אױ, װי ביסטי געװען װען דאָס געלט איז געװען [1]
אין דאָס לעבן איז געװעזן צוקער זיס...
אױ הײנט ביסטי דאָ אַז קײן געלט איז נישטאָ,
אין דאָס לעבן איז געװאָרן זײער מיאוס.
אדעסער ברידער דאַמאָלט דאָרט זײַן,
אױ געגעסן האָט מען אין געטרינקען װײַן,
מען ניט געװעזן שיכּור, געפֿאַלן פֿין די פֿיס,
אין דאָס לעבן איז געװעזן צוקער זיס.
“...אָבער הײנט, גיטער ברידער, הײנט גאַספּאדאַ...”
די קינדער דײען באָרװעס, צעריסן לאַנג די שיך,
די מאַלדאַװאַנקע 'ז נישט דאָס װאׇס געװען...
אױ, דער װאַלקעלע איז טריקען, נישטאָ שױן יענע גליקען,
אױ, באַסאַראַבן זאָל מען אױן ניט זײען.
אױף דעריבאַסאָװסקע איז אַלעס ציגעמאַכט,
נישטאָ שױן אײנע מענטשן, יענע פּראַכט,
אין אַזױ איז איבעראַל אַז פּגאַצן קען די גאַל
שטענדיק פֿין אדעסאַ מאַמע װען איך טראַכט.
?Одесса мама, дорогая, что с тобой случилось
.Скажи ты мне, братец по душе
,Трактирный чай не пьëм, бублик с квасом
?не жуëм где же это всë пропало, где
אױף דעריבאַסאָװסקע איז אַלעס ציגעמאַכט,
נישטאָ שױן אײנע מענטשן, יענע פּראַכט,
אין אַזױ איז איבעראַל אַז פּגאַצן קען די גאַל
שטענדיק פֿין אדעסאַ מאַמע װען איך טראַכט.
אין דאָס לעבן איז געװעזן צוקער זיס...
אױ הײנט ביסטי דאָ אַז קײן געלט איז נישטאָ,
אין דאָס לעבן איז געװאָרן זײער מיאוס.
אדעסער ברידער דאַמאָלט דאָרט זײַן,
אױ געגעסן האָט מען אין געטרינקען װײַן,
מען ניט געװעזן שיכּור, געפֿאַלן פֿין די פֿיס,
אין דאָס לעבן איז געװעזן צוקער זיס.
“...אָבער הײנט, גיטער ברידער, הײנט גאַספּאדאַ...”
די קינדער דײען באָרװעס, צעריסן לאַנג די שיך,
די מאַלדאַװאַנקע 'ז נישט דאָס װאׇס געװען...
אױ, דער װאַלקעלע איז טריקען, נישטאָ שױן יענע גליקען,
אױ, באַסאַראַבן זאָל מען אױן ניט זײען.
אױף דעריבאַסאָװסקע איז אַלעס ציגעמאַכט,
נישטאָ שױן אײנע מענטשן, יענע פּראַכט,
אין אַזױ איז איבעראַל אַז פּגאַצן קען די גאַל
שטענדיק פֿין אדעסאַ מאַמע װען איך טראַכט.
?Одесса мама, дорогая, что с тобой случилось
.Скажи ты мне, братец по душе
,Трактирный чай не пьëм, бублик с квасом
?не жуëм где же это всë пропало, где
אױף דעריבאַסאָװסקע איז אַלעס ציגעמאַכט,
נישטאָ שױן אײנע מענטשן, יענע פּראַכט,
אין אַזױ איז איבעראַל אַז פּגאַצן קען די גאַל
שטענדיק פֿין אדעסאַ מאַמע װען איך טראַכט.
[1] Trascrizione / Transcription:
Oy, vi bisti geven ven dos gelt iz geven
un dos lebn iz gevezn tsuker zis...
Oy haynt bisti do az keyn gelt iz nishto,
in dos lebn iz gevorn zeyer mies.
Adeser brider damolt dort zayn,
oy gegesn hot men in getrinken vayn,
men nit gevezn shiker, gefaln fin di fis,
un dos lebn iz gevezn tsuker zis.
“...Ober haynt, giter brider, haynt gaspada...”
Di kinder geyen borves, tserisn lang di shikh,
di Maldavanke 'z nisht dos vos geven...
Oy, der valkele iz triken, nishto shoyn yene gliken,
oy, Basarabn zol men shoyn nit zeyen.
Af Deribasovske iz ales tsigemakht,
nishto shoyn eyne mentshn, yene prakht
in azoy iz iberal az platsn ken di gal
shtendik fin Adesa-mame ven ikh trakht.
Odessa mama, dorogaja, čto s toboj słučiloś?
Skaži ty mne, bratec po duše.
Traktirnyj čaj ne p'ëm, bublik s kvasom,
ne žuëm gde že äto vsë propało, gde?
Af Deribasovske iz ales tsigemakht,
nishto shoyn eyne mentshn yene prakht
un azoy iz iberal az platsn ken di gal
shtendik fin Adesa-mame ven ikh trakht.
Oy, vi bisti geven ven dos gelt iz geven
un dos lebn iz gevezn tsuker zis...
