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Sottosopra [Inno darmico del cavatore]

Davide Giromini
Lingua: Italiano


Davide Giromini

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Registrazione originale / Original recording: 2'58"


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[2005]

Testo e musica di Davide Giromini
Voce e Fisarmonica: Davide Giromini
Voce maschile: Massimiliano Larocca
Voci Femminili: Tania Sabinos, Sabine Bordigoni
Violino: Michele Menconi
Chitarra: Luca Rapisarda
Chitarra in parte finale: Fabio Ghelli


Un disco che non c'era. E che mancava.
di Francesco Senia

La prima volta che ho sentito una canzone scritta e cantata da Davide Giromini ero ad uno spettacolo teatrale, in un parco a Scandicci. "Sottosopra". Uno spettacolo creato da Virginia Martini a partire da "Il figlio di Bakunin" di Sergio Atzeni. E proprio "Sottosopra" si chiamava la canzone che faceva da tema e filo conduttore per tutto lo spettacolo. L'avevo già visto all'opera, Davide, più volte, con la sua fisarmonica, e la sua grinta a fare da contrappunto alle sue sembianze; ma era la prima volta, dopo molto anni, che sentivo una canzone "nuova" vibrare di sapore antico e, allo stesso tempo, sentivo una canzone "antica" che sapevo essere nuova.

La stessa canzone.

Ed è proprio "Sottosopra" che, dopo una sorta di introduzione prima recitata poi cantata, da' inizio ad "Apuamater", il primo disco di Davide. "In cava si sale e in miniera si scende", e viceversa, continua a ripetere, in una sospensione, ed inversione, continua fra inferno e paradiso. E' un peccato che sul libretto che accompagna il disco non ci siano i testi. Tocca leggerseli con le orecchie e con un filo di attenzione.

Ci sono i cavatori di marmo, c'è Carrara, e la sua polvere che tutta la circonda e la intride, in questa canzone. C'è la rabbia e l'amarezza. La rassegnazione e il coraggio. La storia e le storie.

E' la voce di Massimiliano Larocca, prima quella finta poi quella vera, a raccontarci dell' "Anima Mundi [A Giordano Bruno]", di quell'armonia perduta che riesce e continua ad essere ricordo e promessa insieme. Da lì si parte. Da lì tutto parte. Da quello che si è perduto, che ci è stato strappato via. Quella semplicità che è difficile a farsi, e ancora di più a rifarsi, per dirla con Brecht.

"Uomini ed Ombre", recitata, introduce "Libertà" cantata da Rovelli e Danelli de "Les Anarchistes".Incomincia la salita per cominciare a riprendersi quel che spetta.

Poi, con un salto, sono i "Cannoni del Sagro" che cominciano a tuonare sull'aria di una liquida ballata che parla di rupi e di nuvole, di sangue e di libertà.

E poi, d'un tratto, mentre si immagina di stare salendo, ci si trova a scendere. Si scende nell'inferno personale di Dante Castellucci, il "Comandante Facio".

Calabrese, un passato da attore, già compagno di prigionia dei fratelli Cervi, comanda la "brigata Picelli" (già proprio intitolata a quel Guido Picelli che nell'agosto del 1922 guida a Parma gli arditi del popolo che ricacceranno indietro i fascisti!). Il comandante Facio viene accusato di aver sottratto materiale bellico alle altre brigate partigiane. Viene processato dai suoi compagni e, nonostante il passato fatto di battaglie come quella del lago santo, condannato e fucilato. E' il 22 luglio del 1944. Successivamente verrà riabilitato e insignito di medaglia d'argento alla memoria (se le cacciassero in culo le loro medaglie, tutte le medaglie e le medaglie di tutti!).

E' la sua compagna, Laura Seghettini, a succedergli al comando della formazione partigiana.

Ed è "Cara Laura" la canzone, in forma di lettera, scritta e cantata da Fabio Ghelli dei Bededeum (formazione folk rock in cui milita lo stesso Davide). Una canzone magica. Che, da sola, varrebbe perfino un disco di Piero Pelù (purchè non sia Pelù a cantarla!). La fisarmonica abdica, per la prima ed unica volta in tutto il disco, alle chitarre e ad al violino che meglio riescono a sottolineare le voci, da sole e in coro. La resistenza ha la voce della giovinezza e si mostra a viso scoperto. Non senza un tocco di spacconeria. Bella e vera, senza fronzoli e retoriche di merda. A ricordarci che "la rivoluzione non è un pranzo di gala".

A straziarci con la consapevolezza che la morte ingiusta arriva anche per mano dei compagni.

