Io che l'inglese non so
Io chissà come farò
A innamorarmi per sempre
E a dire: "I love you"
Io che non sono come lui
Lui che l'inglese lo sa
Sa quel che è giusto e perché
Giusto più giusto
E bianco più bianco, di più
E alle domande che gli vengono
Dà le risposte che già esistono
Verificate alla TV
Va con chi ne sa, ne sa sempre
Più di lui
Chi sa guidare le sue idee
Io non so bene perché
Voglio pensare da me
Non mi interessa conoscere come si fa
A far l'amore in modo logico
A diventare come lui
Che pensare non può
Con le parole che sa
E non gli vien nessun dubbio
Nel dare l'OK
A chi gli dice che l'atomica
Ha tanti lati quasi pratici
Ed è normale come lui
Va con chi ne sa, ne sa sempre
Più di lui
Chi sa guidare le sue idee
Quando ci capiterà
Di andare nell'aldilà
Io che l'inglese non so
Certo non capirò
San Pietro se mi dirà: "Ok"
Io chissà come farò
A innamorarmi per sempre
E a dire: "I love you"
Io che non sono come lui
Lui che l'inglese lo sa
Sa quel che è giusto e perché
Giusto più giusto
E bianco più bianco, di più
E alle domande che gli vengono
Dà le risposte che già esistono
Verificate alla TV
Va con chi ne sa, ne sa sempre
Più di lui
Chi sa guidare le sue idee
Io non so bene perché
Voglio pensare da me
Non mi interessa conoscere come si fa
A far l'amore in modo logico
A diventare come lui
Che pensare non può
Con le parole che sa
E non gli vien nessun dubbio
Nel dare l'OK
A chi gli dice che l'atomica
Ha tanti lati quasi pratici
Ed è normale come lui
Va con chi ne sa, ne sa sempre
Più di lui
Chi sa guidare le sue idee
Quando ci capiterà
Di andare nell'aldilà
Io che l'inglese non so
Certo non capirò
San Pietro se mi dirà: "Ok"
inviata da Alberto Scotti - 22/4/2023 - 03:07
Lingua: Inglese
English Translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 22-4-2023 08:46
E’ convinzione abbastanza radicata, presso un buon numero di persone, che “sapere l’inglese” sia un segno di banalità mentale, di disperante normalizzazione, di acquiescenza all’ovvio e all’ordinario, di obbedienza al potere e all’imperialismo globale. In realtà, in tutto questo sussiste -a mio parere- un equivoco di fondo: quello che l’idioma cui si riferiscono tutte queste cose sia effettivamente l’ “inglese”. L’inglese non esiste praticamente più, ed ha cessato di esistere da un bel pezzo anche nei paesi dove lo si dovrebbe parlare come lingua materna (figuriamoci quindi in Italia, paese dove “dovere” si dice sempre “must”). Al suo posto si parla e scrive una specie di idioma planetario che assomiglia oramai sempre di più alla “Neolingua” di Orwell, pur non essendo stato ancora codificato precisamente, e che peraltro continua arbitrariamente ad essere chiamato “Inglese” nonostante le sue pronunce fantasiose (tipo il famoso “uàind” dell’ex ministro Di Maio) Lo stesso George Orwell ebbe una volta a dichiarare che “la lingua inglese è in uno stato pietoso”, e lo dichiarava negli anni ‘50 del XX secolo. Oggi, la gloriosa lingua inglese non è in uno stato pietoso: è semplicemente defunta, e. in un certo senso, ben le sta. Ha voluto essere la “lingua mondiale”, e financo la lingua parlata e usata da Dio in persona (resiste solo, forse, Allah col suo arabo classico; ma se vuole farsi capire, che so io, nel maggior paese musulmano del mondo, l’Indonesia, non può certamente mettersi a imparare l’indonesiano); e, quindi, eccolo finalmente trasformato in ciò che, come prefigurato dai principali scrittori di fantascienza, un giorno sarà parlato a giro fra le galassie, dalla Gaia primigenia fino al Bar al Termine dell’Universo, cmon buona pace dell’esperanto e del klingon. In fondo, la canzone di Gino Paoli, seppur inconsciamente e nonostante il riferimento alla bomba atomica (una bomba atomica, in una canzone, ci sta sempre bene), parla proprio di questo pur con tutte le sue evidenti scorie di “Yankee Go Home” e di sottintesa ma fiera affermazione della sua cultura cantautorale francese. E così sia. Restano alcune sacche di resistenza, sempre più scarse: ad esempio, coloro che persistono nel pensare che l’inglese, quando ancora era degno di chiamarsi così, è stata la lingua di capitan Ned Ludd, di Percy Bysshe Shelley, di Ken Loach, di Billy Bragg, di Sylvia Plath, di Mary Quant. [RV]
Riccardo Venturi, 22-4-2023 08:46