Oy haynt bisti do az keyn gelt iz nishto,
in dos lebn iz gevorn zeyer mies.
Adeser brider damolt dort zayn,
oy gegesn hot men in getrinken vayn,
men nit gevezn shiker, gefaln fin di fis,
un dos lebn iz gevezn tsuker zis.
“...Ober haynt, giter brider, haynt gaspada...”
Di kinder geyen borves, tserisn lang di shikh,
di Maldavanke 'z nisht dos vos geven...
Oy, der valkele iz triken, nishto shoyn yene gliken,
oy, Basarabn zol men shoyn nit zeyen.
Af Deribasovske iz ales tsigemakht,
nishto shoyn eyne mentshn, yene prakht
in azoy iz iberal az platsn ken di gal
shtendik fin Adesa-mame ven ikh trakht.
Odessa mama, dorogaja, čto s toboj słučiloś?
Skaži ty mne, bratec po duše.
Traktirnyj čaj ne p'ëm, bublik s kvasom,
ne žuëm gde že äto vsë propało, gde?
Af Deribasovske iz ales tsigemakht,
nishto shoyn eyne mentshn yene prakht
un azoy iz iberal az platsn ken di gal
shtendik fin Adesa-mame ven ikh trakht.
inviata da Riccardo Gullotta - 16/3/2022 - 14:56
Lingua: Italiano
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Arsène Lupin Riccardo Venturi, 16-3-2022 19:41
Dice Riccardo Gullotta che solo io ci ho il grimaldello; ma stavolta, per scassinare questa cassaforte, più che un grimaldello ci voleva Arsenio Lupin.
Seppure, dal punto di vista dell'abbigliamento, io sia un perfetto disastro (felpacce del mercatino, camicie da boscaiolo e giubbe bisunte), per una volta ho indossato volentieri gli eleganti panni del Ladro Gentiluomo; ma anche Arsenio Lupin nulla potrebbe senza il fido Grognard. Nella fattispecie, il fido Grognard si è rivelato tale Arye, che sul Tubo Universale ha inserito tale video, contenente una miniera di informazioni:
Non soltanto una preziosa iconografia, ma anche il nome del compositore (Zusman Segalovitch; si chiamava proprio “Süssman”, “uomo dolce”, come Süss L'Ebreo del vomitevole film di propaganda nazista), i dati discografici di incisione (Melodie 1054 B 1947) e, soprattutto, il testo della canzone in una forma traslitterata un po' più esatta delle altre disponibili in rete, e contenente anche la strofa in lingua russa (pure traslitterata).
Insomma, il fido Grognard/Arye non mi ha fornito un semplice grimaldello: mi ha consegnato addirittura le chiavi. Da buon Arsenio Lupin, casomai, mi sono occupato di rifinire bene il lavoro, ascoltando diverse volte la canzone e trascrivendola come si deve (restaurando anche il cirillico della strofa russa). Da qui, rubare (= tradurre) è stato semplicissimo.
Stavolta, però, il furto è avvenuto senza la complicità dello YIVO. Vale a dire: il testo della canzone è nello yiddish di quelle zone là, che, all'interno della complicata suddivisione dialettale che tale disgraziata lingua aveva nell'Europa Orientale (si deve parlare, ovviamente, al passato), apparteneva -grosso modo- a quel territorio dove quasi tutte le “u” si pronunciavano “i”, e quasi tutte le “o” si pronunciavano “u”. Restaurando il testo in caratteri ebraici, stavolta non me la sono sentita di standardizzare, e ho trascritto secondo la pronuncia. Vi sono poi altre peculiarità rispetto allo yiddish standardizzato, che pure ho rispettato alla lettera (nelle note si rende conto di qualcuna di esse).
Per concludere, una piccola specificazione. Il testo della canzone contiene la normale quantità di parole ebraiche, ma non vi sono parole “ucraine”. I prestiti nello yiddish di Odessa sono tutti quanti dal russo, perché a Odessa, lo voglio ripetere a costo di essere politicamente scorretto, l'ucraino non lo si è mai parlato, così come in buona parte del resto dell'Ucraina orientale. Non a caso, persino in questa canzone, l'autore ha inserito una strofa in buon russo; e russi sono tutti i prestiti nello yiddish del posto. Odessa era ed è una città di lingua russa; punto. Che poi vi si siano parlate decine di lingue diverse, è un dato di fatto; persino l'italiano, e in maniera non indifferente. Mezza Odessa (compresa la celeberrima Scalinata Potëmkin) è stata costruita da un architetto sardo di Orosei, Francesco Carlo Boffo, che morì a Kherson (città di tragica attualità) nel 1867, facendosi chiamare Franc Karlovič Boffo. Si dice che, per un certo periodo, i nomi delle strade di Odessa fossero riportati anche in lingua italiana.
Detto questo, ecco la traduzione. Ora però vado a spogliarmi dai panni di Arsenio Lupin e a rimettermi la felpaccia nera. [RV]
Dice Riccardo Gullotta che solo io ci ho il grimaldello; ma stavolta, per scassinare questa cassaforte, più che un grimaldello ci voleva Arsenio Lupin.
