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מזעס איז די ערשטע זאַך

anonimo
Lingua: Yiddish


Lista delle versioni e commenti


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(Khayim Toyber [Chaim Tauber] / הײם טױבער)
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(Yitskhok Perlov / יצחק פּערלאָװ)


Mues iz di ershte zakh
[1942?]
Incisione/Recording:
Adrienne Cooper and Zalmen Mlotek,
Ghetto Tango, 2005
ghettotan

"Una canzone su di un tema difficile e dibattuto, quello del governo dei ghetti da parte delle autorità ebraiche (Judenräte) imposte dai nazisti.

"Quel che serve sono i soldi", dice questa canzone dal tono duro e sarcastico... Lo Judenrat passa solo un po' di pane e zucchero e, se non hai i soldi per corrompere i poliziotti (il riferimento è alla polizia ebraica), si può finire molto male: divorati dalla fame, dai pidocchi e dai vermi e "immortalati" nel registro dei decessi della comunità...

Testo trovato qui" [Alessandro "Bartleby"]

La canzone sembra provenire direttamente dal ghetto di Varsavia, e di questo risente molto lo yiddish utilizzato: pieno di termini in slang (uno slang proveniente in parte, come è ovvio, dalla lingua polacca), che non sono di facile interpretazione. La canzone, di autore anonimo, è stata resa nota (come si evince da qui dalla cantante e attrice newyorkesee Adrienne Cooper e Zalmen Mlotek nell'album Ghetto Tango; se ne parla anche nel volume Lider fun getos un lagern (“Canzoni dai ghetti e dai lager”), dove si afferma: “Strofe cantate nel ghetto di Varsavia a proposito dello Judenrat (presieduto da Tsherniakov), della polizia ebraica e di altri temi di attualità.” Pur cantato su un aria “leggera” (uno swing), il testo è pieno di rabbia e sarcasmo. [RV]

Forse l'esempio più tipico, in questo sito, di almeno un paio di cose molto diverse l'una dall'altra. La prima è la precisa presa di coscienza, da parte della popolazione ebrea rinchiusa nei ghetti dell'Europa orientale sotto il nazismo, dell' "autogoverno" degli Judenräte, nell'illusione che tale forma di collaborazione coi nazisti (una "collaborazione", comunque, da padrone a schiavo) potesse portare una qualche forma di salvezza. La liquidazione dei ghetti ci dice come andò a finire realmente. La reazione agli Judenräte fu una delle principali molle delle rivolte nei ghetti e dell'intera resistenza ebraica.

La seconda cosa ha invece a che fare con l'esposizione dei testi di molte canzoni in yiddish. Questo sito ha assunto la politica di presentarli sempre nel loro testo originale in alfabeto ebraico, uniformando le trascrizioni alle regole YIVO; purtroppo, come in questo caso, la rete propone una trascrizione realmente orripilante e basata sulla lingua tedesca. La ricostruzione del testo in alfabeto ebraico, relativamente semplice in caso di corretta trascrizione YIVO, diviene qui un'autentica impresa, specie in presenza di termini slang come mues (per l'origine e la grafia del termine si veda [[|qui]]) ed altri. In questo caso abbiamo quindi totalmente rifatto anche la trascrizione, lasciando però la trascrizione "tedeschizzante" (che si trova generalmente in rete e che era stata ripresa per questa pagina) a mo' di paragone, ed anche come testimonianza del modo in cui lo yiddish è "assassinato" da trascrittori troppo disinvolti. La resa in alfabeto ebraico è stata controllata parola per parola; purtuttavia, su un paio di termini rimane qualche dubbio. [RV]
מועס איז די ערשטע זאַך.
האָסטו ניט קײן מועס, איז צו אַ קלאָג,
גיב אַבעק אַ באָנע און זאָג אַ גוטן טאָג.
מועס איז די ערשטע זאַך.

מועס איז די ערשטע זאַך.
די ייׅדישע גמינע נעמט פֿון אונדז דאַנינע
און גיט דאָך אונדז צו עסן ברױט מיט סאַכאַרינע.
מועס איז די ערשטע זאַך.

מועס איז די בעסטע זאַך.
אין דער הײם האָב געגעסן פּאָמעראַנצן,
הײַנט גסן מיך אױף די לױס מיט די װאַנצן.
מועס איז די בעסטע זאַך.

מועס איז די בעסטע זאַך.
דער ייׅדישע פּאָליציאַנט – ער איז דאָך אַ לאָבעס
סעצט אײַך אױף דער מאַשינע און שיקט אַװעק אין אָבוס.
מועס איז די בעסטע זאַך.

