Lingua   

Il comandante della mia banda [Siamo banditi, non siamo soldà]

Paolo Ciarchi
Lingua: Italiano


Paolo Ciarchi

Lista delle versioni e commenti



[1970]
Dallo spettacolo: "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente"; Collages di monologhi e canzoni sulla Resistenza italiana e palestinese.
Scritta da Paolo Ciarchi e Dario Fo
Written by Paolo Ciarchi and Dario Fo
Écrite par Paolo Ciarchi et Dario Fo
Tekijät: Paolo Ciarchi ja Dario Fo

Canta / Singer / Chante / Laulaa: Paolo Ciarchi
In album CD/ In the CDalbum / Dans l'album CD / CD-Albumissa: Paolo Ciarchi: Cent'anni di moltitudine, qualche canzone, opinione, suono, serata nella vita musicale di Paolo Ciarchi
Contiene materiali rarissimi e inediti
A cura di Alessio Lega, Claudio Cormio, Rocco Marchi
Prodotto da Archivi della Resistenza e Istituto Ernesto De Martino



Lo spettacolo è stato rappresentato un'unica volta a Milano nel 1970. Testo trovato su archivio Franca Rame




Fa parte di una “trilogia di canti tratta da Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente (1970), spettacolo interamente costruito su un parallelo tra la resistenza storica italiana e quella palestinese. Per quel che ne sappiamo questo testo era composto da un susseguirsi di testimonianze, senza alcuna costruzione drammaturgica. Le foto ci mostrano una sorta di lettura scenica nella quale riconosciamo oltre a Paolo [Ciarchi] e Dario [Fo], Isabella Cagnardi [moglie di Paolo Ciarchi, ndr], Renzo Lovisolo e altri. Ciarchi era legatissimo a questi tre canti, che sono tra i pochissimi del repertorio scritto con Fo che ha proposto fino agli ultimi anni, probabilmente anche perché sovente invitato ad iniziative di argomento resistenziale. In tempi di ossessione securitaria anti-terroristica gli sarà parso importante ribadire l’elemento di ribellismo della resistenza, in particolare per quel che riguarda le formazioni di guerriglia urbana: per l’appunto la Gap, basata sul libro Senza tregua di Giovanni Pesce, esplicitamente citato nel testo. - Alessio Lega, nelle note dal libretto del CD “Paolo Ciarchi – Cent’anni di moltitudine” - Istituto Ernesto De Martino – Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani, Fosdinovo (MS), 2019




La canzone della “trilogia” tratta dallo spettacolo del 1970 Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente (v. la nota di Alessio Lega), pare rappresentato una sola volta a Milano cinquantaquattro anni fa, viene qui riattribuita interamente a Paolo Ciarchi e tolta al premio Nobel Dario Fo. Non per irriguardo, ma perché -sebbene Dario Fo abbia sicuramente collaborato alla stesura e lo spettacolo gli sia attribuito- la canzone è interamente di Paolo Ciarchi, e Paolo Ciarchi la canta. Anzi, come dice giustamente Alessio Lega, “ha continuato a cantarla fino alla fine”: io stesso gliela ho sentita cantare diverse volte, al De Martino, al “Cuore della Rivolta” di Fosdinovo o ai 25 aprile nel medesimo luogo...alla fine, col solito colpevole ritardo, è ora di ridare a Paolo Ciarchi quel che è di Paolo Ciarchi.

La canzone, tra le altre cose, è ispirata ad una figura reale della resistenza italiana e veneta: il partigiano Luna, di Pieve di Soligo (TV). Nello spettacolo rappresentato l’unica volta a Milano nell’ottobre 1970, e per il quale Chiara Valentini (in La storia di Dario Fo, Feltrinelli) ha scritto che “per molti giovani spettatori fu veramente il primo incontro con la faccia più vera della lotta partigiana”, sono presentate le testimonianze dirette dei partigiani protagonisti della lotta, registrate su nastro alla fine degli anni ‘60. Trentasei anni dopo, nel 2006, Mario Pirovano riportò il monologo iniziale, recitato da Dario Fo. Il titolo dello spettacolo era ispirato a dei versi, composti in piena Resistenza, da Renata Viganò:

“Ma io vorrei morire anche stasera
e che voi tutti moriste
col viso nella paglia marcia
se dovessi un giorno pensare
che tutto questo fu fatto per niente”.

La storia del partigiano Luna viene raccontata e recitata in questo video da Dario Fo, registrato nel 2015 e presente negli archivi di RaiNews. [RV, 24-3-2024]


Nota testuale. La canzone si intitola esclusivamente "Il comandante della mia banda". Il titolo alternativo di "Siamo banditi, non siamo soldà" non è mai stato utilizzato ufficialmente, ma quasi sempre (compreso da Paolo Ciarchi in persona) il riferimento alla canzone era fatto con questo titolo. Il testo è stato sottoposto ad un attento riascolto con relativa trascrizione.

