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Gwerz Morvan Ar Besk

Manu Lann Huel [ou Lannhuel]
Lingua: Bretone


Manu Lann Huel [ou Lannhuel]

Lista delle versioni e commenti


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[1970]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Pierre-Jakez Hélias [1970]
Musica / Music / Musique / Sävel: Manu Lann Huel
Album / Albumi: Chansons d'orgueil [2024]

ruemorv Una pagina composta “in duo” dal sottoscritto nella sua variante bretone, e soprattutto da Flavio Poltronieri, che mi ha mandato il (naturalmente-introvabile-in-Rete) testo originale bretone di Pierre-Jakez Hélias (1970) e la sua versione italiana (tratta dal suo Koroll Ar C’hleze – Danza della spada – Raccolta di testi bretoni contemporanei, pubblicato nel 1985). Durante interminabili e fantasmagoriche telefonate o whatsappate, durante le quali può capitare che risponda in video un cane in piena regola (un cane vero, dico, non la Montaruli), poche volte manca tra il sottoscritto e “Flav Kadorvrec’her” una seminale considerazione che così può essere sintetizzata: Ma a chi c**** gliene fregherà, almeno in Italia, di queste cose? Al che, la risposta fornita alla considerazione è sempre la medesima: A nessuno tramme me e te, ma chissenefrega. Gran risate tra questi due strani tipi che si occupano di Bretagne varie da più di quarant’anni (anche cinquanta nel caso del Poltronieri), sghignazza anche il cane e via andare.

Questa pagina contiene una specie di “Matrioska”. E’ fatta a strati. Presenta infatti un componimento per il quale è bene partire dallo strato più interno e più recente, vale a dire una canzone che l’oramai settanteseienne Manu Lann Huel (o Lannhuel) ha inserito nel suo album intitolato Chansons d’orgueil (Paker Prod SARL, 2024), e di cui si può leggere un’estesa recensione su Blogfoolk, redatta s’indovini da chi.

(continua)
Morvan, breurig an tan, peleh emaout d’ar predad
Ma kasan ar hañv dit dre eun dachenn vlonegou,
Dindan letern Penfret, enez ar seiz sebezad
Hag a spial hirio e kelh ar horvigellou
Abaoe ‘maout anaon,
Abaoe kuit da skeud en donvoriou d’an traoñ.

Morvan, breurig an tan, tizet ‘teus ar minihi
Anvet an Tir-na-n’Og pa huner e Breiz-Izel
E-leh m’eo echu dit gand beli ar brezilli,
Gand galloud an arhant ha liboud ar binijenn
Abaoe ‘maout anaon,
Abaoe kuit da skeud en donvoriou d’an traoñ.

Morvan, breurig an tan, ha te oar er Béd Eneb,
Goude ben kero bet, goude ken gwirion ganet,
Penaoz beza Breizad en or Breiz ar Goueled,
Ha padal ‘ma ar moh en Douar Diouganet
Abaoe ‘maout anaon,
Abaoe kuit da skeud en donvoriou d’an traoñ.

Morvan, breurig an tan, ar bezin o kantreal
Gand trouz eur roueder-mor o skei war-du Iwerzon,
Tremenet eo en tonn eur skleurenn da beñseal.
Breiz, avad, en he fez, a houlenn da levezon
Abaoe ‘maout anaon,
Abaoe kuit da skeud en donvoriou d’an traoñ.

Mor Glenan, d’ar 6 a viz gouere 1970.

inviata da Flav Kadorvrec'her ha Richard Gwenndour - 20/2/2025 - 11:37



Lingua: Italiano

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Flavio Poltronieri [Flav Kadorvrec'her]
Ballata per Morvan Lebesque

Morvan, fratello che bruci, dove sei a quest'ora
Mentre conduco il tuo dolore in un campo di meduse
Sotto il faro di Penfret, l'isola di tutte le esche
Alla ricerca oggi in un alone di trucchi
Da quando sei morto
Dopo che ti sei sciolto al largo del porto

