Tutto nella fabbrica è silenzio
Angolo morto
Inerte metallo che attende
Nell'astratta geometria
Di un movimento sospeso
Le lampade della sera
Disegnano e dissolvono
Grandi ombre sulle pareti
Restituendo smisurati
I contorni degli operai
Che siedono ai tavoli della mensa
Poi uno
Sottovoce
Prende a parlare
Con lenta meridionale cadenza
Come di pietra che affonda
Aprendo cerchi immensi
Negli stagni del cuore
"Queste mani", dice
"Rivolteranno un giorno
La terra del nostro paese
Trasformando in luce
L'acqua della fatica
Che oggi ci segna la fronte"
E intanto che parla
Crollano intorno i muri
E gli occhi di chi ascolta
Si fanno di vento
D'orizzonte di pianura
"Costruiremo case"
Continua un'altro
Con la voce pesante della gente di valle
"E saranno per tutti
Perché scompaia
L'insulto delle borgate di stracci
Che ci feriscono gli anni"
"Poi le campagne"
Fa quello dagli occhi ridenti
Che chiamano il contadino
"Senza recinti e senza padroni
Con il nostro lavoro torneranno a fiorire
Come la terra comanda"
"E le fabbriche"
L'interrompe uno dai bianchi capelli
Ma vigoroso ancora
"Queste fabbriche che ci incatenano
E sono la macina ripetuta
Che ci sbriciola la vita
Con la forza delle nostre braccia unite
Si trasformeranno nella gioia
D'una ricchezza condivisa
Che si chiama libertà"
"Perché"
Conclude solenne come un giuramento
Quello che raramente parla, ma tutti ascolta
"Quando le fabbriche saranno nostre
E i campi e le case
E la terra e il vento
Allora dico
Sarà bello nascere in questo paese
E nascere non per morire
Ma per vivere finalmente"
Angolo morto
Inerte metallo che attende
Nell'astratta geometria
Di un movimento sospeso
Le lampade della sera
Disegnano e dissolvono
Grandi ombre sulle pareti
Restituendo smisurati
I contorni degli operai
Che siedono ai tavoli della mensa
Poi uno
Sottovoce
Prende a parlare
Con lenta meridionale cadenza
Come di pietra che affonda
Aprendo cerchi immensi
Negli stagni del cuore
"Queste mani", dice
"Rivolteranno un giorno
La terra del nostro paese
Trasformando in luce
L'acqua della fatica
Che oggi ci segna la fronte"
E intanto che parla
Crollano intorno i muri
E gli occhi di chi ascolta
Si fanno di vento
D'orizzonte di pianura
"Costruiremo case"
Continua un'altro
Con la voce pesante della gente di valle
"E saranno per tutti
Perché scompaia
L'insulto delle borgate di stracci
Che ci feriscono gli anni"
"Poi le campagne"
Fa quello dagli occhi ridenti
Che chiamano il contadino
"Senza recinti e senza padroni
Con il nostro lavoro torneranno a fiorire
Come la terra comanda"
"E le fabbriche"
L'interrompe uno dai bianchi capelli
Ma vigoroso ancora
"Queste fabbriche che ci incatenano
E sono la macina ripetuta
Che ci sbriciola la vita
Con la forza delle nostre braccia unite
Si trasformeranno nella gioia
D'una ricchezza condivisa
Che si chiama libertà"
"Perché"
Conclude solenne come un giuramento
Quello che raramente parla, ma tutti ascolta
"Quando le fabbriche saranno nostre
E i campi e le case
E la terra e il vento
Allora dico
Sarà bello nascere in questo paese
E nascere non per morire
Ma per vivere finalmente"
inviata da Alberto Scotti - 17/8/2023 - 12:39
×
[1976]
Il dovere di cantare / The Duty of Singing / Le devoir de chanter / Laulamisen velvollisuus
Testi di Giulio Stocchi recitati dall'autore
Poems by Giulio Stocchi recited by the authour
Poèmes de Giulio Stocchi récités par l'auteur
@ DIVERGO DVAE 006 Produzioni d'Essai
Il canto LIV o l’educazione sentimentale
Siamo venuti a prendervi per mano
A Pablo Neruda vivo
Dove nasce la poesia dove nasce la gioia
Il canto XLVIII o Abu Askar
A Carole che è l'acqua
A Carole che è la terra
A Carole che è il vento
Nella fabbrica occupata
Lettera ad ognuno o a tutti i miei compagni
Orazione funebre in memoria di Francisco Franco Bahamonde