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La Locomotiva

Eliodoro Ignazio Lombardi
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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La Locomotiva
(Francesco Guccini)
Lá vai o comboio, lá vai
(anonimo)
Inno della rivolta, o Inno del Molinari
(Luigi Molinari)


[1872]
Poesia di / A Poem by / Poème: Eliodoro Ignazio Lombardi
Eliodoro Ignazio Lombardin runo
"Nuovi Canti", Bergamo, Tip. Colombo, 1876
In: Pier Carlo Masini, Poeti della Rivolta, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1977, pp. 65-77

Eliodoro Ignazio Lombardi (1834-1894)
Eliodoro Ignazio Lombardi (1834-1894)


Ce ne sarebbero più d’una, di suggestioni, per andare a informare Francesco Guccini che la “nonna della Locomotiva” (quella vera, e non l’Inno della Rivolta, o del Molinari, da lui così recentemente definito) alla fine gliela abbiamo scovata, e con tanto di titolo identico. Certo, leggendo il componimento di Eliodoro Ignazio Lombardi (risalente al 1872, vale a dire esattamente cent’anni prima delle “Radici” gucciniane che contengono “La Locomotiva”), specialmente nelle prime strofe di “echi” se ne potrebbero trovare più d’uno, compresa una bella fiaccola! La si potrebbe chiamare una specie di “prequel”: dal componimento del Lombardi promana, in presa diretta, tutto l’entusiasmo, possente ed ingenuo al tempo stesso, dell’epoca Positivista nel progresso materiale e tecnologico che unisce ed affratella. In questo, la Locomotiva è un simbolo naturale e privilegiato: annulla le distanze, unisce i popoli e, unendoli, promuove la comprensione reciproca e, ovviamente, la pace. Si vede che, ancora, i treni militari e le tradotte non godevano di grande diffusione…

Livorno: la storica locomotiva a vapore sistemata davanti alla scuola elementare Micheli, in piazza XI Maggio.
Livorno: la storica locomotiva a vapore sistemata davanti alla scuola elementare Micheli, in piazza XI Maggio.


Certo, la “Locomotiva” del Lombardi è interamente al servizio dell’Umanità; così vagheggiava la fede assoluta nel progresso e nell’avanzamento tecnologico che imperava nella seconda metà del XIX secolo. Eliodoro Ignazio Lombardi, trapanese di nascita (vi era nato il 5 aprile 1834), in gioventù era stato attivo nella cospirazione antiborbonica e volontario con Garibaldi per la liberazione della Sicilia e del Mezzogiorno. Nel 1867 pubblicò a Firenze il poemetto “La liberazione di Sapri”, dove si avverte già una simpatia ideologica con il Pisacane razionalista e federalista, indagatore della “questione sociale” e assertore del “miglioramento delle classi laboriose” (Pier Carlo Masini, op. cit., p. 65). Un “iter politico”, dall’impegno patriottico agli ideali umanitari, che bene si esplicita nell’ode Guido il volontario, che reca il significativo sottotitolo di “Guerra alla guerra”. Il Lombardi cominciava ad avvertire la stanchezza ed il vuoto di queste lotte nazionali e si fa fautore della pace e della fratellanza tra i popoli. Un ideale universalista e di solidarietà internazionale: è l’ideologia del “mondo senza frontiere” che si fa strada sia nel proletariato rivoluzionario, sia nella borghesia progressista. Nella sua “Locomotiva”, il culto per il macchinismo, l’euforia industriale e tecnologica e l’ottimismo cosmopolitico si fanno sempre più palesi.

Se ne sarebbe amaramente accorto, il Lombardi, che le cose non procedevano nella direzione da lui, e da tanti altri, auspicata: “nel mondo apparentemente unito nei crescenti commerci, nelle prodigiose scoperte scientifiche e tecniche, nelle grandi vie di comunicazione, nelle esposizioni universali, doveva venire la smentita imperialista” (Pier Carlo Masini, ibidem, p. 66). Nel 1882, quando avvenne l’aggressione inglese contro l’Egitto, si fece interprete delle proteste suscitate da quell’evento in campo democratico, socialista e anarchico, scrisse Il bombardamento di Alessandria (Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia, 1882) in cui , già precocemente formulati, ci sono la visione e l’auspicio della rivolta dei popoli colonizzati contro i colonizzatori:

Dite agli schiavi di qual sia paese
Che colgan la feconda
Ora, e si stringan forte
Se anelan le civili
Spezzar vecchie ritorte.

