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Il franco tiratore

Tuttigiùperterra
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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L'albero
(Tuttigiùperterra)
Il mio sangue sparso
(Tuttigiùperterra)
Chissà dove va
(Tuttigiùperterra)


[2008]
Testo di Paolo Donadoni
Musica di Graziano Nardini
Lyrics by Paolo Donadoni
Music by Graziano Nardini
Album: "Fino alla fine"

tutto è assurdo, tutto ha un senso
negli occhi dei bambini
ogni sogno è immenso



tuttigiuperterra


“Tutti giù per terra” è un gruppo di musicisti di Santa Margherita Ligure e dintorni che si sono riuniti per l’occasione attorno a Paolo Donadoni, autore di tutti i testi e fautore, nonché produttore, di questo libro e cd “Fino alla fine” dove il tema unico e filo conduttore è la guerra.
I testi sono vere e proprie poesie che si muovono dentro la musica di Graziano Nardini e di questa piccola orchestra, sempre efficaci a descrivere l’atroce realtà della guerra che pervade ogni angolo ed ogni voce senza lasciare alcuno spazio se non quello, sporadico e sofferto, ad un anelito a qualcosa di più alto nella spietata lotta per sopravvivere tra il sangue, il dolore e la morte.
Le parole di Donadoni non descrivono una guerra in particolare, ma la guerra nel suo totale. La guerra fuori dal tempo e fuori dalla storia. Proprio perché la guerra ha accompagnato da sempre l’umanità attraverso i millenni e sulla guerra - purtroppo - l’umanità ha costruita gran parte della sua storia.
Dagli albori dell’uomo sono cambiate le modalità, sono cambiate le armi, sono cambiati i vincitori e i vinti, sono cambiati gli uccisori e le vittime. Solo la guerra è rimasta uguale. L’antico rito collettivo del conflitto al quale si fa ricorso quando non si trova una valida soluzione ad un problema. Una scorciatoia tra distruzioni, ferite e vittime che spesso non risolve nulla e che alla fine lascia tutti sconfitti.
Queste strade desolate e impregnate di dolore, di odio e di paura, vengono percorse attraverso tutti i brani, come il lento e crudo dipanarsi di una storia dove il protagonista, il soldato-narratore nel suo itinerario desolato tra i confini di uno scenario di violenza, è consapevole di essere vittima e nello stesso tempo carnefice perché la guerra, tra le altre cose, “mischia le carte”.

“Tutti giù per terra” sono:
Paolo Donadoni, Graziano Nardini, Francesco Carpineti, Francesco Arpe, Lucia Vaccarezza, Gabriele Garibotto, Piergiorgio Benvenuto, Enrico Di Bella, Paolo Banchero, Maurizio Borzone, Eleonora Mecca, Sara Antola, Diego Mecca, Christian Mistretta, Cesare Graziano, Chiara Maddalo, Domenico Ermirio, Carlo Macchiavello, Sara Mistretta
e con la partecipazione del Coro Alpino “Voci d’Alpe” di Santa Margherita Ligure.

La lettera
Chissà dove va
L'albero
Nascondino
Il disertore
Dottore!
Il franco tiratore
Quel suo sguardo lontano
Signor Generale
La casa matta
Il mio sangue sparso
L’aviatore
Non è ancora finita
La bomba
Far scomparire un morto
Le bianche montagne raccontano

Sito di riferimento: terradiqualcuno.it

Questa pistola non è a salve
questa pistola si punta al cuore
fino ad oggi ero nessuno
ora sono un franco tiratore.

Mille idee ancora acerbe
senza l’età per lavorare
niente barba da rasare
ma per fare il soldato non serve.

Così ho avuto anch’io una pistola
e il consiglio di tenerla stretta
se di verità ce n’è una sola
meglio impararla in fretta.

Io non credo in niente, in niente
che non sia questa pistola
lei spara e non mente, non mente
quando dice che l’anima vola.

Vola via da qualunque corpo
bucato come una ciambella
perché la carne di un morto
finisce a frollare sottoterra.

Questa pistola vale la vita
questa pistola si punta al cuore
fino ad oggi ero nessuno
ora sono un franco tiratore.

Il bosco è una giostra di luci
se il vento gioca con le fronde
io sono a caccia di nemici
scivolo veloce fra le ombre.

E conservo i miei sogni
in un pacchetto di sigarette
sogni da accendere di nascosto
quando le scarpe mi stanno strette.

Mi hanno insegnato a digrignare
i denti per resistere al dolore
mi hanno insegnato a pregare
i santi per conservare puro il cuore.

