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Lingua: Strumentale (Suoni naturali / Natural sounds)



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[Video: 2020]
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2. Jim Gifford, "Purgatory"

R'lyeh, 1° luglio. Il grande Cthulhu manifesta la sua approvazione per questa pagina.
R'lyeh, 1° luglio. Il grande Cthulhu manifesta la sua approvazione per questa pagina.


Secondo la più comune definizione, quelli che ascolterete in questa strana pagina sarebbero “suoni”, o “rumori”. Eppure, questa è musica. E’ una parte della musica di quel Puntino Azzurro Pallido che va sotto il nome di “Terra”. Proviene dalle sue estreme profondità marine, dagli oceani che rappresentano la stragrande maggioranza della sua superficie e del suo volume; ed è una musica tutt’altro che chiara e gradevole. La Terra, e i suoi abissi, hanno senz’altro una concezione poco ortodossa della musica e dell’armonia, così come non certo comune sono le loro voci e i loro strumenti; ciononostante, di musica si tratta, ed il suo ascolto dovrebbe far parte della nostra vita al pari di quello di Mozart o dei Pink Floyd.

Assai particolari anche i metodi di registrazione; di sicuro, scendere giù a tre o quattromila metri di profondità con un registratore sarebbe un po’ problematico. Così, l’homo sapiens e la sua tecnologia hanno inventato gli idrofoni, vale a dire speciali microfoni progettati per ascoltare suoni provenienti dall’acustica sottomarina. Questi poveracci sono condannati ad essere fabbricati e spediti senza tanti complimenti in fondo al mare, dove passeranno tutta la loro vita in perfetta solitudine, nel buio totale e con addosso una pressione spaventosa -quelli che volevano andare un annetto fa a vedere il relitto del Titanic ne sanno qualcosa. Ogni tanto, almeno si spera, verranno forse intercettati da un regaleco, che si chiederà forse che diavolo di pesci siano, sempre lì piantati e muti come un pesce. Ma non tutto è muto, laggiù in fondo.

Si dice, giustamente, che siano state molte più persone sulla Luna e nello spazio siderale che negli abissi sottomarini. Sarebbe forse più opportuno dire: persone vive, e che son tornate su a raccontarlo; in quegli insignificanti undici chilometri massimi giacciono centinaia, migliaia di persone attraverso i secoli, morte e dissolte, ma che non per questo hanno cessato di essere persone. Mi piace pensare che anch’esse, e le loro molecole, abbiano ascoltato quella musica spettrale, la musica di un mondo che è sempre quello e che sempre lo sarà fino alla fine dei tempi.

I nostri solitari idrofoni, non di rado piazzati sui fondali oceanici da organizzazioni come la NOAA, ci hanno a volte restituito un po’ di quella musica; in qualche caso, come si vede in questo video che qui si presenta, sicuramente ha catturato la nostra immaginazione. Una musica che, quasi semtpre, ha un’origine chiara e spiegabile, che sia prodotta da esseri viventi o da forze naturali. Sette di questi suoni, registrati negli scorsi anni, sono però diventati più famosi, o rappresentativi, degli altri. Alcuni di essi sono stati spiegati razionalmente; altri rimangono tuttora controversi e inspiegabili.

E qui, naturalmente, interviene tutta la storia dell’umanità, collettiva e individuale. Di fronte alla musica della Terra diveniamo tutti piccini, perché piccini siamo; il boato modulato di un semplice tuono, fenomeno atmosferico fisico dalla spiegazione ora elementare, continua a impressionarci e ad instillare in noi sacro terrore, lo stesso che ha portato gli antichi a fabbricarsi dèi del tuono e di ogni altra cosa. A maggior ragione l’ascolto di misteriosi suoni catturati da marchingegni a cinque o seimila metri di profondità; in un certo senso, quegli undici chilometri di profondità marine fanno più paura dei più remoti spazi siderali. Nello spazio si possono immaginare, in fondo, lontanissimi pianeti abitati, extraterrestri più o meno mostruosi (ma anche no) ma pur sempre familiari e “umani”, stazioni galattiche e bar ai confini dell’Universo; negli abissi, ci sono solo mostri disumani che, tra le altre cose, producono una musica non propriamente graziosa. Poi, naturalmente, in fondo al mare ci sono le anime di coloro che vi sono miseramente periti; marinai, passeggeri, soldati, esploratori e quant’altri.

L’abisso, già nel suono stesso di questa parola, è veramente la paura primordiale; e la paura primordiale è ciò che produce l’eterno contrasto di cui è preda l’essere umano. Il contrasto irrisolvibile tra la razionalità e l’irrazionalità, tra la scienza e la fantasia, tra la spiegazione e il “mistero”. Tutto in quegli undici chilometri d’acqua salata, la stessa distanza che, in superficie, separa Firenze da Pontassieve. E non c’è niente da fare: a miliardi di anni luce nello spazio si riesce a immaginare ancora la vita e il futuro, a undicimila metri sotto il mare no. Quindi, la musica che ne proviene è la musica della morte.

