strane visite notturne a Gianfranco Mattei...
"...metti nella sporta il barattolo, è libero, vai!"
ed un ponte salterà al chilometro sei.
Gianfranco Mattei,
la tua scienza è andata troppo in là:
Gianfranco Mattei,
sulla cattedra non tornerai.
Anche se inganni i tedeschi e la polizia,
per finire in via Tasso ti basta una spia,
e se per di più sei un comunista ed un ebreo,
dalle mani dei nazisti ti salvi il tuo Dio!
Gianfranco Mattei,
la tua scienza è andata troppo in là:
Gianfranco Mattei,
sulla cattedra non tornerai.
Toglie il respiro il nitrile nei corridoi,
mentre marciano in divisa baroni plebei:
vanno in processione col camice, il regolo, i quiz
la superbia, l'ignoranza e la routine.
Gianfranco Mattei,
la tua cattedra è rimasta là:
Gianfranco Mattei,
la lezione non si perderà.
inviata da Riccardo Venturi
La lezione non si fermerà!
PER L'INTITOLAZIONE DI UNA CASA DELLO STUDENTE A TERESA E GIANFRANCO MATTEI
Vogliamo intitolare la Casa dello Studente di Valdirose, Sesto Fiorentino (FI) a Teresa e Gianfranco Mattei, sorella e fratello entrambi partigiani, protagonisti della Resistenza, che si distinsero per l'altissimo esempio civile delle loro vite. Quest'anno ricorre l'anniversario della morte di Teresa (12 marzo 2013) e i settant'anni dalla morte di Gianfranco (6-7 febbraio 1944).
TERESA MATTEI (sito ANPI, Wikipedia)
Teresa detta "Teresita", laureata in Filosofia, è stata comandante di una compagnia fiorentina del Fronte della Gioventù, la più giovane madre costituente, dirigente dell'Unione delle Donne Italiane; fu lei a proporre che per l'8 marzo venisse regalata alle donne una mimosa, un fiore povero ma diffusissimo nelle campagne; ha continuato a lottare anche dopo la Liberazione, per i diritti dei fanciulli e delle donne, ma sopratutto in difesa di quella che lei riteneva "il più grande monumento, costruito in Italia alla Libertà, alla Resistenza e all'antifascismo": la Costituzione.
GIANFRANCO MATTEI (sito ANPI, Wikipedia)
Gianfranco, laureato in Chimica, è stato docente universitario e brillante assistente di Giulio Natta (unico italiano insignito del Nobel per la Chimica, dedicato proprio a Gianfranco). Scrisse con altri (pochissimi) docenti il 25 luglio '43 un nuovo manifesto dei docenti universitari antifascisti che pretendeva un cambiamento radicale nella vita accademica italiana. Girò mezza Italia tra Firenze, Milano e Roma tra i gruppi antifascisti. Offrì la sua scienza e il suo fine intelletto alla causa, allestendo con Giorgiò Labò la "santabarbara" dei gappisti romani e contribuendo a numerose e efficaci azioni militari contro i nazifascisti. Probabilmente scovato da una spia repubblichina, catturato e torturato in prigionia a via Tasso dai tedeschi, si impiccò con la cintura dei pantaloni per non tradire i compagni di lotta.
Le motivazioni per intitolare questa residenza ai due partigiani sono molteplici:
- Si sono spesi per la libertà e i diritti di tutte e tutti senza nulla chiedere in cambio, in un'Italia che in quel momento li ripudiava e li braccava perché di origine ebraica. Si opposero al regime fascista sia nelle parole che nei fatti, più volte mettendo a repentaglio la propria esistenza e nel caso di Gianfranco arrivando perfino all'estremo sacrificio.
- Sono personaggi molto legati alla nostra città: hanno seguito gli studi superiori presso il Liceo Classico Michelangiolo in via della Colonna; si sono laureati entrambi proprio nell'Ateneo fiorentino e Teresa ha passato il periodo della Resistenza proprio a Firenze. Quale luogo migliore se non una residenza universitaria fiorentina - per di più all'interno di un Polo Scientifico, il perno della chimica accademica a Firenze - per ricordare due persone così legate alla realtà cittadina e universitaria?
- Vogliamo sottolineare che la toponomastica li ha poco toccati: non ci sono infatti ad oggi vie/strade/piazze a loro dedicate se non un vicolo cieco a Bagno a Ripoli e una traversina di viale Monza a Milano, lunga 300 metri appena...
