Kylä vuotti uutta kuuta,
Miero päivän nousendoa.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
Nouse sorsa soutamasta,
Nouse sorsa soutamasta.
Nouse ilman nostamatta,
Ylene ylenemättä.
Pole jalka portahilla,
Toini poikkipuolisella.
Assu hanhen askelilla,
Taputa tavin jaloilla.
Notkuta nuoret nisatki,
Niin kuin tuores tuomenlatva.
Tahi kasvaja kataja,
Tahi kasvaja kataja.
Ken tämän toven valehtii,
Ken tämän toven valehtii,
Veijon tyhjän tullehikse,
Veijon tyhjän tullehikse.
Eipä veijo tyhjin tullu.
Eipä veijo tyhjin tullu.
Eikä ratsu jouten juossu,
Eika ratsu jouten juossu.
Notkuta nuoret nisatki,
Niin kuin tuores tuomenlatva,
Tahi kasvaja kataja,
Tahi kasvaja kataja.
Kylä vuotti uutta kuuta,
Miero päivän nousendoa.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
Miero päivän nousendoa.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
Nouse sorsa soutamasta,
Nouse sorsa soutamasta.
Nouse ilman nostamatta,
Ylene ylenemättä.
Pole jalka portahilla,
Toini poikkipuolisella.
Assu hanhen askelilla,
Taputa tavin jaloilla.
Notkuta nuoret nisatki,
Niin kuin tuores tuomenlatva.
Tahi kasvaja kataja,
Tahi kasvaja kataja.
Ken tämän toven valehtii,
Ken tämän toven valehtii,
Veijon tyhjän tullehikse,
Veijon tyhjän tullehikse.
Eipä veijo tyhjin tullu.
Eipä veijo tyhjin tullu.
Eikä ratsu jouten juossu,
Eika ratsu jouten juossu.
Notkuta nuoret nisatki,
Niin kuin tuores tuomenlatva,
Tahi kasvaja kataja,
Tahi kasvaja kataja.
Kylä vuotti uutta kuuta,
Miero päivän nousendoa.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
Miepä vuotin minjoavani,
Miepä vuotin minjoavani.
inviata da Riccardo Venturi - 6/2/2024 - 20:20
Lingua: Italiano
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italienkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 6-2-2024 20:22
Riccardo Venturi, 6-2-2024 20:22
Il villaggio aspettava la luna nuova
Il villaggio aspettava la luna nuova,
E il mondo [1] che il sole sorgesse.
E io aspettavo mia cognata,
E io aspettavo mia cognata.
Anatra, àlzati e smetti di remare,
Anatra, àlzati e smetti di remare.
Alzati senza che nessuno ti alzi,
Lèvati in volo senza che nessuno ti levi.
Pesta il piede sulla scala,
E poi ancora sulla soglia.
Cammina col passo di un’oca,
Batti la zampa come un’alzavola.
Muovi su e giù il tuo giovane collo
Come la fresca punta di un ciliegio a grappoli, [2]
O come un ginepro che sta crescendo,
O come un ginepro che sta crescendo.
Ma chi è che ha detto questa bugia,
Ma chi è che ha detto questa bugia,
Che mio fratello [3] sarebbe tornato a mani vuote,
Che mio fratello sarebbe tornato a mani vuote?
Mio fratello non è tornato a mani vuote,
Mio fratello non è tornato a mani vuote,
E il destriero non ha galoppato invano,
E il destriero non ha galoppato invano.
Piega il tuo giovane collo,
Come la fresca corona di un ciliegio a grappoli,
O come un ginepro che sta crescendo,
O come un ginepro che sta crescendo.
Il villaggio aspettava la luna nuova,
E il mondo che il sole sorgesse.
E io aspettavo mia cognata,
E io aspettavo mia cognata.
E io aspettavo mia cognata,
Io aspettavo mia cognata.
Il villaggio aspettava la luna nuova,
E il mondo [1] che il sole sorgesse.
E io aspettavo mia cognata,
E io aspettavo mia cognata.
Anatra, àlzati e smetti di remare,
Anatra, àlzati e smetti di remare.
