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Sinàn Capudàn Pascià

Fabrizio De André
Lingua: Italiano (Ligure Genovese)


Fabrizio De André

Lista delle versioni e commenti


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fabfuma
[1984]
Testo di Fabrizio de André
Musica di Mauro Pagani e Fabrizio de André
Lyrics by Fabrizio de André
Music by Mauro Pagani and Fabrizio de André
Album: "Creuza de Mä"

sinancapudanSinàn Capudàn Pascià, o Scipione Cicala

Arrivaru li turchi, a la marina
Cu Scipioni Cicala e novanta galeri.
Na matina di maggiu, Cirò vozzi coraggiu
Mentre poi a settembri, toccò a Riggiu.
Genti fujiti, jiti a la muntagna,
Accussì di li turchi nessuno vi pigghia!


(Strofa popolare calabrese)


Scipione Cicala, In genovese Scipion Çigä (Genova, 1552 - 1605), noto anche come Cığalazade Yusuf Sinan Paşa o Cağaloğlu Yusuf Sinan Kapudan Paşa fu un marinaio genovese di nobile origine che assunse poi importanti incarichi militari e politici nell'Impero Ottomano operando anche come corsaro. Per quaranta giorni, dal 27 ottobre 1596 al 5 dicembre 1596, ricoprì anche la carica di Gran Visir sotto il regno di Maometto III.

Secondo notizie consolidate, Scipione Cicala era nato a Genova da una nobile ed antica famiglia viscomitale nel 1552. Secondo altre fonti, sarebbe però nato a Messina (o in Calabria (comunque da famiglia genovese), ed il suo anno di nascita dovrebbe essere spostato al 1545. La Calabria lo vedrà comunque protagonista di una delle sue imprese corsare.

Suo padre, il visconte Cicala (o Cigala) sarebbe stato un corsaro al servizio della Spagna, mentre la madre sarebbe stata una turca montenegrina di Castelnuovo (l'attuale Herceg Novi). Il visconte e suo figlio furono presi prigionieri dalla marina Ottomana nel 1560 (1561 secondo altre fonti) durante la battaglia di Djerba, e furono portati prima a Tripoli e poi a İstanbul. Il padre fu in grado di pagare il riscatto e fu liberato dopo aver vissuto per qualche tempo a Beyoğlu (Pera); tornato a Messina, vi morì nel 1564. Il figlio Scipione, invece, non fu liberato e gli fu posta l'alternativa di essere messo a morte, oppure di entrare nel corpo dei Giannizzeri (turco: yeni çeri "nuovo soldato"). Scipione Cicala non ebbe naturalmente dubbi; abiurò il cristianesimo, abbracciò l'Islam (come era del resto richiesto) ed entrò nel famoso corpo militare ottomano.

Dopo l'addestramento al servizio dell'Impero, Scipione Cicala fu adibito al Palazzo Imperiale, raggiungendo in breve tempo il rango di silahtar. Per qualche tempo si vociferò che alla rapidissima ascesa del convertito italiano non fosse estranea la sua straordinaria bellezza, che aveva "fatto colpo" sull'imperatore Süleyman il Magnifico (ovvero Solimano II); la cosa rimase però allo stato di voci. Certo è che Solimano II lo ebbe in grazia, concedendogli come spose due sue nipoti (la prima nel 1573 e la seconda nel 1576); si trovò a godere di grande ricchezza, di un incarico di prestigio e della protezione presso la Sublime Porta.

Nel 1575 divenne ağa dei Giannizzeri, mantenendo tale carica fino al 1578. In seguito svolse servizio attivo nella lunga guerra tra l'Impero Ottomano e la Persia (1578-1590). Fu nominato beylerbey (governatore generale) di Van nel 1583 e, nello stesso anno, assunse il comando della grande fortezza strategica di Erevan, in Armenia, che gli comportò la nomina a Visir. Sempre come beylerbey di Van svolse un ruolo di primo piano nella campagna militare contro la città persiana di Tabriz (1585). Nel 1586 viene nominato beylerbey di Bayazıt e combatte con successo nella Persia occidentale durante gli ultimi anni della guerra, conquistando le città di Nihavand e Hamadan e facendole annettere all'Impero Ottomano.

