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Pietà l'è morta

Nuto Revelli
Lingua: Italiano


Nuto Revelli

Lista delle versioni e commenti


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La banda del sogno interrotto
(Modena City Ramblers)
Lidia
(Mauro Punteri)
San Lorenzo
(Francesco De Gregori)


Canti della resistenza italiana

Testo del comandante partigiano Nuto Revelli. Composto nel 1944 e cantato dalle bande del II° settore del Vallone dell'Arma (Valle Stura)

Nuto RevelliCi ho pensato sopra non so quanto tempo prima di decidermi ad inserire "Pietà l'è morta"; ma penso che nell'ottica delle canzoni di guerra e di resistenza, come questa che è tra le più famose in lingua italiana, che sono delle testimonianze di brutalità, di spietatezza, di lotta e, appunto, di morte persino della pietà, l'opposizione al conflitto risulti sempre molto più chiara della canzoncina che dice "no alla guerra, viva la pace" nel ritornello.
La canzone riprende chiaramente, nella sua struttura, "Sul ponte di Perati bandiera nera".

(Riccardo Venturi).
Lassù sulle montagne bandiera nera:
è morto un partigiano nel far la guerra.

È morto un partigiano nel far la guerra,
un altro italiano va sotto terra.

Laggiù sotto terra trova un alpino,
caduto nella Russia con il Cervino.

Ma prima di morire ha ancor pregato:
che Dio maledica quell'alleato!

Che Dio maledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.

Tedeschi traditori, l'alpino è morto
ma un altro combattente oggi è risorto.

Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!

Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta!



Lingua: Italiano

Adattamento delle mondine di Novi
Con questo testo è stato cantata dai Modena City Ramblers con Ginevra di Marco nell'album "Appunti Partigiani" (sulla melodia della ballata irlandese "The Lakes of Ponchartrain", vedi anche wikipedia e il video. La stessa musica è utilizzata anche per la ballata americana The Lily Of The West)

cisco e ginevra




appunti partigianiModena City Ramblers Appunti partigiani

Appunti partigiani è l'ottavo album dei Modena City Ramblers (il settimo in studio). L'album riprende idealmente Materiale Resistente (con ovvi riferimenti a un periodo storico molto caro ai Modena) prodotto 10 anni prima (1995) da Giovanni Lindo Ferretti, richiama a raccolta molti ex Ramblers: Alberto Cottica, Massimo Giuntini, Luciano Gaetani e Giovanni Rubbiani, oltre ad altri compagni di viaggio Paolo Rossi, Gang, Bandabardò e Casa del vento

Bella ciao con Goran Bregović (Tradizionale)
Auschwitz con Francesco Guccini (Francesco Guccini)
Oltre il ponte con Moni Ovadia (Italo Calvino, tradizionale, Liberovici)
I ribelli della montagna con la Bandabardò (Tradizionale)
La guerra di Piero con Piero Pelù (Fabrizio De André)
Al Dievel con il Coro delle Mondine di Novi
All you fascists con Billy Bragg (Woody Guthrie)
Notte di San Severo con la Casa del Vento (Casa Del Vento)
Il sentiero (liberamente ispirato a Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino)
Il partigiano John con Bunna (Africa Unite)
L'unica superstite con Fiamma
Spara Jury - con Paolo Rossi (C.C.C.P.)
La pianura dei sette fratelli con i Gang (Marino e Sandro Severini)
Pietà l'è morta con Ginevra Di Marco (Nuto Revelli)
Viva l'Italia con Cisco, Ginevra, Piero, Morgan, Bunna, Paolo, Erriquez, Marino (Francesco De Gregori)



PIETÀ L'È MORTA

Lassù sulle montagne bandiera nera:
è morto un partigiano nel far la guerra.

È morto un partigiano, morto nel far la guerra,
la meglio gioventù che finisce sotto terra.

Laggiù sotto terra trova un alpino,
caduto freddo in Russia morto con il Cervino.

Nemici traditori, un altro compagno è morto
Ma un altro partigiano oggi è risorto

Ma prima di morire tre volte ha pregato:
che Dio maledica il nemico alleato!

Che Dio stramaledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.

Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!

Tedeschi e fascisti, per sempre fuori d'Italia!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta!