Ma non mi hanno insegnato l’amore
per illuminare questa notte scura
non mi hanno mai detto dell’amore
luce che spegne la paura.

Un gruzzolo di proiettili
il mio tesoro nella tasca
li conto uno ad uno
controllo quel che resta.

Sono come caramelle
ed è buona regola ricordare
che lo spreco di munizioni
è un lusso da evitare.

Ma quando s’incontra il nemico
anche se il coraggio fa difetto
non c’è molto da pensare
basta premere il grilletto.

Io non credo in niente, in niente
che non sia questa pistola
lei spara e non mente, non mente
quando dice che l’anima vola.

Vola via da qualunque corpo
bucato come una ciambella
perché la carne di un morto
finisce a frollare sottoterra.

Dopo il colpo di pistola
meglio sparire in un baleno
con tutto il fiato che ho in gola
corro come un treno.

Andare dove ovunque andare
l’importante è scappare
e non aver le gambe corte
è questione di vita o di morte.

M’infilo nei boschi a capofitto
sguscio via come una lepre
finché mi acquatto zitto
nascosto dietro ad una siepe.

Mi hanno insegnato a digrignare
i denti per resistere al dolore
mi hanno insegnato a pregare
i santi per conservare puro il cuore.

Ma non mi hanno insegnato l’amore
per illuminare questa notte scura
non mi hanno mai detto dell’amore
luce che spegne la paura.

Voglio in premio una bottiglia
da stappare in compagnia
un brindisi di buona sorte
alla faccia della morte.

Si sa che i vecchi
hanno capelli bianchi
ma ho capito che vecchi
non lo diventano tutti quanti.

Agli incerti del destino
non c’è via d’uscita
ma è chiaro che devo correre
per stare al passo con la mia vita.

Io non credo in niente, in niente
che non sia questa pistola
lei spara e non mente, non mente
quando dice che l’anima vola.

Vola via da qualunque corpo
bucato come una ciambella
perché la carne di un morto
finisce a frollare sottoterra.

Perché con la carne di un morto
ci banchettano per mesi sottoterra.

inviata da i.fermentivivi - 24/4/2009 - 11:13



Lingua: Francese

Version française – LE FRANC-TIREUR – Marco Valdo M.I. – 2010
Chanson italienne – Il Franco Tiratore – Tuttigiùperterra


Alors là, mon ami Lucien l'âne, ils se sont surpassés, ils s'en sont donné à cœur joie et je ne parle pas seulement des vers du banquet final. Ce n'est pas là une de ces chansons courtes qui finissent à peine commencées, ni une de ces chansons à court de souffle où le vocabulaire tient sur les doigts de la main... J'exagère un peu là... Mais tu comprends ce que je veux dire...

Très bien, dit Lucien l'âne en rejetant ses oreilles de devant ses yeux sur les côtés de sa tête. On m'a déjà assommé avec ce genre de succès, mais il faut aussi savoir ce que l'on attend de la chanson et ce qu'on veut aussi en faire. S'il s'agit de faire du succès, de faire de l'argent sans trop se fouler ou sans imagination, s'il s'agit de faire un de ces produits médiatiques... De façon générale, il faut faire un machin, disons un tube ( forcément creux) avec un minimum de vocabulaire, un maximum de répétition ( du genre enfoncez-vous bien çà dans le..) et en bannissant surtout toute idée qui pourrait déplaire ou même paraître neuve à cette masse gélatineuse qu'on appelle le « grand public ». Bref, un truc sans goût, une sorte de hamburger musical, un suppositoire avec une noisette de vaseline en prime. Un machin qui dure ce qu'il dure...

On s'est parfaitement compris sur ce point, mon ami Lucien l'âne ami de la chanson. Donc, ici, il s'agit d'une chanson, d'une grande chanson et longue avec çà. C'est déjà quelque chose, mais de surcroît avec du vocabulaire, des idées, des pensées, des odeurs, des sensations et du mouvement. J'aime assez la fin; je la trouve comment dire, assez appétissante : "Car avec la chair d'un mort
On banquette des mois sous terre." Ce qu'elle raconte et de quel point de vue ? La mission d'un tueur d'un genre un peu spécial, un de ces francs-tireurs ( franc-tueur ?), vue par le tueur lui-même; un tueur d'approche. Celui-ci est particulièrement réaliste et comme il se doit dans une armée ( Chez ces gens-là, Monsieur, on ne pense pas, Monsieur, on tue, aurait dit Brel,), sans aucun scrupule, sans aucune conscience, rigoureusement... Un tueur sans recul... Un personnage assez immonde, en quelque sorte. On y mettrait un robot ou un clone ou un drone que ce serait pareil... Une machine à tuer... Remarque que c'est aussi une machine à mourir …