Seppure, dal punto di vista dell'abbigliamento, io sia un perfetto disastro (felpacce del mercatino, camicie da boscaiolo e giubbe bisunte), per una volta ho indossato volentieri gli eleganti panni del Ladro Gentiluomo; ma anche Arsenio Lupin nulla potrebbe senza il fido Grognard. Nella fattispecie, il fido Grognard si è rivelato tale Arye, che sul Tubo Universale ha inserito tale video, contenente una miniera di informazioni:
Non soltanto una preziosa iconografia, ma anche il nome del compositore (Zusman Segalovitch; si chiamava proprio “Süssman”, “uomo dolce”, come Süss L'Ebreo del vomitevole film di propaganda nazista), i dati discografici di incisione (Melodie 1054 B 1947) e, soprattutto, il testo della canzone in una forma traslitterata un po' più esatta delle altre disponibili in rete, e contenente anche la strofa in lingua russa (pure traslitterata).
Insomma, il fido Grognard/Arye non mi ha fornito un semplice grimaldello: mi ha consegnato addirittura le chiavi. Da buon Arsenio Lupin, casomai, mi sono occupato di rifinire bene il lavoro, ascoltando diverse volte la canzone e trascrivendola come si deve (restaurando anche il cirillico della strofa russa). Da qui, rubare (= tradurre) è stato semplicissimo.
Stavolta, però, il furto è avvenuto senza la complicità dello YIVO. Vale a dire: il testo della canzone è nello yiddish di quelle zone là, che, all'interno della complicata suddivisione dialettale che tale disgraziata lingua aveva nell'Europa Orientale (si deve parlare, ovviamente, al passato), apparteneva -grosso modo- a quel territorio dove quasi tutte le “u” si pronunciavano “i”, e quasi tutte le “o” si pronunciavano “u”. Restaurando il testo in caratteri ebraici, stavolta non me la sono sentita di standardizzare, e ho trascritto secondo la pronuncia. Vi sono poi altre peculiarità rispetto allo yiddish standardizzato, che pure ho rispettato alla lettera (nelle note si rende conto di qualcuna di esse).
Per concludere, una piccola specificazione. Il testo della canzone contiene la normale quantità di parole ebraiche, ma non vi sono parole “ucraine”. I prestiti nello yiddish di Odessa sono tutti quanti dal russo, perché a Odessa, lo voglio ripetere a costo di essere politicamente scorretto, l'ucraino non lo si è mai parlato, così come in buona parte del resto dell'Ucraina orientale. Non a caso, persino in questa canzone, l'autore ha inserito una strofa in buon russo; e russi sono tutti i prestiti nello yiddish del posto. Odessa era ed è una città di lingua russa; punto. Che poi vi si siano parlate decine di lingue diverse, è un dato di fatto; persino l'italiano, e in maniera non indifferente. Mezza Odessa (compresa la celeberrima Scalinata Potëmkin) è stata costruita da un architetto sardo di Orosei, Francesco Carlo Boffo, che morì a Kherson (città di tragica attualità) nel 1867, facendosi chiamare Franc Karlovič Boffo. Si dice che, per un certo periodo, i nomi delle strade di Odessa fossero riportati anche in lingua italiana.
Detto questo, ecco la traduzione. Ora però vado a spogliarmi dai panni di Arsenio Lupin e a rimettermi la felpaccia nera. [RV]
Mamma Odessa
Oh, come stavi quando c'erano i soldi,
e la vita era dolce zucchero...
Oh, oggi ci stai ché di soldi 'un ce n'è più,
e la vita è diventata una schifezza. [1]
C'eran tanti fratelli odessani,
oh, si mangiava e si beveva vino,
ma non ci si ubriacava [2] stramazzando al suolo, [3]
e la vita era zucchero dolce.
“...Ma oggi, buon fratello, oggi siamo signori...” [4]
I bambini andavano scalzi con le scarpe rotte,
la Moldavanka non è più quel che era...
Oh, il Valkele [5] è secco, come lui non ce n'è più,
di Bessarabi [6] non se ne vedrà mai più.
Nella via Deribasovskaja è tutto chiuso,
non c'è più anima viva e quello splendore,
è perciò che mi viene un travaso di bile [7]
sempre, quando guardo Odessa.
Mamma Odessa, cara, che ne è stato di te?
Dimmelo, fratellino mio adorato. [8]
Nelle botteghe non beviamo più tè, o kvass con una ciambella,
Non ci capacitiamo dove tutto sia scomparso, dove?
Nella via Deribasovskaja è tutto chiuso,
non c'è più anima viva e quello splendore,
è perciò che mi viene un travaso di bile
sempre, quando guardo Odessa.
Oh, come stavi quando c'erano i soldi,
e la vita era dolce zucchero...
Oh, oggi ci stai ché di soldi 'un ce n'è più,
e la vita è diventata una schifezza. [1]
C'eran tanti fratelli odessani,
oh, si mangiava e si beveva vino,
ma non ci si ubriacava [2] stramazzando al suolo, [3]
e la vita era zucchero dolce.
