געהאַט אַ טאַטע מאַאַמע, און שײנינקע שװעסטערלעך דרײַ,
אװעך מיטן רױך און פֿלאמען, געבליבן בין איך איצט אלײן.
איך דרײ די קאַטערינקע, און שפּיל הײַנט פֿאַר אײַך מיט קוראַש,
װײַל מאָרגן קאָן זײַן אין טרעבלינקע, װעט װערן פֿון אונדז אַ באַרג אַש.
דער הונגער איז אַ צער, מיט טױטע פֿאַרסײט איז דער ברוק,
אױ ייׅדן בני רחמנים, עס װילט זיך נאָך לעבן אַ טאָג.
מײַן קאָל די לופֿט צערשמעטערט, פֿון מאָרגן ביז שפּײט אין דער נאַכט,
פֿאַרשאָלטן זאָל זײַן דאָס געטאָ, און די װאָ האָבן עס אױסגעטראַכט.
מען רױדעפֿט אונדז װי חיות, דאָס לעבן איז װי אין אַ טום,
עס װיגן זיך שרבנות אױף תּליות, צום טײַפֿל עס שײַנט נאָך די זון.
פֿון הערצן ברױסט אַ פֿײַער, גענוג אונדז געקױלעט װי שאָף,
אױ ייׅדן נעמט די שפּײַעדס, און קומט לאָמיר מאַך אַ סוף.
דרײ איך די קאַטערינקע, פֿאַרשפּיל אונדזרע לײַדן און נױט,
װײַל אײדער צו גײן אין טרעבלינקע, איז בעזער אין קאַמף פֿאַלן טױט.
אװעך מיטן רױך און פֿלאמען, געבליבן בין איך איצט אלײן.
איך דרײ די קאַטערינקע, און שפּיל הײַנט פֿאַר אײַך מיט קוראַש,
װײַל מאָרגן קאָן זײַן אין טרעבלינקע, װעט װערן פֿון אונדז אַ באַרג אַש.
דער הונגער איז אַ צער, מיט טױטע פֿאַרסײט איז דער ברוק,
אױ ייׅדן בני רחמנים, עס װילט זיך נאָך לעבן אַ טאָג.
מײַן קאָל די לופֿט צערשמעטערט, פֿון מאָרגן ביז שפּײט אין דער נאַכט,
פֿאַרשאָלטן זאָל זײַן דאָס געטאָ, און די װאָ האָבן עס אױסגעטראַכט.
מען רױדעפֿט אונדז װי חיות, דאָס לעבן איז װי אין אַ טום,
עס װיגן זיך שרבנות אױף תּליות, צום טײַפֿל עס שײַנט נאָך די זון.
פֿון הערצן ברױסט אַ פֿײַער, גענוג אונדז געקױלעט װי שאָף,
אױ ייׅדן נעמט די שפּײַעדס, און קומט לאָמיר מאַך אַ סוף.
דרײ איך די קאַטערינקע, פֿאַרשפּיל אונדזרע לײַדן און נױט,
װײַל אײדער צו גײן אין טרעבלינקע, איז בעזער אין קאַמף פֿאַלן טױט.
inviata da Riccardo Venturi
Lingua: Yiddish
La traslitterazione in caratteri latini:
DER HOYFZINGER FUN VARSHEVER GETO
Gehat a tate mame, un sheyninke shvesterlekh dray,
avek mitn roykh un flamen, geblibn bin ikh yetst aleyn.
Ikh drey di katerinke, un shpil haynt far aykh mit kurash,
vayl morgn kon zayn in treblinke, vet vern fun undz a barg ash.
Der hunger iz a tsore, mit toyte farsayt iz der bruk,
oy yidn bney rakhmonim, es vilt zikh nokh lebn a tog.
Mayn kol di luft tsershmetert, fun morgn biz shpeyt in der nakht,
farsholtn zol zayn dos geto, un di vo hobn es oysgetrakht.
