Lingua   

Lingua: Armeno


Hovhannes Tumanyan / Հովհաննես Թադևոսի Թումանյան

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Բինգյօլ
(Avetik Isahakyan / Ավետիք Իսահակյան)
Կակաչներ
(Daniel Varujan / Դանիէլ Վարուժան)
Elle reste là
(Aram Sédèfian)


Ax Inčʻ Lav En
[1902]


Խոսքեր և Երաժշտություն / Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel :
Hovhannes Tumanyan [Հովհաննես Թումանյան]

Կատարող / Interprete / Performed by / Interprétée par / Laulavat :
1. Hakob Babayan, Alin Demirdjian

2. Alina Manoukian
ալբոմ / Album: Na Mi Naz Ouni [2012]

3. Live

4. Live in Naregatsi Art Institute, Yerevan


Goris, a pochi km dal  Nagorno-Karabakh  (foto: Riccardo Gullotta)
Goris, a pochi km dal Nagorno-Karabakh (foto: Riccardo Gullotta)


1915: il genocidio degli Armeni

Dal racconto di Anny Romand, autrice di Mia nonna d’Armenia, basato sul diario della nonna Serpouhi Hovaghian
Aveva 22 anni, Serpouhi, quando una mattina accade l’irreparabile. Guardie turche bussano alla porta, intimano a tutti di uscire, saccheggiano la casa. Lei viene separata dal marito Karnik, che non rivedrà mai più, sarà massacrato insieme agli altri uomini. In braccio Aïda (appena nata), stretto a lei Jiraïr (quattro anni), Serpouhi si ritrova tra le carovane di donne in fila verso l’Anatolia: ore di cammino, la lotta contro la fame, lo sfinimento. E poi la decisione straziante di affidare il piccolo a una contadina pur di dargli una possibilità di vita, con la consapevolezza di aver perso Aïda nell’ospedale di Trebisonda, dove li avevano portati all’inizio (si scoprirà che uccidevano i neonati con il latte avvelenato nei biberon).
Durante la marcia, la giovane armena assiste - impotente e incredula - all’indicibile: «Di fianco scorreva sempre il fiume (l’Eufrate, ndr), lunghissimo. In ogni momento pensavamo che ci avrebbero buttate dentro. Nel fiume avevano scaraventato due carretti pieni di bambini piccoli. Questa scena ce l’avrò sempre davanti agli occhi (…) Vedendo i corpicini di quei piccoli in acqua, le braccia, le gambe che ancora si muovevano, sono rimasta completamente sconvolta, e ancor più quando ho visto quei mostri guardarli con un sorrisino sarcastico. Oh Dio mio, ti scongiuro lasciami vivere per vedere quegli infelici vendicati». Ce la farà. Si salverà Serpouhi, grazie a un coraggio e a una determinazione che la fa scappare e trovare riparo sulla costa del Mar Nero, da dove raggiungerà Costantinopoli dopo due anni di clandestinità. Più tardi è accolta in Francia quale “protetta speciale” per disposizione del console.
Anny Romand - oggi attrice e scrittrice – scopre il diario per caso, nel 2014, riordinando le cose di famiglia: 70 pagine in armeno, francese e greco scritte durante il calvario vissuto tra il 1915 e il 1917, preservate da tutto e tutti. I ricordi di Anny sono riportati nel libro con il tono e le parole di una bambina di sette anni che - con quell’amore incondizionato e senso di affidamento tipici dell’infanzia - ascolta il racconto e le conversazioni della nonna con gli amici, anche quando sono incomprensibili: «Parlano in turco e io non capisco niente, tranne che dicono cose tristi. Sempre morti, sempre dispiaceri, sempre dolori. (...) A mamma questa cosa dà sui nervi: “Sempre a parlare di quello”. Quello è Aksor, il Massacro.


I conflitti in Nagorno-Karabakh

Le tensioni tra Armeni e Azeri subirono un crescendo dopo la caduta dell’impero zarista. Ripresero all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il penultimo conflitto scoppiò nel 1992, si protrasse per più di due anni. L’Azerbaigian fu costretto a rinunciare al controllo di una parte del territorio , il Nagorno-Karabakh si costituì come repubblica indipendente, non riconosciuta dalla comunità internazionale. Il conflitto era stato preceduto da violenze culminate in episodi di pulizia etnica le cui dinamiche non sono state chiarite del tutto.

