“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Sono Jole la staffetta partigiana,
porto con me cibo, armi e volantini,
nessuno conosce il nome dell’altro,
nessuno sa chi sia e dove abiti.
Sono Jole la staffetta partigiana
porto con me cibo, armi e volantini.
Nessuno conosce il nome dell’altro,
nessuno sa chi sia e dove abiti.
Chi viene arrestato non potrà dire niente.
Chi viene arrestato non dovrà dire niente.
Chi viene arrestato non deve dire niente
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Sono Jole, la staffetta partigiana. Porto con me cibo, armi e volantini.
Nessuno conosce il nome dell’altro, nessuno sa chi sia e dove abiti.
E sono una donna innamorata...
Innamorata del mio fidanzato, Ernesto.
Ci siamo sposati nel ‘44... eravamo fidanzati da anni.
Ernesto non era battezzato, mia madre gli disse: “Se non ti battezzi, non ti sposi.” Trovammo un sacerdote comprensivo e caritatevole. Lo battezzò e ci sposammo il 5 marzo.
Abitiamo in pieno centro, una stanza in Piazza di Spagna,
un’altra stanza per le due nonne, per averle vicino.
Una zia di mio padre veniva tutte le sere a piedi da Piazza Fiume per paura delle bombe.
E tutti in garage di mio padre, un accampamento coi materassi per terra, un ritrovo, un bunker. I tedeschi l’hanno requisito,
ma hanno lasciato l’uso dell’ufficio dove c’era il telefono.
Nessuno conosce il nome dell’altro, nessuno sa chi sia e dove abiti.
E sono una donna innamorata...
Innamorata del mio fidanzato, Ernesto.
Ci siamo sposati nel ‘44... eravamo fidanzati da anni.
Ernesto non era battezzato, mia madre gli disse: “Se non ti battezzi, non ti sposi.” Trovammo un sacerdote comprensivo e caritatevole. Lo battezzò e ci sposammo il 5 marzo.
Abitiamo in pieno centro, una stanza in Piazza di Spagna,
un’altra stanza per le due nonne, per averle vicino.
Una zia di mio padre veniva tutte le sere a piedi da Piazza Fiume per paura delle bombe.
E tutti in garage di mio padre, un accampamento coi materassi per terra, un ritrovo, un bunker. I tedeschi l’hanno requisito,
ma hanno lasciato l’uso dell’ufficio dove c’era il telefono.
Sono Jole la staffetta partigiana,
porto con me cibo, armi e volantini,
nessuno conosce il nome dell’altro,
nessuno sa chi sia e dove abiti.
Eravamo tutti impauriti dalla tortura...
Terrorizzati...
Il carcere è il luogo nero della fine e della morte.
Non è facile resistere alle torture.
Ernesto viene arrestato perché un compagno
che faceva parte della guerriglia e purtroppo conosceva i nomi, non resiste alla tortura. Ernesto viene arrestato...
Ernesto però viene liberato dai compagni e si salva ...
Ernesto è pieno di ferite e pidocchi...
Lo nascondiamo nel soppalco del garage.
Ma i tedeschi lo cercano, dai miei suoceri in via Arno,
lo cercano nella nostra stanza, in Piazza di Spagna...
Sento le camionette che si fermano, bussano, il portiere apre...
Salgono da me, all’ultimo piano.
“Ernesto non c’è, è a Regina Coeli... Ernesto non c’è...”
Mi portano via.
Scendo le scale, mi portano via.
Scendo le scale, sento ballare le ginocchia.
Scendo le scale, oggi so che è una sensazione unica nella mia vita,
una sensazione che non mi lascerà mai.
Scendo le scale e mi ballano le ginocchia.
La camionetta parte, poi si ferma dove c’erano i miei,
Le nonne... e mio marito nascosto.
Scendono col mitra e bussano a tutti i portoni.
Non apre nessuno, io mi sento già morta.
E non piango.
È un tempo lunghissimo. Sospettano.
Sono ferma, immobile, senza alcuna reazione... mi sento paralizzata.
Ripartono e capisco, ci sarà la prigione, sarò interrogata in prigione.
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Arrestano mia suocera... anche mia suocera è qui in prigione.
Capisco che non hanno trovato Ernesto, Ernesto è vivo!
E allora mi sciolgo.
Mi chiamano ancora ed ancora mi interrogano,
ma io ripeto sempre la stessa storia...
Passano alle minacce, io ripeto la stessa storia...
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Mi fanno salire al terzo piano,
mi danno una ciotola di legno e una copertina.
Le altre donne mi accolgono, ma non ci si può sdraiare.