[…]

Onde all’assidua truculenta lega
Degli Oppressor si opponga
La lega degli Oppressi.

Eliodoro Ignazio Lombardi fu uno strenuo fautore dell’alleanza e dell’unione tra i “Lavoratori del Braccio” (le masse operaie e contadine) e i “Lavoratori della Mente” (gli intellettuali). Abbandonò in gioventù gli studi di giurisprudenza per dedicarsi a comporre versi improvvisati, e per combattere a fianco di Garibaldi: lo seguì dalla presa di Palermo fino alla battaglia di Condino, dove fu gravemente ferito al petto. La sua evoluzione umana, ideale e politica è già stata accennata in questa introduzione. Fu in seguito docente di letteratura italiana presso l’Università di Palermo; per il suo impegno si guadagnò l’appellativo di “Poeta della Rivoluzione”. Morì all’improvviso il 16 marzo 1894, sessantenne, proprio in un’aula universitaria, stroncato da una congestione cerebrale (oggi si direbbe: un ictus) mentre declamava ai suoi studenti alcuni versi di Dante, che sapeva a memoria come i montanari di Guccini. Alla fine, alle Locomotive si ritorna. [RV]

Il testo riproduce quello dato da Pier Carlo Masini, che a sua volta riproduce fedelmente quello originale (disp. in parte su Google Books, tip. Colombo, Bergamo 1876). Nelle note sono state riprodotte sia quelle originali di Pier Carlo Masini (indicate con [PCM]), sia presentate alcune osservazioni esterne (mie e di altri). Alcune di queste ultime note intendono chiarire versi e parole non immediatamente comprensibili.
I.

Locomotiva, Locomotiva
Un novo mondo per te s’apriva.
Ecco: già gli emuli
Noi siam de’ venti,
Per te si mescono
Genti con genti,
Ed al tuo fischio
Sugli aurei scanni
Sobbalza il pallido
Stuol dei tiranni…
Chimere [1] e Sfingi sugli ardui sassi
Urlan -Tu guardi, stritoli e passi.

II.

Dalla tua fiamma percorsa, invasa,
Fatta è la terra sola una casa: [2]
Si abbraccian gl’Itali
Col buon Germano,
Gïaurro e Dervisch
Stringon la mano: [3]
Al Pregiudizio
Porti la guerra,
Porti la fiaccola
Di terra in terra…
Fiaccola santa, nunzio del Vero
Che sei? - Son Luce, Forza e Pensiero.

III.

Si avvallan monti, si radon selve,
Si scopron gli antri, migran le belve,
E, come folgore
Di loco in loco
Passa l’indomito
Dragon di fuoco;
Passa, ed avvincola
In un baleno
Alpi e Termopoli, [4]
Volturno e Reno…
Locomotiva, Locomotiva,
Un nuovo mondo per te s’apriva!

IV.

Oh vé! - Sull’ala del tuo vapore
L’uom del tuo globo fatto è signore:
Ieri del Bosforo
Specchiossi all’onda,
Oggi del Tevere
Tocca la sponda:
Di Santo Onofrio
Bacia l’ostello,
Bacia le vergini
Di Raffaello: [5]
Muto nel foro passeggia, muto
S’agita...Ei vive con Furio e Bruto! [6]

V.

Corriam dal Tebro [7], corriam là dove
Medita e rugge l’Ottantanove. [8]
O Francia, o patria
Di Trovatori,
Ara d’Eumenidi, [9]
Nido di Amori,
Dov’è la gloria?
Dov’è il tuo serto?
Perché il tuo Labaro
Di un vel coperto? [10]
Ahi come presto mutar l’orgoglio
Puote in Gemonie [11] un Campidoglio!

VI.

Via dalla Senna, igneo Dragone,
Portami ai campi di Jagellone: [12]
Là sulla Vistola,
In ira al fato,
Geme un gran popolo
Incatenato: [13]
Salute, o Paria
Dell’Occidente…
Non senti un’aura
D’alba crescente?
Non vedi il mondo che a noi s’apriva
Da questa assidua Locomotiva?

VII.

Tutte le schiatte che non han lari
Sognan, per essa, patrie ed altari.
Doman sul Caucaso,
Doman sul Gange,
O dove l’Arabo
Vagola e piange,
Il Celta, il Sarmata
E il reo Britanno, [14]
Certo, al suo giungere
Dispersi andranno.
Ché sacro è il nido, sacro il natio
Confin che a tutti prescrisse Iddio.

