Ist das alles, was noch bleibt?
Als wär alles nie geschehen
wie auch, nach so langer Zeit
fast vergessen, ungesehen
die Ruinen einer Stadt
unter dicker Staubschicht
freigekratzt und freigelegt
ungeschützt am Tageslicht
Wie oft schauen wir auf die Uhr
wie der Zeiger sich bewegt
von unserer Führung keine Spur
wohl auf ne andere Zeit verlegt
wir betreten den Palast
eines toten Königs
haben wir irgendwas verpasst?
Vermutlich eher wenig
Ist alles schon vorbei?
Was sollen wir jetzt tun
mit all der Zeit
ich weiß es nicht.
Als wär alles nie geschehen
wie auch, nach so langer Zeit
fast vergessen, ungesehen
die Ruinen einer Stadt
unter dicker Staubschicht
freigekratzt und freigelegt
ungeschützt am Tageslicht
Wie oft schauen wir auf die Uhr
wie der Zeiger sich bewegt
von unserer Führung keine Spur
wohl auf ne andere Zeit verlegt
wir betreten den Palast
eines toten Königs
haben wir irgendwas verpasst?
Vermutlich eher wenig
Ist alles schon vorbei?
Was sollen wir jetzt tun
mit all der Zeit
ich weiß es nicht.
inviata da Riccardo Venturi - 5/11/2024 - 09:09
Lingua: Italiano
Versione italiana / Italienische Version / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 5-11-2024 09:11
Riccardo Venturi, 5-11-2024 09:11
Kultur
È tutto quel che ancora resta?
Come ‘sto tutto non fosse
Mai accaduto. E comunque,
Dopo così tanto tempo,
Pressoché dimenticato,
Invisibile.
Le rovine di una città
Sotto un denso strato di polvere,
Raschiate, messe a nudo,
Indifese alla luce
Del giorno.
Quante volte, sull’orologio
Guardiamo come si muove
La lancetta; e non v’è traccia
D’un comando nostro
Traslato a un tempo diverso.
Entriamo nel palazzo
Di un re morto:
Ci siamo persi qualcosa?
Piuttosto poco,
Probabilmente.
Dunque, è tutto finito?
E ora, cosa dovremmo fare
Con tutto questo tempo?
Non lo so.
È tutto quel che ancora resta?
Come ‘sto tutto non fosse
Mai accaduto. E comunque,
Dopo così tanto tempo,
Pressoché dimenticato,
Invisibile.
Le rovine di una città
Sotto un denso strato di polvere,
Raschiate, messe a nudo,
Indifese alla luce
Del giorno.
Quante volte, sull’orologio
Guardiamo come si muove
La lancetta; e non v’è traccia
D’un comando nostro
Traslato a un tempo diverso.
Entriamo nel palazzo
Di un re morto:
Ci siamo persi qualcosa?
Piuttosto poco,
Probabilmente.
Dunque, è tutto finito?
E ora, cosa dovremmo fare
Con tutto questo tempo?
Non lo so.
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Worte und Musik / Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Besondere Umstaende
Album / Albumi: Besondere Umstaende
E’ pur vero che il latinismo Kultur ha, in tedesco, una connotazione del tutto particolare. Senza voler fare un noiosissimo trattatello, diciamo che la sua resa dovrebbe avvicinarsi più a “Civiltà” che a “Cultura”. La “civiltà germanica”, insomma; concetto nato in ambito romantico, con gli ovvi corollari di nazionalismo, razzismo e superiorità. I pregi e i danni provocati in Europa dal Romanticismo (da quello originale a quello tardo e più deteriore) sono, in egual misura, incalcolabili; quanto ai danni, incrociatisi con quelli poi provocati dal Positivismo, continuiamo tuttora a pagarli in modo assai salato, e non se ne vede la fine. Certo che, in Germania, la combinazione mortifera tra il romanticismo e il positivismo -che, in pratica, è la Kultur, si è manifestata in modo evidente. Indi per cui, nel rendere in italiano questa canzonetta “indie-rock” dei “tre signori nel fiore degli anni” (proveniente, anch’essa, dall’eponimo album di esordio), ho lasciato il titolo in tedesco. Densa, come la Kultur. Vi si parla, naturalmente, di rovine. Nata dal romanticismo e, ancor prima, dal terrificante luteranesimo -cui quasi preferisco Torquemada- la Kultur tedesca produce, romanticamente e luteranamente, morte, (auto)distruzione e rovine. Vengono a mente, certo, le rovine di Berlino e di Dresda. Dalle quali, poi, occorre risorgere a ciclo continuato, Auferstanden aus Ruinen. Non a caso, tra i frutti principali della Kultur tedesca c’è la sua grande archeologia. Produrre rovine e non lasciarle mai in pace; darsi da fare per rinnovarle. [RV]