Il rumore del mondo ci circonda
sfuggirgli è ormai senza speranza,
distrugge il silenzio e ci sprofonda
nella bolgia del caos e iattanza
che assorda ogni eco del passato,
rende muti i suoni del Creato.
Addio belle voci invisibili
che parlavano ai santi e ai pastori,
i rumori del mondo impassibili
travolgono i sospiri degli albori.
Gli spazi interiori d’ogni umano
sono ormai devastai dal baccano.
La quiete e il silenzio dei villaggi,
i sussurri del vento fra il fogliame
la calma pace dei vagabondaggi
sono oggi sopraffatti dal bailamme
della pubblicità e dei messaggi
che aggiungono gazzarra alla cagnara.
La quotidianità del divenire
giorno dopo giorno, d’ora in ora
è devastata ormai dall’infierire
del rumore del mondo che divora.
popoli, nazioni e i continenti
e assorda umani sensi e sentimenti.
Guardi il film di notizie che riversa
il rumore del mondo dagli schermi
e sai già che il potere che perversa
ne sta manipolando i punti fermi,
e cosa sta accadendo stai sicuro
non corrisponde al suono del tamburo.
L’avvenimento è manipolato,
deformato, ingrandito o ridotto,
tutto è setacciato, trasformato
condito, cucinato e quando è cotto
viene dato in pasto a chi l’ascolta
che manda giù e mai non si rivolta.
Quanto è triste non potere individuare
fra i rumori del mondo quotidiani
i crimini che son da condannare,
i misfatti e gli orrori disumani.
Ma più triste è la constatazione
di sapersi impotenti nell’azione.
Che tragedia è ammettere che siamo
spettatori passivi dell’orrore,
constatare che mai condividiamo
con chi soffre né il dolore, né il furore,
scoprir d’aver fatto l’abitudine,
all’orrore e alla turpitudine.
Oggi chi mai può dirsi estraneo
al rumore assordante che fa il mondo?
Ognuno è spettatore istantaneo,
passivo, impotente o tremebondo
di tragedie, soprusi, massacri,
di promesse che son solo simulacri.
Un tempo si partiva per scoprire
i suoni del mondo sconosciuto,
adesso è il rumore a venire
verso noi spietato e dissoluto.
Ci fa sordi alle parole vere,
ci condanna a vedere e a tacere.
sfuggirgli è ormai senza speranza,
distrugge il silenzio e ci sprofonda
nella bolgia del caos e iattanza
che assorda ogni eco del passato,
rende muti i suoni del Creato.
Addio belle voci invisibili
che parlavano ai santi e ai pastori,
i rumori del mondo impassibili
travolgono i sospiri degli albori.
Gli spazi interiori d’ogni umano
sono ormai devastai dal baccano.
La quiete e il silenzio dei villaggi,
i sussurri del vento fra il fogliame
la calma pace dei vagabondaggi
sono oggi sopraffatti dal bailamme
della pubblicità e dei messaggi
che aggiungono gazzarra alla cagnara.
La quotidianità del divenire
giorno dopo giorno, d’ora in ora
è devastata ormai dall’infierire
del rumore del mondo che divora.
popoli, nazioni e i continenti
e assorda umani sensi e sentimenti.
Guardi il film di notizie che riversa
il rumore del mondo dagli schermi
e sai già che il potere che perversa
ne sta manipolando i punti fermi,
e cosa sta accadendo stai sicuro
non corrisponde al suono del tamburo.
L’avvenimento è manipolato,
deformato, ingrandito o ridotto,
tutto è setacciato, trasformato
condito, cucinato e quando è cotto
viene dato in pasto a chi l’ascolta
che manda giù e mai non si rivolta.
Quanto è triste non potere individuare
fra i rumori del mondo quotidiani
i crimini che son da condannare,
i misfatti e gli orrori disumani.
Ma più triste è la constatazione
di sapersi impotenti nell’azione.
Che tragedia è ammettere che siamo
spettatori passivi dell’orrore,
constatare che mai condividiamo
con chi soffre né il dolore, né il furore,
scoprir d’aver fatto l’abitudine,
all’orrore e alla turpitudine.
Oggi chi mai può dirsi estraneo
al rumore assordante che fa il mondo?
Ognuno è spettatore istantaneo,
passivo, impotente o tremebondo
di tragedie, soprusi, massacri,
di promesse che son solo simulacri.
Un tempo si partiva per scoprire
i suoni del mondo sconosciuto,
adesso è il rumore a venire
verso noi spietato e dissoluto.