VIII.

Con fauste insegne, con lieta faccia
Vengono e vanno sulla tua traccia
Il mite Genio
Della speranza,
Il fiero Arcangelo
Della eguaglianza,
E in cima al nugolo
Del suo vapore
Sta la bellissima
Arca d’Amore
Cui già dall’ombre del Mito antico
Trasse Alighiero, trasse Alberico. [15]

IX.

S’infrangon ceppi, s’infrangon spade,
Sorge l’eterna di Dio cittade…
Colomba incolume
Fatta è l’Arpïa;
Sepolta è Venere,
Nata è Marïa:
L’ingegno specula,
Vinta è la creta;
Son re dei popoli
Sofo [16] e Poëta…
Riede il saturnio regno; già riede
Astrea – novissimo ordin procede! [17]

X.

Che fu? Dal balzo sorta è l’Aurora -
Suonata è l’ora, suonata è l’ora…
Già come folgore
Di loco in loco
Passa l’indomito
Dragon di fuoco…
Passa ed avvincola
In suo vïaggio
Costumi e Codici,
Ara [18] e Linguaggio…
Riede il saturnio regno; già riede
Astrea – novissimo ordin procede!

Messina 1872.
Note

[1] Chimere: sono mostri mitologici raffigurati nelle antiche statue con forme di diversi animali; qui, come le Sfingi, simboleggiano i relitti di un favoloso passato. [PCM]

[2] Si intenda: Percorsa dal treno, come una fiamma, la terra è diventata una casa sola, la casa di tutti.

[3] Gïaurro...la mano: giaurri erano detti, spregiativamente, i cristiani che vivevano nel mondo islamico; e quelle dei Dervisci erano sette musulmane il cui fervore religioso rasentava il fanatismo. [PCM]. Si veda anche, con profitto, la relativa osservazione di Riccardo Gullotta.

[4] Sic.

[5] Di Santo Onofrio...Raffaello: dalla chiesa bizantina di S. Onofrio alle testimonianze d’arte di cui è ricca la città di Roma (le famose Madonne di Raffaello). Guidato dagli sbuffi della Locomotiva, l’uomo vola da un punto all’altro della terra. [PCM]

[6] Ei vive con Furio e Bruto: l’uomo che asseconda lo slancio del progresso vive in contemporaneità ideale con gli antichi eroi che lottarono per la libertà (Marco Furio Camillo fu colui che, secondo la tradizione, nel 390 a.C. scacciò da Roma i Galli invasori; Bruto è l’uccisore di Cesare). [PCM]

[7] Il Tevere (nome aulico).

[8] Medita...l’Ottantanove: durante l’impero di Napoleone III (1852-1870) le forze della reazione ripresero gradualmente terreno e si offuscarono quegli ideali di libertà e di eguaglianza che avevano ispirato la Rivoluzione del 1789. [PCM]

[9] Ara d’Eumenidi: nella mitologia greca le Eumenidi (o Erinni) sono dee della vendetta. Si allude qui alle tumultuose vicende rivoluzionarie che portarono in Francia all’abbattimento delle tirannidi, alla giusta punizione degli oppressori. [PCM]

[10] Il tuo labaro...coperto: il vessillo (labaro) della Francia libera e repubblicana è oscurato dalla reazione. [PCM]

[11] in Gemonie: sulle scale Gemonie, poste lungo la pendice nord-occidentale del Campidoglio, si esponevano i cadaveri dei suppliziati. L’autore vuole cioè alludere alla decadenza politica della Francia, passata da una condizione di libertà ad una di infame schiavitù. [PCM]

[12] ai campi di Jagellone: in Polonia, dove regnò fino al XVI secolo la dinastia degli Iagelloni. [PCM]

[13] un gran popolo incatenato: la Polonia era allora smembrata e sottoposta ad una triplice dominazione (della Russia, della Prussia, dell’Impero asburgico). [PCM]

[14] il Celta...e il reo Britanno: all’elenco dei popoli oppressi fa seguito quello dei popoli dominatori: i Francesi (il Celta), i Russi (il Sàrmata) e gli Inglesi (il reo Britanno). [PCM]