Alzati senza che nessuno ti alzi,
Lèvati in volo senza che nessuno ti levi.
Pesta il piede sulla scala,
E poi ancora sulla soglia.
Cammina col passo di un’oca,
Batti la zampa come un’alzavola.
Muovi su e giù il tuo giovane collo
Come la fresca punta di un ciliegio a grappoli, [2]
O come un ginepro che sta crescendo,
O come un ginepro che sta crescendo.
Ma chi è che ha detto questa bugia,
Ma chi è che ha detto questa bugia,
Che mio fratello [3] sarebbe tornato a mani vuote,
Che mio fratello sarebbe tornato a mani vuote?
Mio fratello non è tornato a mani vuote,
Mio fratello non è tornato a mani vuote,
E il destriero non ha galoppato invano,
E il destriero non ha galoppato invano.
Piega il tuo giovane collo,
Come la fresca corona di un ciliegio a grappoli,
O come un ginepro che sta crescendo,
O come un ginepro che sta crescendo.
Il villaggio aspettava la luna nuova,
E il mondo che il sole sorgesse.
E io aspettavo mia cognata,
E io aspettavo mia cognata.
E io aspettavo mia cognata,
Io aspettavo mia cognata.
[1] Si parlava nell’introduzione dei dialettismi careliani. Questo è particolarmente interessante, perché è, a sua volta, un prestito diretto da una forma dialettale russa. Significa, genericamente, “mondo”, e deriva da мер, forma dialettale di мир (come tutti sanno, tale parola in russo significa sia “mondo” che “pace”, un concetto molto caro a Vladimir Putin). La parola comune per “mondo” è altamente poetica in finlandese: maailma, cioè “l’aria della terra”, il “vento della terra”, o meglio: il “soffio vitale della terra”. Il termine miero sembra piuttosto significare: “il mondo esterno”, il “mondo là fuori” e riporta a comunità sperdute e isolate. Magari popolate da anatre.
[2] Prunus Padus, noto anche come “pado”. In inglese si chiama bird cherry perché le sue ciliegie non sono commestibili umanamente e vengono solo beccate dagli uccelli. Fa dei bei fiori bianchi (meglio: delle infiorescenze) ma ha la caratteristica di avere un legno dall’odore molto sgradevole (per questo, in francese, è detto anche bois puant).
[3] Altro interessante dialettismo per il più comune veikko, “fratello”. Il finlandese ha, come tutte le lingue ugrofinniche, più termini per il “fratello” e la “sorella”: il termine più comune è veli, che si confronta direttamente con l’ungherese vér “sangue” (in ungherese, “fratello” è testvér, (cioè “sangue del corpo”). “Fratello” e “sangue” sono, come è del resto logico, la stessa cosa. Ugualmente interessante è il fatto che, in finlandese, il dialettismo Veijo è diventato un nome proprio (al pari di Veikko); tale cosa dev’essere stata trasmessa anche allo svedese, dove pure Bror (e addirittura Lillebror “fratellino”) sono diventati nomi propri.
[2] Prunus Padus, noto anche come “pado”. In inglese si chiama bird cherry perché le sue ciliegie non sono commestibili umanamente e vengono solo beccate dagli uccelli. Fa dei bei fiori bianchi (meglio: delle infiorescenze) ma ha la caratteristica di avere un legno dall’odore molto sgradevole (per questo, in francese, è detto anche bois puant).
[3] Altro interessante dialettismo per il più comune veikko, “fratello”. Il finlandese ha, come tutte le lingue ugrofinniche, più termini per il “fratello” e la “sorella”: il termine più comune è veli, che si confronta direttamente con l’ungherese vér “sangue” (in ungherese, “fratello” è testvér, (cioè “sangue del corpo”). “Fratello” e “sangue” sono, come è del resto logico, la stessa cosa. Ugualmente interessante è il fatto che, in finlandese, il dialettismo Veijo è diventato un nome proprio (al pari di Veikko); tale cosa dev’essere stata trasmessa anche allo svedese, dove pure Bror (e addirittura Lillebror “fratellino”) sono diventati nomi propri.
