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Santa Agueda

Voltairine De Cleyre
Lingua: Inglese


Voltairine De Cleyre

Lista delle versioni e commenti


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[1898]
Poesia di Voltairine De Cleyre
A poem by Voltairine De Cleyre
Poème de Voltairine De Cleyre
Voltairine De Cleyren runo

Michele Angiolillo (1871-1897)
Michele Angiolillo (1871-1897)
Voltairine De Cleyre (1866-1912)
Voltairine De Cleyre (1866-1912)




A cavallo tra il XIX e il XX secolo, gli anarchici italiani rappresentarono veramente il terrore per i potenti europei; la celebre frase tanto attuale, “non ci lasceremo intimidire”, tanto amata dal magnus di turno che ha ricevuto una scritta sul muro, una letterina o un Duomo di Milano sul naso, non funzionava granché in quell’epoca. Eccome, se si intimidivano; anzi, si cacavano proprio addosso. “E contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via...”; le repressioni feroci in tutta Europa, non di rado, facevano partire l’anarchico deciso a feral vendetta e, in questo, gli anarchici italiani furono veramente in prima fila, una vera e propria “eccellenza italiana”, parafrasando un’espressione anch’essa assai di moda oggigiorno.

Cominciò, probabilmente, Giovanni Passannante con il suo attentato (poco più di una scalfittura) a Umberto I, nel 1878. Poi i nomi più famosi: Sante Caserio, Luigi Lucheni (o Luccheni) e, ovviamente, Gaetano Bresci -colui che a Umberto I fece qualcosina di più di una scalfittura. Re, imperatrici, presidenti francesi caddero sotto i colpi degli anarchici di casa nostra; occorre aggiungere anche un primo ministro spagnolo. Un primo ministro spagnolo?

Il fatto è che, tra tutte queste “eccellenze” anarchiche, questo fatto è probabilmente restato il meno conosciuto. Poiché, come è noto, questo sito si occupa principalmente di storia attraverso canzoni e musica, che tale fatto sia pressoché dimenticato lo si vede anche dal fatto che, andando a cercare canzoni (popolari o d’autore) su questo evento, si rimane a bocca asciutta. Di canzoni su Caserio e su Gaetano Bresci ce ne sono più o meno quante se ne vuole; ma su Michele Angiolillo? Eppure anche lui era anarchico, eppure era anche lui fece fuori un potente, eppure anche lui finì la sua breve vita con una condanna a morte -e visto che s’era in Ispagna, proprio con quel particolare e terribile metodo di esecuzione che era la garrotta, el garrote vil. Niente.

Volendone un po’ parlare, si è dovuto ricorrere quindi all’unico componimento in versi che ne parla: una poesia. La scrisse, nel 1898, una poetessa e attivista anarchica e femminista americana: Voltairine de Cleyre. Così, per sentire un poco parlare del gesto di un anarchico foggiano di ventisei anni, bisogna servirsi di una poesia scritta in inglese poco dopo il fatto, e che -almeno a quanto ne so- non è mai stata né messa in musica, né tradotta in italiano. Il qui presente non può mettere in musica alcunché, ma almeno far conoscere un po’ questa cosa sì. Ma andiamo per ordine.

Antonio Cánovas del Castillo (1828-1897)
Antonio Cánovas del Castillo (1828-1897)
Siamo nel 1896, vale a dire due anni dopo che il fornaio Sante Caserio, anarchico ventenne di Motta Visconti (Milano), ha spedito all’altro mondo -sempre che un altro mondo ci sia- il presidente della Repubblica Francese, Marie François Sadi Carnot, finendo ghigliottinato poco dopo (il sedici di agosto), e quattro anni prima che un altro anarchico italiano, il tessitore Gaetano Bresci, trentunenne di Coiano di Prato (Firenze), decidesse di partire da Paterson, dove era emigrato. In Ispagna, in quel 1896, avvenne uno degli avvenimenti purtroppo tipici di quegli anni: il 7 giugno, una bomba fu gettata a Barcellona durante la processione religiosa del Corpus Domini. Morirono dodici persone, e vi furono 45 feriti gravi. La polizia, ovviamente, attribuì sùbito il grave attentato a un anarchico non identificato (e che non fu mai identificato, peraltro). Il risultato fu, come di consueto, un’ondata di spietata repressione poliziesca contro gli anarchici, i comunisti, i socialisti e i repubblicani spagnoli, tutti nel calderone. Ne seguì il celebre processo del Montjuïc: circa 300 rivoluzionari spagnoli furono imprigionati nella fortezza del Montjuïc (o “Montjuich”), e torturati a ripetizione per estorcere confessioni. La repressione fu ordinata in persona dal primo ministro dell’epoca, Antonio Cánovas del Castillo, leader del “Partito Liberal-Conservatore”, principale autore della restaurazione monarchica in Spagna del 1874 e dichiaratamente fautore della schiavitù dei negri, in particolare quelli cubani. Cuba era ancora una colonia spagnola, l’ultima rimasta nel continente Sudamericano, e Cánovas del Castillo si fece notare per la repressione sanguinosa della ribellione guidata nel 1895 da José Martí.