Dopo la pace del 1590, Scipione Cicala viene nominato beylerbey di Erzürüm. Nel 1591 viene nominato Kapudan Paşa, vale a dire Grand'Ammiraglio della flotta Ottomana (il termine Kapudan, reso talvolta in italiano come Capuàn di Mare, deriva dall'italiano "capitano"). E' a questo punto che aggiunge al suo titolo la denominazione di Sinan, cioè "genovese" (dal nome ottomano di Genova, Sina, derivato direttamente da "Zena" -ricordiamo che la colonia genovese a Costantinopoli era molto antica, insediata nel quartiere di Galata), che dovrebbe testimoniare senza alcun dubbio le sue vere origini. Scipione Cicala mantiene tale carica fino al 1595, quando sotto il granvisirato di Koca Paşa viene promosso Quarto Visir.

Scipione Cicala ha doti militari non comuni; viene posto a capo anche di una flotta corsara che, nel 1594- 1595, compie numerose e violente incursioni nell'Italia meridionale, particolarmente in Calabria; Soverato, Cirò Marina e la stessa Reggio vengono messe a ferro e fuoco, e ancora adesso è nota la strofa popolare riportata in citazione all'inizio. Da qui Scipione Cigala, oramai Cağaloğlu Yusuf Sinan Kapudan Paşa (Cağaloğlu è formato su Cağal -pron. "giaàl"- resa turca di "Cicala" o "Cigala"- e oğlu "figlio di") oppure Cığalazade Yusuf Sinan Paşa (ove -zade è suffisso persiano sempre dal significato di "figlio di") si sposta in Ungheria. A quell'epoca l'Impero Ottomano è in guerra contro l'Austria, e Cicala viene nominato Terzo Visir ed accompagna il sultano Maometto III nella campagna del 1596. Nel settembre dello stesso anno conquista la fortezza di Hatvan, ed è presente al successivo e vittorioso assedio della città di Eger e alla battaglia di Mező-Kerésztes (in ottobre). Prende quindi parte all'assalto finale, che dopo un inizio disastroso si volge in un'inaspettata e grande vittoria per gli Ottomani. In ricompensa per i suoi servigi, viene nominato Gran Visir il 27 ottobre 1596.

Scipione Cicala si rivela un Gran Visir fin troppo energico. Usa le maniere forti per ristabilire la disciplina tra le truppe Ottomane, poi interviene con durezza contro i Tartari di Crimea, che si erano sollevati, provocando un notevole malcontento. Quel che più conta, buona parte della corte, favorevole al ritorno al granvisirato di Damat İbrahim Paşa, trama contro di lui, e con successo. Dopo soli 40 giorni di carica, Scipione Cicala viene deposto il 5 dicembre 1596.

Lo hammam (bagno turco) di Sinàn Capudàn Pascià.
Lo hammam (bagno turco) di Sinàn Capudàn Pascià.
Dal dicembre 1597 al gennaio 1598 torna alla carica di beylerbey a Damasco; nel maggio 1599 viene nominato Kapudan Paşa per la seconda volta e viene di nuovo inviato in Italia al comando di una flotta corsara. Nel 1602 la sua meta è di nuovo la Calabria. La città di Reggio è in preda alle ostilità intestine tra i Melissari e i Monsolini, con morti e feriti; il capitano turco-genovese intende approfittarne per impadronirsene. Al momento dell'incursione, però, la flotta turca viene fatta oggetto di un fitto ed inaspettato cannoneggiamento, e Scipione Cicala viene costretto a recedere nella rada di Motta, dove sbarca ed attende tempi migliori per marciare su Reggio. Ad un certo punto, tenta la conquista attraverso uno stratagemma: prende uno dei suoi soldati, un sardo di bassissima statura anch'esso a suo tempo catturato in una scorreria, e lo traveste da soldato spagnolo. Il sardo viene, per la sua minuscola statura, introdotto nei cunicoli che conducono alla rocca, per aprirne le porte; ma vi rimane incastrato. Visto l'insuccesso dello stratagemma, il Cicala tenta l'azione di forza con 3000 uomini che vengono fronteggiati da 1000 reggini, tra cui 400 uomini condotti da Gerolamo Musitano, che lo sconfiggono a Sant'Agata.

Nel 1604 assume il comando del fronte occidentale, dov'era scoppiata una nuova guerra tra gli Ottomani e i Persiani. La sua campagna del 1605 fu disastrosa: le forze da lui guidate contro Tabriz subirono una disfatta presso il lago Urmiya, e Cicala dovette ritirarsi verso la fortezza di Van, e poi in direzione di Diyarbakir. Morì nel corso di questa ritirata nel dicembre 1605. Altre fonti vogliono però che sia morto in Podolia.

