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She Moved Through the Fair

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Lingua: Inglese


Lista delle versioni e commenti


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[? - 1909? Who knows!]
For further and complete info see here and Cattia Salto's Terre Celtiche

She Moved through the Fair, a song drawing by Zalamanda
She Moved through the Fair, a song drawing by Zalamanda


1. Jack Taylor e l'antefatto

Jack Taylor (Iain Glen)
Jack Taylor (Iain Glen)
Qualche mese fa, in compagnia di un'altra persona, stavo guardando un telefilm poliziesco della serie irlandese Jack Taylor. Bella, ben fatta e appassionante, devo davvero dirlo: Jack Taylor (interpretato da Iain Glen, che non è irlandese, ma scozzese) è un ex ufficiale della Garda Síochána, la polizia della Repubblica d'Irlanda, che, dimessosi dalla suddetta si è messo a fare, a Galway, una specie di investigatore privato imbarcandosi in casi difficili, e sovente strani e umanamente tragici. Nell'episodio in questione, intitolato La resa dei conti (e Shot Down in inglese, ma questo l'ho saputo dopo) e girato nel 2013, Jack Taylor, che girovaga da mesi per l'Irlanda in preda ai sensi di colpa per una certa cosa accaduta negli episodi precedenti, e è stavolta dalle parti di Dublino, dove deve incontrarsi con un cliente per certe questioni loro. Jack però si imbatte in una ragazzina, Rosie, tutta ricoperta di sangue (Rosie è interpretata da Hazel Doupe, che è nata il 12 novembre 2002 ed alla quale facciamo gli auguri per gli oramai prossimi, e splendidi, diciannove anni). Nel 2013, quando il telefilm è stato girato, ne aveva quindi circa undici; e, infatti, Rosie è una ragazzina facente parte degli Irish Travelers, gli zingari irlandesi; suo malgrado, è coinvolta in una specie di faida tra le famiglie Kelly e Mangan. La ragazzina è in gravissimo pericolo: suo padre, Eddie, è connesso con un banditone dublinese, Bridie Hannigan, che a un certo punto viene assai poco cerimoniosamente ridotto in cenere in un attacco incendiario alla sua grossa roulotte. Si viene però a sapere che la vittima predestinata non era il padre, ma proprio la ragazzina; e qui mi fermo perché non voglio essere accusato di spoilerare. Dirò soltanto che, sul più bello dello spiacevole e cupo dramma, mentre la ragazzina è in fuga protetta dal ruvido Jack Taylor, costei, che possiede una bella chitarra regalatale dalla sua mamma e che la sa pure un po' suonare, si mette una sera a cantare una canzone con la sua voce -molto bella, direi (e non mi stupisce: gli autori del telefilm sanno bene di cosa stanno parlando, e gli Irish Travelers sono tra i principali portatori del canto popolare irlandese). Bello stravaccato sul divano, e così senza pensarci, ho pronunciato un “Ma toh..!” e mi sono messo a cantare insieme alla ragazzina quella canzone che non sentivo e non cantavo più oramai da una vita e mezzo. Questa:



Terminata la scena e subentrata la pubblicità, la persona che era con me, la quale è un po' abituata a questo genere di cose col sottoscritto, si è dovuta sorbire qualche minuto di conferenza sulla canzone cantata dalla ragazzina Rosie nel telefilm, che si chiama She Moved through the Fair. E menomale (per lei) che la pubblicità è finita e che il telefilm è ricominciato, perché, altrimenti, sarei andato avanti per chissà quanto rischiando seriamente di farmi planare un soprammobile sul capo. Già la poveretta si deve sorbire, quando a volte la domenica andiamo da qualche parte, tutte le etimologie sui nomi dei più sperduti villaggi e poderi della campagna piacentina, compreso un posto che si chiama “Godi” e per il quale le ho specificato che non si tratta di un appartatojo per coppiette in amore, bensì di uno dei tanti posti nel Nord Italia che tramandano il nome dei Goti (come Goito [MN]). Però, diciamo, quella cosa della ragazzina Traveler che canta She Moved through the Fair mi è rimasta impressa, come probabilmente rimangono impresse tutte le canzoni che si riascoltano (e si ricantano) dopo anni, risentendole nell'occasione più impensata. Ed eccoci qui.