מועס איז אַ גוטע זאַך.
האָסטו ניט קײן מועס, האָב איך פֿאַר דיר אַ פּלאַן -
גיב אַװעק די באָנע און ריק זיך אין פּינקערטס קעסטעלע אַראַן.
מועס איז אַן אײדלע זאַך.

inviata da Alessandro + CCG/AWS Staff - 28/1/2009 - 09:05




Lingua: Yiddish

La trascrizione YIVO in caratteri latini.

Ricostruita a partire dalla "versione tedeschizzante" generalmente reperita in rete.
MUES IZ DI ERSHTE ZAKH

Mues iz di ershte zakh.
Hostu nit keyn mues, iz tsu dir a klog,
Gib avek di bone un zog a gutn tog.
Mues iz di ershte zakh.

Mues iz di ershte zakh.
Di yidishe gmine nemt fun undz danine
Un git dokh undz tsu esn broyt mit sakharine.
Mues iz di ershte zakh.

Mues iz di beste zakh.
In der heym hob ikh gegesn pomerantsn,
Haynt esn mikh af di loys mit di vantsn.
Mues iz di beste zakh.

Mues iz di beste zakh.
Der yidisher politsyant – er iz dokh a lobus
Setst aykh af der mashine un shikt avek in obus.
Mues iz di beste zakh.

Mues iz a gute zakh.
Hostu nit keyn mues, hob ikh far dir a plan -
Gib avek di bone un rik zikh in pinkerts kestele aran.
Mues iz an eydle zakh.

inviata da Riccardo Venturi - 20/5/2013 - 13:05




Lingua: Yiddish

La "versione tedeschizzante" così come era stata inserita originariamente nel sito.

E' come detto, la versione che si trova generalmente in rete (ad esempio qui). A parte il diverso sistema di trascrizione, evidentemente utilizzato per rendere più facile la pronuncia ai tedeschi (quasi un'ironia della sorte...), contiene almeno un errore, vale a dire "jach" per "ikh" (il pronome di 1a persona singolare). [RV]
MUESS IS DI ERSCHTE SACH

Muess is di erschte sach.
Hosstu nit kejn muess, is tsu dir a klog,
Gib awek di bone un sog a gutn tog.
Muess is di besste sach.

Muess is di besste sach.
Di jidische gemine nemt fun unds danine
Un git doch unds tsu essn brojt mit ssacharine.
Muess is di besste sach.

Muess is di besste sach.
In der hejm hob ich gegessn pomerantsn,
Hajnt essn mich ojf di lojss mit di wantsn.
Muess is di besste sach.

Muess is di besste sach.
Der jidischer politsjant - er is doch a lobus,
Setst ajch ojf der maschine un schikt awek in obus.
Muess is di besste sach.

Muess is a gute sach.
Hosstu nit kejn muess, hob jach far dir a plan-
Gib awek di bone un rik sich in pinkertss kesstele aran.
Muess is an ejdele sach.

inviata da Alessandro - 21/5/2013 - 17:34




Lingua: Italiano

Versione integrale italiana di Riccardo Venturi
21 maggio 2013

E' stata ricondotta interamente sul testo originale e [[|munita di note esplicative]], soprattutto riguardo ai numerosi termini slang presenti nel testo.
I QUATTRINI SON LA PRIMA COSA

I quattrini [[|1]] son la prima cosa.
Se non hai quattrini, è un guaio per te,
dai via la tessera alimentare [[|2]] e saluta.
I quattrini son la prima cosa.

I quattrini son la prima cosa.
Lo Judenrat [[|3]] ci impone il tributo [[|4]]
e poi ci dà da mangiare pane e saccarina.
I quattrini son la prima cosa.

I quattrini son la meglio cosa.
A casa mia mangiavo arance,
oggi mi mangiano pidocchi e cimici.
I quattrini son la meglio cosa.

I quattrini son la meglio cosa.
Il poliziotto ebraico è davvero uno stronzetto [[|5]]
prima vi mette in fabbrica [[|6]] e poi vi manda nel lager. [[|7]]
I quattrini son la meglio cosa.

I quattrini son buona cosa.
Se non hai quattrini, per te ho un piano:
dai via la tessera alimentare e iscriviti nel registro mortuario. [[|8]]
I quattrini sono una cosa nobile.

