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Como una historia

Isabel Parra
Lingua: Spagnolo


Isabel Parra

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(Isabel Parra)
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(Isabel Parra)


Canzone dedicata a Víctor Jara.

Isabel Parra De Chile
Son años pasados presentes en mí,
era allá en Santiago y te conocí.
Sería en el parque, yo creo que sí,
dieciocho en septiembre te veo venir.

Con paso seguro traes el color
y el campo de Chile te llena la voz.
Estudiante quieres hacer lo mejor,
tu chaqueta humilde sabe del dolor

del que llega un día de verdes montañas
y habita la pieza de una casa extraña,
no recuerdo el nombre de la población.
Con tu risa franca me siento mejor.

Será en los momentos de todo buscar
que el teatro alimenta tu sed de crear.
El canto del pueblo, la vida, el amor,
orillando el río se rompe mi voz.

Escenario humilde donde el Cuncumén
sabe que ha encontrado al fin su clavel,
cantando tonadas que saben querer
bailando la cueca hoy te vuelvo a ver.

Decía la Viola que Víctor hacía
hablar la guitarra, brotar poesía,
cantando a lo humano con el guitarrón
era joven sabio del verso mayor.

El tiempo nos pasa, nos llena de amor,
la bella Joanita te dio el corazón.
Será con tus hijas, será con Amanda
que cambie tu vida, que encuentres la calma.

Un día decides, será aquí en la Peña,
que ponga mi canto junto a mi bandera.
Son años de lucha, son años de hacer,
la patria que espera volver a nacer.

No sé cómo puedes cambiar de lugar
con tanta paciencia, tanto trabajar,
oír a los otros, cantar y enseñar,
tomarte un tecito junto a los demás.

Quien a tu guitarra le vio su razón
mordió las raíces de Nueva Canción.
Cuando el pueblo dijo canción combatiente,
te cantaba entonces, te cantará siempre.

De nuevo es septiembre, dolor que se siente,
es de madrugada, te espera la muerte.
No habrá más consuelo para este dolor.
No habrá nunca olvido por lo que pasó.

inviata da Marcia Rosati - 25/10/2007 - 10:06


Settembre 1973

Isabel Parra, ricordando Víctor Jara, così conclude la sua canzone:

Di nuovo è settembre, si sente il dolore
è l'alba la morte ti aspetta
Non ci sarà mai consolazione per questo dolore
Non sarà mai dimenticato quel che accadde

I giovani e le tantissime ragazze che hanno riempito le piazze del Cile nel 2019 affrontando la repressione, hanno tenuto memoria di quel che accadde 50 anni fa.

Oggi esce nelle sale il documentario che Guzman ha presentato a Cannes 2022 : Il mio paese immaginario.



Nel maggio del 2019 Patricio Guzmán ha presentato al Festival di Cannes La cordigliera dei sogni, sognando ad alta voce, in coda al documentario, che il suo Paese d'origine, il Cile, potesse ritrovare il suo passato glorioso e l'allegria perduta. Quel passato che era stato brutalmente ucciso ancora giovanissimo dal golpe di stato militare che aveva deposto il presidente Allende, e che Guzmán aveva documentato nella sua trilogia più famosa. Nell'ottobre dello stesso 2019, qualcosa di enorme accade di nuovo in Cile, dopo tanti anni. Un movimento di massa nuovo, apartitico e senza leader di sorta, porta in piazza un milione e mezzo di persone. Soprattutto giovani e donne, ma non solo: domandano rispetto dei diritti umani, sostegno dallo Stato, in una parola democrazia. È la seconda rivoluzione cilena e, per il regista, la realizzazione inaspettata di un desiderio profondo

Ottobre 2019: una rivoluzione inaspettata, un tumulto sociale esplode per le strade di Santiago chiedendo più democrazia, un sistema educativo e sanitario migliori, una vita migliore, e una nuova Costituzione. Con una prospettiva tutta la femminile, manifestanti, giornaliste, psicologhe, artiste, dottoresse, politologhe esperte e giovani politiche della nuova leva ci accompagnano nella protesta e nella violentissima repressione fino all’assemblea costituente per la riscrittura della costituzione nazionale.

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Paolo Rizzi - 11/9/2023 - 11:24




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