Men roydeft undz vi khayes, dos lebn iz vi in a tum,
es vign zikh sharbns af tlies, tsum tayfl es shaynt nokh di zun.
Fun hertsn broyst a fayer, genug undz gekoylet vi shof,
oy yidn nemt di shpayers, un kumt lomir makh a sof.
Drey ikh di katerinke, farshpil undzre laydn un noyt,
vayl eyder tsu geyn in treblinke, iz bezer in kamf faln toyt.
Gehat a tate mame, un sheyninke shvesterlekh dray,
avek mitn roykh un flamen, geblibn bin ikh yetst aleyn.
Ikh drey di katerinke, un shpil haynt far aykh mit kurash,
vayl morgn kon zayn in treblinke, vet vern fun undz a barg ash.
Der hunger iz a tsore, mit toyte farsayt iz der bruk,
oy yidn bney rakhmonim, es vilt zikh nokh lebn a tog.
Mayn kol di luft tsershmetert, fun morgn biz shpeyt in der nakht,
farsholtn zol zayn dos geto, un di vo hobn es oysgetrakht.
Men roydeft undz vi khayes, dos lebn iz vi in a tum,
es vign zikh sharbns af tlies, tsum tayfl es shaynt nokh di zun.
Fun hertsn broyst a fayer, genug undz gekoylet vi shof,
oy yidn nemt di shpayers, un kumt lomir makh a sof.
Drey ikh di katerinke, farshpil undzre laydn un noyt,
vayl eyder tsu geyn in treblinke, iz bezer in kamf faln toyt.
Lingua: Tedesco
Una versione in lingua tedesca, di Andreas Pancur:
DER HOFSINGER VOM WARSCHAUER GHETTO
Ich habe Eltern und drei schöne Schwestern gehabt,
Hinweg in Rauch und Flammen geblieben bin ich jetzt allein.
Ich drehe die Drehorgel, und spiele heute für euch mit Curage,
weil morgen kann sein in Treblinka von uns ein Berg Asche.
Der Hunger ist eine Qual, mit Toten übersäht ist die Brücke,
oh Juden, Kinder des Mitleids, wir werden noch leben einen Tag.
Meine Stimme die Luft zerschmettert, von morgens bis spät in die nacht,
verdammt soll sein das Ghetto, und die, die es erbaut haben.
Man treibt uns wie Tiere, das Leben ist wie in einem Alptraum.
Es hängen Tote an Galgen, zum Teufel, es scheint noch die Sonne.
In unserem Herzen brennt ein Feuer, genug uns wie Schafe geschlachtet.
Oh Juden, nehmt die Waffen, und kommt, lasst uns dem ein Ende machen.
Drehe ich die Drehorgel, verspiele unsere Leiden und Not,
weil eher zu gehen nach Treblinka, ist besser als im Kampf zu fallen und tot.
Ich habe Eltern und drei schöne Schwestern gehabt,
Hinweg in Rauch und Flammen geblieben bin ich jetzt allein.
Ich drehe die Drehorgel, und spiele heute für euch mit Curage,
weil morgen kann sein in Treblinka von uns ein Berg Asche.
Der Hunger ist eine Qual, mit Toten übersäht ist die Brücke,
oh Juden, Kinder des Mitleids, wir werden noch leben einen Tag.
Meine Stimme die Luft zerschmettert, von morgens bis spät in die nacht,
verdammt soll sein das Ghetto, und die, die es erbaut haben.
Man treibt uns wie Tiere, das Leben ist wie in einem Alptraum.
Es hängen Tote an Galgen, zum Teufel, es scheint noch die Sonne.
In unserem Herzen brennt ein Feuer, genug uns wie Schafe geschlachtet.
Oh Juden, nehmt die Waffen, und kommt, lasst uns dem ein Ende machen.
Drehe ich die Drehorgel, verspiele unsere Leiden und Not,
weil eher zu gehen nach Treblinka, ist besser als im Kampf zu fallen und tot.
