A casa senza voce, e con le mani
sporche dei sassi raccolti sui binari;
per una volta ancora, dopo tanto,
mi son sentito armato e non inerme
contro i nemici nostri di sempre.
Hai cercato nei loro volti
lo scherno e la freddezza
di chi ti ha caricato tante volte:
«Pula fascista, vienimi addosso»
una rabbia ed una forza sconosciute.
Primo d'agosto, Mestre, sessantotto:
cinquemila di noi alla stazione,
trecento celerini lì davanti
pronti come sempre a sparare
per difendere il mio padrone.
Ti sei giurato in cuor tuo
che non avresti ceduto mai
anche se non dimentichi la paura
delle legnate e dei fucili
provati troppe volte a tu per tu.
Noi si gridava: «Edison in ginocchio!»
e poi: «Montecatini assassini!»:
le armi vostre sono lì schierate,
padroni, ma stavolta ci temete
perché siamo tanti, troppi per voi.
E mentre vi aspettiamo
servi di chi ci sfrutta,
vi siete finalmente ritirati
in preda anche voi, per una volta,
alla paura d'esser picchiati.
Se questa è violenza, o padrone,
abbiamo scordato, la tua legalità:
solo la tua violenza è autorizzata:
a questa noi opponiamo l'unità.
Colpo su colpo, senza illusioni,
giorno per giorno, senza più paura,
uomo per uomo, nasce la lotta:
di tanti primi d'agosto sarà fatta
la nostra liberazione;
di tanti primi d'agosto sarà fatta
la nostra rivoluzione.
sporche dei sassi raccolti sui binari;
per una volta ancora, dopo tanto,
mi son sentito armato e non inerme
contro i nemici nostri di sempre.
Hai cercato nei loro volti
lo scherno e la freddezza
di chi ti ha caricato tante volte:
«Pula fascista, vienimi addosso»
una rabbia ed una forza sconosciute.
Primo d'agosto, Mestre, sessantotto:
cinquemila di noi alla stazione,
trecento celerini lì davanti
pronti come sempre a sparare
per difendere il mio padrone.
Ti sei giurato in cuor tuo
che non avresti ceduto mai
anche se non dimentichi la paura
delle legnate e dei fucili
provati troppe volte a tu per tu.
Noi si gridava: «Edison in ginocchio!»
e poi: «Montecatini assassini!»:
le armi vostre sono lì schierate,
padroni, ma stavolta ci temete
perché siamo tanti, troppi per voi.
E mentre vi aspettiamo
servi di chi ci sfrutta,
vi siete finalmente ritirati
in preda anche voi, per una volta,
alla paura d'esser picchiati.
Se questa è violenza, o padrone,
abbiamo scordato, la tua legalità:
solo la tua violenza è autorizzata:
a questa noi opponiamo l'unità.
Colpo su colpo, senza illusioni,
giorno per giorno, senza più paura,
uomo per uomo, nasce la lotta:
di tanti primi d'agosto sarà fatta
la nostra liberazione;
di tanti primi d'agosto sarà fatta
la nostra rivoluzione.
inviata da adriana - 21/11/2008 - 17:50
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Testo e musica di Gualtiero Bertelli