2. Bèc in taim [including il sig. Massucchi]

Di anni dovevo averne non moltissimi più della ragazzina Rosie nel telefilm; potrebbe essere stato, boh, il famoso e fatidico 1977 quando l'Italia era scossa da parecchi adolescenti che volevano cambiare il mondo. Un po' volevo cambiarlo pure io; ma a 14 anni è un po' difficile. Passavo molto del mio tempo ad ascoltare, in una cantina condominiale, musichine strane -cantate, non di rado, in lingue ancor più strane. Musicassette registrate alla 'ioboja, arrivate chissà come, e mangianastri di marca “Giovanni Pinzauti” o roba del genere, tenuti insieme con lo scotch. Era la Free Bird's Cellar Republic, la mia minuscola stanzetta ricavata in una cantina condominiale ed alla quale tutte le mie abitazioni, sebbene un po' più grandi (ma non di molto) sarebbero in seguito rassomigliate anche nell'inverosimile stipamento di libri e ogni genere di cose. Tra queste musicassette, le TDK o le Basf con la centrina scritta a penna col titolo dell'album, il nome dell'autore e i titoli delle canzone, ce n'era una di qualcuno che, lui sì, cantava in lingue strane sul serio (ogni tanto, nelle cantine, capitava un vicino, il sig. Massucchi, che mi bussava e mi diceva: “O Riccardo...ma icché gliè 'sta roba...?”). Si trattava di un giovanotto, tale Alan Stivell, che doveva essere, boh, francese, ma cantava cose in cui non capivo un accidente, che imparavo al suono delle parole. Ogni tanto, per fortuna, gli capitava di cantare anche in francese e in inglese; e in quella musicassetta, che conteneva l'album intitolato Chemins de terre, ce n'era una, appunto, in inglese, che -tirando un momentaneo sospiro di sollievo- capivo, e che raccontava di una ragazza che attraversava un mercato e che si doveva sposare. Però, poi, non si capiva molto bene che cosa succedesse, perché sembrava che la ragazza fosse morta e mi chiedevo come facesse a passare per la fiera, go it to fishing (= vattelappesca). Poi ricominciavano le canzoni in lingue strane, tra le quali questa, che sarei riuscito a capire un bel po' di tempo dopo ma che allora erano soltanto suoni incomprensibili che imparavo a memoria. Poi tornava il sig. Massucchi a pigliare una bottiglia di vino per la cena, mi ribussava e mi diceva: “O Riccardo...ma Celentano 'un tu lo metti mai...?” Si chiamava, quella canzone, She Moved through the Fair; e non sapevo che, quasi quarantacinqu'anni dopo, me la sarei risentita cantata da una ragazzina in pericolo in un telefilm irlandese, spiaccicato su un divano a Piacenza, in compagnia di una povera donna che mi sopporta stoicamente, con una barbaccia bianca da approssimarsi dei sessant'anni, il metoprololo, l'insulina e tutto il resto. Glielo avrei voluto raccontare a quella persona; ma poi ci saremmo persi la fine della storia della ragazzina irlandese e di Jack Taylor. Gliela racconto, e anche un po' a voi, facendovi anche ascoltare come la cantava Alan Stivell nel 1973. Ora si può, allora c'erano le cassette piratate e il sig. Massucchi, che peraltro era molto simpatico.