Dei trecento imprigionati nella fortezza del Montjuïc, ottantasette furono portati a processo, mentre le notizie sulle torture e sulle sevizie inflitte ai prigionieri circolavano vastamente sulla stampa di tutta Europa. In seguito al processo, otto imputati furono condannati a morte, e cinque di essi vennero effettivamente garrottati. Parecchi altri furono condannati a lunghe pene detentive, ed altri ancora deportati nella colonia di Río de Oro, in ciò che adesso è il Sahara Occidentale.

Nato a Foggia il 5 giugno 1871, Michele Angiolillo Lombardi faceva il tipografo,e per lavorare era emigrato in Inghilterra. All’epoca dei fatti del Montjuïc lavorava a Londra alla “Typographia”, un’istituzione poco conosciuta dato che si trattava in realtà della sezione della British Printer’s Union riservata agli emigrati stranieri. Il 30 maggio 1897, Angiolillo, assieme ad almeno altre diecimila persone, prese parte ad una manifestazione, organizzata nella centralissima Trafalgar’s Square, per protestare contro la brutale repressione contro i lavoratori ordinata in Spagna da Cánovas del Castillo. Leader del movimento di opinione era l’anarchico inglese Joseph Perry, e durante la manifestazione ebbero a parlare due personalità anarchiche di tutto rilievo: il cubano Fernando Tarrida del Mármol e Charles Malato, che era francese, ma di antica origine napoletana (suo nonno era stato comandante in capo dell’esercito dell’ultimo Re borbonico di Napoli). Sembra fu proprio Charles Malato a richiedere, dal palco, chi sarebbe stato disposto a vendicare le persone che erano morte sotto il regime di Cánovas.

Dopo la manifestazione, Michele Angiolillo incontrò personalmente due vittime spagnole della repressione, tale Oller e Francisco Gana. Entrambi erano stati imprigionati e torturati al Montjuïc, e presentavano terribili ferite. L’anarchico tedesco Rudolf Rocker, anch’egli presente, ebbe poi a scrivere questa testimonianza:

“Quella sera in cui Gana ci mostrò i suoi arti rattrappiti e le cicatrici lasciate su tutto il suo corpo dalle torture, capimmo che un conto è leggere di queste cose sui giornali, e un altro vedere e sentire di persona che cosa era successo, direttamente dalle vittime. Stavamo lì intorno impietriti, e passarono diversi minuti prima che qualcuno si azzardasse a dire qualche parola d’indignazione. Soltanto Angiolillo non disse nulla. Poco dopo, si alzò in piedi, disse un laconico arrivederci e uscì dalla casa. Fu l’ultima volta che lo vidi.”

L'assassinio di Cánovas del Castillo in un disegno dell'epoca.
L'assassinio di Cánovas del Castillo in un disegno dell'epoca.
Michele Angiolillo si procurò una falsa identità come reporter del giornale “Il Popolo”, assumendo il nome di Emilio Rinaldini. Se Bresci partì da Paterson per recarsi in Italia, Angiolillo partì da Londra per recarsi in Spagna, passando per Parigi e Bordeaux. Una volta giunto a Madrid, apprese che il primo ministro Cánovas del Castillo aveva deciso di andare a passare le acque nella località termale di Santa Águeda (ovvero “Sant’Agata”), vicino a Mondragón nei Paesi Baschi del Guipúzcoa. L’8 agosto 1897, Angiolillo trovò Cánovas tranquillamente seduto su una panchina dello stabilimento termale, e gli sparò facendolo secco all’istante. Alla scena assistette la moglie di Cánovas, che gli urlo: “Assassino! Assassino!”; tranquillo, Angiolillo s’inchinò davanti alla signora e le disse: “Le chiedo perdono, Signora. La rispetto in quanto donna, ma mi dispiace che lei sia stata la moglie di un uomo del genere”.