[15] Arca...Alberico: qui arca ha il suo significato biblico: l’arca dell’Alleanza era per gli Ebrei l’oggetto più sacro del culto divino. E questi versi andranno forse interpretati così: l’ideale dell’amore fra tutti gli uomini si diffonde in ogni parte della terra grazie al trionfo del progresso. Questo stesso ideale fu già vagheggiato da Dante (per le sue teorie intorno all’Impero universale, garanzia di pace e di concordia) e da Alberico Gentili (giureconsulto italiano della seconda metà del XVI secolo, fondatore del diritto internazionale); essi reinterpretarono in tal modo il mito classico-pagano dell’amore. [PCM]

[16] Sofo: il filosofo, il saggio. [PCM]

[17] Riede...procede: sono qui ripresi alcuni versi famosi della IV Egloga di Virgilio (”Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo; Iam redit [“ritorna”, it. “riede” dall’arcaico “redire”] et Virgo, redeunt Saturnia regna”). Il saturnio regno rappresenta l’età dell’oro; la vergine Astrea è la dea della giustizia. [PCM]

[18] Cioè: il treno abbraccia nel suo viaggio ogni costume, ogni legge, ogni religione (“Ara”, cioè “altare”) ed ogni lingua.

inviata da Riccardo Venturi - 16/2/2025 - 19:52


@ Riccardo Venturi
Grazie del contributo, notevole. Non conoscevo Lombardi. E’ una di quelle figure che mostrano come la Sicilia dei secoli scorsi fosse molto meno lontana dall’Europa di quanto si è stati indotti a ritenere.
Con l’occasione , se apporterai delle note, potrebbe essere utile quanto segue. Nella 2^ strofa Gïaurro sta per Turco. In realtà gâvur, [گاور] nel turco ottomano, derivato dall’arabo kafr [كافر] / miscredente, designava i non islamici. Si vede che nell’uso il termine fu traslato in senso contrario.
A mio avviso la parola siciliana zaurdu, zagurdu , di uso frequente nel catanese per indicare un incivile, uno zotico, deriva per mutazione consonantica da Gïaurro.
Un carissimo saluto

Riccardo Gullotta - 16/2/2025 - 20:42


@ Riccardo Gullotta

Il Lombardi non lo conoscevo nemmeno io fino a circa quattro ore fa. In una storica libreria dell'usato nel sottopasso della Stazione centrale di Firenze (aperta anche la domenica) ho trovato il volume BUR "Poeti della Rivolta da Carducci a Lucini" (Milano 1977), ho sborsato ben tre euri e me lo sono comprato all'istante (rivendico, casomai, il mio quasi leggendario "occhio clinico" nelle librerie più polverose, fortunatamente ricuperato dopo i miei recenti problemi oculistici). In seguito, assiso ad un bar (siciliano!) assieme alla mia compagna nonché amministratrice del sito CCG/AWS, sgranocchiando una pizzetta e sorbendo un caffè proprio lei se n'è accorta: "Oh, ma c'è anche la Locomotiva!"

Detto, fatto. Preso dalla frenesia delle ricerche immediate, ho persino sbagliato il tram dopo aver salutato la Daniela -k.d.-, rischiando di ritrovarmi all'aeroporto invece che a casa. Appena tornato a casa, mi sono fiondato in postazione quasi pesticciando il povero gatto che reclamava una delle sue circa diciotto pappate quotidiane. Naturalmente, come avrai visto, la pagina è ancora "in fieri": numerose note sono state già predisposte nel corpo del testo, ed una di queste riguarda senz'altro anche il "Gïaurro". La tua osservazione vi troverà il debito risalto. Ma debbo ancora terminare l'introduzione, essendomi dovuto trasformare in "lombardologo" in brevissimo tempo. Va detto che non è certamente finita qui con questa interessantissima figura. Carissimi saluti!

Riccardo Venturi - 16/2/2025 - 20:56


Come afferma correttamente Riccardo Gullotta, "gïaurro" era un aggettivo dispregiativo usato dai Turchi nei confronti dei cristiani. Esiste anche in inglese la parola "giaour" traducibile come "giaurro", "infedele" che proviene dal turco "gâvur" e persiano "gaur" entrambi variazioni dall'arabo "kāfir" (miscredente). Aggiungo che in Calabria "Zagordo" è diventato infine un cognome e che l'equivalente di "zaùrdo" a Palermo è "tàscio" (da non confondersi con "gargio" che si pronuncia quais allo stesso modo; entrambi comunque personaggi alquanto discutibili!!)

Flavio Poltronieri - 18/2/2025 - 20:03




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