“...Ma oggi, buon fratello, oggi siamo signori...” [4]
I bambini andavano scalzi con le scarpe rotte,
la Moldavanka non è più quel che era...
Oh, il Valkele [5] è secco, come lui non ce n'è più,
di Bessarabi [6] non se ne vedrà mai più.
Nella via Deribasovskaja è tutto chiuso,
non c'è più anima viva e quello splendore,
è perciò che mi viene un travaso di bile [7]
sempre, quando guardo Odessa.
Mamma Odessa, cara, che ne è stato di te?
Dimmelo, fratellino mio adorato. [8]
Nelle botteghe non beviamo più tè, o kvass con una ciambella,
Non ci capacitiamo dove tutto sia scomparso, dove?
Nella via Deribasovskaja è tutto chiuso,
non c'è più anima viva e quello splendore,
è perciò che mi viene un travaso di bile
sempre, quando guardo Odessa.
[1] Lo yiddish mies (parola di origine ebraica) è in realtà un aggettivo dal significato di: “sporco”, “osceno”, “schifoso”.
[2] Altra parola ebraica (che in ebraico si pronuncia shikòr), e che parola: nella Bibbia è quella utilizzata per l'ubriachezza di Noè!
[3] L'espressione yiddish utilizzata significa alla lettera “cadere dai (propri) piedi”.
[4] La parola utilizzata è qui quella russa per “signori”, господа. Da notare che, riportandola in yiddish, l'autore/interpreta la pronuncia [gaspadà], con la “g”; in russo, si tende invece a pronunciare invece [haspadà]. Oltre ad avere una pronuncia irregolare, il nome господь [hòspat] è tutto quanto irregolare in russo: accentazione ballerina, pronuncia dura della [d] finale nonostante si scriva con una molle, e plurale in [-a] come nei sostantivi neutri, seppure sia di genere maschile.
[5] Come è noto, anche nei suoi furti più clamorosi, anche Arsenio Lupin, a volte, lascia qualcosina. Succede. Così, nonostante tutti i miei sforzi, non sono venuto a capo di questo “Valkele” (che appare in forma diminutiva); ho pensato a un fiumiciattolo di Odessa, ma in modo del tutto inconsistente. Altri testi riportano un altrettanto misterioso “Livankele”.
[6] Bessarabi, cioè della Bessarabia, nome storico di quella che adesso è la Moldavia. La Bessarabia era ed è abitata prevalentemente da rumeni, vale a dire coloro che costruirono la Moldavanka e vi si stabilirono originariamente. In tutto l' “impasto” etnico e linguistico di Odessa, si può dire anche che la Bessarabia, nel 1918, ottenne brevemente l'indipendenza; nel periodo tra le due guerre, però, fu annessa alla Romania. Nel 1945 fu annessa all'Unione Sovietica come “Repubblica Socialista di Moldavia”, che vi impose, oltre che del russo data l'importante minoranza russa che vi risiedeva, l'uso del “moldavo”, vale a dire del rumeno traslitterato in caratteri cirillici. Attualmente, l'indipendente Repubblica di Moldavia è tornata a servirsi ufficialmente del rumeno letterario standard scritto in caratteri latini (a parte la regione separatista della Transnistria, abitata da russi, dove il russo è lingua ufficiale). Una parte della regione, la cosiddetta “Bessarabia storica”, appartiene però allUcraina, attualmente. Ad ogni modo, nel testo di questa canzone, “Bessarabi” vale “rumeni” o “moldavi”, è la stessa precisa identica cosa.
[7] La Via Deribasovskaja è una storica via alberata di Odessa. E' dedicata al fondatore di Odessa, José De Ribas, che nel 1789 prese la fortezza ottomana di Haji Bay e ci cominciò a far costruire la città che vediamo oggi, ancora non si sa per quanto. José De Ribas, nome originario completo José Pascual Domingo de Ribas y Boyons, in Italia noto come Giuseppe de Ribas y Boyonsin e in Russia come Osip Michajlovič Deribas, era di nobìllime origini spagnole, ma era nato a Napoli il 24 settembre 1749 (morì a San Pietroburgo nel 1800). Ammiraglio al servizio dello Zar, fu lui, come detto, a fondare la città di Odessa. Come dire: Odessa è stata fondata da un napoletano. Nella strofa in questione, traduco con “mi viene un travaso di bile” ciò che, nell'originale yiddish, è alla lettera: “mi sento scoppiare la cistifellea”.
[8] Qui siamo all'interno della strofa in russo. L'espressione russa qui usata, братец по душе, significa alla lettera: “fratellino d'animo (o d'anima)”. “Fratellino” non è qui, ovviamente, da intendere come fratello minore: è un diminutivo affettivo. Se la strofa fosse stata in yiddish, ci sarebbe stato un analogo diminutivo.
[2] Altra parola ebraica (che in ebraico si pronuncia shikòr), e che parola: nella Bibbia è quella utilizzata per l'ubriachezza di Noè!
[3] L'espressione yiddish utilizzata significa alla lettera “cadere dai (propri) piedi”.
