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Pensieri da un Crocifisso

Davide Giromini
Lingua: Italiano


Davide Giromini

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Live Aleksandrinskij Teatr, San Pietroburgo, 2019


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[2007/08]
(Giromini)
Album: 2076: Il ritorno di Kristo [Apuamater Cyberfolk] - Brano 17

2076: Il ritorno di Kristo

In questo concept album si racconta la storia laica e fantastica di un Cristo qualunque che per comodità chiameremo K.
K. inizia la sua predicazione nel 2076, anno in cui l'uomo sarà ormai mediaticamente alienato: la sua vita sarà infatti completamente delegata ad uno schermo e la sua identità relegata in una comunità virtuale, gestita da un grande server chiamato Radio Vaticana. Dopo una breve riflessione K. Decide di partire per l'Europa con un gruppo musicale chiamato “K. And the new partizans” e fondare una nuova corrente con il nome di “Cyberfolk”. Il gruppo diventa famoso in tutto il mondo e crea milioni di proseliti e gruppi che si dedicano al cyberfolk. Il loro tour si concluderà a Roma con un grande happening dove K. Manifesterà al suo pubblico in una canzone l'intento di occupare la Radio Vaticana. Dopo qualche giorno si ritroveranno barricati dentro gli studi di questo grande server e inizieranno a trasmettere il messaggio di K. di presa di distanza dalla storia della chiesa. Assediati dall'esercito e traditi da un componente del gruppo, K. Verrà messo in croce di nuovo. La storia finisce con il delirio onirico agonizzante di K. Il manager Paolo venderà la figura di K. alle generazioni future, attraverso la comunità virtuale che K. stesso combatteva, creando un nuovo mito alienato.

Questa storia trae ispirazione dalle pagine de “Il grande inquisitore” dell'opera “I fratelli Karamazov” di F. Dostoevskij e dal libro di Corrado Augias e Mauro Pesce “Inchiesta su Gesù”. Il termine Cyberfolk è già stato usato da studiosi e musicisti in diverse accezioni. Per noi è un genere musicale che si basa sull'uso di strumenti acustici “filtrati e plastificati” attraverso software in fase di registrazione.
Il grande merito della produzione di questo CD va a Gabriele D'Ascoli che ha mixato e arrangiato nell'arco di un anno il materiale grezzo da me registrato. Ci scusiamo con tutti coloro che avrebbero dovuto partecipare e rimandiamo la collaborazione al prossimo album.
Nel cyberfolk etica ed estetica si fondono con sperimentazione e disgusto.

Davide Giromini.


Kristo alla fisa.
Kristo alla fisa.
2076: La "cattiva novella" di Davide Giromini & ko.
di Riccardo Venturi

L'anno è il 2076.

Curiose, le storie ambientate nel futuro; quando, negli anni '70, leggevo magari qualche racconto di fantascienza ambientato nel 2008, o anche ben prima, mi sembrava tanto lontano ma avevo comunque coscienza che ci sarei stato; nel 2076, invece, è assai improbabile che sia ancora vivo. Dovrei avere centotredici anni; certo, tutto è possibile.

Nel 2076 comincia la storia del concept album degli Apuamater, che da “Indiesfolk” si sono per l'occasione trasmutati in “Cyberfolk”; a Davide Giromini e alla sua band si sono per l'occasione aggiunti il “piccolo re del rock” Marco Rovelli e i Kobayashi; ma ci sono anche Fabio Ghelli (l'autore di “Cara Laura”), Lavinia Mancini, ed altri ivi compresi “il cane Yun e gli uccelli di Ficola” (gli uccelli di Ficola mi ricordano vagamente la passera scopaiola di Lupo Alberto, ma tant'è!)

Nel 2076, secondo Giromini & company, l'uomo sarà “mediaticamente alienato”; e si comincia immediatamente a capire quanto questo duemilasettantasei adombri gli anni attuali. La vita dell'uomo è completamente delegata ad uno schermo, e la sua identità relegata ad una comunità virtuale (ogni riferimento a robe tipo “Second Life” o “Facebook” sembra tutt'altro che casuale). Tale comunità virtuale planetaria è gestita da un grande server chiamato “Radio Vaticana”.