Da Cağaloğlu, uno dei nomi turchi di Scipione Cicala, prese nome un intero quartiere di İstanbul che ancora si chiama così ai nostri giorni. Il quartiere è stato noto per essere una sorta di Fleet Street, essendo sede di molti giornali e pubblicazioni e quindi "cuore della stampa". Scipione Cicala vi si era costruito un palazzo e un bagno turco (hammam), che fu ricostruito nel 1741. Ancora oggi lo si può ammirare.

(RV da it.wikipedia)
Teste fascië 'nscià galéa [1]
ë sciabbre se zeugan a lûn-a
a mæ a l'è restà duv'a a l'éa
pe nu remenalu ä furtûn-a

Intu mezu du mä gh'è 'n pesciu tundu
che quandu u vedde ë brûtte u va 'nsciù fundu
intu mezu du mä gh'è 'n pesciu palla
che quandu u vedde ë belle u vegne a galla
[2]

E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve
se sun piggiaë ë gambe e a mæ brasse neuve
d'allua a cansún l'à cantà u tambûu
e u lou s'è gangiou in travaggiu dûu

Vuga t'è da vugâ prexuné
e spuncia spuncia u remu fin au pë
vuga t'è da vugâ turtaiéu [3]
e tia tia u remmu fin a u cheu

E questa a l'è a ma stöia, e t'ä veuggiu cuntâ
'n po' primma ch'à vegiàià a me peste 'ntu murtä
e questa a l'è a memöia, a memöia du Cigä
ma 'nsci libbri de stöia Sinán Capudán Pasciá

E suttu u timun du gran cäru
c'u muru 'nte 'n broddu de fàru
'na neutte ch'u freidu u te morde
u te giàscia u te spûa e u te remorde

E u Bey assettòu u pensa ä Mecca
e u vedde ë Urì 'nsce 'na secca
ghe giu u timùn a lebecciu
sarvàndughe a vitta e u sciabeccu

Amü me bell'amü, a sfurtûn-a a l'è 'n grifun
ch'u gia 'ngiu ä testa du belinun
amü me bell'amü, a sfurtûn-a a l'è 'n belin
ch'ù xeua 'ngiu au cû ciû vixín

E questa a l'è a ma stöia, e t'ä veuggiu cuntâ
'n po' primma ch'à a vegiàià a me peste 'ntu murtä
e questa a l'è a memöia, a memöia du Cigä
ma 'nsci libbri de stöia Sinán Capudán Pasciá.

E digghe a chi me ciamma rénegôu
che a tûtte ë ricchesse a l'argentu e l'öu
Sinán gh'a lasciòu de luxî au sü
giastemmandu Mumä au postu du Segnü

Intu mezu du mä gh'è 'n pesciu tundu
che quandu u vedde ë brûtte u va 'nsciù fundu
intu mezu du mä gh'è 'n pesciu palla
che quandu u vedde ë belle u vegne a galla.
NOTE ORIGINALI dal libretto dell'album

[1] Nella seconda metà del XV secolo in uno scontro alle isole Gerbe tra le flotte della repubblica di Genova e quella turca insieme ad altri prigionieri venne catturato dai Mori un marinaio di nome Cicala che divenne in seguito Gran Visir e Serraschiere del Sultano assumendo il nome di Sinàn Capudàn Pascià.

[2] Ritornello popolare di alcune località rivierasche tirreniche.

[3] Turtaieu: letteralmente "imbuto". Termine indicante un individuo che mangia smodatamente.



Lingua: Italiano

Versione italiana ripresa dall'album stesso:
SINAN CAPUDAN PASCIA'

Teste fasciate sulla galea
le sciabole si giocano la luna
la mia è rimasta dov'era
per non stuzzicare la fortuna

In mezzo al mare c'è un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c'è un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla


E al posto degli anni che erano diciannove
si sono presi le gambe e le mie braccia giovani
da allora la canzone l'ha cantata il tamburo
e il lavoro è diventato fatica

Voga devi vogare prigioniero
e spingi spingi il remo fino al piede
voga devi vogare imbuto
e tira tira il remo fino al cuore

E questa è la mia storia, e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia mi pesti nel mortaio
e questa è la memoria, la memoria del Cicala
ma sui libri di storia Sinán Capudán Pasciá

E sotto il timone del gran carro
con la faccia in un brodo di farro
una notte che il freddo ti morde
ti mastica ti sputa e ti rimorde

E il Bey seduto pensa alla Mecca
e vede le Urì su una secca
gli giro il timone a libeccio
salvandogli la vita e lo sciabecco

Amore mio bell'amore, la sfortuna è un avvoltoio
che gira intorno alla testa dell'imbecille
amore mio bell'amore, la sfortuna è un cazzo
che vola intorno al culo più vicino

E questa è la mia storia, e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia mi pesti nel mortaio
e questa è la memoria, la memoria di Cicala
ma sui libri di storia Sinán Capudán Pasciá

E digli a chi mi chiama rinnegato
che a tutte le ricchezze all'argento e all'oro
Sinán ha concesso di luccicare al sole
bestemmiando Maometto al posto del Signore

In mezzo al mare c'e' un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c'è un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla.