Lingua: Francese
Version française – LA NOUVELLE LUNE – Marco Valdo M.I. – 2024
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi - Il villaggio aspettava la luna nuova - 2024
d’une chanson populaire finlandaise (de Carélie ou Ingrie) – Anonyme – Kylä vuotti uutta kuuta – Première attestation : 1877
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi - Il villaggio aspettava la luna nuova - 2024
d’une chanson populaire finlandaise (de Carélie ou Ingrie) – Anonyme – Kylä vuotti uutta kuuta – Première attestation : 1877
Dialogue Maïeutique
Lucien l’âne mon ami, depuis l’an dernier, on se demandait quoi, mais on n’osait pas demander.
Quoi ?, Marco Valdo M.I., que pouvait-on se demander ?
Mais voilà, on a la réponse, reprend Marco Valdo M.I., par l’intéressé lui-même. Je veux dire Riccardo Venturi. Je te fais un résumé de sa longue intervention de « retour » dans les chansons contre la guerre sous le titre approprié : « Riccardo Venturi attend le lever du soleil » . J’en profite pour le saluer et bon vent, bonne route pour la suite.
Oui, dit Lucien l’âne, nous n’en dirons pas plus. Nous l’emmènerons avec nous tisser le linceul de ce vieux monde malade de la guerre, de la peste, de la crédulité et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Lucien l’âne mon ami, depuis l’an dernier, on se demandait quoi, mais on n’osait pas demander.
Quoi ?, Marco Valdo M.I., que pouvait-on se demander ?
Mais voilà, on a la réponse, reprend Marco Valdo M.I., par l’intéressé lui-même. Je veux dire Riccardo Venturi. Je te fais un résumé de sa longue intervention de « retour » dans les chansons contre la guerre sous le titre approprié : « Riccardo Venturi attend le lever du soleil » . J’en profite pour le saluer et bon vent, bonne route pour la suite.
Oui, dit Lucien l’âne, nous n’en dirons pas plus. Nous l’emmènerons avec nous tisser le linceul de ce vieux monde malade de la guerre, de la peste, de la crédulité et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Riccardo Venturi attend le lever du soleil
Bonne année à tous et à toutes ! À présent, vous pourriez peut-être raisonnablement demander pourquoi je fais ce vœu le 6 février, alors que l'année a déjà commencé depuis plus d'un mois ; le fait est que j'ai disparu du site depuis plus de deux mois. Le début de l'année n'a pas été bon pour votre serviteur, entre la maladie et le décès d'une amie chère (dont j'ai hérité du chat) et de progressifs et inexorables problèmes de vue, du moins jusqu'à ce qu'on se décide à opérer deux cataractes oculaires, dont l'une ressemble maintenant à une cataracte du Nil. Tout cela m'oblige, entre autres, à lire et à écrire avec beaucoup de difficultés, en plus pendant la sombre saison hivernale. Certes aujourd'hui, il y avait un beau soleil de printemps et une belle lumière qui, n'est pas suffisante, mais elle aide. Ainsi, avec les caractères de mon PC gonflés à l'extrême, me revoilà, enfin décidé à ne pas prolonger mon absence de ce lieu qui est ma seconde maison.
...Voici donc cette improbable rentrée avec une chanson folklorique finlandaise, Kylä vuotti uutta kuuta. Finlandaise certes, mais en réalité originaire de Carélie (Karjala) - une région historique dont il n'est restée que très peu entre les mains des Finlandais après la guerre et qui, pour l'essentiel, se trouve aujourd'hui en Russie.
Cette chanson pourrait, entre autres choses, avoir son origine non seulement en Carélie, mais aussi dans une autre région historique, l'Ingrie (Inkeri ou Inkerinmaa). On y parlait notamment une langue autonome, l'ingric, l'ingrian ou l'ingre, également de souche finno-ougrienne, mais bien distincte du finnois (elle s'apparentait plutôt à l'estonien). Aujourd'hui, il semble qu'il reste à peine une centaine de personnes qui en connaissent encore quelques mots.
