Dio ti faccia virtudioso
Figlio mio, e buon cristiano
E ti mostri valoroso
Sempre col comando in mano.
E per mare e per cammino
Dio ti liberi da ogni assassino.
Dio ti dia forza e potenza
Quanta ne dette a Sansone,
Di Davìdde la sapienza,
La scienza di Salomone,
E per mare e in ogni terra
Dio ti liberi da ogni guerra.
Dio ti dia le pecorelle
Quante ne guidò Giacobbe,
E con quelle di Rachèlle
Quante ne vide e conobbe
Fa' la nanna, fa' la nanna,
Figlio bello di tu' mamma.
Figlio mio, e buon cristiano
E ti mostri valoroso
Sempre col comando in mano.
E per mare e per cammino
Dio ti liberi da ogni assassino.
Dio ti dia forza e potenza
Quanta ne dette a Sansone,
Di Davìdde la sapienza,
La scienza di Salomone,
E per mare e in ogni terra
Dio ti liberi da ogni guerra.
Dio ti dia le pecorelle
Quante ne guidò Giacobbe,
E con quelle di Rachèlle
Quante ne vide e conobbe
Fa' la nanna, fa' la nanna,
Figlio bello di tu' mamma.
inviata da Riccardo Venturi - 21/9/2022 - 20:57
×
Nel 1902, il drammaturgo, giornalista e sceneggiatore Valentino Soldani, nato nel 1873 a Rio Marina sull'Isola d'Elba, ma vissuto fin dal 1898 a Firenze (dove morì nel 1935), pubblicò sul giornale Il Secolo XX quanto segue. Nel 1902, il “secolo XX” che dava titolo al giornale aveva soltanto due anni: era nella sua prima infanzia e, appunto, questa è una cosa che ha a che fare con l'infanzia. Scriveva Valentino Soldani:
Facciamo che la vecchia parente del giornalista elbano, più che novantenne, fosse nata attorno al 1810, più o meno. Facciamo quindi che nel 1814, quando Napoleone venne in esilio all'Elba, fosse ancora una bambina. Ci sarebbe quindi da indagare come diavolo la ninna-nanna sia stata associata a Napoleone; ci credo che il Soldani l'avesse trovata “strana”, e misteriosa.
Mi piacerebbe, certo, saperne di più. Il fatto è che fino ad oggi, 21 settembre 2022, ignoravo del tutto l'esistenza di questa cosa; non mi fosse venuto di sbirciare, come faccio ogni giorno, sul quotidiano online Elbareport, con il breve articolo dello scrittore e storico Silvestre Ferruzzi (si chiama proprio così, “Silvestre”, un bellissimo nome) che, per l'appunto, ne parla.
Io sono fatto così, e mi sa pure che così ci sono nato. Disgraziatamente, le mie fonti di storie e canzoni elbane, mia madre, mia zia, oramai non ci sono più. Sono fonti oramai seccate per sempre. E così, ora mi arrangio come posso; poi, va da sé, ci ricamo sopra con la fantasia. E se quella vecchia venuta al mondo all'Elba oltre due secoli fa avesse avuto ragione? Se davvero la mamma di Napoleone, madama Letizia Ramorino (o Ramolino), gli avesse cantato questa ninna-nanna? No, perché di sicuro mica gliela cantava in francese; Napoleone B(u)onaparte, di antica famiglia toscana (di San Miniato al Tedesco, al confine delle province di Pisa e Firenze), nacque parlando l'italiano, che nel 1769 era ancora la lingua di cultura e d'uso in Corsica (tralasciando qui tutta la diatriba sulla natura della lingua còrsa, che pare del resto Napoleone non abbia mai masticato troppo bene, né usato nel suo conversare sebbene da adolescente, all'accademia militare, fosse sovente meleggiato perché parlava male il francese, e con un accento decisamente outlandish).
O forse, le “madri elbane” della prima metà del XIX secolo, parecchie delle quali di Napoleone dovevano quantomeno avere avuto cognizione diretta, avevano stabilito con la grande figura storica, cui la sorte aveva giocato il tiro di soggiornare all'Elba per qualche mese, un legame profondo e sfuggente, dimodoché addormentavano i loro bimbi con la ninna-nanna riservata a un imperatore. E chi lo sa. Non lo si saprà mai. Ma si sarà addormentato, poi, Napoleone, anzi “Napoleino”? E se all'Elba ci fosse rimasto, invece d'andare a fare il bischero a Waterloo, per poi andare a finire i suoi giorni su un'altra isola, un po' più lontana...? E se la sarà ricordata, quella ninna-nanna rimasta chissà come all'Elba...? [RV]