Il comandante della mia banda,
Ex ufficiale al servizio del re,
Ci ha le madonne, fa suonar la tromba
E tutti quanti ci manda a chiamar:

"Voi mi parete un po' strapenati [1]
parete zingari e non dei soldà.

C' è chi ha il berretto, e chi ha il purillo [2]
C' è chi ha il panizza [3], chi non ce l' ha,
La giacca a vento ce l' hanno in quattro
Due col giaccotto, tre col paltò

Lui col calzone alla zuava
Di velluto a coste larghe,
Tipo quelli dei magüt [4]

Lui coi bragoni cavallerizza,
Lui quelli corti, lui non ce li ha,
Tre con le scarpe da militare,
Due con scarponi da montagnan

Uno coi sandali di gomma,
Lui con scarpe di vernice
Con le ghette da lifròc. [5]

Dio, che banda di scombinati,
Siete banditi, non siete soldà,
Comandar voi l'è un disonore
Non puo’ scacciare così l'invasor.

Trenta divise in grigioverde
Sono arrivate, mettetele su."

"Niente divise", l'è la risposta,
"Siamo banditi, non siam soldà
Noi combattiamo, ma senza paga
E scombinati vogliam restar.

Noi combattiamo anche per quel
Contro il tedesco, contro il regime
borghese militare, contro i preti
E contro il re

Contro sua legge, regolamento
E ogni divisa noi combattiam,
Noi combattiamo per l'uguaglianza,
Noi combattiamo per la libertà

Per l'uguaglianza non è il caso
Che i vestiti siano uguali,
Tutti verdi di color.

Siamo banditi di questo Stato
siamo banditi, non siamo soldà
Noi combattiamo ma senza paga
Non abbiam regole e non vogliam padron.”

Siamo banditi di questo Stato
Siamo banditi, non siamo soldà
Siamo banditi, non siamo soldà
Siamo banditi, non siamo soldà...

[1] Malandati, male in arnese (termine dialettale settentrionale)

[2] Il purillo è l’appendice di stoffa in cima al basco (prob. dallo spagnolo purillo “sigarino”). Per esteso, nell’it. Settentrionale (lombardo), si usa per “basco” tout court.

[3] Cappello prodotto dalla premiata ditta Panizza, fondata a Ghiffa, nell’alto Verbano in Piemonte, nel 1879. Ditta ancora esistente e florida, ma la cui sede è stata spostata a Montervarchi, in provincia di Arezzo.

[4] Muratori (termine dialettale lombardo)

[5] In tutti i testi, a stampa e in rete, e probabilmente scritto così anche dal Ciarchi, si trova "lifrock". Credo che tutti si siano addannati per capire che accidenti siano queste "ghette da lifrock"; in realtà si deve scrivere lifròc, termine dialettale bergamasco della Val Brembana che significa "damerino, scansafatiche". E così noi facciamo.

inviata da Alessandro - 9/1/2009 - 21:30



Lingua: Inglese

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 24-3-2024 21:58


The Commander of my Partisan Band
We are Bandits, not Soldiers


The commander of my Partisan band,
A former officer who served the King,
Shows sacred images and then orders
To sound the trumpet for the fall-in.

“You really look like a bunch of misfits,
Look like gypsies, not soldiers.

One wears a cap, and one a beret,
One a hat, one’s barehead,
And then four wear a windcheater
Two wear a jacket and three an overcoat.

And then one with wide ribbed
Corduroy knickerbockers, just like
The work trousers of a bricklayer.

One with a pair of large jodhpurs,
One in shorts and one in pants,
Three with army boots
And two, then, with mountain boots.

One with rubber sandals,
One with patent leather shoes
And spats, like a lazy coxcomb.

My god, what a pack of crackpots,
You are bandits, not soldiers.
Commanding you is a disgrace.
We can’t get away the invader like this.

Here’s thirty grey-green uniforms,
They’ve just arrived, put ‘em on.”

“We don’t wear uniforms” is the answer,
“We are bandits, not soldiers.
We are fighting for no pay
A bunch of misfits, that’s what we’ll remain.

We’re fighting also for this
Against the German, against the bourgeois
Military regime, against the priests
And against the King

Against his laws, against his rules,
And against any kind of uniform.
We are fighting for equality,
We are fighting for freedom.

Equality doesn’t mean
That all the clothes should be equal,
Of the same green color.

We are bandits in this state,
We are bandits, not soldiers.
We are fighting for no pay,
We want no rules and no masters."

We are bandits in this state,
We are bandits, not soldiers
We are bandits, not soldiers
We are bandits, not soldiers.

24/3/2024 - 22:00




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org