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Gloria all’archibugio

Vinicio Capossela
Lingua: Italiano


Vinicio Capossela

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[2023]

Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel:
Vinicio Capossela

Album: Tredici Canzoni Urgenti



Nell’Orlando furioso Ariosto narra di Orlando accorso per liberare Olimpia da Cimosco, re di Frisia (Olanda) che cerca di colpirlo a tradimento con un archibugio. Orlando riesce nell’impresa dopo avere ucciso Cimosco. Alla fine del canto XI Ariosto, attraverso Orlando, si rivolge all’archibugio condannando l’ordigno come creazione infernale e gettandolo nel mare per non lasciare traccia. La strofa finale del canto è la stessa musicata da Capossela a conclusione:

“ O maladetto, o abominoso ordigno,
che fabricato nel tartareo fondo
fosti per man di Belzebú maligno
che ruinar per te disegnò il mondo,
all’inferno, onde uscisti, ti rasigno.”
Cosí dicendo, lo gittò in profondo


Quando Ariosto scrive l’Orlando , l’archibugio era l’arma da fuoco di nuova concezione che cambiò radicalmente la tattica militare dell’epoca. L’impiego degli archibugieri fu decisivo per l’esito delle guerre che videro contrapposte Francia, Spagna e Sacro Romano Impero tra il XV e il XVI secolo. Si pensi alla pesante sconfitta di Francesco I a Pavia inflitta dai reparti misti di archibugieri e picchieri spagnoli contro la cavalleria francese che si riteneva imbattibile per via delle corazze. In larga misura l’archibugio decise la fine della cavalleria e del medioevo.

Attualizzando, il ruolo che ebbero gli archibugi oggi lo avrebbero i droni, gli STM ( Small Tactical Munition), i MAV ( Micro Air Vehicles) , gli scramjet e, a breve, le armi con tecnologia quantistica.
Vinicio Capossela costruisce un ritmo che trasporta indietro nel tempo, interpone quasi uno straniamento sulla realtà delle armi. Con un tono apparentemente scherzoso tocca una problematica che si fa sempre più inquietante.
Non sappiamo ancora quanto e come le armi di nuova tecnologia stanno decidendo l’esito delle battaglie in Ucraina, ma dietro gli esiti di certi avanzamenti e ripiegamenti poco spiegabili ci sono certamente anche loro, i “maladetti e abominosi ordigni fabricati per man di Belzebù”.
[Riccardo Gullotta]
Venga il fuoco del ferrobugio
Spazzi le picche dei cavalieri
La gloria dell’armi
Si spari da lontano
Di nascosto col ferro in mano
Nuove vie avrà la violenza
Per trovare l’indecenza
Di mandare in pezzi la carne.

Tutti ridotti a materia inerte
Al di là del bene e del male
A distanza impersonale
Nel mestiere delle armi
Sia spazzata cavalleria
Né pensiero, né favella
Né sapienza, né ragione
Sia maggiore la distruzione.

Gloria, gloria all’archibugio
Luce e fiamma del progresso
Non fa vincitori o vinti
Tutti riduce a cose, a cadavere
Gloria, gloria al ferrobugio
Rinato dal fondo del mare
Dove lo si era giù gettato
Per non poterlo più trovare.

Si sia centrati più da lontano
Si sia bucati col ferro in mano
Nuove son le armi
Venga la forza del piombo fuso
I signori dell’archibugio
La fonderanno per tutto il mondo
Fino a forgiare un nuovo mondo
Fare un deserto e chiamarlo pace.

Gloria, gloria all’archibugio
Il ferro tocca e subito scocca
Lampeggia a guisa di baleno
Scoppia e manda in aria il tuono
Treman le mura
E sotto il piè il terreno
Il ciel rimbomba al paventoso suono
Spezza le mura e i gravi marmi svelle
E i sassi da volar fino alle stelle...

Oh maladetto, o abominoso ordigno
Che fabbricato nel tartareo fondo
Fosti per man di Belzebù maligno
Che ruinar per te disegnò il mondo
O maladetto tu archibugio
All’inferno onde uscisti ti rasigno
E laggiù ti gitto nel profondo...

inviata da Riccardo Gullotta - 27/4/2023 - 00:11




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