[4] La parola utilizzata è qui quella russa per “signori”, господа. Da notare che, riportandola in yiddish, l'autore/interpreta la pronuncia [gaspadà], con la “g”; in russo, si tende invece a pronunciare invece [haspadà]. Oltre ad avere una pronuncia irregolare, il nome господь [hòspat] è tutto quanto irregolare in russo: accentazione ballerina, pronuncia dura della [d] finale nonostante si scriva con una molle, e plurale in [-a] come nei sostantivi neutri, seppure sia di genere maschile.
[5] Come è noto, anche nei suoi furti più clamorosi, anche Arsenio Lupin, a volte, lascia qualcosina. Succede. Così, nonostante tutti i miei sforzi, non sono venuto a capo di questo “Valkele” (che appare in forma diminutiva); ho pensato a un fiumiciattolo di Odessa, ma in modo del tutto inconsistente. Altri testi riportano un altrettanto misterioso “Livankele”.
[6] Bessarabi, cioè della Bessarabia, nome storico di quella che adesso è la Moldavia. La Bessarabia era ed è abitata prevalentemente da rumeni, vale a dire coloro che costruirono la Moldavanka e vi si stabilirono originariamente. In tutto l' “impasto” etnico e linguistico di Odessa, si può dire anche che la Bessarabia, nel 1918, ottenne brevemente l'indipendenza; nel periodo tra le due guerre, però, fu annessa alla Romania. Nel 1945 fu annessa all'Unione Sovietica come “Repubblica Socialista di Moldavia”, che vi impose, oltre che del russo data l'importante minoranza russa che vi risiedeva, l'uso del “moldavo”, vale a dire del rumeno traslitterato in caratteri cirillici. Attualmente, l'indipendente Repubblica di Moldavia è tornata a servirsi ufficialmente del rumeno letterario standard scritto in caratteri latini (a parte la regione separatista della Transnistria, abitata da russi, dove il russo è lingua ufficiale). Una parte della regione, la cosiddetta “Bessarabia storica”, appartiene però allUcraina, attualmente. Ad ogni modo, nel testo di questa canzone, “Bessarabi” vale “rumeni” o “moldavi”, è la stessa precisa identica cosa.
[7] La Via Deribasovskaja è una storica via alberata di Odessa. E' dedicata al fondatore di Odessa, José De Ribas, che nel 1789 prese la fortezza ottomana di Haji Bay e ci cominciò a far costruire la città che vediamo oggi, ancora non si sa per quanto. José De Ribas, nome originario completo José Pascual Domingo de Ribas y Boyons, in Italia noto come Giuseppe de Ribas y Boyonsin e in Russia come Osip Michajlovič Deribas, era di nobìllime origini spagnole, ma era nato a Napoli il 24 settembre 1749 (morì a San Pietroburgo nel 1800). Ammiraglio al servizio dello Zar, fu lui, come detto, a fondare la città di Odessa. Come dire: Odessa è stata fondata da un napoletano. Nella strofa in questione, traduco con “mi viene un travaso di bile” ciò che, nell'originale yiddish, è alla lettera: “mi sento scoppiare la cistifellea”.
[8] Qui siamo all'interno della strofa in russo. L'espressione russa qui usata, братец по душе, significa alla lettera: “fratellino d'animo (o d'anima)”. “Fratellino” non è qui, ovviamente, da intendere come fratello minore: è un diminutivo affettivo. Se la strofa fosse stata in yiddish, ci sarebbe stato un analogo diminutivo.
Lingua: Francese
Version française – MAMAN ODESSA – Marco Valdo M.I. – 2022
d’après la Traduction italienne – Mamma Odessa – Arsène Lupin Riccardo Venturi, 16-3-2022
d’une chanson yiddish – Adesa mame – Herman Yablokof – 1930 ca.
Texte : Herman Yablokof
Musique : Zusman Segalovitch (זוסמאן סעגאלאוויטש – Зусман Сегалович – Zusman Segałowicz, 1884-1949)
d’après la Traduction italienne – Mamma Odessa – Arsène Lupin Riccardo Venturi, 16-3-2022
d’une chanson yiddish – Adesa mame – Herman Yablokof – 1930 ca.
Texte : Herman Yablokof
Musique : Zusman Segalovitch (זוסמאן סעגאלאוויטש – Зусман Сегалович – Zusman Segałowicz, 1884-1949)
Voici une chanson du même nom que d’autres « Mama Odessa, Adesa Mame ». Le texte original en yiddish est du même auteur que le célèbre Papirosn / פּאַפּיראָסן, Herman Yablokof, une figure marquante du théâtre yiddish du XXᵉ siècle, ainsi qu’un acteur, un chanteur et un poète. Le catalogue Freedman ne mentionne pas le compositeur, mais nous avons supposé que l’auteur est le seul interprète accrédité. Le même catalogue nous donne une indication du thème ou plutôt des thèmes de la chanson : l’alcool, la pauvreté, la Moldavanka, le quartier historique et marginalisé d’Odessa.