Per tutti questi motivi, pensiamo che sia non solo giusto ma doveroso intitolare la Residenza a due figure così importanti eppure così poco conosciute tra la popolazione, ritenendole archetipi dei valori costituzionali e efficaci veicoli di fratellanza e solidarietà tra le generazioni a venire degli studenti di tutti i Paesi che lì vivranno la loro esperienza universitaria.
Per adesioni: mail a teresagianfrancomattei presso gmail punto com
a Teresa e Gianfranco Mattei - 21/4/2014 - 19:20
Visto che qui si accenna al figlio di Teresa e nipote di Gianfranco...
IN MEMORIA DI DUE RIVOLUZIONARI DEL FUMETTO: MAX CAPA E ALESSANDRO STAFFA
Gianni Sartori
Contravvenendo al sano proposito di non scrivere più necrologi, ci ricasco. D'altra parte la coincidenza è singolare. Ho saputo - molto tardivamente - della dipartita di Max Capa (al secolo Nino Armando Ceretti, 1944-2023, di origine friulana) quasi contemporaneamente a quella più recente del fumettista (nato a Verona, ma vicentino d'adozione) Alessandro Staffa. Forse non per caso. Entrambi in qualche modo li avevo incrociati, complice la mia giovanile propensione al fumetto (presto trascurata sul piano operativo, ma comunque saltuariamente coltivata).
Con Max Capa ero entrato in contatto nel 1974 spedendogli alcuni miei disegni (a matita e usati poi, mi pare, per un paio di volantini) e testi di ispirazione vagamente “situazionista” per la sua fanzine a distribuzione militante “Puzz” . Mi aveva anche risposto (per lettera, all'epoca si usava così) incoraggiando ulteriori collaborazioni (“fatti vivo”), ma precisando che Puzz si stampava in xerigrafia. Per cui avrei dovuto inviare disegni a china (o anche a penna biro).
Non so come, ma lasciai perdere. Forse perché la matita mi era (ed è) sempre stata più congeniale o forse – più probabilmente - perché tra la fine del '74 e l'inizio del '75 entrai in una fase di “disimpegno” (tra lavoro e vicende personali). Interrotto soltanto da qualche manifestazione. Come nell'aprile 1975 per Varalli, Zibecchi, Micciché e in settembre per il Txiki e gli altri quattro antifascisti fucilati da franchismo ormai morente.
Mi era poi capitato nel tempo di averne vaghe notizie sia nella redazione di Frigidaire (da Sparagna e da Scozzari), sia da qualche compagno che lo aveva incontrato a Parigi dove frequentava l'ambiente dei fuoriusciti. Di Puzz ci fu anche una riedizione in anni successivi (un numero unico mi pare) dove si leggeva una lapidaria, disperata e definitiva sentenza: “Per questa umanità non val la pena di comabattere; né a favore, né contro”. E poi più nulla. Se n'era andato senza clamore il 20 novembre 2023 (lo stesso giorno della morte di Buenaventura Durruti nel 1936...mah?!).
Nei primissimi anni settanta aveva frequentato una Comune di Milano (il Guado) e qui aveva realizzato appunto la fanzine di ispirazione anarco-situazionista Puzz (“la sua gloria e la sua condanna”). Dove imperversava un personaggio chiamato Folaga (ma l'aspetto era quello di un corvo antropizzato) a cui si ispirerà , dichiarandolo e rivendicandolo, nei tardi anni ottanta Staffa per un suo personaggio dichiaratamente ostile alla società dello merce e dello spettacolo.
A Puzz (negli anni settanta in tutto 21numeri, seguiti in anni successivi da un numero unico, forse apocrifo?) collaborarono direttamente Renzo Angolani, Claudio Mellana, Matteo Guarnaccia, Graziano Origa, Vincenzo Jannuzzi, Giorgio Cesarano, Gianni-Emilio Simonetti, Riccardo d'Este, Poppi Ranchetti, il Collettivo Situazione Creativa, il Gruppo Art beton...
Oltre a Puzz (e svariate collaborazioni, v. un numero-raccolta di Eureka) va ricordato per l'avventuristica, provocatoria pubblicazione “Il morto in tavola” (ed. La Salamandra) del 1977. Firmata con uno pseudonimo, Luca Catilina.
Nella presentazione veniva deturnata la nota immagine di Cicerone che apostrofa Catilina con “Quo usque tandem abutēre, Catilina, patientia nostra?”.
A cui l'interpellato qui risponde con “Usque tandem, Cicero?” (forse non filologicamente corretto)
Mentre non ci sono dubbi sull'identità del disegnatore (a un certo punto in mano a uno dei soggetti appare anche Puzz), all'epoca si ipotizzava che la sceneggiatura, i testi fossero di Gianni-Emilio Simonetti.