Lingua: Inglese

La versione inglese di Dennis Criteser [2014]
Dal blog Fabrizio De André in English

"Sinàn Capudàn Pasciá" is based on the story of a Genoese mariner, Scipione Cicala, who at a young age was captured in a battle with the Ottoman Navy and taken to Constantinople in 1561. As a Christian, he had to choose between either death or converting to Islam and becoming a member of the Janissaries, which began in the 14th century as an elite corps of slaves recruited from young Christian boys that formed the Ottoman Sultan's household troops and bodyguards. Cicala chose conversion and then rose to the highest ranks, gaining favor from Sultan Mechmed II who bestowed on him the honorary title Pasha and eventually appointed him as Grand Admiral (Kapudan Pasha) of the Ottoman Navy (1591-1595). - Dennis Criteser
SINAN KAPUDAN PASHA

Bandaged heads on the galley,
sabers playing the moon.
Mine stayed put
so as not to tempt fortune.

In the middle of the sea there’s a round fish
that, when it sees the ugly ones, swims to the bottom.
In the middle of the sea there’s a blowfish
that, when it sees the pretty ones, comes to the light.


And instead of my years, which were nineteen,
the legs and my arms were taken.
From then on the tambourine sang the song
and work became an effort.

Row, you have to row, prisoner,
and push, push the oar to your feet.
Row, you have to row, big eater,
and pull, pull the oar to your heart.

And this is my story and I want to tell it to you,
a little before old age grinds me in its mortar.
And this is the memory, the remembrance of Cicala,
but in the history books Sinan Kapudan Pasha.

And under the helm of the Big Dipper,
with face in a spelt broth
one night when the cold kills you,
chews you, spits you out and kills you again,

and the seated Bey thinks of Mecca
and sees the Uris on a shoal,
I turn the rudder to the southwest,
saving his life and his xebec.

My love, sweet love, misfortune is a vulture
that circles 'round the head of the imbecile.
My love, sweet love, misfortune is a dick
that flies too close around the ass.

And this is my story and I want to tell it to you,
a little before old age grinds me in its mortar.
And this is my memory, the remembrance of Cicala,
but in the history books Sinan Kapudan Pasha.

And tell anyone who calls me a renegade
that to all the riches, to silver and to gold,
Sinan agreed to glisten in the sunlight,
blaspheming Muhammad in place of the Lord.

In the middle of the sea there’s a round fish
that, when he sees the ugly ones, dives to the bottom.
In the middle of the sea there’s a blowfish
that, when he sees the pretty ones, comes to the light.

inviata da Riccardo Venturi - 24/2/2016 - 15:46




Lingua: Francese

Version française – SINAN CAPUDAN PACHA – Marco valdo M.I. – 2010
Chanson italienne (en génois) – Sinàn Capudàn Pascià – Fabrizio De André – 1984, d'après la version italienne.

Scipion Cicala, en génois Scipion Çigä (Genova, 1552 – 1605), connu aussi sous le nom de Cığalazade Yusuf Sinan Paşa ou Cağaloğlu Yusuf Sinan Kapudan Paşa était un marin génois d'origine noble qui assuma d'importantes charges militaires et politiques dans l'Empire Ottoman, œuvrant aussi comme corsaire. Pendant quarante jours , du 27 octobre 1596 au 5 décembre 1596, il fut aussi Grand Vizir sous le règne de Mahomet III.