Al processo che ne seguì immediatamente, Angiolillo dichiarò di non ritenersi un assassino, ma un boia che aveva amministrato la giustizia. Sulla sua vittima, Cánovas del Castillo, ebbe invece a dire, tra le altre cose, che incarnava a perfezione l’avidità della borghesia e la tirannia del potere. Dopo l’assassinio, Angiolillo si fece arrestare senza opporre alcuna resistenza e negò con forza che altri fossero coinvolti nell’attentato; ma esistono prove abbastanza plausibili che un nazionalista portoricano, Ramón Emeterio Betances, avesse fornito assistenza logistica a Angiolillo in Spagna, consegnandogli anche del denaro. Non solo: pare che il primitivo disegno di Angiolillo fosse quello di assassinare due giovani membri della Casa Reale spagnola (tra di essi, l’erede al trono), e che sia stato proprio Betances a dissuaderlo, suggerendogli Cánovas come obiettivo.

Michele Angiolillo, tipografo anarchico foggiano, finì i suoi giorni il 20 agosto 1897, solo dodici giorni dopo il fatto: ancora un giorno del mese di agosto, come Caserio tre anni prima. Fu garrottato nel cortile della prigione di Vergara, nei Paesi Baschi, dal boia ufficiale del Regno di Spagna, Gregorio Mayoral Sendino.

Il garrottamento di Michele Angiolillo (Vergara, 20 agosto 1897).
Il garrottamento di Michele Angiolillo (Vergara, 20 agosto 1897).
In Italia, tale fatto passò generalmente sotto silenzio. Probabilmente, troppo fresca era ancora l’eco della vicenda di Sante Caserio e anche dei successivi moti anti-italiani scatenati in Francia; si tese a tacitare il fatto che, ancora una volta, un anarchico italiano si fosse assunto il compito della vendetta contro un potente. Indi per cui, non esiste nessun componimento che ne parli, almeno a mia conoscenza. In base alle ricerche sinora fatte, però, gli echi dell’attentato a Cánovas del Castillo non si hanno neppure in analoghi componimenti spagnoli. Non è forse un caso che l’unica eco certa, la poesia di Voltairine De Cleyre, provenga dagli Stati Uniti: non soltanto gli Stati Uniti erano il rifugio di tanti e tanti anarchici europei, e segnatamente italiani e spagnoli, ma esisteva anche una particolare situazione politica relativa a Cuba, colonia spagnola che soltanto un anno dopo, con la guerra USA-Spagna, avrebbe ottenuto l’ “indipendenza” (si fa per dire, naturalmente) grazie proprio all’intervento armato americano, e alla disfatta della Spagna. La Spagna, in quel periodo, era nemica naturale degli Stati Uniti, e proprio Cánovas, feroce colonialista, veniva visto come personaggio da abbattere. Sulla stampa statunitense, il gesto di Michele Angiolillo ottenne quindi vasta eco e fu visto generalmente con favore, nonostante si trattasse di un anarchico. Addirittura, il “New York Times” pubblicò la notizia dell’esecuzione di Angiolillo con parole di grande sostegno, affermando che era morto con coraggio, pronunciando la parola “Germinal” seduto sulla garrotta, prima che il boia desse il giro di vite fatale. Il “NYT” specificò anche che la Spagna aveva del tutto occultato la notizia.

Tutto questo, ovviamente, non dovette interessare molto Voltairine De Cleyre (1866-1912), la militante e attivista che Emma Goldman in persona considerava “l’anarchica più dotata e più brillante mai prodotta dall’America”. Fu autrice di cronache, reportages, poesie, saggi politici e teorici, fautrice dell’azione diretta e portatrice di un femminismo radicale. Per Voltairine De Cleyre, soltanto l’azione diretta era uno strumento veramente efficace per la rivoluzione sociale; fu per questo che si fece promotrice di un “Anarchismo senza aggettivi”.