D'après les (rares) informations repérées sur le net, il semble que la chanson ait été enregistrée (au sens d'"attestée" par écrit) pour la première fois en 1877, c'est-à-dire à l'apogée du "finlandisme" et du renouveau des traditions folkloriques. Je vais vous la raconter en quelques mots. Il y a un village, plongé dans l'obscurité boréale, qui attend la nouvelle lune, alors que le monde entier attend le lever du soleil. Une jeune fille attend le retour de son frère (veijo), qui doit arriver avec sa nouvelle épouse. Celle-ci a un très long cou, car c'est un cygne. Sera-t-elle alors vraiment une femme ? Dans ce village reculé de Carélie qui attend la nouvelle lune, tout semble bien "palmipède", entre canards qui restent et sarcelles. Mais, du mythe de Léda aux nombreuses Swan Ladies des ballades anglo-écossaises, il y aurait à en dire des choses, comme je le faisais quand j'y voyais un peu mieux et que je commençais à creuser. Qui sait, tôt ou tard, je m'y remettrai peut-être.
La chanson a été interprétée par une pléthore d'artistes finlandais.
... J'attends le lever du soleil. [RV]
Bonne année à tous et à toutes ! À présent, vous pourriez peut-être raisonnablement demander pourquoi je fais ce vœu le 6 février, alors que l'année a déjà commencé depuis plus d'un mois ; le fait est que j'ai disparu du site depuis plus de deux mois. Le début de l'année n'a pas été bon pour votre serviteur, entre la maladie et le décès d'une amie chère (dont j'ai hérité du chat) et de progressifs et inexorables problèmes de vue, du moins jusqu'à ce qu'on se décide à opérer deux cataractes oculaires, dont l'une ressemble maintenant à une cataracte du Nil. Tout cela m'oblige, entre autres, à lire et à écrire avec beaucoup de difficultés, en plus pendant la sombre saison hivernale. Certes aujourd'hui, il y avait un beau soleil de printemps et une belle lumière qui, n'est pas suffisante, mais elle aide. Ainsi, avec les caractères de mon PC gonflés à l'extrême, me revoilà, enfin décidé à ne pas prolonger mon absence de ce lieu qui est ma seconde maison.
...Voici donc cette improbable rentrée avec une chanson folklorique finlandaise, Kylä vuotti uutta kuuta. Finlandaise certes, mais en réalité originaire de Carélie (Karjala) - une région historique dont il n'est restée que très peu entre les mains des Finlandais après la guerre et qui, pour l'essentiel, se trouve aujourd'hui en Russie.
Cette chanson pourrait, entre autres choses, avoir son origine non seulement en Carélie, mais aussi dans une autre région historique, l'Ingrie (Inkeri ou Inkerinmaa). On y parlait notamment une langue autonome, l'ingric, l'ingrian ou l'ingre, également de souche finno-ougrienne, mais bien distincte du finnois (elle s'apparentait plutôt à l'estonien). Aujourd'hui, il semble qu'il reste à peine une centaine de personnes qui en connaissent encore quelques mots.
D'après les (rares) informations repérées sur le net, il semble que la chanson ait été enregistrée (au sens d'"attestée" par écrit) pour la première fois en 1877, c'est-à-dire à l'apogée du "finlandisme" et du renouveau des traditions folkloriques. Je vais vous la raconter en quelques mots. Il y a un village, plongé dans l'obscurité boréale, qui attend la nouvelle lune, alors que le monde entier attend le lever du soleil. Une jeune fille attend le retour de son frère (veijo), qui doit arriver avec sa nouvelle épouse. Celle-ci a un très long cou, car c'est un cygne. Sera-t-elle alors vraiment une femme ? Dans ce village reculé de Carélie qui attend la nouvelle lune, tout semble bien "palmipède", entre canards qui restent et sarcelles. Mais, du mythe de Léda aux nombreuses Swan Ladies des ballades anglo-écossaises, il y aurait à en dire des choses, comme je le faisais quand j'y voyais un peu mieux et que je commençais à creuser. Qui sait, tôt ou tard, je m'y remettrai peut-être.