Scipion Cicala était né à Gênes dans une ancienne famille noble en 1552. Selon d'autres sources, il serait né à Messine ou en Calabre toujours d'une famille génoise et son année de naissance devrait se situer en 1545. La Calabre le retrouvera à la tête d'une de ses aventures corsaires. Son père, le vicomte Cicala (ou Cigala) avait été un corsaire au service de l'Espagne, tandis que sa mère serait une turque monténégrine de Castelnuovo (l'actuelle Herceg Novi). Le vicomte et son fils furent fait prisonniers de la marine ottomane en 1560 ou 1561 durant la bataille de Djerba et ils furent emmenés à Tripoli et ensuite, à Istanboul. Le père put payer la rançon et fut libéré après avoir vécu quelques temps à Beyoğlu (Pera); revenu à Messine, il y mourut en 1564. Scipion, par contre, ne fut pas libéré et fut mis devant l'alternative d'être mis à mort ou d'enter dans le corps des Janissaires (du turc: yeni çeri "nouveau soldat"). Scorpion Cicala n'eut naturellement aucune hésitation : il abjura le christianisme, embrassa l'islam (comme on lui suggérait) et il entra dans le fameux corps militaire ottoman.

Après une formation au service de l'Empire, Scipion Cicala fut affecté au Palais Impérial, atteignant rapidement le rang de silahtar. Pendant quelques temps, on répandit le bruit que la rapide promotion du converti italien n'était aps étrangère à son extraordinaire beauté, qui avait frappé l'empereur Soliman le Magnifique (ou Soliman II) ; la chose resta cependant au stade de la rumeur. Il est certain que Soliman l'eut en grâce, lui concédant comme épouses deux de ses nièces (la première en 1573 et la seconde en 1576) ; il jouit d'une grande richesse, d'une charge de prestige et de la protection de la Porte Sublime.
En 1575, il devînt ağa des Janissaires, conservant cette charge jusqu'en 1578. Ensuite, il reprit du service actif dans la longue guerre ente l'Empire Ottoman et la Perse (1578-1590). Il fut nommé beylerbey (gouverneur général) de Van en 1583 et, la même année, il assuma le commandement de la grande forteresse stratégique d'Erevan, en Arménie, qui lui apporta la nomination de Vizir. Toujours comme beylerbey de Van, il joua un rôle de premier plan dans la campagne militaire contre la ville de Tabriz (1585). En 1586, il fut nommé beylerbey di Bayazıt et combattit avec succès en Perse occidentale , conquérant les villes de Nihavand et Hamadan et les annexant à l'Empire ottoman.
Après la paix de 1590, il fut nommé beylerbey de Erzürüm. En 1591, il reçut le titre de Kapudan Paşa, Grand Amiral de la Flotte ottomane... Et à ce moment, il ajouta à son titre la dénomination de Sinan, c'est-à-dire « génois ». … En 1595, il fut nommé Quatrième Vizir.

etc.
Il mourut en 1605.
Cağaloğlu, un des noms turcs de Scipion Cicala, est le nom d'un quartier d'Istanboul encore de nos jours.
SINAN CAPUDAN PACHA

Têtes enturbannées sur la galère
Les sabres reflètent la lune
Où il était, j'ai laissé mon fer
Pour ne pas tenter la fortune

Au milieu de la mer, il y a un poisson rond
Qui quand il voit les laides va au fond
Au milieu de la mer, il y a un poisson-ballon
Qui quand il voit les belles vient au balcon.


Et au jour de mes dix-neuf ans
Ils m'ont pris mes jambes et mes jeunes bras
Depuis lors le tambour chante pour moi
Et le travail me pèse tant.

Vogue où doit voguer le prisonnier
Et pousse pousse la rame jusqu'au pied
Vogue tu dois voguer bâfreur
Et tire tire la rame jusqu'à ton cœur.

Et voici mon histoire, je veux te la raconter
Un peu avant que la dame noire ne m'écrase au mortier.
Voici donc la mémoire, la mémoire de Cicala
Mais dans les livres d'histoire Sinàn Capudan Pacha.

Et sous le timon du grand char
Avec la face dans un bouillon de far
Une nuit où le froid te mord
Te mastique, te crache et te remord.

Et le Bey assis pense à La Mecque
Et voit les houris sur un haut-fond
Je tourne au sud-ouest le timon
Sauvant sa vie et son chébec

Mon amour, mon bel amour, l'infortune est un vautour
Qui tourne autour de la tête des balourds
Mon amour, mon bel amour, l'infortune est une épine
Qui pique les fesses les plus voisines

Et voici mon histoire, je veux te la raconter
Un peu avant que la dame noire ne m'écrase au mortier.
Voici donc la mémoire, la mémoire de Cicala
Mais dans les livres d'histoire Sinàn Capudan Pacha.

