Sempre la solita noia
Con quel maestro, e i salmi...
E gli alfabeti, lettere
Una dietro a quell'altra,
Az, buki, vedi, glagoli...
Sempre la solita storia
Io preferisco gli amici
La caccia e la battaglia
Nei boschi il sangue,
Correre a perdifiato
Sono una bestia selvaggia
Un mostro alato, pennuto
Con gli occhi spalancati,
Lo scrivo accanto ai salmi
Nel mio quaderno di scuola
Ecco, questo sono io,
E un cavaliere a cavallo
Che trafigge uno a terra
E il cavaliere, son io,
Frecce e nemici ammazzati!
Sempre la solita noia,
Bestia dal lungo collo,
Questo son io che sputo
Fuoco come un dragone
Sono una bestia selvaggia!
E poi di nuovo i salmi,
Non vedo l'ora d'uscire,
Fare battaglia nel bosco,
Sputare fuoco e frecce,
E tanti saluti a Danilo!
Sempre la solita noia,
Star qui a salmodiare.
Cavalco nella foresta
Ed il nemico è ai miei piedi,
E sputo frecce e fuoco!
Con quel maestro, e i salmi...
E gli alfabeti, lettere
Una dietro a quell'altra,
Az, buki, vedi, glagoli...
Sempre la solita storia
Io preferisco gli amici
La caccia e la battaglia
Nei boschi il sangue,
Correre a perdifiato
Sono una bestia selvaggia
Un mostro alato, pennuto
Con gli occhi spalancati,
Lo scrivo accanto ai salmi
Nel mio quaderno di scuola
Ecco, questo sono io,
E un cavaliere a cavallo
Che trafigge uno a terra
E il cavaliere, son io,
Frecce e nemici ammazzati!
Sempre la solita noia,
Bestia dal lungo collo,
Questo son io che sputo
Fuoco come un dragone
Sono una bestia selvaggia!
E poi di nuovo i salmi,
Non vedo l'ora d'uscire,
Fare battaglia nel bosco,
Sputare fuoco e frecce,
E tanti saluti a Danilo!
Sempre la solita noia,
Star qui a salmodiare.
Cavalco nella foresta
Ed il nemico è ai miei piedi,
E sputo frecce e fuoco!
inviata da L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 11/3/2022 - 20:45
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Onfim, o Antemio (per dirla secondo l'origine greca del suo nome, che ha a che fare con i fiori), è un bambino come tutti. Magari, a scuola, non se la passa poi male ed è anche diligente: copia gli alfabeti e le citazioni dai Salmi, obbedisce al maestro, e fa i compiti a casa. Onfim ha sei o sette anni, ma probabilmente non è in prima o in seconda elementare come ci aspetteremmo: come funzionassero le scuole a Velikij Novgorod nel XIII secolo non ci è dato saperlo, anche se è improbabile che i maestri adoperassero il metodo Montessori con gli alunni.
Onfim era un ragazzino di Novgorod in un periodo che può andare dal 1220 al 1260. A partire dal 1951, nei terreni attorno a Novgorod si cominciò a ritrovare centinaia e centinaia di frammenti di corteccia di betulla, detti beresty (si tratta del plurale di beresta, che in russo significa, appunto, “betulla”); se ne continuano ancora a ritrovare, talché, oramai, la quantità di antiche beresty, perfettamente conservate nel terreno argilloso della zona, supera il migliaio. Tutte scritte fittamente, con testi di ogni tipo: dagli atti pubblici cittadini alle note di spesa, da scritti privati a lettere di qualsiasi tipo. Diciassette di queste beresty sono il quaderno di scuola di Onfim.
Il numero enorme di mani diverse, di stili di scrittura e di argomenti, fa vedere come, nella Novgorod del XIII secolo, esisteva un livello di alfabetizzazione generalizzato, e un sistema scolastico efficiente (ricordo che siamo, geograficamente, circa 200 km a sud dell'attuale San Pietroburgo, i cui terreni erano peraltro, allora, soltanto paludi gelate). La “Grande Città Nuova”, Velikij Novgorod, era fiorente; l'immensa disponibilità di legname (la città era circondata da fittissime foreste d betulle) aveva favorito l'utilizzo della corteccia come comodo supporto di scrittura. Non deve certamente stupire, se si pensa, ad esempio, all'origine della parola per “libro”, che, nelle lingue germaniche, appare come Buch in tedesco o book in inglese. Tutti termini derivati dalla corteccia del faggio (in tedesco, Buche).