Abbiamo parlato di canzoni, o meglio di possibili e introvabili canzoni sul gesto, oramai semidimenticato, di Michele Angiolillo. Tra i gesti individualisti, non è stato sicuramente quello più gettonato, sebbene paia che il suo “Germinal!” finale abbia perlomeno contribuito a far sì che diventasse un nome che non pochi genitori di fede anarchica o socialista abbiano dato, in quel periodo, ai propri figli (non ho figli, ma ammetto che un ipotetico “Germinal Venturi” non mi sarebbe dispiaciuto; e, se fosse stata una figlia, perché no, una Emma Voltairine…). Eppure, una pur flebile eco sembra esistere, per quanto riguarda la musica: la band black metal Dawn Ray’d di Liverpool, dichiaratamente anarchica e antifascista (una notevole eccezione nel mondo black metal) ha preso il proprio nome proprio da un verso della poesia di Voltairine De Cleyre dedicata a Michele Angiolillo.

Termina così questa pagina dedicata a Michele Angiolillo e alla sua vendetta. Tra breve intraprenderò la traduzione della poesia di Voltairine de Cleyre, che non è semplice. La speranza, neanche tanto malcelata, è che, prima o poi, sulla sua base, anche Michele Angiolillo abbia la sua canzone, con oltre un secolo di ritardo. [RV]

angiogermi
(Where the torturer Canovas breathed his last.)

Santa Agueda, thou that wast accursed
With presence of a demon dressed in Man,
Blessed art thou, for on thy stones there ran
The vampire blood from bitter torture nursed;
Along thy streets there flashed the lightning-burst,
“Delivered!” flaming on from eye to eye,
Though lips said “killed,” and all thy gateways hearsed
In lying black, made mourning mockery.
Blessed art thou! From thee went forth the cry,
“Vengeance yet loves, Renunciation hates,
And justice smites: the torturer shall die;”
Across his path the steel-nerved slayer waits
“And both shall burn together,” — one in light
Of unconsuming hell and reddened night;
And one with feet on hell and brow dawn-rayed, pure white.

Philadelphia, August, 1898.

inviata da Riccardo Venturi - 13/9/2023 - 20:37




Lingua: Italiano

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 14-9-2023 00:08



Santa Águeda

(Ove il torturatore Cánovas esalò l’ultimo respiro.)

Santa Águeda, tu che fosti maledetta
Dalla presenza d’un Dèmone in veste d’uomo,
Sii benedetta, poi che sulle tue pietre scorse
Sangue vampiresco nutrito d’amara tortura;
Per le tue strade balenò tonante il fulmine,
“Colpito!”, da un occhio all’altro prorompendo;
E pur se dissero le labbra: “Assassinato!”, pur se tutte
Le tue porte le attraversò un funebre carro
Di nero rivestito, quel lutto ebbe un che di beffardo.
Sii benedetta! Da te un grido si fe’ avanti:
“Eppur la vendetta è amore! Odio è rinunciarvi!
E batte la giustizia: morrà il torturatore!”.
Pel suo sentiero attende, co’ suoi nervi d’acciaio,
L’uccisore; “Entrambi bruceranno assieme”, uno
Nella luce d’inferno inestinguibile, e della notte
Infocata; e l’altro co’ piedi sovra quell’inferno,
Con la candida fronte illuminata da’ raggi dell’alba.

Filadelfia, agosto 1898.

14/9/2023 - 00:09




Lingua: Francese

Version française - SANTA AGUEDA – SAINTE AGATHE – Marco Valdo M.I. - 2023
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi
d’une poésie Santa Agueda de Voltairine de Cleyre - 1898

MICHELE ANGIOLILLO  face au Conseil de Guerre - 1897
MICHELE ANGIOLILLO face au Conseil de Guerre - 1897


À cheval entre les XIXe et XXe siècles, les anarchistes italiens représentèrent véritablement la terreur pour les puissants européens ; la célèbre phrase "nous ne nous laisserons pas intimider", tant aimée du magnus de service qui a reçu un écrit sur le mur, une petite lettre ou une cathédrale de Milan sur le nez, ne fonctionnait pas beaucoup à l'époque. Et comment qu’ils étaient intimidés ? En fait, ils se chiaient dessus. "Et contre les rois et les tyrans éclatait dans la rue..." ; les répressions féroces, pas rarement, dans toute l'Europe faisaient partir l’anarchiste décidé à une vendetta sauvage et, en cela, les anarchistes italiens furent vraiment au premier rang, une véritable "excellence italienne", pour paraphraser une expression qui est elle aussi très à la mode aujourd'hui.