La chanson a été interprétée par une pléthore d'artistes finlandais.
... J'attends le lever du soleil. [RV]
LA NOUVELLE LUNE
Le village attendait la nouvelle lune
Et le monde que le soleil se lève.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Et moi, j'attendais ma belle-sœur.
Canard, élève-toi et arrête de ramer,
Canard, élève-toi et arrête de ramer.
Lève-toi sans que personne ne te lève,
Envole-toi que personne ne te prélève.
Mets le pied sur l'échelle,
Et puis encore sur le pas.
Marche au pas de l'oie,
Bats la patte comme la sarcelle.
Plie et déplie ton jeune cou
Comme la pointe du putier de chez nous,
Ou comme un genévrier à sa croissance,
Ou comme un genévrier à sa croissance.
Mais qui a raconté ce mensonge ?
Mais qui a raconté ce mensonge,
Que mon frère reviendrait sans personne,
Que mon frère reviendrait sans personne ?
Mon frère n'est pas revenu sans personne,
Mon frère n'est pas revenu sans personne
Et son destrier n'a pas galopé en vain,
Et son destrier n'a pas galopé en vain.
Plie et déplie ton jeune cou
Comme la pointe du putier de chez nous,
Ou comme un genévrier à sa croissance,
Ou comme un genévrier à sa croissance.
Le village attendait la nouvelle lune
Et le monde que le soleil se lève.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Et moi, j'attendais ma belle-sœur.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Moi, j'attendais ma belle-sœur.
Le village attendait la nouvelle lune
Et le monde que le soleil se lève.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Et moi, j'attendais ma belle-sœur.
Canard, élève-toi et arrête de ramer,
Canard, élève-toi et arrête de ramer.
Lève-toi sans que personne ne te lève,
Envole-toi que personne ne te prélève.
Mets le pied sur l'échelle,
Et puis encore sur le pas.
Marche au pas de l'oie,
Bats la patte comme la sarcelle.
Plie et déplie ton jeune cou
Comme la pointe du putier de chez nous,
Ou comme un genévrier à sa croissance,
Ou comme un genévrier à sa croissance.
Mais qui a raconté ce mensonge ?
Mais qui a raconté ce mensonge,
Que mon frère reviendrait sans personne,
Que mon frère reviendrait sans personne ?
Mon frère n'est pas revenu sans personne,
Mon frère n'est pas revenu sans personne
Et son destrier n'a pas galopé en vain,
Et son destrier n'a pas galopé en vain.
Plie et déplie ton jeune cou
Comme la pointe du putier de chez nous,
Ou comme un genévrier à sa croissance,
Ou comme un genévrier à sa croissance.
Le village attendait la nouvelle lune
Et le monde que le soleil se lève.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Et moi, j'attendais ma belle-sœur.
Et moi, j'attendais ma belle-sœur,
Moi, j'attendais ma belle-sœur.
inviata da Marco Valdo M.I. - 7/2/2024 - 12:52
Lingua: Inglese
English version / Versione inglese / Version anglaise / Englanninkielinen versio:
Riku Ventturinen, 7-2-2024 20:01
Riku Ventturinen, 7-2-2024 20:01
The Thorp was Waiting for the New Moon
The thorp was waiting for the new moon,
And the world outside for the sunrise.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
Rise up, wild duck, from your rowing,
Rise up, wild duck, from your rowing,
Rise up without anyone to raise you up,
Soar up without anyone to soar you up.
Stamp your foot on the steps of the house,
And then stamp your foot on the threshold,
Walk on with the steps of a goose,
Tap with the claws of a teal.
Bow down your young long neck
Like the fresh top of a bird cherry,
Or like a growing juniper,
Like a growing juniper.
I wonder who dared tell this lie,
I wonder who dared tell this lie,
That my brother would come back empty handed,
That my brother would come back empty handed.
My brother did not come back empty handed,
My brother did not come back empty handed,
Nor did the steed gallop to no purpose,
Nor did the steed gallop to no purpose.