21/5/2013 - 18:14


NOTE alla traduzione

[1] Mues è un termine gergale per “denaro” (quindi corrispondente a “soldi, quattrini”) tipico delle comunità yiddish polacche e ucraine. E' di derivazione ebraica post-biblica (talmudica). Il termine originale sembrerebbe essere מעות, dal significato di “denaro”, a sua volta plurale di מעה, che indicava una moneta dell'epoca. In ebraico moderno (pronuncia sefardita) tali termini si leggono, rispettivamente, [mo'òt], [mo'à]; ma nella pronuncia yiddish (ashkenazita) si leggono [moès] [moè]. Da qui mues, che peraltro è scritto foneticamente מועס perché è stata persa la coscienza della sua origine ebraica.

[2] La באָנע [bòne] era la Lebensmittelkarte consegnata nei ghetti, vale a dire la tessera alimentare che autorizzava gli ebrei ad acquistare (a prezzo stratosferico e in quantità irrisorie) generi alimentari. Il termine gergale corrisponde all'italiano “buono” (nel senso di “carta d'acquisto”). Nonostante le condizioni da ladrocinio, la bone era considerata un possesso di importanza capitale, e quando un ebreo era consegnato ai tedeschi per essere deportato o liquidato, doveva restituirla immediatamente se la aveva. Indi per cui, “dare via la tessera alimentare” equivaleva a “essere ammazzato”.

[3] Generalmente, anche in yiddish si usa il termine tedesco per lo Judenrat (il “Consiglio Ebraico” dei ghetti messo su dai nazisti); “consiglio”, per altro, si dice rat anche in yiddish. Qui si usa però un termine gergale, gmine, di derivazione polacca. In Polonia, una gmina è stata fino al 1972 la suddivisione amministrativa di più basso livello nel territorio: può corrispondere a “comune” o “municipalità” (in seguito è stata istituita l'ancor più piccola gromada, o “cellula territoriale”). Il sarcasmo, qui, consiste nell'utilizzare, al posto del pomposo “rat”, un termine che indica una suddivisione amministrativa di scarsa o nulla importanza, vale a dire ciò che erano esattamente gli Judenräte. Tra l'altro, gmina è di antica derivazione tedesca (da gemeine, Gemeinde “comunità”).

[4] Ancora un termine di derivazione polacca. Il termine polacco danina (dalla radice di dać, dawać “dare”; come l'italiano “dazio”) è generale per “tassa, imposta, tributo”. Il termine comune yiddish è שטײַער [shtayer], corrispondente al tedesco Steuer.

[5] La Polizia Ebraica, ai diretti ordini dello Judenrat (“ordini” si fa per dire), prese ben preso a godere di autentico odio nei ghetti. Qui, al “poliziotto ebraico” si dà di lobes, o lobus. Scritto generalmente לאָבעס [lòbes], è un comune insulto derivato dal polacco łobuz, che copre una vastissima gamma di significati, dal blando “mariuolo, brigante” (o anche “monello, peste” nel caso di ragazzini) al pesante “stronzo”. Dal confronto col verso successivo (v. nota 7) si deduce che, qui, la pronuncia deve essere [lòbus] (come, peraltro, indicato nella “trascrizione tedeschizzante”); ho però mantenuto la grafia corrente nella ritrascrizione in caratteri ebraici.

[6] Letteralmente: “Vi mette alla macchina, al macchinario”. Come è noto, la popolazione ebraica “valida” dei ghetti veniva messa a lavorare in regime di schiavitù nelle fabbriche tedesche, con la piena collaborazione dello Judenrat che così sperava di “salvare” la gente basandosi sulle rassicurazioni dei tedeschi. “Lavoro per la vita” era lo slogan.

[7] אָבוס [òbus], altro termine gergale, è la resa yiddish del polacco obóz “campo”, da cui obóz pracy “campo di lavoro” = Lager, campo di concentramento. Del resto “Die Arbeit macht frei”. La pronuncia del polacco obóz è peraltro identica: [òbus].

[8] Pinkerts kestele sembra corrispondere a “registro dei morti”, oppure a “annale di avvenimenti”, “libro di leggende” o qualcosa del genere; così viene reso ad esempio qui. Alla lettera significa “scatola di Pinkert”; Pinkert era un cognome molto comune nel ghetto di Varsavia. In questo sito dedicato alle persone che vivevano nel ghetto, una vera e propria “anagrafe”, ho scoperto una cosa interessante su tale Jakob Pinkert, tra i pochi membri integerrimi e rispettati della Polizia Ebraica (e che fu ucciso assieme a tutta la sua famiglia). Anche se è improbabile che la canzone si riferisca a lui, è possibile che un Pinkert tenesse il registro mortuario o qualcosa del genere.

Riccardo Venturi - 21/5/2013 - 19:52




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