Commença, probablement, Giovanni Passannante et son attentat (à peine plus qu'une égratignure) contre Umberto I en 1878. Puis les noms les plus fameux : Sante Caserio, Luigi Lucheni (ou Luccheni) et, évidemment, Gaetano Bresci - celui qui fit un peu plus qu'une égratignure à Umberto Ier. Rois, impératrices, présidents français sont tombés sous les coups des anarchistes de chez nous ; il faut y ajouter aussi un premier ministre espagnol. Un premier ministre espagnol ?

Le fait est que, parmi toutes ces "excellences" anarchistes, ce fait est probablement resté le moins connu. Puisque, comme on le sait, ce site traite principalement de l'histoire à travers des chansons et de la musique, qu’un tel fait soit presque oublié on el voit aussi par le fait que, lorsqu'on cherche des chansons (populaires ou d'auteur) sur cet événement, on reste les mains vides. Des chansons sur Caserio et Gaetano Bresci, il y en a plus ou moins autant qu’on en veut, mais sur Michele Angiolillo ? Et pourtant, lui aussi était anarchiste, lui aussi élimina un puissant, et pourtant lui aussi finit sa courte vie par une condamnation à mort - et vu que c’était en Espagne, avec cette méthode d'exécution particulière et terrible qu'était la garrotte ou le garrot, « el garrote vil ». Rien.

Voulant en parler un peu, on a dû donc recourir à la seule composition en vers qui en parle : un poème. L’a écrit une poétesse et militante anarchiste et féministe américaine, Voltairine de Cleyre. Ainsi, pour entendre un peu parler du geste d'un anarchiste de vingt-six ans de Foggia, il faut se servir d’un poème écrit en anglais peu après le fait, et qui - du moins à pour ce qu’on en sait - n'a jamais été mis en musique ni traduit en italien. Le présent ne peut rien mettre en musique, mais au moins le faire connaître un peu. Mais procédons par ordre.

Nous sommes en 1896, deux ans après que le boulanger Sante Caserio, un anarchiste de vingt ans de Motta Visconti (Milan), a envoyé le président de la République française, Marie François Sadi Carnot, dans l'autre monde - si tant est qu'il y ait un autre monde, finissant guillotiné peu après (le 16 août), et quatre ans avant qu'un autre anarchiste italien, le tisserand Gaetano Bresci, 31 ans, de Coiano di Prato (Florence), décide de quitter Paterson, où il était émigré. En Espagne, en ce 1896, advint l'un des événements malheureusement typiques de ces années : le 7 juin, une bombe est lancée à Barcelone lors de la procession religieuse du Corpus Domini. Moururent douze personnes et il y eut 45 blessées graves. La police, évidemment, a immédiatement attribué ce grave attentat à un anarchiste non identifié (qui par ailleurs ne fut jamais identifié). Le résultat fut, comme d'habitude, une vague de répression policière impitoyable contre les anarchistes, les communistes, les socialistes et les républicains espagnols, tous dans le chaudron.

Il s'ensuivit le célèbre procès de Montjuïc : environ 300 révolutionnaires espagnols furent emprisonnés dans la forteresse de Montjuïc (ou "Montjuich") et torturés à répétition pour extorquer des confessions. La répression a été ordonnée en personne par le premier ministre de l'époque, Antonio Cánovas del Castillo, chef du "Parti libéral-conservateur", principal auteur de la restauration monarchique en Espagne en 1874 et partisan déclaré de l'esclavage des Noirs, en particulier des Cubains. Cuba était encore une colonie espagnole, la dernière restante du continent sud-américain, et Cánovas del Castillo s'est illustré par la répression sanglante de la rébellion menée par José Martí en 1895.

Sur les trois cents détenus de la forteresse de Montjuïc, quatre-vingt-sept furent jugés, tandis que les récits des tortures et des sévices infligés aux prisonniers circulaient largement dans la presse de toute l'Europe. À l'issue du procès, huit accusés sont condamnés à mort et cinq d’entre eux furent effectivement garrottés. Plusieurs autres ont été condamnés à de longues peines de prison et d'autres encore ont été déportés vers la colonie de Río de Oro, dans l'actuel Sahara occidental.