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
IL CANTORE DI STRADA DEL GHETTO DI VARSAVIA
Ho avuto un padre, una madre e tre belle sorelle,
se ne sono andati tra il fumo e le fiamme, e ora sono solo.
Giro l'organetto, ed oggi suono per voi con coraggio
poiché di noi, domani, potrebbe restare un mucchio di cenere a Treblinka.
La fame è una sofferenza, il ponte è disseminato di morti,
oh, Ebrei, figli della pietà, vivremo di nuovo un giorno.
La mia voce fracassa l'aria, da mattina fino a tarda sera,
maledetto sia il ghetto e coloro che l'hanno costruito.
Ci trattano come bestie, la vita è come in un incubo.
Pendono morti alle forche; al diavolo, il sole splende ancora.
Nel nostro cuore arde un fuoco, basta macellarci come pecore.
Oh, Ebrei, prendete le armi e venite! Mettiamoci fine.
Giro l'organetto, suono delle nostre pene e del nostro dolore,
piuttosto che andare a Treblinka, meglio cadere morti lottando.
Ho avuto un padre, una madre e tre belle sorelle,
se ne sono andati tra il fumo e le fiamme, e ora sono solo.
Giro l'organetto, ed oggi suono per voi con coraggio
poiché di noi, domani, potrebbe restare un mucchio di cenere a Treblinka.
La fame è una sofferenza, il ponte è disseminato di morti,
oh, Ebrei, figli della pietà, vivremo di nuovo un giorno.
La mia voce fracassa l'aria, da mattina fino a tarda sera,
maledetto sia il ghetto e coloro che l'hanno costruito.
Ci trattano come bestie, la vita è come in un incubo.
Pendono morti alle forche; al diavolo, il sole splende ancora.
Nel nostro cuore arde un fuoco, basta macellarci come pecore.
Oh, Ebrei, prendete le armi e venite! Mettiamoci fine.
Giro l'organetto, suono delle nostre pene e del nostro dolore,
piuttosto che andare a Treblinka, meglio cadere morti lottando.
Lingua: Italiano
Versione italiana di Leoncarlo Settimelli
dal disco Canti dei Lager distribuito con L'Unità il 27 gennaio 2006 in occasione della giornata della Memoria.
dal disco Canti dei Lager distribuito con L'Unità il 27 gennaio 2006 in occasione della giornata della Memoria.
CANZONE DEL GHETTO DI VARSAVIA
Il buongiorno brava gente
questo organetto vi da
se in cambio un tozzo di pane
mi date allora Iddio
di certo vi benedirà
Io che avevo padre e madre
e sorelline ben tre
sono rimasto da solo
e dove son finiti
inutile chiederlo a me
Io canto sull'organetto
quello che ognuno ben sa
non serve fingere ancora
perché tra poco tutti
in cenere si finirà
E la fama ci tormenta
i morti sono tra noi
presto di tutti gli ebrei
vivrà solo il ricordo
ormai lo sapete anche voi
Mentre suono l'organetto
in cenere sono di già
finiti di noi altri mille
Treblinka è là che aspetta
e tutti a morirvi si andrà
Che sprofondi questo ghetto
la spada occorre impugnar
meglio morir per la strada
piuttosto che a Treblinka
andar come stracci a bruciar
Il buongiorno brava gente
questo organetto vi da
se in cambio un tozzo di pane
mi date allora Iddio
di certo vi benedirà