Qui iniziano le vicende, o meglio la “storia laica e fantastica” di un Cristo qualunque, chiamato per comodità “K.” “Kristo si trova solo nel titolo dell'album; nelle canzoni viene chiamato solo “K.”, proprio come il K. di Kafka; ed anche qui ritengo che la cosa sia nient'affatto casuale. K. inizia a predicare dopo una breve riflessione filosofica affidata alla canzone introduttiva, “Dalla croce”. Questo K. qualunque è dunque anche il gesù cristo che ci guarda da due millenni dal suo atroce strumento di tortura e di morte. Incarnandosi in un uomo qualunque, decide finalmente di (ri)scendere sulla terra per dare una singolare aggiustatina al suo pensiero.

Il suo primo atto è lanciare un accorato sfogo contro la società “mediaticamente alienata”; lo fa con la seconda canzone, intitolata con squisita ironia “Canzone per Lindo”. Sebbene il “reduce” Ferretti non vi sia esplicitamente nominato (a parte nel titolo, ovviamente), non è difficile scorgere nello sfogo di K. un riferimento ben preciso all'ex “CCCP fedele alla linea” diventato poi filo-ratzingeriano e ultras cattolico. “Mistici mercanti e musici prostrati” sembra una definizione perfetta per lo spiritato Lindo che va a farsi interrogare con aria aureolata da Giuliano Ferrara. Ma quant'è vicino questo 2076...

Finalmente K. incontra gli apostoli, che senza preamboli e brutalmente nient'altro sono che “dodici stronzi”. Assieme intendono conquistare il mondo, niente di meno. Prendono prima in considerazione di farlo attraverso una rivoluzione violenta, dato che le rivoluzioni “non violente” sono un perfetto bluff; poi, invece, decidono di servirsi della musica fondando un gruppo “cyberfolk” chiamato, significamente, “K. and the new partizans”, K. e i nuovi partigiani. Propongono quindi nient'altro che una resistenza, ma pienamente attiva. Non una “resistenza” di conservazione o di difesa, ma di offesa, di attacco. E' l'argomento della terza canzone.

A questo punto è necessario specificare che cosa sia il “cyberfolk”. Il termine non lo ha inventato Davide Giromini per questo album, è già esistente; ma nell'accezione “girominiana” si tratta di un “genere musicale che si basa sull'uso di strumenti acustici filtrati e plastificati attraverso software in fase di realizzazione”. L'album è quindi in gran parte il prodotto di particolari tecniche di mixaggio affidate a Gabriele D'Ascoli (ricordiamo che la compagna di quest'ultimo, Micaela Guerra, è la vocalist femminile del gruppo).

Dopo una “presentazione” di due degli apostoli-stronzi, San Pietro e San Giovanni, K. and the new partizans partono per un tour europeo: la “buona novella”, alla quale Kristo stavolta partecipa in prima persona, avviene con un mezzo adeguato all'epoca: un aeroplano affidato ad un esperto pilota, uno che di voli arcangelici se ne doveva intendere: tale “Gabriel”. Dall'aeroplano vengono diffuse dai cieli canzoni che invitano gli uomini ad uscire dagli schemi nei quali hanno chiuso la loro esistenza. Ora che ci penso, anche questa mi sembra una cosetta per la quale non c'è molto da aspettare il 2076. E' il sesto pezzo, “Il volo di Gabriel”; ma già si profila all'orizzonte Paolo. Quello che organizzerà, normalizzerà, ridurrà tutto a forma e obbedienza. Un personaggio endemico in tutte le rivoluzioni. Così come l' “Oscuro Giuda”, colui che tradirà.

La rivoluzione di K. ha successo: lui e i suoi “nuovi partigiani” divengono famosi in tutto il mondo e, come ultima data del tour, si ritrovano ad un grande happening dove si incontrano tutti i gruppi cyberfolk del mondo che via via si sono andati formando. Lo happening si svolge ovviamente a Roma, che torna ad essere centro del mondo; viene annunciata finalmente l'occupazione della Radio Vaticana, ovvero del centro di irradiazione globale dell'alienazione. E' il nono brano, assolutamente centrale, “Al festival Cyberfolk di Roma 7”. Sia il titolo che la canzone sono ispirati ad una vecchia canzone di Ivan Graziani, “Al festival slow folk di B-Milano”.