Siamo troppe e non c’è spazio.
Io mi sento più morta che viva ma il nostro giuramento è non parlare.
Se prendono uno e non resiste alla tortura, spariremo tutti.
Tu mi chiedi dell’8 settembre...
È stata una tragedia per la mia famiglia: Albano e Grottaferrata distrutte ed ho perso due nonne e uno zio sotto le bombe.
Ernesto ed io ne siamo usciti vivi ma quando scendo le scale di casa qualche volta sento ancora ballare le ginocchia.
Terrorizzati...
Il carcere è il luogo nero della fine e della morte.
Non è facile resistere alle torture.
Ernesto viene arrestato perché un compagno
che faceva parte della guerriglia e purtroppo conosceva i nomi, non resiste alla tortura. Ernesto viene arrestato...
Ernesto però viene liberato dai compagni e si salva ...
Ernesto è pieno di ferite e pidocchi...
Lo nascondiamo nel soppalco del garage.
Ma i tedeschi lo cercano, dai miei suoceri in via Arno,
lo cercano nella nostra stanza, in Piazza di Spagna...
Sento le camionette che si fermano, bussano, il portiere apre...
Salgono da me, all’ultimo piano.
“Ernesto non c’è, è a Regina Coeli... Ernesto non c’è...”
Mi portano via.
Scendo le scale, mi portano via.
Scendo le scale, sento ballare le ginocchia.
Scendo le scale, oggi so che è una sensazione unica nella mia vita,
una sensazione che non mi lascerà mai.
Scendo le scale e mi ballano le ginocchia.
La camionetta parte, poi si ferma dove c’erano i miei,
Le nonne... e mio marito nascosto.
Scendono col mitra e bussano a tutti i portoni.
Non apre nessuno, io mi sento già morta.
E non piango.
È un tempo lunghissimo. Sospettano.
Sono ferma, immobile, senza alcuna reazione... mi sento paralizzata.
Ripartono e capisco, ci sarà la prigione, sarò interrogata in prigione.
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Arrestano mia suocera... anche mia suocera è qui in prigione.
Capisco che non hanno trovato Ernesto, Ernesto è vivo!
E allora mi sciolgo.
Mi chiamano ancora ed ancora mi interrogano,
ma io ripeto sempre la stessa storia...
Passano alle minacce, io ripeto la stessa storia...
“Mio marito sta in prigione, lo sapete.
Gli ho portato la biancheria e i secondini l’hanno presa,
Ernesto sta a Regina Coeli, e voi lo sapete già.”
Mi fanno salire al terzo piano,
mi danno una ciotola di legno e una copertina.
Le altre donne mi accolgono, ma non ci si può sdraiare.
Siamo troppe e non c’è spazio.
Io mi sento più morta che viva ma il nostro giuramento è non parlare.
Se prendono uno e non resiste alla tortura, spariremo tutti.
Tu mi chiedi dell’8 settembre...
È stata una tragedia per la mia famiglia: Albano e Grottaferrata distrutte ed ho perso due nonne e uno zio sotto le bombe.
Ernesto ed io ne siamo usciti vivi ma quando scendo le scale di casa qualche volta sento ancora ballare le ginocchia.
Sono Jole la staffetta partigiana
porto con me cibo, armi e volantini.
Nessuno conosce il nome dell’altro,
nessuno sa chi sia e dove abiti.
Chi viene arrestato non potrà dire niente.
Chi viene arrestato non dovrà dire niente.
Chi viene arrestato non deve dire niente
inviata da marziaschenetti - 21/9/2023 - 17:13
Ringraziamo Marzia Schenetti per aver inserito tutti brani del suo album Ritratti di donne
CCG/AWS staff - 21/9/2023 - 21:43
Che bella coincidenza questa canzone di Jole. Ho appena finito di leggere il libro Un amore partigiano dedicato proprio a lei.
Ve lo consiglio!
Ve lo consiglio!
Paolo Rizzi - 22/9/2023 - 12:09
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[2021]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Gianfranco Domizi - Marzia Schenetti
Album / Albumi: Ritratti di donne
RITRATTI DI DONNE
2021
- Un posto migliore
- Jin Jiyan Azadì
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- Solo il vero rende liberi [La ballata di Paola Regeni]
- Tutto il bene del mondo
- Con un raggio di sole negli occhi
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- Ascolta ragazzo
- Anche questa volta ragazze c'han fregato
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Roma 19/02/1920
Una trascrizione integrale dell'intervista a Iole Mancini si trova sul primo volume di "Ritratti di Donne" (Marzia Schenetti)