parlano lingue antiche
che si sollevano dal pensiero
come foreste di fiamme nere
così difficili da interpretare
e hanno cantato a lungo
la notte si riempiva di suoni
e di mille e un sogno hanno vegliato
su un lontanissimo e azzurro regno
e nella stessa lingua
hanno gridato un nome breve
e lui ha voltato il capo e ha detto
sì io sono grande come il deserto
il mio cuore invece non vede e non ci sente
il mio cuore è una scimmia vestita da sergente
loro mi fanno ridere se non mi fanno piangere
e anch’io li ho fatti ridere ma ora li farò piangere
io forte come un dio che sceglie una contrada
e manda avanti gli angeli a spianargli la strada
e dopo l’apertura del settimo sigillo
ce ne sarà un ottavo se non bastasse quello
ma stanotte dormivo coperto dalle stelle
e ho sognato che il vento mi cambiava la pelle
e diventavo bestia cane di pelo giallo
non c’era alcuna offesa nel sentirmi sciacallo
ed ero ancora il capo di un branco americano
sentivamo l’odore di Bagdad lontano
non più uomini né animali marines
ma quadrupedi identici a quelli nati lì
mammiferi evoluti che vedono nel buio
né femmina né maschio così eravamo noi
padroni e sulla sabbia lame che corrono
alla caccia di genti che non conoscono
e che parlano lingue antiche
che si sollevano dal pensiero
come foreste di fiamme nere
quasi impossibile decifrare
tutto ci hanno insegnato
tranne la lingua degli altri uomini
che da quel sogno mi hanno svegliato
in un terribile e assurdo regno
e nella mia di lingua
hanno gridato un nome breve
ed io gli ho detto che non capivo
ma che volevo restare vivo
anche da prigioniero
e che venivo da molto lontano
e respiravo dolorosamente
e non sapevo di essere sergente
e nella mia di lingua
gli ho detto poche cose di me
soltanto il nome soltanto il suono
con cui tornavo ad essere un uomo
e con la lingua secca
e la paura a bagnarmi addosso
sentivo come un sollievo strano
nel ritornare ad essere un uomo
dietro il fucile di un altro uomo
che si sollevano dal pensiero
come foreste di fiamme nere
così difficili da interpretare
e hanno cantato a lungo
la notte si riempiva di suoni
e di mille e un sogno hanno vegliato
su un lontanissimo e azzurro regno
e nella stessa lingua
hanno gridato un nome breve
e lui ha voltato il capo e ha detto
sì io sono grande come il deserto
il mio cuore invece non vede e non ci sente
il mio cuore è una scimmia vestita da sergente
loro mi fanno ridere se non mi fanno piangere
e anch’io li ho fatti ridere ma ora li farò piangere
io forte come un dio che sceglie una contrada
e manda avanti gli angeli a spianargli la strada
e dopo l’apertura del settimo sigillo
ce ne sarà un ottavo se non bastasse quello
ma stanotte dormivo coperto dalle stelle
e ho sognato che il vento mi cambiava la pelle
e diventavo bestia cane di pelo giallo
non c’era alcuna offesa nel sentirmi sciacallo
ed ero ancora il capo di un branco americano
sentivamo l’odore di Bagdad lontano
non più uomini né animali marines
ma quadrupedi identici a quelli nati lì
mammiferi evoluti che vedono nel buio
né femmina né maschio così eravamo noi
padroni e sulla sabbia lame che corrono
alla caccia di genti che non conoscono
e che parlano lingue antiche
che si sollevano dal pensiero
come foreste di fiamme nere
quasi impossibile decifrare
tutto ci hanno insegnato
tranne la lingua degli altri uomini
che da quel sogno mi hanno svegliato
in un terribile e assurdo regno
e nella mia di lingua
hanno gridato un nome breve
ed io gli ho detto che non capivo
ma che volevo restare vivo
anche da prigioniero
e che venivo da molto lontano
e respiravo dolorosamente
e non sapevo di essere sergente
e nella mia di lingua
gli ho detto poche cose di me
soltanto il nome soltanto il suono
con cui tornavo ad essere un uomo
e con la lingua secca
e la paura a bagnarmi addosso
sentivo come un sollievo strano
nel ritornare ad essere un uomo
dietro il fucile di un altro uomo
inviata da Aristide Bellacicco - 14/2/2008 - 20:32
cara magdalena, a distanza di otto anni leggo il tuo sintetico e volgarissimo commento. Hai senz'altro bisogno di un lungo ciclo di rieducazione alla buona educazione, ma credo che con una persona del tuo genere sarebbe tempo sprecato.
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