3. A questo punto dovrei fare il filologo

Quando, stasera, mi son messo in testa di tornare a fare la classica “pagina extra”, la ballata irlandese che proprio non c'entra una mazza di niente e che parla probabilmente di una giovane revenant, mi è venuto in mente che, di certo, l'impareggiabile Cattia Salto doveva averne parlato nelle Terre Celtiche. Impossibile sbagliarsi: e, infatti, diàmine se lo aveva fatto. E aveva fatto anche parecchio bene, perché, nel prosieguo della mia “carriera” (che più volentieri e a proposito chiamo “corriera”, più precisamente quella che da Portoferraio menava a Marina di Campo, un ammasso di ferraglia pitturato in BSC -Blu Cadaverico Scrostato- e che perdipiù, era targata Pisa), su quella canzone non avevo mai scritto nemmeno mezza parola. A dir tutta la verità, sono sempre stato un talebano delle Child Ballads angloscozzesi, e, stoltamente, della Balladry irlandese mi son sempre occupato poco o punto. E, quindi, stasera la mia componente filologica è andata, come dire, a farsi benedire: che altro potrei scrivere? Sono andato a vedere anche l'assai corposa pagina di en.wikipedia che parla della ballata, rimanendo sconcertato da quanti la hanno cantata: altro che Alan Stivell e la ragazzina irlandese nel telefilm. La Cattia Salto, del resto, nella sua bella pagina ha, come di consueto, infilato una serie impressionante di video, da Loreena McKennitt alla colonna sonora del film “Michael Collins” dove la canzone c'è, da Moya Brennan a Sinead O'Connor. Il mio eventuale “contributo filologico” (!!!) si sarebbe dunque -e forzatamente- limitato a ricopiare quanto scritto da Cattia Salto, o a tradurre la pagina di Wikipedia in inglese. A meno di non considerare “filologia” anche quanto ho scritto finora: un po' di autofilologia, se così si possono chiamare i ricordi innestatimi quella sera sul divano. Alla mia età si comincia a indulgere, e forse anche un po' troppo, ai ricordi di quando s'era ragazzi; e si corre anche il rischio di mitizzarli un po' a sproposito. Però è vero che, in quella cantina col sig. Massucchi che bussava ogni tanto (“O Riccardo...!”), una cosa soprattutto non mi andava via dalla testa: la musica di quella canzone, probabilmente una delle più belle che mi sia mai stato dato di conoscere relativamente a una ballata in lingua inglese; e, quando ho sentito la ragazzina Rosie cantarla, mi è tornato tutto in mente. Sarà dunque questo il mio “contributo filologico”, e magari altri -chissà- avranno qualcos'altro da dire sulla misteriosa storia della giovane innamorata che cammina, un po' morta, per la fiera. Magari, quello sì, proverò a mettere una nuova traduzione; non che quella di Cattia Salto vada male, tutt'altro, ma solo così per fare qualcosa. Se avrete avuto la bontà di leggere quanto scritto da Cattia Salto, ché lo merita, e la pagina di Wikipedia, che lo merita pure, delle cose vi appariranno chiare: la ballata deve avere avuto chissà quali e quante interpolazioni, ha decine di versioni, la hanno interpretata una tonnellata di gente e narra di una vicenda non chiara, dovuta probabilmente alla perdita di alcune strofe. In questa pagina ho scelto di presentare la versione che ho conosciuto da ragazzino, quella di Alan Stivell: è così che la ho dentro. E' una versione, rispetto ad altre, ridotta quasi all'osso: ha solo tre strofe che si concludono con la più classica delle arpate stivelliane di quegli anni lontani. Una strofa che Stivell non canta l'ho messa tra parentesi quadre; le altre hanno una pletora di varianti.