Io che avevo padre e madre
e sorelline ben tre
sono rimasto da solo
e dove son finiti
inutile chiederlo a me
Io canto sull'organetto
quello che ognuno ben sa
non serve fingere ancora
perché tra poco tutti
in cenere si finirà
E la fama ci tormenta
i morti sono tra noi
presto di tutti gli ebrei
vivrà solo il ricordo
ormai lo sapete anche voi
Mentre suono l'organetto
in cenere sono di già
finiti di noi altri mille
Treblinka è là che aspetta
e tutti a morirvi si andrà
Che sprofondi questo ghetto
la spada occorre impugnar
meglio morir per la strada
piuttosto che a Treblinka
andar come stracci a bruciar
Lingua: Italiano
Versione italiana di Rocco Rosignoli
L'ORGANETTO DEL GHETTO DI VARSAVIA
Avevo padre e madre
e tre splendide sorelline
e tre splendide sorelline
le han prese il fuoco e le fiamme
e le storie ora giro da me
Soffia il mio organetto
lo suono per darci coraggio
lo suono per darci coraggio
che altrove ci attende Treblinka
nella cenere finirà il viaggio
Siam preda della fame
e i morti qui intasano il onte
e i morti qui intasano il onte
ma alla vita torneremo un giorno
Adonai* lo promise sul monte
La voce del mio canto
a ogni ora pervade la via
a ogni ora pervade la via
dannato per sempre sia il ghetto
e maledetto chi lo costruì
Trattati come bestie
viviamo in un incubo oscuro
viviamo in un incubo oscuro
e ogni morto che pende da un palo
dice che presto finirà il buio
Nei cuori ci arde un fuoco
siamo stanchi di andare al macello
siamo stanchi di andare al macello
voi ebrei raccogliete il fucile
combattiamo, ascoltate il mio apppello
E sul mio organetto
io canto del nostro dolore
io canto del nostro dolore
piuttosto che in fumo a Treblinka
moriremo per la libertà
Avevo padre e madre
e tre splendide sorelline
e tre splendide sorelline
le han prese il fuoco e le fiamme
e le storie ora giro da me
Soffia il mio organetto
lo suono per darci coraggio
lo suono per darci coraggio
che altrove ci attende Treblinka
nella cenere finirà il viaggio
Siam preda della fame
e i morti qui intasano il onte
e i morti qui intasano il onte
ma alla vita torneremo un giorno
Adonai* lo promise sul monte
La voce del mio canto
a ogni ora pervade la via
a ogni ora pervade la via
dannato per sempre sia il ghetto
e maledetto chi lo costruì
Trattati come bestie
viviamo in un incubo oscuro
viviamo in un incubo oscuro
e ogni morto che pende da un palo
dice che presto finirà il buio
Nei cuori ci arde un fuoco
siamo stanchi di andare al macello
siamo stanchi di andare al macello
voi ebrei raccogliete il fucile
combattiamo, ascoltate il mio apppello
E sul mio organetto
io canto del nostro dolore
io canto del nostro dolore
piuttosto che in fumo a Treblinka
moriremo per la libertà
* Con Adonai (in ebraico אֲדֹנָי) si indica il Signore, il Dio della Bibbia, ed è anzi uno dei più diffusi fra i nomi di Dio nella Bibbia. In ebraico è il modo in cui viene letto il tetragramma divino YHWH, altrimenti impronunciabile.