Bow down your young long neck
Like the fresh crown of a bird cherry,
Or like a growing juniper,
Like a growing juniper.
The thorp was waiting for the new moon,
And the world outside for the sunrise.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
The thorp was waiting for the new moon,
And the world outside for the sunrise.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
Rise up, wild duck, from your rowing,
Rise up, wild duck, from your rowing,
Rise up without anyone to raise you up,
Soar up without anyone to soar you up.
Stamp your foot on the steps of the house,
And then stamp your foot on the threshold,
Walk on with the steps of a goose,
Tap with the claws of a teal.
Bow down your young long neck
Like the fresh top of a bird cherry,
Or like a growing juniper,
Like a growing juniper.
I wonder who dared tell this lie,
I wonder who dared tell this lie,
That my brother would come back empty handed,
That my brother would come back empty handed.
My brother did not come back empty handed,
My brother did not come back empty handed,
Nor did the steed gallop to no purpose,
Nor did the steed gallop to no purpose.
Bow down your young long neck
Like the fresh crown of a bird cherry,
Or like a growing juniper,
Like a growing juniper.
The thorp was waiting for the new moon,
And the world outside for the sunrise.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
I was waiting for my brother’s new bride,
I was waiting for my brother’s new bride.
Lingua: Svedese
Traduzione svedese / Swedish translation / Traduction suédoise / Ruotsinkielinen käännös: Juha Rämö
BYFOLKET VÄNTADE PÅ NYMÅNEN
Byfolket väntade på nymånen,
den övriga världen på gryningen.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
Res dig, andfågel, från rodden,
res dig, andfågel, från rodden.
Lyfta dig utan att bli lyft,
höj dig utan att bli höjd.
Sätt den ena foten på trappan
och den andra på tröskeln.
Ta dig fram i gåssteg,
klappa med fötterna som en kricka.
Böj din unga hals
såsom en fräsch häggkrona böjer sig
eller en växande enbuske,
eller en växande enbuske.
Vem var det som ljög,
vem var det som ljög
att brodern skulle komma tomhänt,
att brodern skulle komma tomhänt?
Förvisst kom brodern inte tomhänt,
förvisst kom brodern inte tomhänt.
Minsann sprang hästen inte förgäves,
minsann sprang hästen inte förgäves.
Böj din unga hals
såsom en fräsch häggkrona böjer sig
eller en växande enbuske,
eller en växande enbuske.
Byfolket väntade på nymånen,
den övriga världen på gryningen.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
Byfolket väntade på nymånen,
den övriga världen på gryningen.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
Res dig, andfågel, från rodden,
res dig, andfågel, från rodden.
Lyfta dig utan att bli lyft,
höj dig utan att bli höjd.
Sätt den ena foten på trappan
och den andra på tröskeln.
Ta dig fram i gåssteg,
klappa med fötterna som en kricka.
Böj din unga hals
såsom en fräsch häggkrona böjer sig
eller en växande enbuske,
eller en växande enbuske.
Vem var det som ljög,
vem var det som ljög
att brodern skulle komma tomhänt,
att brodern skulle komma tomhänt?
Förvisst kom brodern inte tomhänt,
förvisst kom brodern inte tomhänt.
Minsann sprang hästen inte förgäves,
minsann sprang hästen inte förgäves.
Böj din unga hals
såsom en fräsch häggkrona böjer sig
eller en växande enbuske,
eller en växande enbuske.
Byfolket väntade på nymånen,
den övriga världen på gryningen.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
Men jag väntade på min svägerska,
men jag väntade på min svägerska.