Il blues swingato, giocato sulle corde della chitarra "finger-picking" e sul violino, è il tessuto musicale perfetto su cui stendere le parole che sanno restituire il tempo passato al tempo che non passa, che non sa passare. Un capolavoro.

Si continua in discesa verso "Inverno sulle Langhe", scritta e cantata da Luca Rapisarda.

La resistenza è finita. Sulle langhe c'è una baracca, e il cimitero dei partigiani.

E' l'inverno del 1944.

E, d'un tratto, ecco che si risale. Verso Genova e il luglio 2001.La crona della "Diaz" introduce "Mistica pietà". Salendo e scendendo, alla fine non siamo andati troppo lontani da dove siamo partiti. La fisarmonica di Davide continua a sottolinearlo. E ce lo ricorda Pardo Fornaciari con il suo "Vi ricordate quel venti di luglio", cantato sull'aria di "Vi ricordate quel diciotto aprile".

Si fa in tempo a sentire la voce di Heidi Giuliani, a chiudere, che ecco, subito riparte sottosopra, stavolta cantata con spiccato accento carrarino. Solo una strofa, per far posto al Michelangelo recitato da Carlo Monni. E ancora sottosopra. E succede che, scendendo, si scenda fino al mare, a quel tirreno che può diventare promessa e speranza di fuga.

Verso un paradiso, o verso un altro inferno.

C'è un marinaio ad aspettarci in "Una ballata del mare salato" di Luca Rapisarda. Un marinaio che si è disegnato sul palmo della mano, con la lama di un rasoio, una linea inedita della fortuna.

E' Corto Maltese, naturalmente.

Ma Corto Maltese è solo un sogno, forse, come il suo mare e le sue isole. Non è un sogno invece l'isola del diavolo e l' "Affare Dreyfus", duettato fra Davide e Andrea Parodi. Un altro inferno.

Ci si stanca, ad un certo punto, di continuare a salire e a scendere, Ci si stanca ed è un "Gridodistasi" quello che fuoriesce dalla gola.

Ma è solo un modo per riprendere fiato per l'ultima "Preghiera in settembre", quella di Davide insieme ai "Del Sangre" Luca Mirti e Marco "Schuster" Lastrucci. Una preghiera per poter saper continuare a salire e a scendere tutti insieme. Mai da soli.

A sugello del disco un "Dante Alighieri" a Carrara, scritto dal poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi e recitato da Carlo Monni.

(ssssttttt.....ma c'è anche una traccia fantasma, dedicata ad Eleonora Pezzica).

Un disco difficile e coraggioso, voluto da Davide insieme a Luca Rapisarda e al violinista Michele Menconi, non poteva che essere presentato al Teatro degli Animosi, a Carrara. Non starò a dire che cos'è stato il teatro degli Animosi a Carrara, Mi concedo solo un sorriso mentre ci penso e mentre ringrazio Davide per avere creato un qualcosa che non c'era e di cui io sentivo la mancanza.

Ora che danno fervidi l’anima ai malfattori
dei padri miei lo sangue trasformo in lacrime e immergo d’ori
ma io rimembro un tempo in cui furon di noi custodi
già sgretolava il mento calcareo vento che il petto erode

Spacca la roccia bianca che sul tuo capo pende
manda un saluto all’inferno in cava si sale
in miniera si scende
urla di morte bianca
che quattro soldi vale
mastica il paradiso in miniera si scende
in cava si sale

Candido refrattario cieco destino di bianca altura
quando lo dio del marmo dell’orizzonte darà premura
alle creature in grembo di madri avvolte nella tormenta
del canto del demonio che inesorabile il cuor violenta

Il cuor violenta la roccia bianca
che sul tuo capo pende
manda un saluto all’inferno in cava si sale
in miniera si urla di morte bianca
che quattro soldi vale
mastica il paradiso in miniera si scende
in cava si sale

inviata da daniela -k.d.- - 7/5/2008 - 00:33


"Il primo disco di Giromini (con gli Apuamater) già conteneva una sorta di inno ancorato al territorio, un canto di lavoro, un plastico ritratto del durissimo mestiere del cavatore, la figurina vista col cannocchiale rovesciato nella distanza, è evocata dalla formula magica di un linguaggio esplicitamente arcaico, come quello di certe canzoni anarchiche ottocentesche. [...] Questa canzone è ispirata al nonno dell'artista, morto a 24 anni in un incidente sul lavoro, e perciò mai conosciuto. In un'altra recente canzone sul lato oscuro della storia d'Italia, l'ombra titanica del nonno morto in cava torna a essere il riferimento a una purezza perduta ancor prima di nascere."

Alessio Lega, in A - Rivista Anarchica

CCG/AWS Staff - 6/5/2015 - 12:48


Riccardo Venturi - 28/11/2016 - 20:21




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