Quant à la langue, il doit s’agir d’une variante yiddish vraisemblablement imprégnée d’apports ukrainiens prépondérants ; en effet, les traducteurs automatiques abandonnent sans rendre un seul mot. Comme par hasard, ce site est tenu par un traducteur, le seul à avoir des rossignols spéciaux, capables de s’attaquer à ce coffre-fort hermétique, un certain Riccardo Venturi, à qui nous passons le relais.
[Riccardo Gullotta]
Quant à la langue, il doit s’agir d’une variante yiddish vraisemblablement imprégnée d’apports ukrainiens prépondérants ; en effet, les traducteurs automatiques abandonnent sans rendre un seul mot. Comme par hasard, ce site est tenu par un traducteur, le seul à avoir des rossignols spéciaux, capables de s’attaquer à ce coffre-fort hermétique, un certain Riccardo Venturi, à qui nous passons le relais.
[Riccardo Gullotta]
Riccardo Gullotta dit que je suis le seul à avoir un rossignol, mais cette fois, pour forcer ce coffre, plus qu’un rossignol, il fallait Arsène Lupin.
Bien qu’en matière d’habillement, je sois un parfait désastre (polaire du marché aux puces, chemise de bûcheron et veste graisseuse), pour une fois, j’ai volontiers endossé les vêtements élégants du Gentleman Cambrioleur ; mais même Arsène Lupin ne pouvait rien faire sans son fidèle Grognard. Dans ce cas-ci, le fidèle Grognard s’est avéré être Arye, qui a posté cette vidéo sur le Tube universel, contenant une mine d’informations:
Non seulement une iconographie précieuse, mais aussi le nom du compositeur (Zusman Segalovitch ; on l’appelait en effet “Süssman”, « homme doux », comme le Juif Süss dans le nauséeux film de propagande nazi), les données d’enregistrement (Melodie 1054 B 1947) et, surtout, les paroles de la chanson dans une forme translittérée un peu plus exacte que les autres disponibles sur le net, et contenant aussi le couplet en russe (également translittéré).
En somme, le fidèle Grognard/Arye ne s’est pas contenté de me fournir un simple rossignol : il m’a carrément donné les clés. En bon Arsène Lupin, je me suis occupé de peaufiner le travail, en écoutant plusieurs fois la chanson et en la transcrivant correctement (en rétablissant même le cyrillique du couplet russe). À partir de là, voler (= traduire) a été très facile.
Cette fois, cependant, le vol a eu lieu sans la complicité de YIVO - Yidisher Visnshaftlekher Institut ; en yiddish : ייִדישער װיסנשאַפֿטלעכער אינסטיטוט, ou Institut scientifique juif. Autrement dit : le texte de la chanson est en yiddish de cette région qui, à l’intérieur de la subdivision dialectale compliquée que cette langue malheureuse avait en Europe de l’Est (il faut, bien sûr, parler au passé), appartenait – grosso modo – à ce territoire où presque tous les “u” se prononçaient “i”, et presque tous les “o” se prononçaient “u”. En restituant le texte en caractères hébraïques, je n’ai pas eu envie de normaliser cette fois-ci, et j’ai transcrit selon la prononciation. Il existe également d’autres particularités par rapport au yiddish standardisé, que j’ai respectées à la lettre (certaines d’entre elles se trouvent dans les notes).
Pour conclure, une petite spécification. Le texte de la chanson contient la quantité normale de mots hébreux, mais il n’y a pas de mots “ukrainiens”. Les emprunts au yiddish d’Odessa proviennent tous du russe, car à Odessa, je le répète au risque d’être politiquement incorrect, l’ukrainien n’a jamais été parlé, comme dans une grande partie du reste de l’Ukraine orientale. Ce n’est pas un hasard si, même dans cette chanson, l’auteur a inclus un couplet en bon russe ; et russes sont tous les emprunts dans le yiddish local. Odessa était et est toujours une ville russophone, point final. C’est un fait que des dizaines de langues différentes y ont été parlées, même l’italien, et de manière non négligeable. La moitié d’Odessa (y compris le célèbre escalier Potëmkin) a été construite par un architecte sarde d’Orosei, Francesco Carlo Boffo, qui est mort à Kherson (une ville d’importance tragique) en 1867, en se faisant appeler Franc Karlovič Boffo. On dit que, pendant une certaine période, les noms des rues d’Odessa étaient également affichés en italien.
Cela dit, voici la traduction. Et maintenant je vais enlever mes vêtements d’Arsène Lupin et mettre mon sweat à capuche noir. [RV]
Bien qu’en matière d’habillement, je sois un parfait désastre (polaire du marché aux puces, chemise de bûcheron et veste graisseuse), pour une fois, j’ai volontiers endossé les vêtements élégants du Gentleman Cambrioleur ; mais même Arsène Lupin ne pouvait rien faire sans son fidèle Grognard. Dans ce cas-ci, le fidèle Grognard s’est avéré être Arye, qui a posté cette vidéo sur le Tube universel, contenant une mine d’informations:
Non seulement une iconographie précieuse, mais aussi le nom du compositeur (Zusman Segalovitch ; on l’appelait en effet “Süssman”, « homme doux », comme le Juif Süss dans le nauséeux film de propagande nazi), les données d’enregistrement (Melodie 1054 B 1947) et, surtout, les paroles de la chanson dans une forme translittérée un peu plus exacte que les autres disponibles sur le net, et contenant aussi le couplet en russe (également translittéré).