16/8/2005 - 22:12





Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

La versione greca di Gian Piero Testa
Ελληνική απόδοση του Δζαν Πιέρο Τέστα

Nell'inviarci questa sua ennesima, e stupenda, versione greca, Gian Piero si è come schernito: dice di "averla fatta in un giorno solo, [...], con un "vocabolarietto del cavolo" e "traducendo il suo testo mentale". Ci fermiamo qui, perché se questi sono i risultati ottenuti con un "vocabolarietto del cavolo", immaginiamo cosa sia capace di fare Gian Piero con alla mano il "bestione" dell'Accademia Ateniese o anche con il semplice "Zanichellotto" della Edizioni Perugia... Insomma, noi la riportiamo così com'è, aggiungendo soltanto gli spiriti e gli accenti del sistema politonico (verso il quale, inutile negarlo, abbiamo molto affetto pur riconoscendo la semplificazione del monotonico). [CCG/AWS Staff]
ΕΛΕΟΣ ΕΧΑΘΗ

Στὰ ἰταλικὰ τὰ ὅρη μαύρη σημαῖα
Ἐχάθη ἕνας ἀντάρτης μ'ὅπλα παρέα

Κατέβηκε ὁ ἀντάρτης κάτω στὸ χῶμα
Τὰ ἰταλικὰ τὰ νιάτα εἶναι ὅλο πτῶμα

Ἀντάμωσε στὸν Ἅδη νεκρὸν Ἀλπίνον
Χαμένο στὴν Ρωσία μὲ τὸ "Τσερβίνο"

Μὰ πρὶν τὸν πάρει ὁ Χάρος εὐχὴ σήκωσε
Κατάρα ἀπ'τὸν Θεὸ γιὰ σᾶς, προδώτες

Δουνάβη παρατήσατε σκατοσυμμάχοι
παλέψαμε μόνοι μᾶς κι εσεῖς φευγάτοι

Γερμανοὶ βρὲ προδώτες, πέθανε ὁ Ἀλπίνος
Μὰ ἀπὸ τὸ τάφο του νὰ ὁ Ἀναστημένος

Ὁ Ἀντάρτης πολεμάει, παύση δὲν δίνει
Τοὺς Γερμανοῦς τους διώχνουν καινούριοι Ἀλπίνοι

Γερμανοὶ καὶ φασίστες, πρὸς σᾶς τὰ πάθη !
Ἄς βάλουμε, παιδιά, φωνή· ἔλεος ἐχάθη !

inviata da Gian Piero Testa & CCG/AWS Staff - 10/6/2009 - 23:54


Chissà sottoterra se il partigiano ha trovato pace, quella pace che si sente sulle montagne quando non ci sono le bombe e la gente che muore, e l’unica cosa che si sente è la brezza del vento e la carezza del sole. Non tradisce il fiore l’ape che ci si va a posare, prende solo un po’ di polline e ci fa il miele, mentre gli uomini fanno il male. Che Dio maledica il nemico alleato…è l’alleato che merita preghiere, perché niente fa male come il tradimento di chi ti sta vicino, e merita preghiere di maledizione, mentre il partigiano ha lottato e ha perso la vita per fare un paese libero anche per lui, il nemico alleato. La meglio gioventù che finisce sotto terra, sotto terra ci prendono il nutrimento le radici delle piante. Combattuta la battaglia, tedeschi e fascisti, fuori d’Italia…sottoterra non ci sono più. Ma quella che è morta davvero è la pietà, perché non si uccide un ragazzo, sulla terra al suo posto c’è una bandiera nera, ma anche tanti fiori che si nutriranno di lui.

Lucilla - 9/7/2008 - 13:18




Lingua: Italiano

‎SU AL PASSO DEI GUSELLI [1944]‎

Si tratta di un testo di autore anonimo adattato alla musica di “Pietà l’è morta”, una delle più celebri ‎canzoni della Resistenza, derivata a sua volta dalla notissima canzone “Sul ponte di Perati bandiera nera”. ‎

Alcuni dei partigiani della 60ma ‎brigata d’assalto Garibaldi caduti ai Guselli nell'imboscata del dicembre 1944. Al centro, in piedi, ‎il comandante Giacomo Callegari. Alla sua destra la partigiana Luisa Calzetta, nota con il nome di ‎battaglia di “La tigrona”.‎
Alcuni dei partigiani della 60ma ‎brigata d’assalto Garibaldi caduti ai Guselli nell'imboscata del dicembre 1944. Al centro, in piedi, ‎il comandante Giacomo Callegari. Alla sua destra la partigiana Luisa Calzetta, nota con il nome di ‎battaglia di “La tigrona”.‎