E’ convinzione abbastanza radicata, presso un buon numero di persone, che “sapere l’inglese” sia un segno di banalità mentale, di disperante normalizzazione, di acquiescenza all’ovvio e all’ordinario, di obbedienza al potere e all’imperialismo globale. In realtà, in tutto questo sussiste -a mio parere- un equivoco di fondo: quello che l’idioma cui si riferiscono tutte queste cose sia effettivamente l’ “inglese”. L’inglese non esiste praticamente più, ed ha cessato di esistere da un bel pezzo anche nei paesi dove lo si dovrebbe parlare come lingua materna (figuriamoci quindi in Italia, paese dove “dovere” si dice sempre “must”). Al suo posto si parla e scrive una specie di idioma planetario che assomiglia oramai sempre di più alla “Neolingua” di Orwell, pur non essendo stato ancora codificato precisamente, e che peraltro continua arbitrariamente ad essere chiamato “Inglese” nonostante le sue pronunce fantasiose (tipo il famoso “uàind” dell’ex ministro Di Maio) Lo stesso George Orwell ebbe una volta a dichiarare che “la lingua inglese è in uno stato pietoso”, e lo dichiarava negli anni ‘50 del XX secolo. Oggi, la gloriosa lingua inglese non è in uno stato pietoso: è semplicemente defunta, e. in un certo senso, ben le sta. Ha voluto essere la “lingua mondiale”, e financo la lingua parlata e usata da Dio in persona (resiste solo, forse, Allah col suo arabo classico; ma se vuole farsi capire, che so io, nel maggior paese musulmano del mondo, l’Indonesia, non può certamente mettersi a imparare l’indonesiano); e, quindi, eccolo finalmente trasformato in ciò che, come prefigurato dai principali scrittori di fantascienza, un giorno sarà parlato a giro fra le galassie, dalla Gaia primigenia fino al Bar al Termine dell’Universo, cmon buona pace dell’esperanto e del klingon. In fondo, la canzone di Gino Paoli, seppur inconsciamente e nonostante il riferimento alla bomba atomica (una bomba atomica, in una canzone, ci sta sempre bene), parla proprio di questo pur con tutte le sue evidenti scorie di “Yankee Go Home” e di sottintesa ma fiera affermazione della sua cultura cantautorale francese. E così sia. Restano alcune sacche di resistenza, sempre più scarse: ad esempio, coloro che persistono nel pensare che l’inglese, quando ancora era degno di chiamarsi così, è stata la lingua di capitan Ned Ludd, di Percy Bysshe Shelley, di Ken Loach, di Billy Bragg, di Sylvia Plath, di Mary Quant. [RV]
I don’t speak English
I don’t speak English
I don’t know what to do
To fall in love forever
And to say “I love you”
I ain’t like him
He does speak English
And knows what is right and why
What is right and still righter
What is white and still whiter
And when he’s asked questions
He gives still existing answers
Checked on TV
He goes with people who always know
More than him
And know how to guide his ideas
I don’t know well why
I want to think on my own
I don’t care to know
How to make logical love
And to become like him,
Him, who can’t think
With the words he knows,
Him, who never doubts
When he says Ok
To anyone who tells him a H-bomb
Has lots of handy uses
Him, who is so ordinary like him
He goes with people who always know
More than him
And know how to guide his ideas
When we happen
To go to the other world
I, who don’t speak English,
Won’t understand anything at all
When St. Peter tells me Ok.
I don’t speak English
I don’t know what to do
To fall in love forever
And to say “I love you”
I ain’t like him
He does speak English
And knows what is right and why
What is right and still righter
What is white and still whiter
And when he’s asked questions
He gives still existing answers
Checked on TV
He goes with people who always know
More than him
And know how to guide his ideas
I don’t know well why
I want to think on my own
I don’t care to know
How to make logical love
And to become like him,
Him, who can’t think
With the words he knows,
Him, who never doubts
When he says Ok
To anyone who tells him a H-bomb
Has lots of handy uses
Him, who is so ordinary like him
He goes with people who always know
More than him
And know how to guide his ideas
When we happen
To go to the other world
I, who don’t speak English,
Won’t understand anything at all
When St. Peter tells me Ok.
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