En somme, le fidèle Grognard/Arye ne s’est pas contenté de me fournir un simple rossignol : il m’a carrément donné les clés. En bon Arsène Lupin, je me suis occupé de peaufiner le travail, en écoutant plusieurs fois la chanson et en la transcrivant correctement (en rétablissant même le cyrillique du couplet russe). À partir de là, voler (= traduire) a été très facile.
Cette fois, cependant, le vol a eu lieu sans la complicité de YIVO - Yidisher Visnshaftlekher Institut ; en yiddish : ייִדישער װיסנשאַפֿטלעכער אינסטיטוט, ou Institut scientifique juif. Autrement dit : le texte de la chanson est en yiddish de cette région qui, à l’intérieur de la subdivision dialectale compliquée que cette langue malheureuse avait en Europe de l’Est (il faut, bien sûr, parler au passé), appartenait – grosso modo – à ce territoire où presque tous les “u” se prononçaient “i”, et presque tous les “o” se prononçaient “u”. En restituant le texte en caractères hébraïques, je n’ai pas eu envie de normaliser cette fois-ci, et j’ai transcrit selon la prononciation. Il existe également d’autres particularités par rapport au yiddish standardisé, que j’ai respectées à la lettre (certaines d’entre elles se trouvent dans les notes).
Pour conclure, une petite spécification. Le texte de la chanson contient la quantité normale de mots hébreux, mais il n’y a pas de mots “ukrainiens”. Les emprunts au yiddish d’Odessa proviennent tous du russe, car à Odessa, je le répète au risque d’être politiquement incorrect, l’ukrainien n’a jamais été parlé, comme dans une grande partie du reste de l’Ukraine orientale. Ce n’est pas un hasard si, même dans cette chanson, l’auteur a inclus un couplet en bon russe ; et russes sont tous les emprunts dans le yiddish local. Odessa était et est toujours une ville russophone, point final. C’est un fait que des dizaines de langues différentes y ont été parlées, même l’italien, et de manière non négligeable. La moitié d’Odessa (y compris le célèbre escalier Potëmkin) a été construite par un architecte sarde d’Orosei, Francesco Carlo Boffo, qui est mort à Kherson (une ville d’importance tragique) en 1867, en se faisant appeler Franc Karlovič Boffo. On dit que, pendant une certaine période, les noms des rues d’Odessa étaient également affichés en italien.
Cela dit, voici la traduction. Et maintenant je vais enlever mes vêtements d’Arsène Lupin et mettre mon sweat à capuche noir. [RV]
MAMAN ODESSA
Oh, comme tu étais quand il y avait de l’argent,
Alors, la vie était un doux sucre…
Oh, comme te voilà à présent qu’il n’y a plus d’argent,
La vie est devenue une merdre.
Il y avait tellement de frères odessins,
Oh, on mangeait et on buvait du vin,
Mais on ne se soûlait pas à rouler à terre,
Lors, la vie était un doux sucre.
"… Aujourd’hui, bon frère, aujourd’hui, nous sommes des seigneurs… »
Les enfants aux chaussures trouées allaient pieds nus,
La Moldavanka n’est plus ce qu’elle était…
Oh, le Valkele est sec, comme lui il n’y en a plus,
De Bessarabi, il ne se verra plus jamais.
Tout est fermé dans la rue Deribasovskaya,
Elle n’a plus d’âme, ni de cette splendeur,
Et j’ai des aigreurs
Chaque fois que je vois Odessa.
Chère Odessa, ma mère, qu’en est-il devenu de toi ?
Mon petit-frère adoré, dis-le-moi.
Dans les boutiques, on ne boit plus le thé, ni le kvas avec un beignet,
On ne comprend pas où tout a disparu, où tout disparaît ?
Tout est fermé dans la rue Deribasovskaya,
Elle n’a plus d’âme, ni de cette splendeur,
Et j’ai des aigreurs
Chaque fois que je vois Odessa.
Oh, comme tu étais quand il y avait de l’argent,
Alors, la vie était un doux sucre…
Oh, comme te voilà à présent qu’il n’y a plus d’argent,
La vie est devenue une merdre.
Il y avait tellement de frères odessins,
Oh, on mangeait et on buvait du vin,
Mais on ne se soûlait pas à rouler à terre,
Lors, la vie était un doux sucre.
"… Aujourd’hui, bon frère, aujourd’hui, nous sommes des seigneurs… »
Les enfants aux chaussures trouées allaient pieds nus,
La Moldavanka n’est plus ce qu’elle était…
Oh, le Valkele est sec, comme lui il n’y en a plus,
De Bessarabi, il ne se verra plus jamais.
Tout est fermé dans la rue Deribasovskaya,
Elle n’a plus d’âme, ni de cette splendeur,
Et j’ai des aigreurs
Chaque fois que je vois Odessa.
Chère Odessa, ma mère, qu’en est-il devenu de toi ?
Mon petit-frère adoré, dis-le-moi.