Gli scontri di Askeran nel 1988 con omicidi da ambo le parti furono il primo segnale della corsa verso la guerra. Seguì il pogrom di Sumgait in cui una trentina di armeni della cittadina furono uccisi ovunque da milizie azere scatenate da notizie false diffuse ad arte da sicofanti azeri che avevano accusato gli armeni di Ghapan di omicidi, stupri e mutilazioni.
Baku 1990: altro pogrom azero contro gli Armeni, decine di morti. Intervennero le truppe sovietiche inviate da Gorbačëv per sedare il pogrom. I rivoltosi azeri si schierarono anche contro i sovietici. Nel 1990 a Qazak saranno gli Armeni a compiere atti di violenza contro gli Azeri residenti nelle enclaves azere in Armenia. Anche questa volta intervennero le truppe sovietiche, per fermare gli Armeni.
Durante la guerra nel 1992 avvenne l’eccidio di Khojaly, l’uccisione di civili azeri in fuga dalla cittadina attraverso un corridoio umanitario: circa 500 vittime secondo gli Armeni, 600 per gli Azeri. Questi accusano gli Armeni di avere sfigurato gli uccisi, tra cui donne e bambini, mani e piedi tagliati. La versione armena è del tutto divergente: gli Armeni avevano aperto un corridoio umanitario proprio a protezione dei civili, parecchi disertori azeri ne approfittarono e furono giustiziati dai compagni azeri quando giunsero a ridosso delle difese azere. Le mutilazioni sarebbero state perpetrate per seminare il discredito del nemico. La verità vera è rimasta seppellita, però è bene sapere che l’ex presidente azero Ayaz Mütallibov ha in gran parte confermato la versione armena. Naturalmente dovette riparare a Mosca per evitare il linciaggio.
Altro eccidio a Maragha nel ’92 da parte degli Azeri che incendiarono le abitazioni armene, presero in ostaggio un centinaio di civili, uccidendone circa cinquanta.
Come si vede, i tentativi di pulizia etnica non sono mancati da entrambi i lati. Anche se il bilancio delle vittime e delle violenze non è simmetrico non si possono invocare le attenuanti per nessuna delle due parti.

Gli Azeri hanno riportato una vittoria schiacciante nel recente conflitto. Potrebbero perciò cogliere l’occasione per ristabilire gradualmente delle relazioni pacifiche con i nemici armeni. Invece no: la propaganda a fini interni e le pressioni geopolitiche, di varia natura e distanza, spingono l’Azerbaigian a mantenere vivo il clima di ostilità. Toccano livelli di inciviltà che cozzano con i discorsi di circostanza dei politici locali e dai leader internazionali interessati ai pozzi di Baku e ai gasdotti transmediterranei . La stampa mainstream ha dato poco rilievo ad un episodio emblematico che la dice lunga su come stanno le cose e su come la situazione non può migliorare continuando a soffiare sul fuoco.

Ci riferiamo alla recente inaugurazione, appena 3 settimane orsono, del Parco dei Trofei militari a Baku. Il parco non é soltanto zeppo di armamenti pesanti e armi di vario tipo lasciati sul terreno dagli armeni in ritirata. Annovera in bella mostra gli elmetti degli armeni caduti in combattimento come trofei e numerose statue di cera che rappresentano militari armeni in vari ambientazioni di guerra, scolpiti in pose goffe, di scherno, in atteggiamenti che ne sottolineano l’inferiorità non solo bellica. Un parco a metà tra l’esibizione delle mostruosità e le beffe ai morti, un atto deliberato di umiliazione inedito da parte di una nazione moderna e di queste proporzioni. Leggiamo nel regolamento del Parco che i bambini sotto i 6 anni non sono ammessi e che sopra i 6 vanno accompagnati. Tale disposizione ci ha commosso, ci ha rievocato la sensibilità del dittatore nazista verso i canarini.

Anche la Commissione dei Diritti Umani della CE ha protestato in questa lettera indirizzata al prode presidente azero Ilham Aliyev. La risposta non si è fatta attendere, osservazioni e raccomandazioni sono state rispedite dal governo azero al mittente mettendo addirittura alcuni paesi europei in stato d’accusa e tacciando la CE di non essere imparziale. E’ riproposto in tale documento il campionario della barbarie.
Le foto che seguono danno conto della situazione, prima fra tutte quella in cui il valoroso passa in rassegna gli scalpi del nemico. Sono state gentilmente messe a disposizione dalla segreteria dell’addetto stampa del Presidente azero.









[Riccardo Gullotta]
Ա՜խ, ի՜նչ լավ են սարի վըրա [1]
Անցնում օրերն, անո՜ւշ, անո՜ւշ,
Անըրջային, թեթևասահ
Ամպ ու հովերն անո՜ւշ, անո՜ւշ։
Անըրջային, թեթևասահ
Ամպ ու հովերն անո՜ւշ, անո՜ւշ։

Ահա բացվեց թարմ առավոտ
Վարդ է թափում սարին-քարին,
Շաղ են շողում ծաղիկ ու խոտ,
Շընչում բուրմունք եդեմային։
Շաղ են շողում ծաղիկ ու խոտ,
Շընչում բուրմունք եդեմային։

Ա՜խ, ի՜նչ հեշտ են սարի վըրա
Սահում ժամերն անո՜ւշ, անո՜ւշ,
Շըվին փըչեց հովիվն ահա―
Աղջիկն ու սերն անո՜ւշ, անո՜ւշ։
Շըվին փըչեց հովիվն ահա―
Աղջիկն ու սերն անո՜ւշ, անո՜ւշ։