Il quaderno di scuola di Onfim, a parte il supporto insolito per noialtri terrestri del XXI secolo, è come tutti i quaderni di scuola dei ragazzini d'ogni tempo. Ci sono, senz'altro, i compiti; e Onfim li svolge con cura, copiando e scrivendo serie alfabetiche nel cirillico dell'epoca: a volte complete (az, buki, vedi, glagoli...), a volte che si fermano alla lettera “K” -indice che, magari, Onfim si era stufato di quella noia. Poi ci sono le citazioni dai salmi, il tutto scritto nel russo di quel tempo o, meglio, nel dialetto di Novgorod, che aveva caratteristiche proprie e singolari (ad esempio, il nome di Onfim appare costantemente come Onfime). Però, compiti a parte, avete mai visto un quaderno di scuola di un ragazzino dove non ci siano disegni e scarabocchi? Beh, il quaderno di Onfim ne è pieno.
Ci sono il ritratto del maestro e le rappresentazioni dei suoi piccoli amici, i ragazzini della classe (tutti maschi, ovviamente, perché le bambine a scuola non ci andavano). Dei diciassette fogli del quaderno di betulla, solo cinque contengono solo testo (la “bella copia”, si potrebbe dire); i rimanenti dodici sono pieni di disegni e illustrazioni, e pensieri liberi. La maggior parte dei disegni rappresenta cavalli, frecce e nemici uccisi; Onfim si vede a volte come un cavaliere, e a volte come una bestia mostruosa. Il cosiddetto “Oggetto 199”, un foglio ricavato dal fondo di un cestino, contiene un autoritratto di Onfim, camuffato come un animale fantastico, vale a dire una bestia con un lungo collo, orecchie a punta e la coda arricciata. La bestia Onfim tiene in bocca una freccia piumata, e sta sputando fuoco. Poca differenza, verrebbe da dire, coi mostri degli attuali cartoni animati giapponesi. Sotto il mostruoso “autoritratto”, Onfim scrive: “Sono una bestia selvaggia”. La “bestia selvaggia”, però, non manca di salutare un suo amichetto: “Saluti da Onfim a Danilo”. Più sotto, un altro esercizio sull'alfabeto. In altri fogli, ci sono ritratti degli amichetti in fila o impegnati in battaglie, come tutte le battaglie dei ragazzini che, una volta, si svolgevano nelle piazzette dei quartieri o nei giardini pubblici, e che ora i pischelli organizzano sui “social” dandosi appuntamento in dati luoghi per darsele di santa ragione. Funziona così. Onfim, peraltro, non aveva ancora imparato un po' di aritmetica e a far di conto; in alcuni disegni ci sono personaggi con tre dita, mentre in altri ne hanno otto.
Alla fin fine, accingendomi a scrivere questa cosa, avevo addirittura pensato di farne una sorta di “canzone brechtiana”; vale a dire, doveva contenere una morale finale che è caratteristica di ogni composizione brechtiana che si rispetti. Però soffro di una particolare forma di allergia alle morali, che mi impedisce sempre di portare a logico compimento i miei tentativi; e, quindi, addio alla canzone “brechtiana”. Resta così com'è; magari con un pensiero, o retropensiero, a come sarà stata la vita di Onfim, se sia stata lunga o breve, se sia passata come guerriero o chissà che cosa. E' un po' come quando noialtri, oramai in là con gli anni, ritroviamo i quaderni di scuola e ci fermiamo un po' a pensare e a ricordare. Mi è successo piuttosto di recente, fra le altre cose. Andrò prima o poi a seppellire quei quaderni in un terreno argilloso, sebbene non siano certamente in corteccia di betulla, ma vecchi quaderni col Gatto Silvestro, con le astronavi e con Paperino.
C'erano i disegnini e gli alfabeti, gli scarabocchi e i ritratti della maestra, la signora Pierina. Anche i pensierini, tipo "La mia mamma" o "Si torna a scuola". Però nemmeno uno dove dichiaro di voler fare il guerriero; da ragazzino ero fermamente deciso a fare l'elettricista. Però sembra anche un po' di immaginare il maestro di Onfim, che magari si addannava a fargli imparare a scrivere con pie e devote citazioni dai salmi, mentre il ragazzino sognava armi, battaglie, nemici da ammazzare e bestie selvagge. Come ebbe a dire, un bel po' di anni dopo, un ragazzino di Modena che raccontava dell'infanzia in una piccola città e di certe vecchie, suore nere..
Con che fede in quelle sere
Avete dato a noi il senso del peccato
E di espiazione...
Gli occhi guardavano voi,
Ma sognavan gli eroi, le armi e la bilia,
Correva la fantasia verso la prateria
Tra la via Emilia e
Novgorodil West... [AT-XXI]