Morvan, fratello che bruci, hai trovato la Terra
Chiamata Tir-na-n'Og che sognamo in Bretagna
Là dove finisce per te il regno della guerra
Il potere dei soldi e il brodo della punizione
Da quando sei morto
Dopo che ti sei sciolto al largo del porto

Morvan, fratello che bruci, hai imparato nell'Altro Mondo
Dopo tanto fervore, tanta franchezza,
Come essere Bretone * nella Bretagna profonda
Mentre le scimmie sono nella Terra Promessa
Da quando sei morto
Dopo che ti sei sciolto al largo del porto

Morvan, fratello che bruci, il goémon divaga
Al rumore di un peschereccio diretto in Irlanda;
Un riflesso di naufragio è passato nell'onda
Ma la Bretagna intera si raccomanda a te
Da quando sei morto
Dopo che ti sei sciolto al largo del porto.

inviata da Riccardo Venturi - 20/2/2025 - 11:45


Questa poesia di Hélias, ora musicata e cantata da Manu (Manuel) Lann Huell (all’inizio era Lannhuel ma il nome antico di famiglia è Lann Huel ar Reun), è tratta dal capitolo “Tarzet Ar Men – La Pierre Eclatée” del volume “Ar Men Du - La Pierre Noire” pubblicato in 2000 esemplari a Brest nel 1974.
Venne composta da Pierre Jakez Hélias nel mare delle isole Glénan il 6 luglio 1970, solamente due giorni dopo la scomparsa per infarto del nantese Morvan Lebesque a Rio de Janeiro, durante un giro di conferenze sulla cultura bretone. Celebra la fratellanza tra i due intellettuali, citando in “hai imparato nell'Altro Mondo dopo tanto fervore, tanta franchezza, come essere Bretone?” il suo celebre "Comment Peut-On Etre Breton?" saggio sulla democrazia francese, pubblicato pochi mesi prima.
Lebesque è rimasto nel cuore dei bretoni, non era solamente un grande giornalista di Libération negli anni ‘50, fu militante autonomista e amico di Glenmor, che gli dedicherà un intero LP nel 1971, la cui omonima canzone recita “non abbiamo potuto fiorire il tuo ultimo giardino...non abbiamo potuto fiorire il tuo ultimo viaggio...ci sarebbero servite ore di pazienza su cammini dove non fiorisce la virtù, non si arrestano più le angosce fumose di un mondo stanco che la tua bellezza conosceva, abbiamo negli occhi la grande giovinezza di un Morvan passeggero che ci amava, andremo presto a contare le stelle, a vedere se è ancora costume di Dio far fiorire in eterno l’ultima scala…”
Glenmor era in quel momento il maggior rappresentante delle molteplici sfumature della terra ancestrale bretone che gli si erano incollate, col trascorrere dei secoli, sotto le scarpe. Attraverso i passi le trasportava nel profondo della propria intimità e contemporaneamente lo stesso faceva con le fermentazioni contadine che andavano a germinare la rivolta culturale di un popolo che nella sua coscienza storica e politica era stato a lungo laminato dalla cultura dominante francese. In Bretagna la gente faceva fatica a dirsi bretone o a desiderare di sentirsi bretone, men che meno a impegnarsi nel difendere i valori di un celtismo lungamente deriso dai francesi. Di questo si occupava il libro fondamentale del giornalista- maitre à penser Morvan Lebesque, concepito durante il Maggio ‘68 e attraversato da mutazioni globali, da rivolte giovanili non solo europee. Il suo sunto si potrebbe sintetizzare con “dalla vergogna al vanto di essere bretone”. La Bretagna fino ad allora assomigliava ai propri gwerzioù, racconti notturni dove un viaggiatore attardato vede levarsi davanti a sé un’ombra, uno spettro, un’anima desolata: l’Ankou, il fantasma della morte, il trapasso personificato. Gli uomini corrono sempre verso l’ignoto, un paese a cui sono state sottratte le carte e la dignità della propria lingua, non esiste più e una cultura muore, un popolo privo di voce e un popolo che non c’è.
La pagina 18 del volume di Lebesque sarà utilizzata anche dai Tri Yann sei anni dopo in "La Découverte Ou L’Ignorance".

Flavio Poltronieri - 20/2/2025 - 16:26




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