Nella mattina del 6 agosto
L’ingegner Enemon era al lavoro
Quando il rumore di un aeroplano
Lo distrasse, lo stupì.
Era un aereo americano
Ma la sirena restava muta
Mentre impauriti i suoi operai
Correvano già verso il rifugio.
L’uomo che avrebbe rivisto il fuoco
Rimase accecato da quel bagliore
Poi all’improvviso si vide nudo
In una fabbrica senza più vita.
L’uomo che avrebbe rivisto il fuoco
Alzò il suo sguardo verso Hiroshima
E nei suoi occhi si impresse per sempre
L’orrore di quella morte e rovina.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Terrrorizzato da quella visione
e con il corpo ferito e nudo
Enemon corse a tuffarsi nel fiume
Per dare pace al suo dolore.
Poi salì in vetta ad una collina
E di lì vide ciò che restava
Di una città ridotta a un braciere
Che aveva ucciso mille e mille persone.
Dopo sei ore dall’esplosione
Era allo stremo delle sue forze
E si recò sulla riva del fiume
Dove dormì per molto tempo.
La sera dopo, ancora impaurito,
Si diresse alla stazione
E salì svelto sull’unico treno
Che si muoveva lentamente.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Nella mattina del 9 agosto
Il treno giunse a Nagasaki.
Enemon scese e sul lungomare
Si avviò verso il centro della città.
Nagasaki in quel momento
Era ancora tranquillla e intatta
Ma all’improvviso su Yunin Maki
Si sparse il rombo di un aeroplano.
Paralizzato e vinto dal terrore
D’impulso Enemon si gettò a terra
Mentre i passanti lo guardavan stupiti
Senza capire cosa facesse.
Il fungo cremisi s’innalzò accanto
a dove stava l’ingegnere
E così Enemon rivide il fuoco
E tutta la morte che ne discese.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Poi l’uomo che aveva rivisto il fuoco
Vagò disperato per molti anni
Lasciandosi andare alla deriva
Lungo i flutti della vita.
Fuggiva incapace di concentrarsi
Con il terrore, impresso nel cuore,
Di veder comparire all’orizzonte
La tetra sagoma di un B-29.
Il suo vagare terminerà
Dopo dodici anni, nel ’57,
Quando il suo corpo svelerà i segni
Dell’invisibile radiazione.
Poi morirá anonimo, con solo il numero
163641,
In una camera d’ospedale,
Il solo uomo che rivide il fuoco.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
L’ingegner Enemon era al lavoro
Quando il rumore di un aeroplano
Lo distrasse, lo stupì.
Era un aereo americano
Ma la sirena restava muta
Mentre impauriti i suoi operai
Correvano già verso il rifugio.
L’uomo che avrebbe rivisto il fuoco
Rimase accecato da quel bagliore
Poi all’improvviso si vide nudo
In una fabbrica senza più vita.
L’uomo che avrebbe rivisto il fuoco
Alzò il suo sguardo verso Hiroshima
E nei suoi occhi si impresse per sempre
L’orrore di quella morte e rovina.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Terrrorizzato da quella visione
e con il corpo ferito e nudo
Enemon corse a tuffarsi nel fiume
Per dare pace al suo dolore.
Poi salì in vetta ad una collina
E di lì vide ciò che restava
Di una città ridotta a un braciere
Che aveva ucciso mille e mille persone.
Dopo sei ore dall’esplosione
Era allo stremo delle sue forze
E si recò sulla riva del fiume
Dove dormì per molto tempo.
La sera dopo, ancora impaurito,
Si diresse alla stazione
E salì svelto sull’unico treno
Che si muoveva lentamente.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Nella mattina del 9 agosto
Il treno giunse a Nagasaki.
Enemon scese e sul lungomare
Si avviò verso il centro della città.
Nagasaki in quel momento
Era ancora tranquillla e intatta
Ma all’improvviso su Yunin Maki
Si sparse il rombo di un aeroplano.
Paralizzato e vinto dal terrore
D’impulso Enemon si gettò a terra
Mentre i passanti lo guardavan stupiti
Senza capire cosa facesse.
Il fungo cremisi s’innalzò accanto
a dove stava l’ingegnere
E così Enemon rivide il fuoco
E tutta la morte che ne discese.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Poi l’uomo che aveva rivisto il fuoco
Vagò disperato per molti anni
Lasciandosi andare alla deriva
Lungo i flutti della vita.
Fuggiva incapace di concentrarsi
Con il terrore, impresso nel cuore,
Di veder comparire all’orizzonte
La tetra sagoma di un B-29.
Il suo vagare terminerà
Dopo dodici anni, nel ’57,
Quando il suo corpo svelerà i segni
Dell’invisibile radiazione.
Poi morirá anonimo, con solo il numero
163641,
In una camera d’ospedale,
Il solo uomo che rivide il fuoco.
Enemon,
Mai più questo:
Enemon,
Non voglio mai più che quel fuoco
Si accenda di nuovo tra noi.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
Enemon, tu sei con noi, Enemon,
A chiedere forte che quel grande fuoco
Non brilli mai più.
inviata da Fulvio Frati - 4/11/2022 - 20:38
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Questa canzone racconta una storia vera. E' la storia di un Ingegnere che sino al 9 Agosto 1945 aveva vissuto ad Hiroshima, e che incredibilmente riuscì a sopravvivere all’esplosione dell’ordigno nucleare che quel giorno esplose nel cielo subito al di sopra di tale città. Sotto choc e pesantemente traumatizzato, questo Ingegnere giapponese, il cui vero nome era Enemon Kawaguchi, fuggì dalla città martoriata salendo sul primo treno che partiva dalla locale stazione.
L’ingegnere forse sapeva che quel treno era diretto a Nagasaki, ma certamente non sapeva che quest’altra città era già stata scelta come obiettivo per il secondo ordigno nucleare che doveva esplodere sul territorio giapponese se una solo atomica non fosse bastata ad indurre questa Nazione alla resa. E fu proprio a Nagasaki che Enemon Kawaguchi vide per la seconda volta il “fuoco atomico”: ed anche stavolta, incredibilmente, sopravvisse ad esso, almeno sul momento.
E, così, quella che propongo ora, è la vera storia di Enemon Kawaguchi, il solo uomo di cui si abbia conoscenza che abbia mai vissuto l’incredibile esperienza di sopravvivere non ad una, ma addirittura a due esplosioni di bombe atomiche.
Nella speranza, ovviamente, che tutto ciò non si ripeta mai più.