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Giorgiana Masi [12 Maggio 1977]

Silvano Staffolani
Lingua: Italiano


Silvano Staffolani

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Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Tullio Bugari

Musica / Music / Musique / Sävel:
Silvano Staffolani

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La canzone è tratta da un brano del romanzo di Tullio Bulgari “E Riavulille” [I diavoletti]. Il riferimento del titolo è ai giovani del tempo, gli “autonomi”, agli entusiasmi e alle contraddizioni di quel periodo. C’è anche un richiamo alla smorfia napoletana : ai diavoli è associato il numero 77, anno cruciale per ciò che avvenne e che sarebbe avvenuto a breve.

I fatti

12 Maggio 1977: il centro di Roma era presidiato da 1800 poliziotti. Il ministro degli Interni Cossiga aveva vietato tutte le manifestazioni. Pannella in Parlamento aveva dichiarato: “È un dovere disobbedire a ordini ingiusti”
Giorgiana Masi aveva 19 anni nel 1977. Partecipò alla manifestazione a Roma per il terzo anniversario della legge Baslini Fortuna sul divorzio. Fu uccisa da un proiettile calibro 22 sparato a distanza che la raggiunse alle spalle mentre correva verso Trastevere. Un’auto civetta la portò in ospedale, ma durante il tragitto Giorgiana morì. Non è stato mai accertato a chi era diretto il proiettile né se l’auto fosse della polizia o dei carabinieri.

Fu accertato che il proiettile non proveniva da un’arma in dotazione alle forze dell’ordine. Vari testimoni, tra cui fotoreporter, dichiararono che dal lato dei poliziotti e carabinieri erano presenti individui in borghese armati. Cossiga negò in Parlamento la loro presenza, ma la foto, scattata da Tano D’Amico, di un poliziotto in corsa con un tascapane tipico da “autonomo” e pistola in mano, lo costrinse ad ammettere la loro presenza, “a sua insaputa”. In un filmato prodotto dai radicali e da LC si notano due poliziotti in uniforme che sparano dietro una colonna. Parecchie altre foto ripresero agenti in borghese armati “travestiti da autonomi” tra i manifestanti.
L’inchiesta fu chiusa 4 anni dopo. La sentenza di archiviazione recava la motivazione: “Impossibilità a procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato”. Luca Boneschi, legale della famiglia Masi, venne condannato per diffamazione del giudice istruttore Claudio D’Angelo.

La proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sui fatti del 12 Maggio 1977 è rimasta senza seguito.
Al di là delle responsabilità giudiziarie non individuate non si può circoscrivere l’omicidio di Giorgiana Masi ad un incidente occasionale o tollerare la falsificazione della dinamica come “fuoco amico”, tentativo di depistaggio sciacallesco e maldestro. Le responsabilità politiche, per chi vuole prenderne atto, sono evidenti. Fanno parte del quadro della mai chiarita Strategia della Tensione, un tabù non solo per la prima ma anche per la seconda Repubblica.
[Riccardo Gullotta]

Lapide di Giorgiana Masi

I versi che seguono sono di Gloria Guasti, incisi sulla lapide di ponte Garibaldi dove Giorgiana Masi fu colpita a morte.

A Giorgiana …

se la rivoluzione d’ottobre
fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio,
se la mia penna fosse un’arma vincente,
se la mia paura esplodesse nelle piazze
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
se i fiori che abbiamo regalato
alla tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte donne
se ….
non sarebbero le parole a cercare d’affermare la vita
ma la vita stessa, senza aggiungere altro
Si addormentò all’istante, sfinita dalle emozioni del giorno
ma non fu un bel dormire, immagini e pensieri agitati
la riportavano a quella corsa al buio
su quel ponte tra gli spari,
e al volto di quella ragazza a terra
mentre perdeva la sua dolcezza
per irrigidirsi come non avrebbe mai voluto

e poi di nuovo la corsa su quel ponte
che non finiva mai
e quei bagliori di fiamme di lato o forse dietro o forse attorno,

e il rosso scuro della notte che getta a terra ombre distorte,
e il rosso scuro della notte che getta a terra ombre distorte,
e lei è lì
impotente con le gambe bloccate
(ma perché si bloccano sempre le gambe in queste situazioni?)

e poi di nuovo il volto
il volto dolce di quella ragazza, ma perché ora lo rievocava nella sua dolcezza?
lei, lei che forse nemmeno mai
nemmeno mai l’aveva visto il volto di Giorgiana,

lei aveva solo intravisto una smorfia davanti a sé mentre correva,
una smorfia incredula che da quel viso scivolava verso terra.

inviata da Riccardo Gullotta - 11/5/2023 - 15:38




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