In qualsiasi modo la vogliate ascoltare e qualunque significato o interpretazione le vogliate dare (se lo volete, chiaramente), bisogna però dire, a mo' di conclusione, un paio di cose. La prima è che è una canzone dalla quale promana un'infinita tristezza; la seconda è che, se desiderate sacrificare a tutte quelle cose che vanno dalla magia dell'Irlanda ai cigni sul lago, dalla fanciulla morta prima di sposarsi alla maldicenza della gente, dal mistero alla morte che tronca il sogno d'amore di due giovani, dall'anima irlandese a quel che vi pare, qui c'è pane per i vostri denti. Poi, certo, c'è la musica, che fa venire i bordoni; ed anche la ragazzina Rosie che la canta da un teleschermo, mentre è inseguita dai cattivi e Jack Taylor la protegge, con barbaccia ispida, sigaretta in bocca e voce che a Livorno si definirebbe arroìta da' ponci. Infine c'è quel ragazzino, all'epoca altissimo e filiforme, che la ascoltava mentre il sig. Massucchi implorava di mettergli Celentano; è da un bel po' nel mondo dei più, e gli mando un saluto. Lo mando anche a Hazel Doupe, che a soli diciannove anni vedo che ha già una discreta carriera e che, nel prosieguo, ha interpretato di nuovo una giovanissima Irish Traveler: ce lo deve proprio avere nel sangue. E lo mando, stasera, a quella persona che era con me quella sera del Jack Taylor, un ciao ciao con le mie manacce e la promessa che gliela canterò, prima o poi, mentre attraversa il mercato della Besurica. Bella viva, of course. Ciao amore. [RV]
My young love said to me :
“My mother won’t mind,
And my father won’t slight you
For your lack of kind.”
And she put a hand on me
And to me did say:
“Ah, it will not be long, love,
Till our wedding day.”

She went away from me,
And she moved through the fair.
And so fondly I watched her
Move here and move there.
And she went away homeward
With one star awake,
Like the swan in the evening
Moves over the lake.

[The people were saying:
“No two e’er were wed,
For one has the sorrow
That never was said."
And she smiled as she passed me
With her goods and her gear,
And that was the last
That I saw of my dear.]

Last night she came to me,
My dead love came in
And so softly she came
That her feet made no din.
And she put her hand on me,
And to me did say:
“Ah, it will not be long, love,
‘til our wedding day.”

inviata da Riccardo Venturi - 29/10/2021 - 21:30




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 29-10-2021 22:28
Camminava per il mercato

Mi disse la mia giovane innamorata:
“La mamma non avrà nulla da ridire,
E mio padre non ti disprezzerà
Perché non sei ricco e nobile.”
E mise la sua mano su di me,
E mi disse: “Amore mio,
Non passerà molto tempo
Prima che ci sposiamo.”

Si allontanò da me
Camminando per il mercato.
E io la guardavo innamorato
Andare di qua e di là.
Poi se ne andò via verso casa,
E c'era una sola stella che brillava
Come il cigno la sera
Si muove sul lago.

[La gente diceva:
“Non si sposeranno mai,
Perché uno di loro ha dentro
Un dolore indicibile.”
E lei sorrideva passando
Con la spesa e il suo vestito,
E quella fu l'ultima volta
Che vidi il mio amore.]

L'altra notte è venuta da me,
La mia innamorata è entrata morta,
Ed è venuta da me tanto piano
Che i suoi passi nemmeno si sentivano.
E mise la sua mano su di me,
E mi disse: “Amore,
Non passerà molto tempo
Prima che ci sposiamo.”

29/10/2021 - 22:29




Lingua: Italiano

Versione italiana di Gianni Barnini
LEI ATTRAVERSA IL MERCATO (She Moved Through the Fair)

Il mio amore mi disse sai ai miei piacerai
Anche se sanno che ricchezze non hai
Ed aggiunse ridendo col suo modo gioioso
Presto sarai amore mio il mio splendido sposo

Poi si allontanò attraverso il mercato
La seguii con lo sguardo fino al suo caseggiato
Una stella isolata su nel cielo più vago
Lei era leggera come un cigno sul lago

La gente diceva quelle nozze giammai
Ma uno era il dolore che non fu detto mai
Mi sorrise passando per andare alla spesa
Fu l’immagine che ancora vedo come sospesa

Sognai l’altra notte che arrivava il mio amore
Col suo passo felpato senza fare rumore
E si allontanò dicendo in un modo gioioso
Presto sarai amore mio il mio splendido sposo
Cover metrica per essere cantata a tempo

inviata da Gianni Barnini - 5/11/2021 - 12:53


I Simple Minds hanno riscritto la ballata trasformandola in una vera e propria CCG, Belfast Child.

