Un jour il me prit l'envie d'y aller me promener,
Sur les frontières d'Italie j'abandonne mon armée.
Je pris tout mon équipage, ma giberne et mon fusil,
Aussi trois paquets de cartouches pour rejoindre mon pays.
Mais tout en suivant ma route je me suis bien égaré,
Trois beaux grenadiers de la garde sont venus pour m'arrêter.
Arrête, dragon, arrête, montre-nous ta permission !
Dessus l'ordre du capitaine nous allons t'mettre en prison.
Malgré votre capitaine et aussi ses officiers
Vous en aurez bien de la peine à m'y faire prisonnier !
Je sortis là mon grand sabre et j'en mis deux à la mort,
Le troisième, perdant courage, s'en fut plaindre au grand-major.
Le grand-major en colère me dit: Dragon, mon ami,
Rends-toi car il te faut t'y rendre, rends-toi car je te le dis !
Auparavant de m'y rendre j'y ferai tous mes efforts,
J'ai des armes pour me défendre prenez garde z'a ma mort.
Sur les frontières d'Italie j'abandonne mon armée.
Je pris tout mon équipage, ma giberne et mon fusil,
Aussi trois paquets de cartouches pour rejoindre mon pays.
Mais tout en suivant ma route je me suis bien égaré,
Trois beaux grenadiers de la garde sont venus pour m'arrêter.
Arrête, dragon, arrête, montre-nous ta permission !
Dessus l'ordre du capitaine nous allons t'mettre en prison.
Malgré votre capitaine et aussi ses officiers
Vous en aurez bien de la peine à m'y faire prisonnier !
Je sortis là mon grand sabre et j'en mis deux à la mort,
Le troisième, perdant courage, s'en fut plaindre au grand-major.
Le grand-major en colère me dit: Dragon, mon ami,
Rends-toi car il te faut t'y rendre, rends-toi car je te le dis !
Auparavant de m'y rendre j'y ferai tous mes efforts,
J'ai des armes pour me défendre prenez garde z'a ma mort.
inviata da Riccardo Venturi - 31/5/2023 - 12:34
Lingua: Italiano
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 31-5-2023 12:39
Riccardo Venturi, 31-5-2023 12:39
Il disertore
Un giorno m’è presa voglia di farmi una passeggiata,
Alle frontiere d’Italia abbandono la mia armata.
Ho preso tutto l’equipaggiamento, la giberna e il fucile,
E anche tre pacchetti di cartucce per tornarmene al paese.
Però cammin facendo, mi son proprio smarrito:
Tre bei granatieri della guardia son venuti a arrestarmi.
Fermo, dragone, fermo! Facci vedere il tuo permesso!
Per ordine del capitano ti sbatteremo in prigione.
‘Mportasega del capitano, e anche dei suoi ufficiali,
Non avrete vita facile per farmi prigioniero !
Ho sguainato il mio sciabolone e ne ho fatti fuori due,
Il terzo se l’è fatta sotto e è andato a frignare dal maggiore.
Il maggiore m’ha detto incazzato: O dragone, amico mio,
Arrenditi perché devi, arrenditi perché te lo ordino !
Piuttosto che arrendermi, mi sforzerò come posso:
Ho armi per difendermi, state attenti ad ammazzarmi.
Un giorno m’è presa voglia di farmi una passeggiata,
Alle frontiere d’Italia abbandono la mia armata.
Ho preso tutto l’equipaggiamento, la giberna e il fucile,
E anche tre pacchetti di cartucce per tornarmene al paese.
Però cammin facendo, mi son proprio smarrito:
Tre bei granatieri della guardia son venuti a arrestarmi.
Fermo, dragone, fermo! Facci vedere il tuo permesso!
Per ordine del capitano ti sbatteremo in prigione.
‘Mportasega del capitano, e anche dei suoi ufficiali,
Non avrete vita facile per farmi prigioniero !
Ho sguainato il mio sciabolone e ne ho fatti fuori due,
Il terzo se l’è fatta sotto e è andato a frignare dal maggiore.
Il maggiore m’ha detto incazzato: O dragone, amico mio,
Arrenditi perché devi, arrenditi perché te lo ordino !
Piuttosto che arrendermi, mi sforzerò come posso:
Ho armi per difendermi, state attenti ad ammazzarmi.
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Canzone popolare francese / A French folksong / Chanson populaire française / Ranskalainen kansanlaulu
Album / Albumi : Prison d'amour [1976]
Nonostante la piacevole “dittatura” dei Malicorne, l’irripetibile stagione -a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, ma più decisamente addentro ai ‘70- in cui il più remoto patrimonio popolare francese (e franco-canadese) tornò alla ribalta -come in altri paesi, del resto-. C’è persino chi ha fatto una sorta di censimento dei gruppi che, in quel periodo e con vari gradi di successo, rientrarono nel “folk revival” d’Oltralpe, che era comunque tutt’altro che granitico dal punto di vista musicale: si andava dalla sperimentazione dei Malicorne, che proposero antiche (e a volte antichissime) canzoni con arrangiamenti in senso lato progressive, ad altri che si attenevano invece ad arrangiamenti e strumentazioni più o meno d’epoca, con tanto di ghironde, vielle e tiorbe. Tra questi, un posto d’onore spetta senz’altro ai Mélusine fondati nel 1973 da Jean-Loup Baly e Jean-François Dutertre, e raggiunti nel 1974 da Yvon Guilcher. All’interno della produzione dei Mélusine, il loro secondo album, Prison d’amour, deve essere senz’altro considerato come la cosa migliore.
Da questo album del 1976 si riprende in primis questa canzone. Certo, si può restare davvero esterrefatti nel constatare quante canzoni, nella tradizione popolare francese, siano dedicate ai disertori; Boris Vian, viene quasi da pensare, non ha fatto altro che riprendere tale tradizione secolare e adattarla a nuove e moderne contingenze. Come praticamente tutti i brani di Prison d’amour, Le déserteur sembra provenire originariamente da un’area che va dal Forez alla Franca Contea (con addentellati e propaggini canadesi); ma si tratta, ovviamente, di determinazioni geografiche evanescenti e con infiniti incroci. Certo è che il disertore melusiniano è un bel tipo tosto, e portatore di un autentico atto di ribellione senza che intervengano mamme, spose o fidanzate addolorate. Non ne può semplicemente più e diserta, armandosi però fino ai denti deciso a difendersi e a vendere cara la pelle. La chiusa della canzone, tra le altre cose, ricorda veramente da vicino il finale “originale” del Déserteur di Boris Vian, quasi alla lettera. [RV]