K. e i suoi compagni occupano la radio e vi si asserragliano dentro, iniziando a trasmettere e a diffondere per tutto il mondo il loro messaggio universale di liberazione (“Radiovaticanalibera”). Ma la reazione del potere e dello stato non tarda ad arrivare, ed arriva nel modo consueto: polizia e repressione. Una repressione tesa a ristabilire non tanto un dominio “politico”, ché la “politica” ha da tempo cessato di esistere: piuttosto, un assoluto dominio culturale, la vera e più efficace base dell'asservimento, della standardizzazione, dell'omologazione, dello spegnimento. Ciò avviene nell'undicesimo brano, “Fragole e sangue” (titolo evidentemente ripreso dall'omonimo film). La canzone è abbinata alla recitazione di una poesia di Marco Rovelli scritta sulla morte di Carlo Giuliani (anch'egli, probabilmente, un K.)

Assediati dalla polizia e dall'esercito, e traditi da un compagno (vi lascio indovinare chi), K. e i suoi partigiani soccomberanno inevitabilmente. E come può soccombere Kristo, se non finendo di nuovo in croce? Al suo posto, al suo eterno posto. In croce, K. sviluppa un “delirio onirico” affidato alle ultime canzoni: gli appare Enea, gli appaiono Giuseppe e Maria, interviene il Tito Andronico di Shakespeare e, infine, la “Nova Lux”. Nel frattempo, Paolo comincia il suo solito sporco gioco, quello già fatto una ventina di secoli fa: vende la figura di K(risto) alle generazioni future servendosi della stessa comunità virtuale che K. aveva inteso combattere, e creando un nuovo mito alienato. Vale a dire, una nuova chiesa. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole in quel famoso 2076.

Se “Apuamater” era stato, secondo la definizione di Francesco Senia, un “album necessario”; se “Delirio e castigo” aveva reso più arduo l'ascolto, stavolta questo concept “cyberfolk” è senz'altro ancor meno immediato. L'ho trovato musicalmente ineccepibile, con almeno due pezzi del tutto trascinanti (“Fragole e sangue” e “Al festival cyberfolk di Roma 7”), ma con altri oscuri come i frammenti di Eraclito. Sicuramente da ascoltare molte, molte volte per “captarlo” interamente, per entrare nei recessi in cui Davide Giromini spinge ad entrare con la sua scrittura non semplice. Ma la storia di base è chiara: la lotta per una vera liberazione si gioca su piani che non hanno più niente a che vedere con quelli tradizionali. L'unica “tradizione” che non muore è quella della repressione e della normalizzazione basate da un lato sulla violenza poliziesca e, dall'altro, su fandonie di vario genere (religiose, musicali, culturali). La rivoluzione, persino quella di “Kristo”, è destinata a fallire nel tradimento e, soprattutto, in coloro che se ne impossessano per perpetuare il gioco di sempre. Ciononostante, farla o anche semplicemente pensare a farla è l'unico moto di sopravvivenza che ci resta. Hanno ammazzato K., K. è vivo; e i morti sono loro.
Tornato ad esplodere dalle troppe dimore di dio,
Dalle troppe candele accese, da preghiere già vecchie duemila anni fa
Son stufo di questo odore e di questo silenzio.

Smettete di santificare ogni papa assassino
E succhiare il potere, usurai affamati di oro zecchino
Vampiri in un piatto di vene

Le mie mani inchiodate sono stanche,
Rimuovetemi dalle vostre stanze, e dalle TV,
Sennò scendo giù!

Come Socrate occulterò alla storia la mia carica sessuale
E il mio sguardo feroce a un padre che è pieno di boria,
Sta sempre nel cielo per farsi pregare

Non parlate di scienza, e coi vostri proseliti usate un po’ più di prudenza,
Ci son troppi pazzi in giro pronti a impugnare la spada
O infilare il cilicio in un’altra crociata

I miei piedi legati fanno male,
Rimuovetemi dalle stanze d’ospedale, e dalle TV,
Sennò scendo giù!

La mia testa continua a sanguinare,
Questo sangue non è vino che ti può salvare!

inviata da Riccardo Venturi - 10/9/2023 - 11:18




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