In questa versione celebra i 34 partigiani del gruppo comandato da Giacomo Callegari che morirono ‎in una imboscata nazifascista nell’inverno del 1944 ai “Gusei”, nei pressi di Morfasso, ‎sull'appennino piacentino, fra la val Nure e la val d'Arda. A tendere l’imboscata furono alcuni ‎ufficiali tedeschi, accompagnati da qualche fascista delle Brigate Nere, al comando di una settantina ‎di “mongoli”, cioè soldati dai tratti asiatici, alcuni di quei circa 12.000 fra calmucchi, uzbechi, ‎azerbaigiani, karakalpachi, tartari, ucraini, kirghisi, georgiani e turkmeni che, un po’ per paura un ‎po’ per spirito di vendetta verso Stalin, tra la fine del 1941 e il 1942 si arruolarono volontari o ‎furono coscritti in quel che rimaneva della 162esima divisione dell’esercito tedesco. Furono ‎mandati a combattere contro i partigiani sul Don e in Francia e poi a reprimere la Resistenza in ‎Italia. Tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, sull’Appennino piacentino e nell’Oltrepò pavese, ne ‎fecero di tutti i colori: villaggi saccheggiati e incendiati, stupri di massa, presa ed uccisione di ‎ostaggi civili… Alcuni però, soprattutto georgiani, disertarono e passarono con la Resistenza… La ‎gran parte dei “mongoli” ebbe poi un ben triste destino: ritornati in patria, furono quasi tutti uccisi ‎in esecuzioni sommarie o nei gulag staliniani. (fonte: ‎‎Archivio storico de Il Corriere della Sera)‎
SU AL PASSO DEI GUSELLI

Su al passo dei Guselli
bandiera nera
è il lutto partigiano
che va alla guerra

L’è il lutto partigiano
che va alla guerra
la meglio gioventù
l’è sotto terra

Quelli sono partiti
non son tornati
al passo dei Guselli
sono restati

Compagni partigiani
la terra è rossa
è il sangue partigiano
che vuol riscossa

inviata da Dead End - 13/3/2013 - 09:23




Lingua: Italiano

SUI MONTI DI VAL TREBBIA (CANTO PARTIGIANO)

La canzone "Sui monti di Val Trebbia", anch'essa in uso alla "Cichero", utilizza interamente una canzone assai famosa del repertorio alpino: "Sul Ponte di Perati".
Nello scritto di Castagnino "Saetta", I canti della Resistenza, si tratta quest'argomento, ricordando la tragedia della Divisione Julia e dei suoi alpini, mandati a morire sui monti della Grecia. La canzone alpina fu bandita dai fascisti e ritenuta "disfattista".

Interessante notare che gli alpini della Julia, in Grecia ne1 1940, cantando la tragedia del Ponte di Perati... avevano riutilizzato un'aria, a sua volta, già in uso ...Sul Ponte di Bassano bandiera nera...
La trasformazione continua ed, in un distaccamento della "Divisione Cichero", si compone la canzone che diventerà popolarissima in tutta la VI zona Operativa Ligure.

...Sui Monti di Valtrebbia
c'è il partigiano
che marcia alla riscossa
col suo Bisagno...

Nella notte tra il 29 e il 30 Dicembre 1944 una colonna della Monterosa (circa 500 effettivi) con l'appoggio di un reparto germanico (80 effettivi) si porta su Valletti, dove la Coduri aveva il comando, la manovra dei fascisti riesce in parte, i partigiani respingono l'attacco e si ritirano.
Nel mattino seguente tre reparti comandati da Saetta, Riccio e Tigre si spostano nuovamente e raggiungono il Molino della Gattea. Nello scontro che segue cadranno otto partigiani, tre resteranno feriti e trentadue saranno fatti prigionieri.
I caduti: Cesare Dall'Orco "Biella", Canzio Bucciarelli "Bussola", Giuseppe Latiro "Rizzo", Carlo Bordone "Paris", Piero Cavallero "Sciarpa", Ettore Baetta "Benzina", Giacomo Merani "Nè", Raffaele Lucini "Foglia", saranno ricordati dai compagni con una strofa della canzona sopra esposta, la nuova lezione recitava:

...Da Comuneglia son partiti
non son tornati
al bosco di Pasciano
son restati...