inviata da Juha Rämö - 8/2/2024 - 10:48
Bentornato Riccardo Venturi (qualè il tuo nome finlandese) questa carezza invece me la prendo e la socializzo...auguri curati e non abbandonare la casa
Paolo Rizzi - 7/2/2024 - 07:50
Il mio nome finlandese, temo, sarebbe altamente improbabile…quella lingua ama poco le “d” e le “v”. Potrebbe essere, chissà, Rikarto Pentturi secondo la fonologia finlandese, ma ce lo vedo poco. Tradizionalmente io ho tre nomi “eteroglossi”: l’islandese Rikarður V. Albertsson (con cui ho firmato il mio corso di islandese per italiani; Alberto si chiamava mio padre, e mi sono dato il mio bravo patronimico in -son), il bretone Richard Gwenndour e il greco Ρικάρδος Βεντούρης (“Ventouris” è un cognome greco realmente esistente, persino di un importante armatore di traghetti: Ventouris Ferries). Grazie per il bentornato, Paolo. Mi curo sì, forse anche troppo. Il problema è che soffro di Compleannite Acuta Perniciosa. E’ una grave malattia che si manifesta ogni anno il 25 settembre e comporta sempre un “più uno”….
Rikarto Pentturi - 7/2/2024 - 12:18
Dear Riccardo,
If I was to give you a Finnish name it would definitely be Riku Ventturinen. An alternative would be Rikhard Ventturinen, but the d at end of the first name, as you know, is a bit of a problem to many Finns and would be changed into -tti. Both Rikhard and Riku have their name day today, i.e. February 2nd, so have a good one.
If I was to give you a Finnish name it would definitely be Riku Ventturinen. An alternative would be Rikhard Ventturinen, but the d at end of the first name, as you know, is a bit of a problem to many Finns and would be changed into -tti. Both Rikhard and Riku have their name day today, i.e. February 2nd, so have a good one.
Juha Rämö - 7/2/2024 - 13:55
Dear Juha,
Thank you for “Finlandizing” (Finnizing? Suomenning?…) correctly my name. I take it as great honour!
Thank you for “Finlandizing” (Finnizing? Suomenning?…) correctly my name. I take it as great honour!
Riku Ventturinen - 7/2/2024 - 19:35
Dear Riku,
My compliments on your English translation of the poem. And thanks, too, because I was planning to make one myself. Two remarks:
As for tyhjän / tyhjin, I would be inclined to say something like came back empty-handed / bringing nothing with him.
You misspelled your new name. Not Venturilainen but Ventturinen (Ventturi, of course with double t + nen, the most common Finnish family name ending).
My compliments on your English translation of the poem. And thanks, too, because I was planning to make one myself. Two remarks:
As for tyhjän / tyhjin, I would be inclined to say something like came back empty-handed / bringing nothing with him.
You misspelled your new name. Not Venturilainen but Ventturinen (Ventturi, of course with double t + nen, the most common Finnish family name ending).
Juha Rämö - 7/2/2024 - 22:22
Dear Juha, this is a practical demonstration of my current eyesight problems. I only hope this French song is not going to become my personal anthem... anyway, thanks for the correction you made to my translations; I have amended them accordingly. Greetings from my thick fog...
Riku Ventturinen - 7/2/2024 - 23:44
×
A Finnish folksong (from Karelia or Ingria)
Chanson populaire finlandaise (de Carélie ou Ingrie)
Suomalainen kansanlaulu (Karjala vai Inkeri)
Prima attestazione / First recording / Première communication: 1877
Buon anno a tutte e tutti! Ora, magari vi potreste ragionevolmente chiedere perché vi faccia questo augurio il sei di febbraio, quando l’anno è già cominciato da più di un mese; il fatto è che manco dal sito da oltre due mesi. Non è stato un bell’inizio d’annata per il sottoscritto, tra la malattia e la morte di un’amica cara (dalla quale ho ereditato il gatto) e progressivi e inesorabili problemi di vista, almeno fino a quando non si decideranno ad operarmi di un paio di cataratte oculari una delle quali sembra oramai una cataratta del Nilo. Tutto questo mi costringe, tra le altre cose, a leggere e a scrivere con molta difficoltà, perdipiù nella buia stagione invernale. Certo che, oggi, c’era un bel sole primaverile e una bella luce la quale, come una famosa caramella, non basta, ma aiuta. E così, con i caratteri sul PC ingranditi a dismisura stile Amico Brondi, rieccomi qua finalmente deciso a non prolungare ulteriormente la mia assenza da questo luogo, che è la mia seconda casa.
