Esik az eső, ázik a heveder
gyönge lábamat szorítja a kengyel
bársony lekötő szorítja lovamat
nehéz karabély nyomja a vállamat.
Megjött a levél fekete pecséttel:
megjött a muszka százezer emberrel
kétszáz ágyúval áll a harc mezején
így hát, jó anyám, elmasírozok én.
Jön egy kapitány hófehér paripán
fényes kard csillog annak az oldalán
kardja megvillan, az ágyú mennydörög
szép piros vérem a földre lecsöpög.
gyönge lábamat szorítja a kengyel
bársony lekötő szorítja lovamat
nehéz karabély nyomja a vállamat.
Megjött a levél fekete pecséttel:
megjött a muszka százezer emberrel
kétszáz ágyúval áll a harc mezején
így hát, jó anyám, elmasírozok én.
Jön egy kapitány hófehér paripán
fényes kard csillog annak az oldalán
kardja megvillan, az ágyú mennydörög
szép piros vérem a földre lecsöpög.
inviata da Tamás Sajó - 10/1/2009 - 00:49
Lingua: Italiano
La versione italiana di Tamás Sajó, da Poemas del río Wang (la versione in lingua spagnola di A Wang folyó versei.
NB. Mi sono permesso di "rivedere" in qualche piccolissimo punto la perfetta versione italiana di Tamás. Peraltro, una dimostrazione che l'ungherese non è poi così difficile come sembra: non ha generi grammaticali, a differenza delle nostre lingue come l'italiano o lo spagnolo coi loro "maschili" e "femminili" per cui, ad esempio, in spagnolo si dice la sangre (femminile) e in italiano il sangue (maschile)! :-) [CCG/AWS Staff]
"Zoltán Kátai and the Hegedűs Ensemble: Esik az eső, ázik a heveder (La pioggia sta piovendo, la cinghia è umida). Dallo stesso CD. Tuttavia, la versione di mio nonno era molto più melancolico, appunto per quello era bello." (T.S.)
NB. Mi sono permesso di "rivedere" in qualche piccolissimo punto la perfetta versione italiana di Tamás. Peraltro, una dimostrazione che l'ungherese non è poi così difficile come sembra: non ha generi grammaticali, a differenza delle nostre lingue come l'italiano o lo spagnolo coi loro "maschili" e "femminili" per cui, ad esempio, in spagnolo si dice la sangre (femminile) e in italiano il sangue (maschile)! :-) [CCG/AWS Staff]
CADE LA PIOGGIA
Cade la pioggia, la bardatura è umida
i miei deboli piedi sono stretti dalla staffa
una cavezza di velluto stringe il mio cavallo
una mitra pesante pesa alla mia spalla.
È arrivata la lettera con il sigillo nero:
sono arrivati i russi con duecentomila persone,
con duecento cannoni stanno sul campo di battaglia
perciò, mia buona madre, devo marciare via.
Arriva un capitano su un cavallo bianco
una spada lucente brilla al suo fianco
la sua spada brilla, i cannoni tuonano
e il mio sangue rosso stilla sulla terra.
Cade la pioggia, la bardatura è umida
i miei deboli piedi sono stretti dalla staffa
una cavezza di velluto stringe il mio cavallo
una mitra pesante pesa alla mia spalla.
È arrivata la lettera con il sigillo nero:
sono arrivati i russi con duecentomila persone,
con duecento cannoni stanno sul campo di battaglia
perciò, mia buona madre, devo marciare via.
Arriva un capitano su un cavallo bianco
una spada lucente brilla al suo fianco
la sua spada brilla, i cannoni tuonano
e il mio sangue rosso stilla sulla terra.
inviata da Riccardo Venturi - 11/1/2009 - 06:41
Lingua: Inglese
English version by Tamás Sajó, from Poemas del río Wang, the Spanish/English version of his Hungarian blog A Wang folyó versei
THE RAIN IS FALLING, THE GIRTH IS GETTING WET
The rain is falling, the girth is getting wet
my weak feet are pinched by the stirrup
a velvet halter pinches my horse
a heavy rifle weighs on my shoulder.
The letter has come with a black seal:
the Russians have come, a hundred thousand,
with two hundred cannons they stay at the battlefield
so my good mother, I have to march away.
A captain is coming on a white horse
a brilliant sword shines on his side
his sword flares up, the cannons are thundering
my beautiful red blood drips down on the earth.
The rain is falling, the girth is getting wet
my weak feet are pinched by the stirrup
a velvet halter pinches my horse
a heavy rifle weighs on my shoulder.
The letter has come with a black seal:
the Russians have come, a hundred thousand,
with two hundred cannons they stay at the battlefield
so my good mother, I have to march away.
A captain is coming on a white horse
a brilliant sword shines on his side
his sword flares up, the cannons are thundering
my beautiful red blood drips down on the earth.
inviata da Riccardo Venturi - 11/1/2009 - 07:15
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Album: "Magyar katonadalok és énekek a XX. századból" (Canzoni dei soldati ungheresi nel 20mo secolo) [2000]
Testo e musica di Tamás Cseh e Péter Péterdi
Tamás Sajó
Avvertenza: La canzone è ascoltabile da tutte e tre le versioni del blog (ungherese, spagnola/italiana e inglese) ai relativi suddetti link.
Non soltanto lo “permetto”, Tamás, ma, credimi, da parte tua questa è una cosa meravigliosa non soltanto nei miei confronti, ma in quelli di tutto questo sito. Canzoni dall'una e dall'altra parte del fronte, le stesse canzoni degli stessi uomini che si stavano sparando addosso, “contadino su contadino” come si dice in Mio nonno partì per l'Ortigara, per “ordini superiori”. Uomini che erano invece fratelli. Mio nonno, Bruno Venturi, in guerra ebbe tra l'altro a conoscere un soldato ungherese prigioniero, di cui a volte parlava come “Carlo” di una città chiamata “Dercen” (che avrebbe potuto essere Debrecen). Ma qui voglio a mia volta restituirti il favore, con questo link a Fuoco e mitragliatrici e Valzer dei disertori, canzone nata nella “Trincea dei Razzi” proprio nelle vicinanze di Doberdò, e di cui ho eseguito una versione ungherese. [RV]