inviata da Dq82 - 25/4/2020 - 16:38
Lingua: Italiano
Versione italiana di Daniele Goldoni
Dall'album Voci dal profondo inferno
Concerto registrato il 27 gennaio 2017 presso l’Auditorium di Muggiò
Dall'album Voci dal profondo inferno
Concerto registrato il 27 gennaio 2017 presso l’Auditorium di Muggiò
Dona Dona - Canzone del ghetto di Varsavia - - Rivkele di Sabato - Il nostro Shtetl brucia - Minuti di certezza - I soldati della palude - Canto di Dachau - Corale dal profondo dell’inferno - Se il cielo fosse bianco di carta Chaim - Ninna nanna del figlio nel crematorio - Dieci fratelli - Dieci milioni - Qui in questa terra
CANZONE DEL GHETTO DI VARSAVIA
Buondì oh voi che passate
Buttatemi un tozzo di pane
Vi benedica Dio
E una lacrima vi scenderà
Un tempo avevo un padre
Una madre e tre sorelline
Nel fumo e nelle fiamme
Son scomparsi e ora son solo
Io suono l’organetto
Io suono ma se poi domani
Ci portano a Treblinka
Bianca cenere saremo noi
La fame ci tormenta
La gente muore per strada
Oh Ebrei figli di Dio
Vogliamo vivere ancora
Si perde la mia voce
Nel vento della notte
Sprofondino nel ghetto
Tutti quelli che l’hanno creato
Ci caccian come bestie
La vita è come un abisso
Son scheletri i corpi
Come può il sole splendere ancora
Dai cuori nasce un fuoco
Basta con questo massacro
Oh Ebrei prendiam le spade
E che giunga davvero la fine
Io suono l’organetto
Per consolare le pene
Piuttosto che a Treblinka
Combattendo io voglio morire
Buondì oh voi che passate
Buttatemi un tozzo di pane
Vi benedica Dio
E una lacrima vi scenderà
Un tempo avevo un padre
Una madre e tre sorelline
Nel fumo e nelle fiamme
Son scomparsi e ora son solo
Io suono l’organetto
Io suono ma se poi domani
Ci portano a Treblinka
Bianca cenere saremo noi
La fame ci tormenta
La gente muore per strada
Oh Ebrei figli di Dio
Vogliamo vivere ancora
Si perde la mia voce
Nel vento della notte
Sprofondino nel ghetto
Tutti quelli che l’hanno creato
Ci caccian come bestie
La vita è come un abisso
Son scheletri i corpi
Come può il sole splendere ancora
Dai cuori nasce un fuoco
Basta con questo massacro
Oh Ebrei prendiam le spade
E che giunga davvero la fine
Io suono l’organetto
Per consolare le pene
Piuttosto che a Treblinka
Combattendo io voglio morire
inviata da Daniele Goldoni - 10/2/2024 - 16:54
Lingua: Inglese
Traduzione inglese da Yom Hashoah Holocaust Memorial Service, 2001 - Between History and Catastrophe: the Ghetto Archive of Emanuel Ringelblum
THE STREET SINGER OF THE WARSAW GHETTO
A good morning, people passing.
Throw us a crust of bread!
Then God will send his blessing;
And from want you will be shed.
I once had a father, a mother,
Three pretty sisters so dear:
They're gone with smoke and fire,
And I am left all alone here.
I play the barrel organ,
I play with courage and skill,
Tomorrow Treblinka may beckon,
Oh, there we’ll become an ash hill.
Our hunger is our torment,
With the dead the roads are paved,
Oh, Jews, -- you children of mercy,
One still wants to live out the day.
We are chased like animals,
Life is an abyss
Skulls sway on trees
But for now,--the sun is still shining!
From our hearts a fire sparkles:
We've been slaughtered like sheep long enough-
Oh, Jews, take your guns,
Come, let's put an end to it.
So I play the barrel organ,
Lessening our pain and distress,
For better than going to Treblinka –
Is falling in battle and death.
A good morning, people passing.
Throw us a crust of bread!
Then God will send his blessing;
And from want you will be shed.
I once had a father, a mother,
Three pretty sisters so dear:
They're gone with smoke and fire,
And I am left all alone here.
I play the barrel organ,
I play with courage and skill,
Tomorrow Treblinka may beckon,
Oh, there we’ll become an ash hill.
Our hunger is our torment,
With the dead the roads are paved,
Oh, Jews, -- you children of mercy,
One still wants to live out the day.
We are chased like animals,
Life is an abyss
Skulls sway on trees
But for now,--the sun is still shining!
From our hearts a fire sparkles:
We've been slaughtered like sheep long enough-
Oh, Jews, take your guns,
Come, let's put an end to it.
So I play the barrel organ,
Lessening our pain and distress,
For better than going to Treblinka –
Is falling in battle and death.
inviata da Bartleby + CCG/AWS Staff - 12/5/2011 - 11:10
Lingua: Francese
Version française de Riccardo Venturi
LE CHANTEUR AMBULANT DU GHETTO DE VARSOVIE
J'ai eu un père et une mère et trois belles soeurs,
tous sont morts dans le feu et maintenant je suis seul.