Lorenzo - 29/10/2021 - 23:09


Però hanno anche omaggiato l'originale, cantandolo insieme a Alan Stivell (v. box video) :-)

Riccardo Venturi - 29/10/2021 - 23:53




Lingue: Inglese, Italiano (Emiliano modenese)

La canzone è anche stata "campionata" dai Modena City Ramblers, cantata da Sinead Kiely, ne "L'uomo delle pianure"

Cinèin ed mama, ascolta
Cinèin ed mama, guerda
Al sol c'a s'arbelta
E al blèsga in zèma a la basa

Pianura d'aria e sole
Pianura di pittori e matti
Di cieli sopra fabbriche e campanili

La foto prende il cielo
La foto prende il ferro e il cemento
La foto ruba il sole e ruba l'anima

E ancora caldo, ancora piatto
Sull'orizzonte
Ancora pioppi e bici
E nubi bianche su queste pianure
Di nuovo casa

Cinèin ed mama, ascolta
Cinèin ed mama, guerda
L'aqua c'la pasa
Svein i elber e la campagna

Sinsela grigia di fiume
Sinsela grigia di terra e fame
Che morde, succhia il sangue e succhia l'anima

Il fiume corre lento
Il fiume corre grande e maestoso
Il fiume dà il respiro e dà la vita

E ancora caldo, ancora piatto
Sull'orizzonte
Ancora pioppi e bici
E nubi bianche su queste pianure
Per sempre casa

My young love said to me :
“My mother won’t mind,
And my father won’t slight you
For your lack of kind.”
And she stepped away from me
And to me did say:
“Ah, it will not be long, love,
Till our wedding day.”

inviata da dq82 - 30/10/2021 - 11:00


Riccardo, mi hai fatto venire in mente ricordi di infanzia anche a me. Ricordo di aver amato questa canzone in uno dei primi dischi di musica celtica entrati in casa mia. Era il 1997 e l'album era Ballads Of Old England (Antiche Ballate Inglesi Ed Irlandesi) di Adrian Harman distribuito da Avvenimenti. Erano gli anni in cui nasceva per me l'amore per la musica irlandese e, conseguentemente/contemporaneamente, per il combat folk.

ballate

dq82 - 30/10/2021 - 11:19


Beh, DQ, mi fa un enorme piacere, davvero. Tra l'altro, se quel che hai raccontato è avvenuto nel 1997, sono esattamente vent'anni dopo quel che ho raccontato io...chissà che questa canzone non "funzioni" di vent'anni in vent'anni. Ognuno di noi ha davvero dei ricordi legati a una data canzone e trovo bello condividerli. Tra l'altro, e qui torno a fare un po' il filogolo figologo figololo filologo, la musica di questa canzone è considerata quanto di meno "celtico" possa esistere e ha dato parecchio da fare agli studiosi. E' ritenuta molto antica e, probabilmente, non di origine irlandese (c'è chi pensa addirittura che possa essere di origine orientale, per certe sue caratteristiche). Gli stilemi della musica "celtica" così come si è venuta configurando con il revival iniziato alla fine degli anni '60 sono in buona parte stati creati dagli autori stessi sulla base di motivi tradizionali che erano sopravvissuti; ma è da credere che la musica dei paesi celtici, come le musiche di ogni altro paese, sia stata il risultato di miscugli, influenze, contaminazioni e quant'altro. Tutta la musica è meticcia, la "purezza" è un'invenzione bella e buona. Saluti cari e grazie ancora!

Riccardo Venturi - 30/10/2021 - 11:56


Sperando di fare cosa gradita ho aggiunto qualche video, solo quelli di autori già presenti nel sito, e vi garantisco che solo così sono una marea, visto che è stata reinterpretata praticamente da tutto il mondo folk e da praticamente tutti i musicisti irlandesi (Boyzone compresi)

Dq82 - 31/10/2021 - 10:57




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