Né à Foggia le 5 juin 1871, Michele Angiolillo Lombardi était imprimeur et avait émigré en Angleterre pour y travailler. À l’époque des faits de Montjuïc, il travaillait à Londres à la "Typographia", une institution peu connue puisqu'il s'agissait en fait de la section de la British Printer's Union réservée aux émigrants étrangers. Le 30 mai 1897, Angiolillo, avec au moins dix mille autres personnes, participa à une manifestation organisée au centre de Trafalgar's Square pour protester contre la répression brutale des travailleurs ordonnée en Espagne par Cánovas del Castillo. Le leader du mouvement d'opinion était l'anarchiste anglais Joseph Perry, et deux anarchistes de premier plan prirent la parole au cours de la manifestation : le Cubain Fernando Tarrida del Mármol et Charles Malato, qui était français mais d'ancienne origine napolitaine (son grand-père avait été commandant en chef de l'armée du dernier roi Bourbon de Naples). Apparemment, ce fut Charles Malato qui demanda, depuis la scène, qui serait disposé à venger les personnes mortes sous le régime de Cánovas.

Après la manifestation, Michele Angiolillo a rencontré personnellement deux victimes espagnoles de la répression, un certain Oller et Francisco Gana. Tous deux avaient été emprisonnés et torturés à Montjuïc, et souffraient de terribles blessures. L'anarchiste allemand Rudolf Rocker, qui était également présent, a écrit plus tard ce témoignage :

"Ce soir-là, lorsque Gana nous a montré ses membres rétrécis et les cicatrices laissées sur tout son corps par la torture, nous avons compris que c'était une chose de lire ces choses dans les journaux, et une autre de voir et d'entendre en personne ce qui s'était passé, directement des victimes. Nous sommes restés pétrifiés et plusieurs minutes se sont écoulées avant que quelqu'un ne se hasarde à dire quelque mot d'indignation. Seul Angiolillo ne dit rien. Peu après, il s'est levé, a dit un au revoir laconique et a quitté la maison. C'est la dernière fois que je le vis".

Michele Angiolillo se procura une fausse identité de reporter pour le journal "Il Popolo", sous le nom d'Emilio Rinaldini. Si Bresci quitte Paterson pour se rendre en Italie, Angiolillo quitta Londres pour se rendre en Espagne, en passant par Paris et Bordeaux. Une fois à Madrid, il apprit que le Premier ministre Cánovas del Castillo avait décidé d'aller passer les eaux à la station thermale de Santa Águeda (ou "Sainte Agathe"), près de Mondragón, dans le Pays basque de Guipúzcoa. Le 8 août 1897, Angiolillo trouve Cánovas tranquillement assis sur un banc de la station thermale et le tue sur le coup. La femme de Cánovas assiste à la scène et lui crie : "Assassin ! Assassin !"; calmement, Angiolillo s'incline devant la dame et lui dit : "Je vous demande pardon, Madame. Je vous respecte en tant que femme, mais je regrette que vous ayez été l'épouse d'un tel homme".

Lors du procès qui suivit immédiatement, Angiolillo déclara qu'il ne se considérait pas comme un assassin, mais comme un bourreau qui avait administré la justice. Au sujet de sa victime, Cánovas del Castillo, il dit, entre autres choses, qu'il incarnait parfaitement l’avidité de la bourgeoisie et la tyrannie du pouvoir. Après l'assassinat, Angiolillo se fit arrêter sans résistance et nia avec force que d'autres fussent impliqués dans la tentative d'assassinat ; mais il existe des preuves tout à fait plausibles qu'un nationaliste portoricain, Ramón Emeterio Betances, avait fourni une assistance logistique à Angiolillo en Espagne, allant même jusqu'à lui remettre de l'argent. Non seulement, il semble que le dessein initial d'Angiolillo était d'assassiner deux jeunes membres de la maison royale espagnole (parmi eux, l'héritier du trône), et que c'est justement Betances qui l'en a dissuadé, en suggérant Cánovas comme objectif. Michele Angiolillo, imprimeur anarchiste de Foggia, finit ses jours le 20 août 1897, douze jours seulement après les faits : encore un jour du mois d'août, comme Caserio trois ans plus tôt. Il fut garrotté dans la cour de la prison de Vergara, au Pays basque, par le bourreau officiel du Royaume d'Espagne, Gregorio Mayoral Sendino.