Da qui le leggende, i mostri tentacolati e tutto il resto. Di fronte all’abisso, nel momento supremo, prega il suo dio anche il più incallito degli atei; Shackleton traversa su un guscio di noce il passaggio di Drake; sir Patrick Spens deve obbedire a un comando assurdo, ma trascina con sé gli altezzosi lairds scozzesi. E nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto Lord Franklin, in Baffin’s bay where the whale fish blow, the fate of Franklin no man may know.

Così, vi suggerisco di provare, quando e se ascolterete il video che segue (che contiene un’agevole testo in inglese con la storia e la spiegazione di quella musica della Terra, di quei sette suoni prodotti ora dallo sfregamento di icebergs sul fondale, da un’eruzione vulcanica sottomarina, dal richiamo di una qualche balena o da chissà che cosa che il fedele e disgraziatoi idrofono ha catturato), vi suggerisco quanto segue: fatelo alle tre di notte. Spegnete ogni luce e chiudete gli occhi. Ascoltate e basta. E’ la Terra che suona e canta dai suoi abissi. Quando arrivate al “Julia” ditemi che effetto vi ha fatto, oppure il “Treno” o la “ripresa” (Upsweep); io me la sono letteralmente fatta addosso, e ho sobbalzato quando è entrato il gatto miagolando come un ossesso perché era ora della merendina delle quattro di mattina. E ricordate che la Terra esiste da un po’ più di annetti di noialtri, e soprattutto che, nella sommersa città di R’lyeh, il morto Cthulhu attende sognando e chiama Julia. [Riccardo Venturi, 1° luglio 2024]

a. Sounds of known origin / Suoni di origine nota

a1. Bloop (recorded 1997) – Iceberg cracking
a2. Julia (recorded 1999) – Iceberg grinding on sea floor
a3. Train (recorded 1997) – Iceberg grinding on sea floor
a4. Slow Down (recorded 1997) – Iceberg grinding on sea floor
a5. Whistle (recorded 1997) – Unlocated volcanic eruption

b. Sounds of unknown origin / Suoni di origine ignota

b1. 52 Hz Whale (“World’s loneliest whale”, recorded 2000)
b2. Upsweep (recorded every year since 1991)

a1. Tock! (reg 1997)* – Iceberg che si spezza
a2. Julia (reg. 1999) – Sfregamento di iceberg sul fondale
a3. Treno (reg. 1997) – Sfregamento di iceberg sul fondale
a4. Decelerazione (reg. 1997) – Sfregamento di iceberg sul fondale
a5. Fischio (reg. 1997) – Eruzione vulcanica non localizzata

b1. Balena a 52 Hz (“La balena più sola del mondo”, reg, 2000)
b2. Ripresa (reg. ogni anno a partire dal 1991)

* “bloop” è il rumore che fa la palla da baseball quando viene colpita dalla mazza.

inviata da Riccardo Venturi - 1/7/2024 - 14:09


Pentangle: Lord Franklin

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Pentangle - Lord Franklin

It's nowhere arround on youtube, so i load it up....If you want to enjoy this amazing son please buy the original Pentangle LP (on vinyl of course).


It was homeward bound one night on the deep
Swinging in my hammock I fell asleep
I dreamed a dream and I thought it true
Concerning Franklin and his gallant crew.

With one hundred seamen he sailed away
To the frozen ocean in the month of May
To seek a passage around the pole
Where we poor seamen do sometimes go.

Through cruel hardships they mainly strove
Their ship on mountains of ice was drove
Only the Eskimo with his skin canoe
Was the only one that ever came through.

In Baffin's Bay where the whale fish blow
The fate of Franklin no man may know
The fate of Franklin no tongue can tell
Lord Franklin along with his sailors do dwell.

And now my burden it gives me pain
For my long lost Franklin I'd cross the main
Ten thousand pounds I would freely give
To say on earth that my Franklin do live.

Fu mentre ero diretto a casa, una notte sul mare profondo, che mi addormentai dondolandomi sull’amaca; feci un sogno e pensai fosse vero, un sogno su Franklin e sul suo valente equipaggio. Era salpato con cento marinai verso l’oceano gelato, nel mese di maggio, per cercare un passaggio attorno al Polo, dove noialtri poveri marinai talvolta andiamo. Patirono subendo pene crudeli, la loro nave fu spinta su montagne di ghiacccio; soltanto l’Eschimese, con la sua canoa di pelle, riusciva a venirne fuori. Nella Baia di Baffin, dove soffiano le balene, il destino di Franklin nessuno lo sa; nessuna lingua sa dire che fine abbia fatto Franklin, Lord Franklin se n’è rimasto là da qualche parte, coi suoi marinai. E ora la coperta mi dà fastidio, per il mio Franklin, da tanto tempo perdutosi, attraverserei l’oceano. Darei volentieri diecimila sterline per poter dir che, da qualche parte del mondo, il mio Franklin è vivo.

Riccardo Venturi - 1/7/2024 - 15:09




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