Et dis à qui m'appelle renégat
Qu'avec toutes les richesses, l'or et le vermeil
Sinàn a accepté de briller au soleil
Blasphémant Mahomet à la place du Seigneur

Au milieu de la mer, il y a un poisson rond
Qui quand il voit les laides plonge tout au fond
Au milieu de la mer, il y a un poisson-ballon
Qui quand il voit les belles se montre en grand seigneur.

inviata da Marco Valdo M.I. - 23/11/2010 - 20:19




Lingua: Tedesco

Versione tedesca, da questa pagina austriaca dedicata a Fabrizio de André

Ende des 16. Jahrhunderts wurde der Seemann Cicala in einer Schlacht der Republik Genua gegen die Türken gefangengenommen. Cicala lief zum Feind über und wurde Visir des Sultans. Dort erhielt er den Namen Sinan Capudan Pascià.
SINAN CAPUDAN PASCIA'

Köpfe mit Turban auf der Galeere,
Säbel spielen sich den Mond zu,
meiner blieb wo er war,
um das Glück nicht herauszufordern;

Mitten im Meer ist ein runder Fisch;
sieht er was Hässliches,
taucht er zum Grund.
Mitten im Meer ist ein runder Fisch;
sieht er was Schönes,
taucht er auf.

Und an Stelle meiner neunzehn Jahre
nahmen sie meine Beine und meine jungen Arme.
Von da an sang die Trommel alle Lieder
und aus Arbeit wurde Plackerei.

Rudere, du musst rudern, Gefangener,
und drücke, drücke das Ruder bis zum Fuss;
rudere, du musst rudern, armer Schlucker,
und zieh, zieh des Ruder bis zum Herzen

Das ist ineine Geschichte,
und ich möchte sie dir erzählen,
bevor mich das Alter im Mörser zerdrückt;
und das ist die Erinnerung,
die Erinnerung des Cicala,
in den Geschichtsbüchern genannt
Sinan Capudan Pascia.

Und unter der Deichsel des grossen Wagens,
mit dem Gesicht in einer Suppe aus Buchweizen,
in einer Nacht, in der die Kälte beisst,
dich kaut, ausspuckt und wieder beisst,
sitzt der Bey [1] da und denkt an Mekka
und sieht die Huri [2] auf einem Felsen;
und ich drehe mit dem Libeccio [3]
und rette ihm dadurch das Leben und auch das Schiff.

Meine Liebe schöne Liebe,
das Unglück ist ein Geier,
der um den Kopf des Dummen kreist;
meine Liebe, schöne Liebe,
das Unglück ist ein Schwanz,
der sich das nächste Arschloch sucht.

Das ist ineine Geschichte,
und ich möchte sie dir erzählen,
bevor mich das Alter im Mörser zerdrückt;
und das ist die Erinnerung,
die Erinnerung des Cicala,
in den Geschichtsbüchern genannt
Sinan Capudan Pascia.

Und sag' dem, der mich einen Abtrünnigen nennt,
dass Sinan allen Reichtümern, dem Silber und Gold,
erlaubt hat, in der Sonne zu funkeln,
Muhammad fluchend anstelle von Gott.

Mitten im Meer ist ein runder Fisch
sieht er was Hässliches,
taucht er zum Grund.
Mitten im Meer ist ein runder Fisch
sieht er was Schönes,
taucht er auf.
[1] Bey wurde der Kapitän eines türkischen Schiffes genannt.

[2] Huri sind Paradiesjungfrauen.

[3] Libeccio ist ein Südwestwind.

17/3/2005 - 23:25




Lingua: Spagnolo

Versione spagnola di José Antonio (joanloro27@wanadoo.es) da Via del Campo.

Scipione Cicala nació en Génova en 1552. A los 19 años, en las proximidades del estrecho de Mesina, el barco donde viajaba fue abordado por piratas berberiscos, siendo hecho prisionero y conducido a Constantinopla, donde sus encantos juveniles parece que sedujeron al sultán Suleiman II. Se convirtió al Islam siendo rápida su ascensión en la corte musulmana, obteniendo el título de Pascià . Dirigió una flota corsaria que sembró el terror en distintos puntos de la costa mediterránea.

Su nombre en árabe fue:

Sinan Hassan Çigala-Zade Kapudan Pascià.

Sinan: Genovés. En árabe Sina es Génova.

Kapudan: título honorífico que significa "forma parte de la sublime puerta".

Pascià, título honorífico que en el imperio otomano era atribuido a los altos grados militares y a funcionarios civiles de rango elevado.