En Italie, ce fait passa généralement sous silence. Probablement, l'écho de l'affaire Sante Caserio et des émeutes anti-italiennes qui suivirent en France était encore trop frais ; on tendit à taire le fait qu'une fois de plus, un anarchiste italien avait pris sur lui la tâche de se venger d'un puissant. C'est pourquoi il n'y a pas de composition à ce sujet, du moins à ma connaissance. D'après les recherches effectuées jusqu'à présent, les échos de l'attentat contre Cánovas del Castillo ne se retrouvent même pas dans des poèmes espagnols similaires. Ce n'est peut-être pas un hasard si le seul écho certain, le poème de Voltairine De Cleyre, provienne des États-Unis : non seulement les États-Unis étaient le refuge de tant et tant d’anarchistes européens, et en particulier d'Italiens et d'Espagnols, mais il y avait aussi une situation politique particulière à Cuba, une colonie espagnole qui, seulement un an plus tard, avec la guerre américano-espagnole, obtiendrait l'"indépendance" (façon de parler, bien sûr) grâce à l'intervention armée américaine et à la défaite de l'Espagne. L'Espagne, à l'époque, était l'ennemie naturelle des États-Unis, et Cánovas, un colonialiste acharné, était vu comme une figure à abattre.

Dans la presse américaine, le geste de Michele Angiolillo a donc été largement répercuté et généralement perçu favorablement, noobstant qu’il s’agissait d’un anarchiste. Le "New York Times" a même publié la nouvelle de l'exécution d'Angiolillo avec des mots de soutien, affirmant qu'il était mort courageusement, en prononçant le mot "Germinal" assis sur la garrotte, avant que le bourreau ne lui donne le tour de vis fatal. Le "NYT" précisa également que l'Espagne avait complètement étouffé l'affaire.

Tout cela, évidemment, ne devait pas beaucoup intéresser Voltairine De Cleyre (1866-1912), la militante et activiste qu'Emma Goldman elle-même considérait comme "l'anarchiste la plus douée et la plus brillante que l'Amérique ait jamais produite". Autrice de chroniques, de reportages, de poèmes, d'essais politiques et théoriques, défenseuse de l'action directe et porteuse d'un féminisme radical. Pour Voltairine De Cleyre, seule l'action directe était un outil véritablement efficace de révolution sociale ; ce fut pour cela qu’elle se fit promotrice d’un "anarchisme sans adjectif".

Nous avons parlé de chansons, ou plutôt de chansons possibles et introuvables, sur le geste à moitié oublié de Michele Angiolillo. Parmi les gestes individualistes, ce n'était certainement pas le plus populaire, même s'il semble que son "Germinal !" final ait au moins contribué à en faire un prénom que pas mal de parents anarchistes ou socialistes ont donné à leurs enfants à l'époque (je n'ai pas d'enfants, mais j'avoue qu'un hypothétique "Germinal Venturi" ne m'aurait pas déplu ; et, si ce fut une fille, pourquoi pas, une Emma Voltairine...). Pourtant, un écho, même ténu, semble exister, en ce qui concerne la musique : le groupe de black metal Dawn Ray'd, basé à Liverpool, ouvertement anarchiste et antifasciste (une exception notable dans le monde du black metal), a tiré son nom d'un vers du poème de Voltairine De Cleyre dédié à Michele Angiolillo.

Ainsi se termine cette page consacrée à Michele Angiolillo et à sa vengeance. J'entreprendrai prochainement la traduction du poème de Voltairine de Cleyre, ce qui n'est pas chose aisée. L'espoir, pas si mal dissimulé, est que, tôt ou tard, Michele Angiolillo aura lui aussi sa chanson, avec plus d'un siècle de retard. [RV]
SANTA AGUEDA – SAINTE AGATHE

Sainte Agathe, toi que maudit
La présence d’un démon en homme travesti,
Bénie sois-tu, car coula sur tes pierres
Le sang du vampire nourri de tortures amères ;
Le long de tes rues, l'éclair a éclaté,
"Touché !", d'un œil à l'autre, traversé,
Bien que tes lèvres aient dit "tué", et que toutes tes portes
Tendues de noir, faisaient une moquerie grimaçante.
Bénie sois-tu ! le cri partit de toi :
"La vengeance aime, le renoncement hait,
Et la justice frappe : le tortionnaire mourra ;"
Sur son chemin, le tueur aux nerfs d'acier se tait.
"Et tous deux brûleront ensemble », unis dans la lumière
L'un dans la nuit rouge et l’inconsommable enfer ;
L’autre, le front clair et les pieds posés sur l'enfer.

Philadelphie, Août 1898.

inviata da Marco Valdo M.I. - 17/9/2023 - 18:43




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