Nel fumetto si suggerisce che la nascente lotta armata di sinistra venisse in qualche modo telediretta, manipolata da vari servizi segreti stranieri e non. Non solo dalla solita Stasi, ma anche da quelli della Germania occidentale. Una tesi relativamente simile a quella formulata da un altro situazionista-enologo Gianfranco Sanguinetti* in “ Del terrorismo e dello Stato” (1979). Un testo rifiutato da Mondadori a contratto già firmato per le tesi qui espresse; sostanzialmente sul coinvolgimento della lotta armata di sinistra nella “strategia della tensione” (per infiltrazione e strumentalizzazione da parte dei servizi segreti).
Sempre negli anni settanta fonda le Edizioni Iguana (Flashback, Apocalisse, Provocazione, Il Passator Cortese...) collaborando contemporanemente con numerose riviste (politiche e non): Re Nudo, Fallo (un richiamo al Do IT ! di Jerry Rubin), Contro,Comics & Quiz, Ploff, Humor, Horror, Urania, Pianeta, le Edizioni Ottaviano e Pi Kappa (il mensile di Peter Kolosimo).
Finché nel 1980 si era trasferito in Francia, dedicandosi prevalentemente alla pittura e ai murales (oltre che, sulla scia di Debord e Sanguinetti, al vino), dove è deceduto all'ospedale di Parigi.
A darne la notizia (ma solo nel marzo 2023) un altro del “giro” di Frigidaire, il fumettista Hurricane Ivan. In genere gli viene riconosciuto il ruolo di padre nobile del fumetto andergraunn italico (diciamo pure il nostro Robert Crumb), ma per Hurricane si tratta di una definizione riduttiva: “Max Capa era un situazionista, un "negazionista" dadaista, un provocatore, uno scrittore visionario di Favole Grottesche, e soprattutto un creatore di riviste improbabili e tutte geniali...”.
E intanto nel febbraio 2025 se n'è andato (assai prematuramente, a 65 anni) anche Alessandro Staffa, conosciuto nell'ambiente come AlePOP. Vicentino d'adozione, da molti anni si era trasferito a Bassano. Trovandovi evidentemente un ambiente più “aperto”, meno asfittico della bigotta sacrestia d'Italia. Dove i suoi prestigiosi corsi creativi per giovani aspiranti fumettisti e illustratori (il Garage Visivo) avevano talvolta suscitato polemiche. Troppo all'avanguardia, evidentemente.
Degno erede con la sua Sgorbio Art (“idee zeero, conteenuti meeno” ironizzava) della dissacrante matita di Max Capa (un suo “papero” anarcoide era ispirato dalla “Folaga”). Tra l'altro a Bassano aveva potuto incrociare uno storico collaboratore di Puzz, Riccardo d'Este che negli ultimi anni della sua vita frenetica frequentava assiduamente (come avevo verificato di persona in occasione di un incontro con esponenti del Move su Abu Jamal) il Centro sociale “Stella Rossa”, poi demolito dalle ruspe.
Oltre che con l'immancabile Frigidaire (sulle cui pagine cui ci eravamo ritrovati, aveva apprezzato molto un mio articolo su Salvador Puig Antich), aveva collaborato con AlterAlter, Il Manifesto, La Repubblica XL, Il Male (quello di seconda generazione, di Vauro e Vincino), Katzyvari, TuttoMusica, Rumore, Schizzo (pubblicazione del Centro Fumetto Pazienza), con il collettivo Valvoline (Igort, Brolli,Jori, Kramsky...), Interzona, MondoMongo (con Palumbo)...
Per non parlare delle produzioni locali (come gli ormai introvabili inserti del Corriere vicentino) e delle autoproduzioni. Nel contempo aveva curato l’organizzazione di mostre e rassegne dedicate all’arte newpop, collaborando sia con le istituzioni che con i “movimenti”. In particolare per l'organizzazione di HIU (Happening Internazionale Underground), il festival di controcultura del Leoncavallo.
Tristemente non ha potuto, solo per pochi giorni, essere presente all'ultima mostra da lui organizzata: “3 Ex Ragazzi Visionari”. Una collettiva nella Chiesa di S. Giovanni a Basano inaugurata il 21 febbraio dove, oltre alle sue opere, venivano esposte quelle realizzate da Enrico Minato e Joseph Rossi.