En la canción de Fabrizio, un Sinan Kapudan Pascià ya maduro, nos cuenta en primera persona que, a los diecinueve años, fue hecho prisionero, tras ser abordada la nave donde viajaba por una embarcación árabe. Tras su apresamiento, lo vemos remando fatigosamente en una galera, al son del ritmo que marca un tambor. Posteriormente. nos narra como en un frío día de invierno evitó que el jabeque árabe donde viajara encallase, lo cual, cambió su suerte: encontrándose cerca del timón y bebiéndo un caldo de farro para entrar en calor y, mientras el Bey árabe, sentado y al mando del timón , navegaba cerca de la costa, pues se veían uros en un bajío, debió de notar Cicala que el Bey se distraía absorto en sus pensamientos y que el barco que éste tripulaba, estaba a punto de encallar; instintivamente, Cicala agarró el timón y lo viró todo en dirección contraria, hacia donde sopla el viento llamado libreccio. Esta maniobra evitó que la nave encallase. Su arrojo, lejos de provocar la ira del Bey, le valió a Cicala un alto reconocimiento.

Para Fabrizio esta es la historia de un chaquetero, de un arribista que para conseguir el éxito, el oro, la plata, no tiene ningún escrúpulo en "blasfemar" por un u otro, según convenga.
SINAN CAPUDAN PACHA'

Cabezas con turbantes sobre la galera
los sables se juegan la luna
la mía se ha quedado donde estaba
por no haber tentado a la suerte.

En medio del mar hay un pez redondo
que cuando la cosa se pone fea se va al fondo.
En medio del mar hay un pez pelota
que cuando la cosa mejora sube y flota.
[1]

Y en lugar de mis años que eran diecinueve
capturaron las piernas y mis brazos nuevos.
Desde entonces la canción la cantó el tambor
y el trabajo se volvió fatigoso:

Rema debes remar prisionero
y empuja, empuja el remo hasta tu pié
rema debes remar, embudo [2]
y tira, tira del remo hasta tu corazón.

Y esta es mi historia y contártela quiero
un poco antes que la vejez me machaque en el mortero
Y esta es la memoria, la memoria del Cicala,
en los libros de historia Sinán Capudán Pachá.

Y bajo el timón del gran carro
con la cara en un caldo de farro [3]
una noche que el frío te muerde
te mastica, te escupe y te remuerde

Y mientras el Bey [4] sentado piensa en la Meca
y contempla los uros [5] en un bajío,
le giro el timón a sudoeste [6],
y le salvo la vida y el jabeque [7].

Amor mío bello amor, la desgracia es un buitre
que gira entorno a la cabeza del imbécil.
Amor mío bello amor, la desgracia es una polla
que vuela en torno al trasero más cercano.

Y esta es mi historia y contártela quiero
un poco antes que la vejez me machaque en el mortero
Y este es el recuerdo, el recuerdo de Cicala ,
en los libros de historia Sinán Capudán Pachá

Y dile a quien me llama renegado
que a todas las riquezas, a la plata y al oro
Sinán les concedió brillar al sol
blasfemando por Mahoma al puesto del Señor

En medio del mar hay un pez redondo
que cuando la cosa se pone fea se va al fondo
en medio del mar hay un pez pelota
que cuando la cosa mejora sube y flota.
Notas:

[1] Coplilla popular que se canta en algunas localidades de la costa tirrénica.

[2] Embudo, término para indicar un individuo que come sin moderación.

[3] Farro: cereal similar al trigo, del que se obtiene una harina utilizada, sobretodo en el pasado, para caldos y sopas.

[4] Bey (del turco beg, señor), gobernador de una ciudad, distrito o región del antiguo imperio turco.

[5] Uro: gran toro salvaje de grandes cuernos que se extinguió en el siglo XVII y considerado el antecesor de todas las razas bovinas.

[6] Libeccio, viento húmedo típico del Mediterráneo, caracterizado por fuertes rachas, proveniente del sudoeste; per extensión, la dirección sudoeste.

[7] Jabeque: en italiano "sciabecco", nave de tres mástiles, usada por los piratas berberiscos. Por su ligereza navegaba velozmente tanto a vela como a remo.

inviata da Riccardo Venturi - 2/5/2005 - 22:46




Lingua: Napoletano

Versione in napoletano di Gennaro Del Piano
Arrangiamento musicale di Mimmo Maglionico e Pietrarsa
Da Canti randagi 2
randagi2

Pietrarsa & Mimmo Maglionico
[Campania]

PIETRARSA è il nome che Mimmo Maglionico.diplornato in flauto al Conservatorio di musica "San Pietro a Majella" di Napoli ha deciso di dare nel 2004 al suo gruppo napoletano di world music ispirandosi ad un entroterra campano ricchissimo di arcaica musica etnica dove tra i ritmi delle tammorre contadine e quelli della moderna civiltà industriale, scaturisce un intenso percorso nel folklore postmoderno con un occhio rivolto alla tradizione e l'altro alla sperimentazione.