Dans les boutiques, on ne boit plus le thé, ni le kvas avec un beignet,
On ne comprend pas où tout a disparu, où tout disparaît ?
Tout est fermé dans la rue Deribasovskaya,
Elle n’a plus d’âme, ni de cette splendeur,
Et j’ai des aigreurs
Chaque fois que je vois Odessa.
inviata da Marco Valdo M.I. - 21/3/2022 - 21:09
@ Riccardo Venturi
Anche se ci hai abituato a imprese filologiche singolari, rimango strabiliato. Sei andato oltre; l’intervento di Grognard può avere accelerato la decrittazione ma il testo yiddish-russo non poteva resistere a Lupin.
Per i ricercatori di filologia yiddish di materia da elaborare attraverso le tue traduzioni e note su questo sito ce n’è tanta. Qualche centro di cultura yiddish dovrebbe attingervi a piene mani sia per le tante canzoni di cui non esiste una traduzione in rete, sia per le note , una bussola indispensabile per il navigante che vuole avventurarsi nel mare yiddish.
Grazie ancora e un caro saluto
Anche se ci hai abituato a imprese filologiche singolari, rimango strabiliato. Sei andato oltre; l’intervento di Grognard può avere accelerato la decrittazione ma il testo yiddish-russo non poteva resistere a Lupin.
Per i ricercatori di filologia yiddish di materia da elaborare attraverso le tue traduzioni e note su questo sito ce n’è tanta. Qualche centro di cultura yiddish dovrebbe attingervi a piene mani sia per le tante canzoni di cui non esiste una traduzione in rete, sia per le note , una bussola indispensabile per il navigante che vuole avventurarsi nel mare yiddish.
Grazie ancora e un caro saluto
Riccardo Gullotta - 16/3/2022 - 23:38
@ Riccardo Gullotta
Beh, comunque rimane tutto qui, e chi vuole può servirsene liberamente senza nessun copyright o “diritto”, dato che non riconosco alcuna forma di “proprietà”, neppure quella intellettuale. Ma ti ringrazio molto per le tue parole, che sono l'unica forma di ricompensa che accetto davvero volentieri. Ne approfitto, tanto che ci sono, per una nota supplementare. Questo testo è abbastanza singolare anche per una forma davvero arcaica del participio passato del verbo “essere”, zayn (ted. sein). La forma normale, geven, è presente; però si hanno due esempi di gevezn, forma più vicina al tedesco gewesen e che sicuramente rispecchia una fase anteriore dello yiddish. Credo oramai di avere una certa esperienza con tale lingua e con le sue numerose varianti, ma è la prima volta che incontro tali forme (di cui non si fa menzione nei testi e nei manuali in mio possesso, neppure nel vecchio Shlomo Birnbaum viennese del 1918). Grazie ancora, Riccardo, e alla prossima.
Beh, comunque rimane tutto qui, e chi vuole può servirsene liberamente senza nessun copyright o “diritto”, dato che non riconosco alcuna forma di “proprietà”, neppure quella intellettuale. Ma ti ringrazio molto per le tue parole, che sono l'unica forma di ricompensa che accetto davvero volentieri. Ne approfitto, tanto che ci sono, per una nota supplementare. Questo testo è abbastanza singolare anche per una forma davvero arcaica del participio passato del verbo “essere”, zayn (ted. sein). La forma normale, geven, è presente; però si hanno due esempi di gevezn, forma più vicina al tedesco gewesen e che sicuramente rispecchia una fase anteriore dello yiddish. Credo oramai di avere una certa esperienza con tale lingua e con le sue numerose varianti, ma è la prima volta che incontro tali forme (di cui non si fa menzione nei testi e nei manuali in mio possesso, neppure nel vecchio Shlomo Birnbaum viennese del 1918). Grazie ancora, Riccardo, e alla prossima.
Riccardo Venturi - 17/3/2022 - 00:25
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[1930 circa]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat :
Herman Yablokof
Musica / Music / Musique / Sävel:
Zusman Segalovitch (זוסמאן סעגאלאוויטש - Зусман Сегалович - Zusman Segałowicz, 1884-19499
Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Herman Yablokof
Viene proposta una canzone omonima di altre Mamma Odessa, Adesa Mame. Il testo originale yiddish é dello stesso autore della celebre Papirosn / פּאַפּיראָסן, Herman Yablokof , figura di spicco del teatro yiddish del Novecento, oltre che attore, cantante, poeta. Il catalogo Freedman non riporta il compositore, abbiamo tuttavia ipotizzato che l’autore coincida con l’unico interprete accreditato. Lo stesso catalogo ci dà un’indicazione sul tema anzi sui temi della canzone: alcol, povertà, Moldavanka, il quartiere storico ed emarginato di Odessa.
Quanto alla lingua, deve trattarsi di una variante yiddish presumibilmente permeata di preponderanti contributi ucraini; di fatto i traduttori automatici si arrendono senza restituire neanche una parola. Fortuna vuole che questo sito sia presidiato da un traduttore, l’unico con grimaldelli speciali, atti ad avere ragione di questa cassaforte ermetica, tale Riccardo Venturi, a cui cediamo il testimone. [Riccardo Gullotta]