Gianni Sartori
Nota 1: il ben noto Censor di “Rapporto veridico sulle ultime opportunità di salvare il capitalismo in Italia” (ed Mursia), figlio di Teresa Mattei (partigiana combattente) e nipote del gappista Gianfranco Mattei che si tolse la vita in via Tasso per non rivelare i nomi dei compagni sotto tortura.
Gianni Sartori - 9/4/2025 - 17:48

Testo e musica degli Stormy Six
Lyrics and music by Stormy Six
Ora e sempre: Resistenza!
Now and Always: Resistance!
Maintenant et Toujours: Résistance!
Τώρα και πάντα: Αντίσταση!
Anni caldi questi. Siamo a metà degli anni settanta ed esattamente nel ’75 esce questo disco che è il più bell’esempio di “musica politica” mai prodotto in Italia. L'album “Un biglietto del tram” è il primo vero album decisamente originale e con forti contenuti politici degli Stormy Six. Forse è storia o forse è leggenda che a Milano alcune frange del “movimento” abbiano accusato gli Stormy Six di deviazionismo, la colpa: incidere dischi e, soprattutto, venderli! Questo è stato lo scotto di una notorietà costruita concerto dopo concerto, piazza dopo piazza. La grandezza di questo “progetto” è stata nella capacità di saper raccontare attraverso le “immagini”, un’Italia in guerra.
Il disco apre con quello che diventerà uno dei loro portabandiera, la bellissima Stalingrado (…sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa d'ora in poi troverà Stalingrado in ogni città) canzone di forte spessore che rievoca l’omonimo assedio. La Fabbrica (…e corre qua e là un ragazzo a dar la voce si ferma un'altra fabbrica, altre braccia vanno in croce) ci restituisce l’atmosfera di paura e fervore che precede il grande sciopero del marzo del 1943 nelle fabbriche del nord. Arrivano gli americani (…arrivano gli americani, garibaldini marziani, Vergine Santa, hai sentito le nostre preghiere!) testo ironico e di facile riff che rimane nella mente, imperniato sulla “liberazione americana (?)”. Otto Settembre (…ammazzati come cani, un cartello appeso al collo: ’PARTIGIANI’) probabilmente il brano più intenso dove i testi e la musica si intrecciano in un tutt’uno canzone carica e profonda ed espressione di una grande tragedia. Nuvole a Vinca (…dove sono i giovani, prigionieri in Africa, deportati a Buchenwald o sui monti, liberi...) rende palpabile la paura provocata dalla polvere che si solleva e da quella moto con sidecar che sgomma sulla piazza prima del massacro. La bellissima Dante Di Nanni (…e cento volte l'hanno ucciso, ma tu lo puoi vedere: gira per la città, Dante di Nanni) affronta naturalmente la resistenza e diviene una figura quasi mitica, il simbolo di una battaglia che, trent’anni dopo, non doveva cessare. Gianfranco Mattei (…e se per di più sei un comunista ed un ebreo, dalle mani dei nazisti ti salvi il tuo Dio!) brano a ricordare tutte quelle persone che hanno speso la propria vita in cambio della nostra libertà. In La sepoltura dei morti (…la morte non vale nemmeno il giornale che leggi e che poi butti via) c’è l’amara riflessione di quello che è avvenuto in seguito ai fatti cruciali del ‘900 e delle sue conseguenze. Un biglietto del tram (…non bastava un biglietto, un biglietto del tram per tornare in piazzale Loreto?) conclude amaramente l’album.
Ora più che mai questo disco risuona attuale, in un momento che i giovani sembrano incapaci di stare a sentire un ragionamento politico per più di cinque minuti, sarebbe l’occasione giusta per ascoltare questo disco. Disco che, sia chiaro pur essendo “politico” nei suoi testi, rimane musicalmente parlando ricco di spunti e di idee. Gli strumenti creano un tappeto sonoro che non fa da supporto ma, è parte integrante alle parole stesse, un disco quindi dove anche la Musica ha un valore non secondario. - Appunti Novalis, 23/10/2008.
Roma, 1 Febbraio 1944. Irruzione della Gestapo in via Giulia 25, santabarbara dei GAP Centrali, dove vengono confezionati gli ordigni eplosivi e modificate le bombe da mortaio leggero Brixia per il lancio a mano. Vengono arrestati Giorgio Labò e Gianfranco Mattei. Questi si impiccherà in una cella di via Tasso temendo di non reggere ad altri interrogatori dopo le torture subite, Labò verrà fucilato a Forte Bravetta, trascinato dai carnefici davanti al plotone di esecuzione perchè incapace di reggersi in piedi a causa delle sevizie sopportate senza rivelare nulla alle SS.