comune soldato.
Non c’è posto più tranquillo, dove gli alberi ammirare:
stupenda cattedrale, per sognar e pregare.

Puoi raccogliervi le noci o riposarti la vista,
se alla destra mi colpisci, qui ti porgo la sinistra.
Qui ci giocano i bambini, ma c’è chi ci fa all’amore,
perché il muschio fa assopir, ma altre volte dà piacere.

Non vi vergognate, qui potete inginocchiarvi:
son solo in trentamila, nei dintorni, qui a guardarvi.
Son venuti da Alemania madri e i padri in quantità,
Scuotevano la testa e pensavan “Mio figlio ora è qua”.

Per queste morti assurde, queste vite spezzate,
dov’era dunque Dio, colui che può dar pace?
Dove sono gli ufficiali, le bugie e le promesse?
Ci son sol padri impietriti e madri chine su se stesse.

Nel bosco fuori Vladslo, ora fossa di soldati,
son dei Kollwitz le statue, là da Dio dimenticate.
Non c’è mondo più crudele, non v’è più umana prece,
del grido di due pietre che chiedon solo “Pace”.

Non c’è mondo più crudele, non v’è più umana prece,
del grido di due pietre che chiedon solo “Pace”.

inviata da dq82 - 16/11/2015 - 10:07


Non ho trovato nei 440 articoli del Trattato di Versailles alcun riferimento alla proibizione di usare pietre bianche nel cimitero di guerra tedesco di Viadslo.
Si trova in qualche altro documento o allegato ?

Fabio Pennati - 20/2/2019 - 20:30


"Il trattato di pace di Versailles aveva negato ai tedeschi sconfitti l’uso di pietre bianche, in segno di disonore."

Anche a me pare un po' un strano, soprattutto visto e considerato che alla fine di ogni guerra gli ex belligeranti devono accordarsi sul recupero delle salme dei rispettivi soldati e sulla conservazione degli eventuali cimiteri di guerra in territorio straniero.

Imporre una condizione così disonorevole per i morti mi pare davvero assurdo... La retorica che si accompagna ad ogni guerra ha sempre molto più rispetto per i morti che per i vivi...

B.B. - 21/2/2019 - 22:56




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