Je tourne l'orgue de Barbarie et aujourd'hui je joue pour vous avec courage
car demain il ne pourrait rester de nous qu'un tas de ceindre à Treblinka.
La faim nous fait souffrir, le pont est parsemé de cadavres,
ô les Juifs, fils de la pitié, nous vivrons encore un jour.
Ma voix casse l'air du matin jusqu'à la nuit,
soient maudits le ghetto et ceux qui l'ont bâti.
On nous traite comme des bêtes, la vie c'est un cauchemar.
On voit des pendus au gibet; au diable, le soleil brille encore.
Le feu brûle dans nos coeurs, qu'ils arrêtent de nous massacrer comme des moutons.
ô les Juifs, prenez vos armes et venez! Mettons fin à tout ça.
Je tourne l'orgue de Barbarie, je joue nos peines et notre douleur.
Plutôt qu'aller à Treblinka, il vaut mieux de mourir en bataille.
J'ai eu un père et une mère et trois belles soeurs,
tous sont morts dans le feu et maintenant je suis seul.
Je tourne l'orgue de Barbarie et aujourd'hui je joue pour vous avec courage
car demain il ne pourrait rester de nous qu'un tas de ceindre à Treblinka.
La faim nous fait souffrir, le pont est parsemé de cadavres,
ô les Juifs, fils de la pitié, nous vivrons encore un jour.
Ma voix casse l'air du matin jusqu'à la nuit,
soient maudits le ghetto et ceux qui l'ont bâti.
On nous traite comme des bêtes, la vie c'est un cauchemar.
On voit des pendus au gibet; au diable, le soleil brille encore.
Le feu brûle dans nos coeurs, qu'ils arrêtent de nous massacrer comme des moutons.
ô les Juifs, prenez vos armes et venez! Mettons fin à tout ça.
Je tourne l'orgue de Barbarie, je joue nos peines et notre douleur.
Plutôt qu'aller à Treblinka, il vaut mieux de mourir en bataille.
Questa pagina è stata integrata con quella, ora eliminata, relativa alla medesima canzone data in trascrizione e attribuita a Moni Ovadia. Trattandosi di un doppione, le due pagine sono state collazionate; della pagina "Ovadiana" sono qui riportate la traduzione inglese e una fotografia. Si ricorda comunque che Moni Ovadia ha cantato questa canzone nello spettacolo Dybbuk, realizzato nel 1995 con la Theater Orchestra.
CCG/AWS Staff - 12/5/2011 - 11:18
In questa pagina sono stati totalmente rifatti sia il testo in alfabeto ebraico, sia la trascrizione. La canzone è stata forse la prima in assoluto ad essere inserita in lingua yiddish, in un periodo in cui la mia conoscenza della grafia ebraica-yiddish era parecchio approssimativa. Me ne scuso sia con gli eventuali fruitori di questa pagina, che finora hanno avuto a disposizione un testo errato, sia con gli altri membri e collaboratori del sito; anche per questo sto ristrutturando tutta la sezione yiddish, una delle più complesse. A mo' di "riparazione" ho pensato di inserire il video della canzone interpretato da Moni Ovadia. E da par suo.
Riccardo Venturi - 28/4/2013 - 22:22
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[1943]
Testo e musica di Reuven Lifshutz
Lyrics and music by Reuven Lifshutz
Paroles et musique : Reuven Lifshutz
Sanat ja sävel: Reuven Lifšuts
"Der hoyfzinger fun varshever geto", cioè "Il cantore di strada del ghetto di Varsavia" nasce direttamente dalla rivolta del 1943 contro lo sterminatore nazista, rivolta che fu soffocata -come tutti sanno- con l'annientamento totale del ghetto stesso. Il testo yiddish è dato sia nell'originale che in trascrizione in caratteri latini.