Ci fa sordi alle parole vere,
ci condanna a vedere e a tacere.
inviata da Dq82 - 5/10/2023 - 17:05
Beppe Chierici più passano gli anni e più scrive bene. Nel 1975 collaboravo con la biblioteca di Sesto San Giovanni dove avevo fatto degli incontri con le scuole e avevo cantato le canzoni di Beppe Chierici e Daysi Lumini che avevano pubblicato nel bellissimo album : Viva la democrazia di cui ci sono alcuni brani su questo sito. Poi non trovando di meglio, dopo avere esplorato Rodari e i Kinder lieder, ho cominciato a scrivere a mia volta canzoni per bambini sempre cercando di proseguire sulla strada di questo grande maestro. Che bello ritrovarlo con questi nuovi brani. Grazie
Paolo Rizzi - 7/10/2023 - 09:53
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2022
Nuovo Cantacronache n°7
Testi/ lyrics: Beppe Chierici
Musica / Music / Musique / Sävel: Giuseppe Mereu (Doc Pippus)
Beppe Chierici ci ha abituati con le sue canzoni ribelli, colme di intelligenza, di ironia e di occhi sul presente, a riflettere su chi siamo, come siamo cambiati e verso quale direzione l’umanità stia navigando. Non è un viaggio pacifico, quello che raccontano queste canzoni. L’autore ci restituisce la realtà di un mondo devastato da ignoranza e odio verso l’altro. Un mondo svuotato di valori, governato da spietato consumismo, guerre di conquista, sopraffazione in tutte le sue forme: fisica, culturale, ideologica. Un mondo privo di fratellanza e dignità. Diventato tossico, senza solidarietà, né amore. Un mondo in cui il mare è una tomba. Ha affogato sogni, persone, culture, desideri. Quel mare un giorno si è vendicato dell’orrore di cui è stato testimone. Con un’onda ha ingoiato colpevoli e innocenti, città e palazzi. Ma questa è solo una leggenda, pensa il pescatore dell’anno 2100, che cala le sue reti e di nulla si preoccupa. Invece, ci sono le macerie. E sulla loro polvere resta il segno della Storia, dei grandi e dei piccoli eventi. La polvere, unica sopravvissuta alla distruzione di ecosistemi, per le scelte scellerate di chi li abita irrispettosamente. Un’umanità mostrificata. Quella fanatica di Trump, delle cui gesta inqualificabili la canzone si fa testimonianza storica; quella ingannevole di chi ha imbevuto le menti fragili di menzogne, costringendo la povera gente a costruire templi smisurati invece di predicare rispetto e convivenza. Quella insulsa degli opportunisti, di chi finge di non sapere, di chi non vuole vedere e legittima azioni orripilanti e sciagurate. Un’umanità irresponsabile e vile in cui tutti siamo lo stronzo di qualcuno, perché è meglio incolpare il prossimo di ogni nefandezza, invece di prendersi una responsabilità. Un’umanità irretita da messaggi degenerati. Quelli delle pubblicità, che deformano, manipolano, costruiscono falsità con l’unico scopo di trasformare le persone in consumatori. Sordi ai sentimenti, ciechi alle verità, impotenti alle scelte. Fantasmi. Ma è anche un viaggio in cui la musica benevola dell’amico e complice Giuseppe Mereu, solleva e dà sollievo.
Viaggio in cui l’autore, cantastorie contemporaneo, parla dell’oggi accompagnato dalle melodie e dagli strumenti del folk più autentico. Racconta storie incantando, deride, dileggia, induce a pensare. Un viaggio che cerca un porto sicuro in cui attraccare. E portare in salvo ciò che di buono è rimasto. La voce del saggista francese Jacques Lacarriére. Quella di Louise Michel, combattente anarchica già cantata da Paul Verlaine, Victor Hugo. Condannata, deportata in esilio, da sempre in lotta contro ogni tirannide. Prima femminista, a favore dell’emancipazione, del divorzio, del diritto all’istruzione. E poi la voce dello spagnolo Blas Otero, che evoca il parlare antico, i detti contadini, le espressioni sincere e autentiche. Un mondo di valori perduti. Infine la voce dell’autore che in “Il mio tempo” scrive la sua autobiografia. Una riflessione sul tempo di una vita, quello che rimane, un tempo che spinge furiosamente in avanti. Che nel correre veloce e lontano, a ogni passo si alleggerisce di qualcosa: i pesanti vestiti del passato, i ricordi di ieri e di mille anni fa, le storie e la Storia. Si spoglia di tutto per arrivare all’essenza. E così affrontare il futuro.
il cenacolo di Ares