Nella nuova strofa si canta del bosco di Pasciano dove si trova il Mulino della Gattea, luogo dell'imboscata nazifascista.


testo tratto dal libretto "Sulla Terra faremo Libertà" di Giorgio "Getto" Viarengo, 1999, pag.45


Discografia : Gruppo Folk Italiano di Paolo Castagnino "Saetta": "Canti della Resistenza", LP Vedette Records - Dischi dello Zodiaco 1972.
SUI MONTI DI VAL TREBBIA

Sui monti di Val Trebbia
C'è il partigiano
Che marcia alla riscossa
Col suo Bisagno...

Di qua e di là sui monti
Combatteremo
La nostra libertà
Riconquisteremo.

Da Comuneglia son partiti
Non son tornati
Al Bosco di Pasciano
Sono restati...

Da Barni son partiti
Non son tornati
Sui monti a Pontebruno
Sono restati...

Anche se son periti
Ci seguiranno
Per sempre dentro i cuori
Ci resteranno

Compagni partigiani
In alto i cuori
Che tutti i nostri morti
Son vendicati

inviata da gianfranco - 1/11/2014 - 22:07


Gang
2011
La rossa primavera


Gang
La rossa primavera
2011


La rossa Primavera“La Rossa Primavera”, il 13° album dei Gang, è un Cammino lungo i canti della Resistenza. Un Cammino che ripercorre le tracce piu’ significative e passa per la migliore canzone d’autore italiana ispirata dalla lotta contro il nazi-fascismo. Non potevano mancare le canzoni dei Gang. Ospiti i Ned Ludd, e dall’incontro con il loro spirito folkeggiante nasce un nuovo episodio che testimonia e ribadisce la scelta di stare ancora oggi dalla parte giusta, quella della Resistenza contro i nuovi e i vecchi fascismi.

Fischia il vento (tradizionale) - Dante Di Nanni (Stormy Six) - La Brigata Garibaldi (tradizionale) - Su in collina (Francesco Guccini) - Poco di buono (Claudio Lolli) - La pianura dei sette fratelli (Gang) - Pane, giustizia e libertà (Massimo Priviero) - Tredici (Yo Yo Mundi) – E quei briganti neri (tradizionale) – Festa d'aprile (Franco Antonicelli) – 4 maggio 1944 - In memoria (Gang) - Eurialo e Niso (Gang e Massimo Bubola) - Pietà l'è morta (Nuto Revelli) - Aprile (Gang) - Le storie di ieri (Francesco De Gregori)


dq82 - 3/9/2016 - 14:23


La versione dell'Editore Partigiano "Panfilo", 1947

Nel libretto "Canta Partigiano" (presentato nella pagina La Veglia del Partigiano) è presente una versione del testo quasi identica alla precedente, con l'eccezione della strofa "L'è morto un partigiano" forse più consona al canto corale e che richiama il titolo "...l'è morta".
Lungi da proporla come versione ufficiale, mi limito a riproporne l'introduzione, a firma dell'Editore, che ben recita:

Fu la divisa ed il canto della I Divisione Alpina G.L.
La canzone riprende e svolge il motivo "alpino", congiungendo idealmente l'alpino morto in Russia col partigiano che combatte nelle valli italiane. Intuizione felice: che veramente i partigiani sono gli eredi e i continuatori della magnifica tradizione di quegli alpini, che su tutti i campi di battaglia han dimostrato di essere fra i primissimi soldati del mondo.
Va cantata sull'aria di "Sul Ponte di Bassano bandiera nera", su cui è poi stata ricalcata la nota canzone della "Julia", "Sul ponte di Berati, bandiera nera".


gianfranco 23 agosto 2019

23/8/2019 - 09:27


Dal diario di Russia di Nuto Revelli

ritirata di Russia


Ogni mattina all’alba, nel buio freddo, selezionavamo i feriti, abbandonavamo i morti, quelli della notte. Che pietà, che coraggio, ad allontanare i feriti gravi. Avevano il ventre bucato o un femore spaccato, e si trascinavano fino alle slitte. Decideva il comandante. Eravamo spietati con i feriti gravi. Ed erano i migliori che abbandonavamo, i feriti in combattimento, i volontari del combattimento: non gli sbandati, non i feriti per caso. Tironi! Come ricordo il freddo mattino di Nikolajewka. Le lacrime ti serravano la gola. Ripetevi il mio nome come se non ti riconoscessi. Ti aggrappavi a me, alla slitta. Ti ho abbandonato nella neve, nel buio e nel freddo. Una legge bestiale l’imponeva. Non servivi più a nulla. Eri un peso inutile, un ingombro. Ti ho abbandonato, sapendo cosa facevo”.

gianfranco - 23/8/2019 - 10:04




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