Et des comme çà, dit Lucien l'âne, dans la Guerre de Cent Mille Ans, il y en a des tas et curieusement, ils sont tous dans le même camp, celui des riches et des puissants qui les exploitent eux aussi jusqu'à la mort dans la lutte menée contre les pauvres afin de poursuivre et amplifier la domination, l'exploitation et cet esclavage qu'on camoufle sous le nom d'emploi... Il nous faut, Marco Valdo M.I. mon ami, maintenant, recommencer à tisser le linceul de ce vieux monde malodorant et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
LE FRANC-TIREUR

Ce pistolet n'est pas à blanc
Ce pistolet se pointe au cœur
Jusqu'à présent, je n'étais personne
À présent, je suis un franc-tireur.

Mille idées encore acerbes
Pas l'âge de travailler
Pas de barbe à raser
Mais il n'en faut pas pour être soldat

Ainsi j'ai eu moi aussi un pistolet
Et le conseil de le tenir serré
S'il n'existe qu'une seule vérité
Il vaut mieux l'apprendre en vitesse

Moi, je ne crois à rien, à rien
Si ce n'est à ce pistolet
Il tire et ne ment pas, ne ment pas
Quand il dit que l'âme s'envole.

Elle s'envole du corps
Troué comme une bouée
Car la chair d'un mort
Finit par faisander sous la terre.

Ce pistolet, c'est la vie
Ce pistolet se pointe au cœur
Jusqu'à présent, je n'étais personne
À présent, je suis un franc-tireur.

Le bois est un manège de lumières
Quand le vent joue avec les frondes
Je suis à la chasse de l'ennemi
Je glisse preste parmi les ombres.

Et je conserve mes rêves
Dans un paquet de cigarettes
Des rêves à allumer en cachette
Quand mes chaussures me serrent.

On m'a enseigné à serrer
Les dents pour résister à la douleur
On m'a enseigné à prier
Les saints pour garder le cœur pur

Mais on ne m'a pas enseigné l'amour
Pour illuminer cette nuit trop obscure
On ne m'a rien dit de l'amour
Cette lumière qui éteint la peur.

Une poignée de balles
Le trésor dans ma poche
Je les compte une à une
Je contrôle ce qui reste

Elles sont là comme des bonbons
Et c'est une bonne règle à rappeler
Que le gaspillage des munitions
Est un luxe à éviter.

Mais quand on rencontre l'ennemi
Même si le courage fait défaut
Il n' y a pas grand-chose à penser
Il suffit de presser la gâchette

Moi, je ne crois à rien, à rien
Si ce n'est à ce pistolet
Il tire et ne ment pas, ne ment pas
Quand il dit que l'âme s'envole.

Elle s'envole du corps
Troué comme une bouée
Car la chair d'un mort
Finit par faisander sous la terre.

Après le coup de pistolet
Il vaut mieux disparaître en un éclair
Avec tout le souffle que j'ai en bouche
Je cours comme un train.

Aller de n'importe quel côté
L'important est de s'échapper
Et de pas avoir les jambes courtes
C'est une question de vie ou de mort

Je slalome tête baissée dans les bois
Je file comme le lièvre
Me terrer muet
Caché derrière une haie

On m'a enseigné à serrer
Les dents pour résister à la douleur
On m'a enseigné à prier
Les saints pour garder le cœur pur

Mais on ne m'a pas enseigné l'amour
Pour illuminer cette nuit trop obscure
On ne m'a rien dit de l'amour
Cette lumière qui éteint la peur.

Je veux en prime une bouteille
À vider en bonne compagnie
Un toast de longue vie
À la face de la mort.

On sait que les vieux
Ont des cheveux blancs
Mais j'ai compris que vieux
On ne le devient pas tous.

Aux incertitudes du destin
Il n' y a pas de parade
Mais il est clair que je dois courir
Pour rester au pas de ma vie.

Moi, je ne crois à rien, à rien
Si ce n'est à ce pistolet
Il tire et ne ment pas, ne ment pas
Quand il dit que l'âme s'envole.

Elle s'envole du corps
Troué comme une bouée
Car la chair d'un mort
Finit par faisander sous la terre.

Car avec la chair d'un mort
On banquette des mois sous terre.

inviata da Marco Valdo M.I. - 10/1/2010 - 17:19




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