Շաղ են շողում ծաղիկ ու խոտ,
Շընչում բուրմունք եդեմային։
Շաղ են շողում ծաղիկ ու խոտ,
Շընչում բուրմունք եդեմային։
[1] Transliteration / Translitterazione

Ax Inčʻ Lav En

A՜x, i՜nčʻ lav en sari vəra
Ancʻnum ōrern, ano՜wš, ano՜wš,
Anərǰayin, tʻetʻevasah
Amp u hovern ano՜wš, ano՜wš։
Anərǰayin, tʻetʻevasah
Amp u hovern ano՜wš, ano՜wš

Aha bacʻvecʻ tʻarm aṙavot
Vard ē tʻapʻum sarin-kʻarin,
Šaġ en šoġum caġik u xot,
Šənčʻum burmunkʻ edemayin։
Šaġ en šoġum caġik u xot,
Šənčʻum burmunkʻ edemayin

A՜x, i՜nčʻ hešt en sari vəra
Sahum žamern ano՜wš, ano՜wš,
Šəvin pʻəčʻecʻ hovivn aha―
Aġǰikn u sern ano՜wš, ano՜wš։
Šəvin pʻəčʻecʻ hovivn aha―
Aġǰikn u sern ano՜wš, ano՜wš

Šaġ en šoġum caġik u xot,
Šənčʻum burmunkʻ edemayin։
Šaġ en šoġum caġik u xot,
Šənčʻum burmunkʻ edemayin...

inviata da Riccardo Gullotta - 2/5/2021 - 22:50




Lingua: Inglese

English translation / Անգլերեն թարգմանություն / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös :
Alexander Listengort
OH, HOW PLEASANT

Oh, how pleasant in our mountains
Days pass, sweet, so sweet,
Mild, like the clouds,
Caressed by the wind
Mild, like the clouds,
Caressed by the wind

Here it comes a morning of gold,
Roses flourish so charming,
Flowers and earth, pretty and beautiful,
I breathe its smell in
Flowers and earth, pretty and beautiful,
I breathe its smell in

Oh, how easy it is in our mountains,
Hours pass slowly and lovely,
Shvi of a shepherd is heard there with a wind,
A girl and her love, so pleasant and sweet
Shvi of a shepherd is heard there with a wind,
A girl and her love, so pleasant and sweet

Flowers and earth, pretty and beautiful,
I breathe its smell in
Flowers and earth, pretty and beautiful,
I breathe its smell in...

inviata da Riccardo Gullotta - 2/5/2021 - 22:55




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Իտալերեն թարգմանություն / Italian translation / Traduction italienne /Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
OH, COM’E’ BELLO

Oh, com'é bello sulle nostre montagne
I giorni passano, dolcemente, proprio dolcemente,[1]
Dolci [2] come nuvole
Accarezzate dal vento
Dolci come nuvole
Accarezzate dal vento

Ecco che viene un mattino dorato,
Le rose fioriscono che è un incanto,
Fiori e terra, grazia e bellezza,
Ne respiro il profumo
Fiori e terra, grazia e bellezza,
Ne respiro il profumo

Oh, che sensazione di piacere sulle nostre montagne,
Le ore passano lentamente e amabilmente,
Si sente il flauto [4] di un pastore portato dal vento,
Una ragazza e il suo amore, tanto gradevoli e dolci [3]
Si sente il flauto di un pastore portato dal vento,
Una ragazza e il suo amore, tanto gradevoli e dolci

Fiori e terra, grazia e bellezza,
Ne respiro il profumo
Fiori e terra, grazia e bellezza,
Ne respiro il profumo…
[1], [2], [3] անուշ [ano՜wš ] nel testo. Ha parecchi significati: non soltanto dolce ma anche soave, profumato, gradevole, incantevole, affabile.Perciò i traduttori preferiscono mantenere la grafia anoush nella translitterazione anglosassone

[4] շվի [shvi] nel testo : è il flauto dritto (a labium)

inviata da Riccardo Gullotta - 3/5/2021 - 08:43




Lingua: Russo

Русский перевод / Ռուսերեն թարգմանություն / Traduzione russa / Russian translation / Traduction russe / Venäjänkielinen Käännös:
Alexander Listengort
Ах, как хороши

Ах, как хороши в наших горах,
Нежные дни идут чередой.
Сны и мечты, как облака,
За ветром бегут чередой, чередой
Сны и мечты, как облака,
За ветром бегут чередой, чередой

Вот и опять утро пришло,
В розы камней цвет обратив,
Трава и цветы блещут росой,
Запах вдохнув, обо всём позабыл
Трава и цветы блещут росой,
Запах вдохнув, обо всём позабыл

Ах, как легки в наших горах,
Часы другом за другом тихо идут,.
Где-то вдали звучит шви пастуха,
Девушка и любовь, вместе зовут
Где-то вдали звучит шви пастуха,
Девушка и любовь, вместе зовут

Трава и цветы блещут росой,
Запах вдохнув, обо всём позабыл
Трава и цветы блещут росой,
Запах вдохнув, обо всём позабыл…

inviata da Riccardo Gullotta - 3/5/2021 - 17:25




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org