Questa canzone del tutto fuori tema, che inserisco qui per il semplicissimo e insindacabile motivo che mi piace da matti, potrebbe -tra le altre cose- avere la sua origine non soltanto in Carelia, ma anche in un’altra regione storica, l’Ingria (Inkeri o Inkerinmaa). La quale, tanto per ribadire che, da quelle parti, i confini sono parecchio evanescenti, attualmente è suddivisa tra la Finlandia, l’Estonia e l’onnipresente Russia. Vi si parlava, tra le altre cose, una vera e propria lingua autonoma, l’ingrico, ingriano o ingro, sempre di ceppo ugrofinnico ma ben distinta dal finlandese (era, casomai, più simile all’estone). Oggigiorno sembra che rimangano a malapena un centinaio di persone che ancora ne conoscono qualche parola. Nella nostra canzone, però, vi sono dei dialettismi che la situano precisamente.
Dalle (poche) notizie reperite in rete, sembra che la canzone sia stata registrata (nel senso di “attestata” a stampa) per la prima volta nel 1877, cioè in piena epoca di “finlandismo” e di ricupero delle tradizioni popolari. E, in effetti, il suo tema, oltre ad essere particolarmente “fuori”, sembra davvero riportare alla notte de’ tempi. Ve lo racconto per sommi capi, perché dal testo non lo si capisce del tutto. C’è un villaggio, immerso nell’oscurità boreale, che aspetta la luna nuova (uutta kuuta, caso partitivo di uusi kuu, segno che anche qualche millennio fa i finlandesi dovevano avere a che fare col tremendo partitivo, che in origine indicava allontanamento), mentre il mondo intero aspetta che sorga il sole -un avvenimento che, a quelle latitudini, è importante dopo mesi di bujo pesto. Una ragazza aspetta che torni il fratello (veijo), il quale deve arrivare con la sua nuova sposa. La quale ha il collo parecchio lungo, perché è un cigno. Va da sé che il τόπος della donna-cigno, senza esagerare, non è roba né del pur lontano 1877, né di epoche più antiche ma comunque storiche. Sarà poi davvero una donna? In quel remoto villaggio careliano che aspetta la luna nuova, tutto pare essere parecchio “palmipede”, tra anatre che remano (sembra un po’ di vedere Paperino e Paperoga che combinano disastri sul laghetto) e alzavole. Ma, dal mito di Leda alle tante Swan Ladies della balladry angloscozzese, ce ne sarebbero da dire di cose, come facevo un tempo quando ci vedevo un po’ meglio e cominciavo a scavare. Chissà che, prima o poi, non mi ci rimetta.
La canzone è stata interpretata da una pletora di artisti finlandesi. Non ne do per il momento pieno resoconto, perché mi fa una fatica del diavolo; il video nel box è però l’interpretazione moderna forse più nota, quella dello storico gruppo Värttinä (attivo dal 1983; significa “Fuso”, nel senso dell’arnese per tessere), tratta dall’album Seleniko del 1992 (“Lunare”; un album finlandese con un titolo in greco è da far notare). Qui sotto, la medesima versione in un video molto bello con immagini rurali d’epoca:
Altra interpretazione degna di nota, sebbene incompleta, è quella dell'artista Merja Soria, virtuosa del kantele:
Interpretazione più particolare quella del gruppo Linnut, che però è particolarmente ben inserito nel tema della canzone, dato che significa “Uccelli”. Anche tale versione è però molto incompleta:
Per concludere. D’accordo, si può ora ricominciare con le miserie del mondo espresse attraverso canzoni, parole, musiche. Altro che donna-cigno: sono le 22 e è appena suonato il “chicchirichì” della sveglia Rooster che mi ricorda di fare l’ultima insulina della giornata, che reca il poetico nome di Lanthus (in tedesco antico vorrebbe dire “casa di campagna, cascinale”, ma sospetto che non si siano ispirati all’Althochdeutsch). Ne approfitto per un saluto a Lucia F., ovunque ella sia nel Vastissimo Nulla che alcuni chiamano “Argentina”. Aspetto il sorgere del sole. [RV]