Feat.
Marzouk Mejri

Marzouk, musicista tunisino, deve al padre maestro di
percussioni, il percorso che lo ha portato a instradare il suo naturale talento fino a conseguire il diploma al conservatorio di Tunisi.

MIMMO MAGLIONICO Voce, quena, flauto traverso
MARZUK MEJRI Voce, darbuka
CARMINE D'ANIELLO Voce
SARA TRAMMA Voce
GINO EVANGELISTA Chitarra semiacusfica
PIERO DE ASMUNDIS Tastiere
ANTONIO RUBINO Basso
ARCANGELO NOCERINO Batteria
SINAN CAPUDAN PASCIA'

A luna 'ncoppa ‘e bbannere
E ‘ncapa arravoglio mappine
I‘ mo’ nun so‘ chille ca ero
M'a faccio cu 'sti Sarracine

'Mmiez' a ll’onne d'o mare
o pesce tunno
Si e ffemmene so‘ brutte
Torna 'nfunno

‘Mmiez’ a ll’onne d‘ ‘o mare
‘o pesce palla
Si e ffemmene so’ bone
Vene a ggalla !


E m'hanno pigliate ch'ero guaglione
Sti Turche, mettennome ‘ind’ a priggione!
Me putevo salva’ sulo a ffa' ‘o surdate...
Pe' ccampà ‘a vita mia, dongo ‘a morte a ll'ate!

Jammo, ‘a guerra s'adda fa’...
'bbùscate 'o ppane !
Tu si’ 'na scimitarra
p' ‘o Sultano...

Jammo, ‘a guerra s'adda fa’...
Menammo e mmane !
,Pecché tu mo’ si’ turco
E no crestiano!

E chesta è ‘a storia mia,
E mo’ t’ ‘aggia cuntà...
E primma ca ‘a vicchiaia
Me vene a scunceca',

Te conto ‘o fatto mio:
lo me chiammo Sinan...
E, sotto a n'atu Ddio.
Sinan Capudan Pascià !

‘Na notte, truvanneme a próra
Sentenno d"o mare l'addore
A buordo ‘o Sultano ca magna...
‘O viento 'a'ntrasatta se cagna :

cu ‘e Turche pigliate d"o suonno
'a varca già quase s'affonna...
Vutaje ‘o temmóne a lebbéccio
Sarvannoce ‘a pelle e ‘o sciabbecco !

Sienteme bella mia
‘a ciorta è malauciello
ph'avota attuorno ‘a capa
'o puveriello

Sienteme bella mia
‘a ciorta è 'nu cetrulo
Ch'avota, avota, accosta
E te va ‘nculo!

E chesta è ‘a storia mia,
E mo’ t"a aggia cuntà...
E primma ca a vicchiaia .
Me vene a scunceca’.

Te conto ‘o fatto mio;
lo me chiammo Sinan...
E, sotto a n'atu Ddio.
Sinan Capudan Pascià

E dico a chi ‘nfame m'ha 'nnummennato
Ca ‘nu marenaro so’ sempe stato...
Nun aggio traduto, e nun va all'inferno
Chi jastemm’ a Maometto e no ‘o Pataterno !

‘Mmiez’ a ll'onne d"o mare
‘o pesce tunno
Si e ffemmene so’ brutte
Torna 'nfunno

'Mmiez' a ll'onne d"o mare
o pesce palla
Si e ffemmene so’ bone
Vene a ggalla !

inviata da DonQuijote82 - 26/11/2011 - 17:02


bravo!

rosa - 14/3/2013 - 20:30


Grazie ! Ci tenevo a farne una versione napoletana e i Pietrarsa in "Canti randagi 2" me ne hanno dato la possibilità.

Gennaro - 15/2/2014 - 22:21


Beh, siamo assistendo alla publicazione "dell'opera omnia" di De André in inglese. Era ora.
Vorrei tanto fare la stessa cosa per i polacchi, vorrei tanto sta' tutti i beati giorni a tradurre, ma non ce riesco. Semplicemente.
Mi consola solamente er pensiero che la guerra durerà, como minimo, cento milla anni :)
Grazie Ri
Howdy

Krzysiek - 25/2/2016 - 23:39




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